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Un irredentismo cinematografico? Gli impresari Hermannstorfer, Depaul, Tavolato, Quarantotto e Bernardino Quarantotto e Bernardino

Dalla guerra evitata alla guerra inevitabile. La rinascita dell’impresariato artistico in una città al fronte

1. I primi mesi fino al maggio 1915

2.2 Un irredentismo cinematografico? Gli impresari Hermannstorfer, Depaul, Tavolato, Quarantotto e Bernardino Quarantotto e Bernardino

Non è senza sospetto la condivisione con i Furlani dello stesso edificio di Piazza della Borsa n. 7 anche della ditta di vini e liquori di Attilio Depaul, il cui ufficio era sito al primo piano, come non lo è la sua vicinanza alla sede dell’ Associazione Giovanile Triestina, al n. 9, che aveva destato sicuramente sospetti presso la Polizia, visto che ne dispose la chiusura nel 1914.137

Un documento della Direzione di Polizia e indirizzato alla Luogotenenza, datato 30 marzo 1915, intitolato «Hermanstorfer Theodor Kinobetrieb», risulta decisivo nella comprensione delle dinamiche sottese al braccio di ferro tra polizia e cinematografisti (ovvero i gestori e i distributori/noleggiatori), proprio nei mesi della neutralità italiana, quando c’era ancora margine di manovra per l’ultima generazione, per quanto ‘sbiadita’, di irredentisti rimasti a Trieste. Con un decreto della Polizia del 13 dicembre 1914, in base all’indagine condotta sulla proprietà della licenza cinematografica di Theodor Hermannstorfer, comproprietario e direttore del Theater-Kino-Varieté Fenice, tanto il teatro quanto il cinematografo erano stati dati da lui in locazione ad Attilio Depaul nel novembre precedente.138 Ancora prima il teatro con annesso cinematografo, secondo il verbale del funzionario di polizia, era stato affittato a quattro persone, precisamente agli impresari associati Josef Caris, Josef Fulignot, Johann Rebez e Nikolaus Quarantotto, ma tale rapporto contrattuale venne poi sciolto, dato che Hermannstorfer voleva aumentare il canone d’affitto e gli interessi da 42.000 a 50.000 corone, regime che gli affittuari non avevano accettato. Mentre, secondo il contratto concluso con Depaul, depositato presso la cancelleria dell’avvocato dr. Tureck, era stato stabilito, con validità temporale di dieci anni, un patto d’affitto per un totale di 54.000 corone («wurde eine Pachtdauer für 10 Jahren und ein jährlicher Pachtzins von 50.000 kronen nebst 8% Zinskreuzer, zusammen 54.000 kronen, festgesetzt»): cifra impressionante per quei tempi. Depaul poteva contare, dunque, su un grosso capitale, garantito dalla sua ditta divini e liquori. E si menziona nel documento anche un certo Tavolato (ovvero Umberto Tavolato, membro della

136 Roberto Spazzali, Epurazione di frontiera 1945-48. Le ambigue sanzioni contro il fascismo nella Venezia Giulia, Gorizia, LEG 2000, p. 110.

137 «Depaul Attilio, p. Borsa 4, vini da dessert e liquori, proprie specialità Crema Marsala, Depaul Elisir, Elisir Rabarbaro. Ufficio e salone permanente d’esposizione in Piazza Borsa 7, Stabilimento Muggia» Guida generale cit., 1910, ad vocem. «Attilio Depaul, procuratore Marcello Depaul, vini da dessert, liquori e sciroppi. Proprie specialità: Crema-marsala, vermouth, riva Pescatori 6, deposito transito in Muggia»: Guida generale cit., 1914 e 1915.

