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L’attività del Comitato popolare regionale provvisorio (giugno - novembre 1945)

Nel documento Indice Introduzione 6 (pagine 172-179)

Nella RFPJ tutto il potere emana dal popolo ed è nelle mani del popolo

3.3. L’attività del Comitato popolare regionale provvisorio (giugno - novembre 1945)

3.3. L’attività del Comitato popolare regionale provvisorio (giugno -

novembre 1945)

Sin dal maggio 1945, come era avvenuto nel resto della Croazia/Jugoslavia, anche in Istria il CPL regionale progressivamente assunse il controllo di tutti i settori della vita sociale, politica e economica, oltre ad emanare tutta una serie di provvedimenti, decreti e ordinanze finalizzati alla legittimazione del proprio potere e alla trasformazione strutturale della situazione esistente, in vista della costruzione di

      

552 Vedi il successivo paragrafo.

553 Nella regione di Fiume, che includeva l’Istria, l’affluenza fu del 93.31%, vedi K. SPEHNJAK, Javnost i propaganda, cit., p. 144.

554 Ivi, p. 145. La regione di Fiume registrò la minor percentuale di astensione in Croazia, con il 98.98%. Il miglior risultato si ebbe a Senj (Segna) con 0.02% di astenuti, il “peggiore” a Veglia con il 3.85%. Nell’urna senza lista, il maggior numero di voti si ebbe a Parenzo con il 7%, il minor a Senj con lo 0.29%.

555 Ibidem. Questa volta la regione di Fiume e quella di Bjelovar registrarono un’alta affluenza alle urne, tanto che la commissione elettorale registrò che il maggior numero di voti si ebbe nella regione di Fiume, con l’86.9%.

556 HDAZ, f. Obl. Kom. KPH za Istru, b. 6, fasc. Sezione organizzativo-istruttiva 1947, Relazione organizzativa del partito in Istria, 17 giugno 1947.

557 HDAP, f. KK KPH Pula, b.6, Relazione sui risultati delle elezioni per i comitati popolari nel distretto di Pola, 23 dicembre 1952.

una società socialista. Esso deliberò sulle materie più diverse, tra cui le confische ed epurazioni. Così ad esempio, nella primavera del 1946, tutti i maggiori stabilimenti industriali, le ferrovie, le banche, le grandi aziende private erano già stati sottoposti all’amministrazione provvisoria del CPL istriano558: si trattava di un provvedimento patrimoniale di natura restrittiva che, assieme ad altri, aveva lo scopo di creare la base del settore economico statale, in vista di una più ampia ristrutturazione della vita economica e sociale del territorio559.

Nella sua attività legislativa, il CPL regionale fu coadiuvato e controllato dall'Amministrazione militare jugoslava sino al giugno 1947, quando entrarono in

      

558 Nella zona B, il “patrimonio economico” sottoposto all’amministrazione del CPL regionale per l’Istria, comprendeva 26 stabilimenti industriali con più di 20 operai: la Miniera istriana di sabbia silicea a Dignano; la Bauxite istriana a Rovigno; le Miniere di carbone istriane ad Arsia; i cantieri navali “Deterni” a Rovigno, “Deltin” a Fasana, “Chiole”, “Mediterraneo”, “Piccini” a Cherso; la Fabbrica istriana di cemento Portland a Valmazzinghi; le Fabbriche di mattoni e piastrelle “Ricchetti” a Cerreto e “Bassi” a Borruto; il mobilificio “Berger” a Preluca-Abbazia; la segheria “Medvedić” a Clana; le fabbriche per la conservazione del pesce: “SA Ampelea” a Rovigno e Cherso, “SA Arrigoni” a Umago, Fasana, Lussinpiccolo e Unie, “S.A.F.I.C.A.” a Rovigno, “Parodi Angelo” a Bagnole, “Mazzola Iginio” a Lisignano e Sansego, “Quarnero” a Ika-Abbazia; la Fabbrica tabacchi a Rovigno. Inoltre 11 oleifici di grandi dimensioni, 18 mulini di grandi dimensioni, 7 centrali elettriche, 9 officine meccaniche, localizzate a Cherso, Lussino, Abbazia, Stermazio-Albona, Rovigno, Parenzo, Dignano, Buie, Pisino. Le ferrovie comprendevano 16 stazioni (compresa Pola, sottoposta ad amministrazione alleata) e 8 stazioni minori. La maggiori erano quelle di Fiume, Mattuglie, Lupogliano, Pisino, Canfanaro, Rovigno e Pola, mentre le officine ferroviarie erano situate a Fiume e Pola.

