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Manifatture cinematografiche e non solo: Windspach, Wölfler e Sblattero

Dalla guerra evitata alla guerra inevitabile. La rinascita dell’impresariato artistico in una città al fronte

3 Gli impresari associati di via Acquedotto, la ‘vie lumière’ triestina

3.2 Manifatture cinematografiche e non solo: Windspach, Wölfler e Sblattero

L’ambiente offerto dal Theater-Kino-Varieté Eden e dall’annesso caffè di via Acquedotto era sicuramente il più ampio, confortevole e frequentato di via Acquedotto, come documentano diversi atti d’archivio, tra cui uno del gennaio 1914 in cui si intima al proprietario del teatro di provvedere a regolare le misure di sicurezza, in seguito alle lamentele di sovraffollamento pervenute alla Direzione di Polizia. 314 Il locale ospitava oltre 600 posti a sedere 315 ed era dotato di tutti i comfort, con un sistema di riscaldamento centralizzato, che in estate funzionava come sistema di ventilazione per rinnovare l’aereazione.316 Nell’edificio vi era, inoltre, dal 1911 un ampio atrio e un ristorante dove il cibo veniva fornito da una annessa trattoria. 317 Il periodico «L’Arte» del 1912 lo definiva «un aristocratico teatro di varietà, una vera ed inesauribile vena aurifera».318

Il complesso commerciale era gestito dai fratelli David ed Ernst Windspach; di Ernst, che gestiva il caffè Eden, le autorità avevano accertato il suo «comportamento integro e affidabile» e non trovarono pertanto nulla da obiettare.319 David Windspach, cittadino austriaco, direttore del teatr-varietà, si trovò invece presto nelle mire della polizia, assieme ai suoi due soci cinematografici Enrico Wölfler ed Enrico Sblattero. Nel luglio del 1912, a soli due mesi dall’acquisizione di Windspach della licenza cinematografica, in occasione (o, forse. in omaggio) alla guerra italo-turca, vennero proiettati dei «quadri» intitolati La prima bandiera italiana issata in Tripoli, che, secondo le parole della polizia, in una particolare città come Trieste, con una popolazione prevalentemente italiana, aveva il «carattere adatto ad avere l’effetto di una

313 Foglio d’identità in ASTs, LGT CL, b.3654, fasc. 82.

314 ASTs, LGT AG, b. 2425, fasc. 95, 1915, 17 gennaio 1914. Theater Fenice, Beschwerden über den Betrieb.

315 Così distribuiti: 348 posti a sedere, 44 in piedi nelle barcacce laterali, 50 posti in piedi dietro le sedie , senza ostruire i corridoi, I piano 56 posti a sedere nei 14 palchi, II piano 116 a sedere nelle gradinate: AGCTs, Mag. Civ., Sez. I, prot. corr. 906/3, 1916.

316 LGT AG, b. 2425, fasc. 95, 1915, 18 maggio 1912.

317 LGT CL, b. 3604, fasc. 300, 1914 (contiene il contratto di locazione e conduzione); ivi, 23 gennaio 1914. 318 «L’Arte» , 31 ottobre 1912.

provocazione» e era stata, pertanto, proibita mesi prima al Rossetti.320 Di tale affronto era stato dichiarato parimenti responsabile l’esercente della licenza, il già citato Heinrich Wölfler (proprietario del bar-cinema Galileo di via Acquedotto), per questo multato di 200 corone e 14 giorni di arresto.321 Quest’ultimo, infatti, aveva in affitto, in società con il «conosciuto» Heinrich Sblattero, la licenza cinematografica, mentre proprietario ne era David Windspach, dietro un indennizzo di 40 corone al giorno: «in considerazione di queste circostanze e in riferimento agli incidenti dalla notte del 31 dicembre 1911 al 1 gennaio 1912, si stabilisce che la licenza cinematografica sia da interpetarsi com un personale diritto di David Windspach, e pertanto propone alla Luogotenenza di considerare il sequestro della licenza cinematografica di David Windspach e l’immediata chiusura del varietà Eden».322 Evidendemente fu riconosciuto un concorso di colpa con Wölfler, il quale inoltrò ricorso alla Luogotenenza perché fossero riesaminate le conlusioni e le sanzioni pecuniarie inflitte dall’i.r. sezione cinematografi dell’i.r. Direzione di Polizia:

La sera del 20 corr. si rappresentava al teatro Eden ora adibito a cinematografo, da me gestito, oltre ad una filma nuova vietata da un I.R. Conceptista [impiegato di concetto alla sorveglianza], una filma dal vero ed una comica, vecchie per conseguenza già parecchie volte rappresentate in diversi cinematografi di qui (assenziente la sezione cinematografi dell’I.R. Dir. Di Polizia) che le filma dal vero o non vengono nemmeno inserite nel manifestino da vietarsi, oppure vengono designate genericamente con “scena dal vero” e “scena comica”. La sera del 20 corr. disgraziatamente scelsi una vecchia scena dal vero, già rappresentata in moltissimi cinematografi di Trieste, rappresentante una festa a Tripoli; si era già alla 14ma rappresentazione senza che succedesse nemmeno il più piccolo incidente (ciò come pure quanto segue possono attestarlo l’Ispettore e la guardia di p.s. che la sera del 20 corr. facevano ispezione al teatro Eden). […] Durante la 14ma rappresentazione 4 o 6 ragazzotti che assistevano alla rappresentazione, all’apparire sulla tela d’una bandiera batterono le mani, senza emettere alcun grido. Immediatamente feci sospendere la rappresentazione, tolsi dal programma la film che diede origine ai battimani e la rappresentazione proseguì senza che succedesse il più piccolo incidente. Per tutti i suesposti motivi mi permetto di fare istanza all’ i.r. Luogotenenza acciocché voglia prendere in benigno esame le mie giustificazioni e vedere se veramente merito una tanto grave multa che seriamente compromette le mie non floride condizioni finanziarie. Sperando in una favorevole evasione a questo mio ricorso umilmente ringrazio. Enrico Wölfler.323