138ASTs, LGT AG, b. 2426, fasc. 197, III-122b POL, Teatro Fenice. 30 marzo 1915. La scrittura esatta è «Hermannstorfer» e così la si manterrà nel corso del testo. Sbagliata, dunque, è anche la dicitura riportata sulla targa esistente nell’attuale galleria Fenice, allo stesso numero civico dell’omonimo ex-teatro, allora in via Stadion 6 (ora via Battisti: Tav.1 e 2, n.3).

direzione artistica del Rossetti) il quale fungeva da «Theaterdirektor» del teatro Fenice con una paga annuale di 5000 corone. Hermannstorfer si dichiarava solo compartecipe all’impresa ed esercitava il ruolo di segretario.139

Pare che la Polizia avesse addebitato a Hermannstorfer la responsabilità di aver appaltato il cinema ad Attilio Depaul; e gli altri documenti ne chiariscono il motivo. Attilio Depaul era noto, oltre che per la sua crema-marsala esportata in tutta Italia,140 anche come proprietario di un caffè-bar in Corso, il «Vermouth di Torino», dove negli anni 1902-1904 il Comitato segreto dell’irredentista Lega dei giovani (poi «La giovane Trieste» e «Associazione giovanile triestina») lo utilizzava come deposito di materiale dinamitardo.141 Il bar si trovava vicino a Piazza della Borsa 7 (sede anche di Furlani), dove Attilio Depaul aveva l’ufficio amministrativo della sua ditta di vini e liquori. In quanto alla sua condotta politica viene qualificato dalla polizia come «ein notorischer Irredentist» (espressione sottolineata sul documento). 142 E’ evidente che la Direzione di polizia non aveva dimenticato quanto accaduto tra il 1909 e il 1910 e ail relativo processo per una tentata congiura da parte di alcuni membri dell’Associazione giovanile triestina, di cui facevano parte, Attilio Depaul e il fratello Marcello, ex presidente dell’Associazione e procuratore della ditta familiare, insieme a Nicolò Quarantotto e Ruggero Bernardino. Marcello Depaul, in base alle indagini della polizia, era «pregiudicato per delitti politici, è fuggito in Italia sottraendosi ai suoi doveri militari e invia regolarmente ad Attilio «bestimmten Films».143 Questo ultimo fatto tuttavia non era dimostrato, perché, in una nota a penna, si mette in dubbio la provenienza di tali film, visto che Attilio Depaul si riforniva dai noleggiatori Anmahian e Laurencich.144 La polizia, tuttavia, contestò ogni ulteriore locazione dell’azienda cinematografica e, visto il comportamento di Attilio Depaul considerato «indegno», propose che la licenza cinematografica di Theodor Hermannstorfer non venisse più prorogata, per non concedergli ulteriori benefici di tale fonte di guadagno che «risulta ben florido per il teatro Fenice già da un po’ di tempo, proprio nella spiacevole attuale situazione economica».145

139 ASTs, LGT AG, b. 2426, fasc. 197, 30 marzo 1915 (TdA.) Hermannstorfer chiede il permesso di dare rappresentazioni cinematografiche dal 16 marzo con l’impresa Giuseppe Caris, Fulignot e Rebez: ivi, 15 febbraio 1910. 140 La stampa riporta che nelle occasioni festive, come Natale e Pasqua, al teatro Fenice veniva distribuita una bottiglia di crema-marsala ogni trenta spettatori. «Teatro Fenice, Oggi domani e mercoledì verrà estratta a sorte ogni 30 frequentatori una bottiglia di Crema Marsala Depaul»: .«Il Piccolo», 29 marzo 1915.

141 Raccontato dal fratello Marcello Depaul, Autobiografia, p. 157, digitalizzata da Federica Depaul, Roma, febbraio 2012. L’autobiografia è stata scritta nel maggio 1916: consultabile sul sito: www.yumpu.com/it/document/view/14960713/autobiografia-di-marcello-depaul-digitalizzata-da-depaulitsul.

142 ASTs, LGT AG, b. 2426, fasc. 197; Guida generale cit., 1915: «Teatro Fenice, appaltatore Attilio Depaul, proprietari L. Herrmanstorfer Lod. Eredi, via Stadion 6». Il magazzino della ditta si trovava in Riva Pescatori 6 e l’abitazione in Piazza della Borsa n. 4.

143 ASTs, LGT AG, b. 2426, fasc. 197. 144 Ivi, 23 dicembre 1914.

E’ opportuno approfondire tale complessa vicenda, radicata in una rete ben organizzata. Il 23 dicembre 1914 Theodor Hermannstorfer era stato citato a comparire avanti all’ufficiale del commissariato di Polizia, per aver appaltato la licenza cinematografica a Depaul. Egli si difese affermando che erano stati gli eredi del defunto padre «Ludovico Hermanndorfer» [sic] ad aver affittato il teatro all’indagato «col quale io resto nelle stesse mansioni che coprivo con i miei fratelli» (Foto n. 5).146 Gli atti della Direzione di Polizia conservano una busta contenente i giornali censurati, in cui il nome di Ludovico Hermannstorfer, che aveva contatti commerciali con Vienna, compare quale proprietario dello stabilimento tipografico in via Giotto 6, dove si stampavano vari giornali come il mensile in lingua tedesca «Fahrend Volk», il «Brioni Insel Zeitung», il «World War One» (in lingua inglese) e La guerra mondiale, periodico che, oltre ad illustrare le vicende belliche, si proponeva di descrivere la vita vissuta nei lager e di divulgare quelle parti di giornali che in Germania e in Austria venivano censurate dalle autorità. Fu ovviamente sequestrato.147

Che Theodor Hermannstorfer, uno dei figli di Ludovico, fosse prima di tutto uomo d’affari, lo sappiamo anche perché era un ex funzionario presso la Banca Union e, come tale, aveva probabilmente capitalizzato i suoi guadagni, che gli permisero di coprire le ingenti spese di un teatro che, per capienza, era secondo solo al Politeama Rossetti in quegli anni di guerra.148 In agosto chiese, inoltre, al Consiglierato della Luogotenenza «la licenza per l’esercizio industriale di cafè-restaurant-buffet al Teatro Fenice e Sala, per la somministrazione di cibi freddi, vino, birra, vini fini e liquori, caffè, the, cioccolate e altre bevande calde. Il buffet già esistente, adibito a fumatoio del Teatro, è condotto dal signor Basilio D’Agnolo, al quale era stata tolta la licenza di recente perché cittadino italiano. Non si tratta di concorrenza ad altri esercizi consimili, perché il buffet verrebbe aperto solo nelle ore serali e a teatro aperto, a uso esclusivo degli spettatori, mentre di giorno rimarrebbe chiuso.149 La licenza verrà concessa, nonostante la contraddizione con quanto previsto dal par. 6 dell’Ordinanza sui cinematografi del 1912, che vietava l’esercizio cinematografico «in congiunzione coll’industria di osteria e della vendita di bevande al minuto».150 La stessa istanza, ad esempio, presentata a Parenzo dal proprietario cinematografico Michele

146 Ibid.

147 ASTs, LGT AP, b. 400, fasc. 7 e, 1915. Lodovico Hermannstorfer» aveva chiesto nel dicembre del 1913 di poter spedire il «Fahrend Volk», la cui direzione e amministrazione aveva sede a Vienna, agli abbonati di Trieste. Il «Brioni Insel Zeitung», stampato prima a Pola, aveva suscitato sospetti per il fatto che uscisse anche a Trieste. Il «World War One», edito da Doctor Hans Huber, usciva anche con il titolo «Authentic Information about the World’s War 1914» passò per la censura nel dicembre 1914.

148 Guida generale cit., 1897, ad vocem.

149 Theodor Hermannstorfer, foglio d’identità del 1915: nato nel 1868, figlio di Lodovico, cittadinanza austriaca, coniugato con Anna nata Mohovich, abitante via Stadion 6, titolare del teatro e del buffet.: ASTs, LGT CL, b. 3630, fasc. 1478, 26 agosto 1915

150 Ibid. Il 18 settembre 1912 fu emanato il «Verordnung» (Ordinanza) del Ministero degli interni n. 191 cit., che entrò in vigore il primo gennaio 1913: cap. I, par. 1.2.