Sembra che la Luogotenenza, però, non intese ragioni, perché poco dopo dispose la chiusura del cinematografo nel varietà, ma Wölfler si difese nuovamente asserendo che si trattava di quadri di riprese dal vero di ambienti naturali e paesaggistici e «che non fossero stati censurati era una falsità, perché la Tripoli-serie era stata a suo tempo tutta censurata e solo il quadro eversivo “La prima bandiera italiana issata sul terreno di Tripoli” era stata proibito dalla censura locale».324 Con

320 LGT AG, b. 2425, fasc. 95, 23 luglio 1912, La direzione di Polizia alla Luogotenenza (la proiezione aveva avuto luogo il 20 luglio).

321 Ivi, 29 agosto 1912. 322 Ibid.

323 Ivi, 25 luglio 1912. 324 Ivi, 22 e 29 agosto 1912.

decreto del 22 agosto, il Consigliere di Polizia Manussi rese esecutiva la chiusura del cinematografo all’interno del teatro, ma, nei mesi seguenti, constatò che ciò aveva comportato per Windspach enormi perdite e debiti, per cui «in considerazioni dell’attuale sofferenza economica e del suo impeccabile comportamento da cittadino [austriaco] gli si rinnova la licenza», che continuò a mantenere fino al 1918. 325

Sulla persona di Enrico Sblattero un fortunato ritrovamento mi ha fornito alcune indicazioni circa la pluralità dei manager che si consorziavano nella conduzione dei Theater-Kino-Varieté. Secondo «Il Lavoratore» del 24 dicembre 1917, l’Ufficio di sorveglianza contro lo strozzinaggio era venuto a sapere che il pensionato del Civico Monte di Pietà Enrico Sblattero, di anni 46 (abitante in via S Nicolò 19) «faceva incetta di rilevanti quantitativi di manifatture, biancheria» e aveva scoperto pure che i maggiori acquisti li faceva da «chaffeurs» militari ritornati a Trieste dopo l’offensiva contro l’Italia: «E questa non era la prima volta che lo Sblattero si dedicava a tale lucrosa industria. Sua moglie tiene un negozio di manifatture in via del Ponterosso 5». Nel quartiere dello Sblattero venne, infatti, scoperto un quantitativo rilevantissimo di manifatture e biancheria di ogni specie e parte della merce rinvenuta era stata acquistata da Sblattero dalla locale ditta S. Őhler & Co. Succ. (per la quale si veda cap I), senza presentazione della prescritta tessera. Sblattero fu deferito alla Procura di Stato.326 Secondo un’Ordinanza del 30 ottobre 1917 , infatti, era proibito tenere in casa oltre un certo quantitativo di merce immagazzinata e tutti i possessori di stoffe, tessuti e maglierie in cotone erano tenuti a consegnare i loro depositi agli uffici di ricevimento designati.327 Ma Sblattero si difese facendo pubblicare sul «Lavoratore» del giorno dopo una proprio comunicato difensivo, in cui dichiarava che la merce ritrovata in casa sua non era stata comprata «da persone militari, bensì da ditte della città tra le quali la ditta Őhler & Co. […] e non è del valore di 50.000 ma di 18.000 corone: io la tenevo in casa e non nel negozio di via Ponterosso, per maggior sicurezza. Non sono assicurato contro il furto e proprio in prossimità del mio negozio sono stati commessi dei furti pochi mesi fa […]».328 La rivista «Il Cinematografo» del 1922 riporta una curiosa notizia, non suffragata però da ulteriori fonti: «Salone Novo Cine,

325 Ivi, 2 ottobre 1912. La chiusura era stata proposta il 28 agosto e la revoca del provvedimento il 2 ottobre 1912. 326 «Mentre gli agenti erano intenti a fare la perquisizione vennero dallo Sblattero numerose persone, con tutta probabilità per fare acquisti od offrirgli merce in vendita. Ma appena videro gli agenti, se la svignarono. Fra costoro si presentò un tale Michele Antonsich, il quale aveva con sé un grosso fardello. Trattenuto dagli agenti, e fatto aprire l’involucro, dove furono trovati 12 metri di taffetà di seta, 12 merveilleuse sete, 10 di pongee bianco 14 copribusti di seta. L’Antonisch dichiarò di aver ricevuto questa merce da Michele Detoni per venderla allo Sblattero. Praticata una perquisizione da Detoni furono rinvenute 24 camicie da uomo. Il valore di tutto quanto trascende le 50.000 corone. Fu tutto sequestrato e lo Sblattero deferito alla Procura di Stato. Denunciati pure Antonsich e Detoni. Pure Giuseppe Sida Zombolovic, d’ anni 21, faceva commercio di articoli militari, che nascondeva a casa sua. In realtà si scoprì che un sottoufficiale italiano aveva venduto allo Z. per 1100 corone una cassa di biancheria, che egli aveva già smerciata. Lo Z. venne arrestato: «Il Lavoratore», 24 dicembre 1917, La scoperta di un ingente quantitativo di manifatture. Tre arresti.

327 Le Ordinanze venivano pubblicate sui Bollettini delle leggi dell’Impero: Il Lavoratore, 12 dicembre 1917. 328 «Il Lavoratore», 25 dicembre 1917.

proprietà Sblattero Alberta» (che aveva rilevato, pertanto la precedente impresa cinematografica di Fulignot-Fiocca-Felice in via Acquedotto: Tav. 2). 329