Cuzzi nel giugno 1913, era stata invece respinta, di riprova delle soggettive interpretazioni della normativa ministeriale dettate da evidenti motivi politici. 151

Nonostante il contratto d’appalto del cinematografo a Depaul, Hermannstorfer continuò la sua attività nel 1915. Attilio e il fratello Marcello erano operosi partecipanti della più attiva corporazione della coda irredentistica nel biennio 1914-1915, cioé la già citata Associazione giovanile triestina, tra le cui fila ritroviamo i nomi degli imprenditori più importanti dell’industria cinematografica-teatrale triestina, ovvero i noleggiatori associati Nicolò Quarantotto e Ruggero Bernardino, nonché il già citato impresario teatrale Umberto Tavolato.152 I legami di parentela di questi personaggi con gli altri componenti dell’Associazione costituiscono la premessa per le ulteriori conferme della loro tendenziosa attività professionale. Nicolò Quarantotto, figlio di Antonio Quarantotto e Maria Tavolato, più volte arrestato per «dimostrazioni antiaustriache», era stato in passato direttamente coinvolto con il socio Ruggero Bernardino anche nell’occultamento delle bombe trovate nel 1904 alla Ginnastica triestina;153 ed Edvige Rascovich era la moglie di Ruggero Bernardino.154

È necessario incrociare le vicende delle famiglie dei Bernardino, dei Rascovich e dei Tavolato per capire quanto tutte queste tipologie di relazioni (familiari, professionali, artistiche, abitative, politiche) costituissero un aggrovigliato sistema che conferiva sicurezza e potere a questi ‘clan’ politico-professionali di matrice irredentista, istituiti proprio, a mio avviso, come strategia di resilienza contro le forze governative.

Ruggero Bernardino era figlio di Lorenzo Bernardino. Quest’ultimo fu uno degli irredentisti che avevano fondato nel 1880 il Circolo Garibaldi pro Italia irredenta, con lo scopo di combattere l’Austria.155 Era fratello di Almira Bernardino, moglie di Guido Slataper, il fratello del celebre scrittore e come lui volontario nella Grande guerra, ma sopravvissuto, nonostante venisse fatto prigioniero il 15 luglio 1916 sul Monte Santo, conquistato la sera prima, unico ufficiale del suo

151 Si veda cap I., par. 7.1

152 ASTs, TP AP, b. 4371, f 462, atti del processo penale del 1909-1910: «Angelini De Gius. Maglio, Apollonio Virg., Apollonio Dante, Accerboni Carlo, Bernardino Lorenzo, Bernardino Ruggero, Bemporat Alfieri, Bemporat Manlio, Banelli Carlo e Carlo Jr, Cusin Cesare, Carlini Carlo (Caffè Municipio), Carniel Vittorio e Nino, De Dolcetti Carlo, Depaul Attilio, Forti Giorgio, Flumiani Ugo (Caffè Secession), Gioppo Giuseppe, Liebermann Gius., Mauro Bruno e Romano, Morpurgo Enrico, Mauroner Crist., Ongaro Erminio Carlo, Umb. e Fed, Orlandini Orlando, Petronio dott. Antonio, Poli Carlo, Quarantotto Nicolò, dott Ugo e Silvio, Rascovich Amilcare e Alfieri, Sandrinelli Gius (magistrato), Giusto e Giovanni, Steinbach Guido, Sillani Gius. e Ant., Spadoni dott Ernesto, Servadei Aless.,Scrosoppi Pino (presso Giulio Pollak), Slocovich dott. Ferr. (presso avv. Cuzzi), Tedeschi Umb.,Vitt. e Mario, Tavolato Umberto (p. Borsa 2), Trampus Gius., Viezzoli Vitt. (Assicurazioni Generali), Vidacovich dott Nicol. (presso avv Venezian), Weiss Gius e Adolfo, Zampieri Piero».

153 ASTs, DP AR, b. 384, fasc. 2559, 1915. Quarantotto Nicolò. 154 Ibid.

155 Luca Manenti, Massoneria e irredentismo. Geografia dell’associazionismo patriottico in Italia tra Otto e Novecento, Trieste, Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, 2015. cit, p..39 sgg.

battaglione.156 Lorenzo e Guido collaboravano nella gestione delle varie attività (commercializzazione di prodotti petroliferi e agenzia AGIP). Almira Bernardino Slataper era figlia di una Rascovich, famiglia di forti tendenze libera-lnazionali, mentre Edvige Rascovich, già sopracitata, era la moglie di Ruggero Bernardino.157 Tra i figli dell’ex volontario garibaldino Edgardo Rascovich (nella campagna del 1859),158 Alfieri e Amilcare erano membri dell’Associazione Giovanile Triestina.159 Il secondo dei due condivise con Nicolò Quarantotto l’arresto e la deportazione nei campi di internamento austriaci nell’estate del 1915, mentre Lorenzo Bernardino riuscì a fuggire in Italia.160

Tra i componenti dell’Associazione figurava anche l’impresario sopracitato Umberto Tavolato, abitante (guarda caso) in Piazza della Borsa 2, che insieme a Mario Tavolato, proprietario del negozio di stoffe in Piazza Goldoni, condivideva, oltre all’impresa al Rossetti, anche la passione filoitaliana.161 Su tale ipotesi converge la notizia, riportata sul «Lavoratore» del 6 giugno 1915 che, sull’onda degli atti vandalici anti-italiani successivi al 24 maggio, vi fu un incendio nella ditta di Pietro Tavolato, successore di Mario.162 Un Tavolato Luigi, inoltre, perito giudiziario in vini e liquori in via Fontana 10, 163 era proprietario nel 1907 del cinematografo Marconi (chiuso, però, dopo tre anni), 164 tra via Rossini e via S. Lazzaro, adiacente a Piazza Goldoni, punto di incrocio delle tre aree (Tav. 1).

Gli atti processuali del processo penale 1909-1910 (per crimini ex artt. 65 e 67 C.P.) contro Marcello Depaul, Ruggero Bernardino, Nicolò Quarantotto e Bruno Ferluga, ci aiutano a chiarire

156 Ringrazio Aurelio Slataper, nipote di Lorenzo Bernardino e di Guido Slataper, fonte preziosa per le informazioni, di seguito riportate, che generosamente mi ha rilasciato sulla propria famiglia.

157 In famiglia i Rascovich erano considerati dei dalmati dal carattere ben deciso a poco incline a compromessi: come riferito da Guido Slataper.

158 Su Edgardo Rascovich cfr. Edoardo de Funajoli, Edoardo Rascovich e l’irredentismo triestino, in «Rivista mensile città di Trieste», X, nn. 11-12, 1959, pp. 17-22.

159 Giuseppe Del Bianco, La guerra e il Friuli. Irredentismo, neutralità, intervento, I, Udine, Istituto delle Edizioni Accademiche, 1937, p. 341. Edgardo Rascovich, morto nel 1914, era stato esponente dell’ala più radicale del movimento irredentista: cfr. Attilio Tamaro, Storia di Trieste, II, Bologna, Atesa, 1992, pp. 426, 456 e 458.

160 Quarantotto Niccolò, nato nel 1875, negoziante, arrestato il 12.6.1915, deportato a Ezersdorf, Göllersdorf; Rascovich Amilcare, nato nel 1875, negoziante, arrestato il 2.8.1915, deportato a Mittergrabern, Göllersdorf: lo riferisce Ettore Kers, I deportati della Venezia Giulia cit, p. 364.

161 Marcello Depaul, Autobiografia cit., p. 101 .Secondo la Guida generale del 1915 era «impiegato» e abitante (ancora una volta!) in Piazza della Borsa 2.

162 Tavolato Pietro, succ., risulta proprietario del negozio di manifatture, piazza Goldoni; esisteva anche una Tavolato Clorinda, via Pozzo del mare 1, salone di moda e confezioni: Guida generale cit., 1915 ad vocem. In una réclame di una locandina teatrale del 1916 si legge: Nuovo negozio/Manifatture/della Ditta/Succ. Pietro Tavolato/in Piazza Carlo Goldoni 1/Edificio del Piccolo: CMTTs, Réclame contenuta nella locandina del film I Miserabili, Eden, 5-10 maggio 1914.

163 Guida generale cit.,1915, ad vocem.

164 Fulvio Toffoli, L’esercizio cinematografico a Trieste dalle origini ai giorni nostri, tesi di laurea, Università degli Studi di Trieste, rel. Alberto Farassino, a.a. 1979-80, p. 64 (Università di Trieste, Archivio tesi).

meglio quale fosse l’humus politico in cui avevano militato pochissimi anni prima tutti questi personaggi.165

Marcello Depaul, procuratore della ditta di vini e liquori del fratello Attilio, era noto alla magistratura per le sue idee ultrairredentiste e per essere stato condannato all’epoca del processo delle bombe trovate nascoste all’ex Società Ginnastica Triestina.166 Figura finora mai studiata, ebbe invece un ruolo importante, in quanto aveva ricoperto cariche di punta negli ambienti irredentisti triestini. Era stato, infatti, presidente della società «La Giovane Trieste», in seguito ridenominata «Associazione Giovanile Triestina», la cui dirigenza venne affidata a Remigio Tamaro fino al 1914.167 Bruno Ferluga svolgeva le funzioni di segretario. La società, che affiancava l’operato di quelle più marcatamente massoniche come il Circolo Garibaldi o la Società delle Alpi Giulie, si proponeva, tra gli scopi sovversivi, di formare in corpo di volontari nel Regno.168 Il nonno paterno di Marcello ed Attilio, ovvero Giovanni Depaul, uno dei capi dell’irredentismo di prima generazione, era stato un famoso «scultore accademico e maestro della scuola industriale di Stato in via Barriera Vecchia 23»:169 viene ricordato dal nipote Marcello nella sua Autobiografia come «il miglior scultore di Trieste e insegnava quale professore di scultura presso il locale istituto industriale fino al 1908. Mio padre, pure Giovanni, era figlio di Carolina Vosca», 170 che abitava in via Acquedotto 35, sopra il Theater-Kino-Varieté Eden.171

Molti dei giovani irredentisti avevano abbracciato il nuovo indirizzo nazionalista (allineato a Enrico Corradini, Piero Foscari, Luigi Federzoni, Francesco Coppola ed altri), ma non sempre i loro idealistici interessi convergevano con quelli economici della classe politica liberal-nazionale al governo cittadino. Lo stesso Marcello Depaul ricorda amaramente nella sua Autobiografia che, in

165 ASTs, TP AP, b.4371, fasc. 462, Marcello Depaul. Il Codice Penale austriaco, 27 maggio 1852, prima edizione ufficiale, Milano, I.R. Stamperia 1852, si trova anche in edizione digitalizzata dall’Università degli Studi di Brescia Facoltà di Giurisprudenza, articoli.65 (crimine di perturbazione di pubblica tranquillità) e 67 (crimine di alto tradimento). L’alto tradimento era previsto dagli articoli 58-62 C.P., e riguardavano chi intraprendesse azioni finalizzate a un violento cambiamento della Costituzione dell’Impero, chi tramite opere stampate, iscritti, figure e disegni diffusi avesse cercato di esercitare il disprezzo o l’odio contro la costituzione dell’Impero; vi erano poi i reati di lesa maestà (art. 64), perturbazione di pubblica tranquillità (art. 65), di tumulto (artt. 68-72), di ribellione (artt.73-75): riportato in «Il Lavoratore», 1 luglio 1917. http://www.antropologiagiuridica.it/cpaustriaco1852.pdf.

166 Erano implicati anche Oscar Suban (poi delatore del complotto), Napoleone Cozzi, Giacomo Fumis e Garibaldi Apollonio: ibid.

167 Continuamente sciolta dalle autorità austriache e ridenominata, la «Lega dei Giovani» era nata come «Circolo dei Giovani» nel 1897, poi trasformata in «La Giovane Trieste» nel 1905, dopo la scioglimento de «La Giovine Trieste» (cambiando la «i» in una «a») e, infine, «Associazione Giovanile Triestina»; l’ultimo suo presidente, Remigio Tamaro, non era massone, a differenza di molti suoi affiliati: Mario Alberti, L’irredentismo senza romanticismi cit., pp. 191-194. Marcello Depaul, Autobiografia cit.,, pp. 109 sgg e p. 239. e Rino Alessi, Trieste viva cit., p. 202..

168 Mario Alberti, L’irredentismo senza romanticismi cit, p. 194. La loggia massonica Alpi Giulie, presieduta da Felice Venezian, e di cui Teodoro Mayer (futuro direttore del «Piccolo») era stato fiduciario a Roma, contribuiva al perseguimento di quell’obiettivo geografico che il suo stesso nome esprimeva, aveva le sue sedi ufficiali a Udine e a Trieste, dove agiva nella «saletta rossa» della Società Filarmonica (nell’edificio del Teatro Verdi), citata nel corso del cap. I : cfr. Rino Alessi, Trieste viva cit., pp. 68-70.

169 Guida generale di Trieste, il Goriziano, l’Istria, Fiume e la Dalmazia, 1897, ad vocem. 170 Marcello Depaul, Autobiografia cit., pp. 5 e 34.

occasione del processo del 1909-1910, il partito liberal-nazionale non aveva mosso un dito per aiutarli. 172

L’Associazione giovanile triestina era nata come «La vita dei giovani» (poi La giovane Trieste) costituitasi nel 1902 presso la sede della Società Operaia Triestina, con la quale intesseva legami attraverso il proprio segretario Bruno Ferluga. Aveva costituito al suo interno un «Comitato segreto» (come annota ancora Marcello Depaul), cui partecipavano esponenti della Lega Nazionale, del giornale «L’Indipendente» e della Lega dei Giovani.173 Ne faceva parte anche Carlo Wulz, fotografo e noleggiatore di pellicole in Corso n. 19 (nipote di Antonio Wulz, Tavv. 1 e 2, lett. BB). L’associazione aveva inoltre contatti con Milano, Venezia, Cervignano, Gorizia, Pola e Fiume, mentre le relazioni con Romeo Battistig, fiduciario della massoneria triestina a Udine, venivano tenute da Fumis;174 la massoneria italiana, come hanno dimostrato le recenti ricerche di Luca Manenti, fu la base di soccorso dei triestini e degli istriani esuli nella penisola, il canale di flusso di soldi oltreconfine, il laboratorio per la costruzione del consenso dell’irredentismo. La sede sociale della neonata società aveva la prima sede sociale in via Paduina, di cui custode e riscuotitore era il cinematografista Giuseppe Stancich, «di sicuri e provati sentimenti italiani»,175 di professione elettrotecnico, che nel 1908 contava al suo attivo parecchie licenze cinematografiche, tra cui quella del cinema Galileo in via Acquedotto 25 (originariamente adibito al Caffè Europa).176

La città italiana, meta dei patrioti giuliani, era in stretto collegamento con Milano, centro degli irredentisti garibaldini, dove agiva la Federazione Popolare Nazionale Pro Italia Irredenta e

172 Marcello Depaul, Autobiografia cit., pp. 58-59.

173 Anima della propaganda irredentista fra le classi operaie, all’insegna della Società Operaia Triestina, era stato negli anni ’60 del XIX secolo Edgardo Rascovich, insieme a Giuseppe Caprin e Carlo Banelli: cfr.. Edoardo de Funajoli, Edoardo Rascovich cit., p. 21 e Giulio Cesari, Sessant’anni di vita italiana 1869-1929. Memorie della Società Operaia Triestina, Trieste, La Società Operaia Triestina 1929, p.50. Marcello Depaul, Autobiografia, p. 121. Il comitato di cui