Le banche presenti in Istria, che nel 1946 non lavoravano “per mancanza di capitali”, erano: la Cassa di risparmio, con sede centrale a Pola e le filiali a Lussino, Parenzo, Buie, Rovigno, Pisino e Dignano; la Cassa di risparmio di Fiume con filiale ad Abbazia; le Banche italiane (non ben definite) con centrale a Milano e filiale ad Abbazia e Lussino; la Banca italo-americana, con filiale ad Abbazia; un’altra banca di prestito a Volosca e le Banche di credito (cooperative) a Lussino, Cherso, Albona, Dignano, Parenzo, Umago, Verteneglio, Montona, Pinguente, e Rozzo. L’unico istituto di credito cui era permesso operare era quello istituito dall’Amministrazione militare jugoslava, ovvero la Banca economica per l’Istria, Fiume e il Litorale sloveno che aveva le filiali ad Abbazia, Pisino, Parenzo, Dignano, Albona, Buie e Lussino.

Nel campo delle grandi società commerciali, a livello statale operava la Società economica per l’Istria e Fiume, con sede a Fiume, con il 51% del capitale in possesso del CPL regionale istriano; l’Associazione delle cooperative istriane, con 140 cooperative a livello comunale e distrettuale.

Dalla fine della guerra, nel settore privato, non era più attiva nessuna grande azienda privata, a parte la “Sansa e Birettari” a Dignano, che si occupava di raccolta di pelle in tutto il territorio istriano, il cui proprietario si era messo a disposizione e lavorava per conto delle autorità popolari con una forma di contratto. Vedi HDAZ, f. Obl. Kom. KPH za Istru, b.7, fasc. IV-VII 1946, Dati statistici inviati al CC PCC, 3 maggio 1946.

559 Altre procedure di carattere restrittivo furono: l’amministrazione provvisoria dei beni delle persone assenti, il sequestro e la successiva confisca dei beni di “fascisti e collaborazionisti” e l’abrogazione dei rapporti agrari di mezzadria e della colonia, quale forma specifica della riforma agraria. Pur rientrando nel modello espropriativo jugoslavo, che prevedeva una rapida e massiccia confisca del “patrimonio nemico” e la successiva nazionalizzazione di patrimoni privati attraverso regolari procedure legislative, sul territorio sottoposto al CPL dell’Istria le autorità jugoslave applicarono inizialmente il provvedimento di sequestro, che introduceva l’amministrazione dei beni, ma non intaccava gli esistenti rapporti di proprietà. La confisca dei beni di “fascisti e collaborazionisti” fu attuata verso la fine del 1946, quando ormai le richieste territoriali erano state accolte in sede internazionale. Sui cambiamenti nella sfera dei rapporti giuridico patrimoniali nel territorio della zona B del TLT, vedi lo studio di D. ROGOZNICA, Iz kapitalizma v socializem. Gospodarstvo cone B Svobodnega tržaškega ozemlje 1947-1954, Koper-Capodistria, 2011.

vigore tutte le leggi e le prescrizioni legali croate, rispettivamente jugoslave560. In pratica, il CPL regionale controllò ogni aspetto della vita civile e istituzionale.

La priorità conferita all’obiettivo politico dell’annessione condizionò l’organizzazione interna dei CPL, che divennero organismi politici di partito, con un Comitato esecutivo (CE) al vertice del potere561. Il potere del CPL regionale si realizzò sulla base di un'organizzazione piramidale, che dal vertice si allargava attraverso i comitati popolari distrettuali, cittadini e di villaggio. Fino al giugno 1945, la divisione amministrativa del territorio ad esso sottoposto risultò essere composta da 15 CPL distrettuali (Buie, Pinguente, Cherso, Pedena, Carso (con sede a Lupogliano), Albona, Lussino, Montona, Pisino, Parenzo, Rovigno, Antignana, Umago, Dignano e Gimino), e 4 cittadini (Pola, Parenzo, Rovigno e Dignano)562. In seguito all'accordo di Belgrado, che portò alla divisione della Venezia Giulia in due zone di occupazione, le strutture del potere popolare si adeguarono riformando la rete amministrativa, ed inevitabilmente assunsero una funzione politico-amministrativa. Nella zona slovena dell'Istria funzionò il Comitato popolare regionale per il Litorale563. Nel luglio 1945 si arrivò a dei cambiamenti territoriali amministrativi nella zona B (Istria croata), con l’unione del CP distrettuale di Buie a quello di Umago in un unico Comitato distrettuale di Buie. Nel 1947 sul territorio istriano operavano invece i seguenti organi del potere popolare: oltre al CP regionale, sette comitati distrettuali (Pinguente, Parenzo, Pisino, Pola, Albona, Abbazia, Cherso-Lussino) e due comitati cittadini (Rovigno, Pola); nonché 23 comitati comunali, locali e di villaggio564. Con l’annessione dell’Istria alla Jugoslavia, i massimi organi del potere civile del territorio (Comitato regionale per l’Istria e Comitato provinciale per il Litorale sloveno) cessarono di esistere e nella neonata zona B del TLT al loro posto fu creato il Comitato circondariale istriano (Istarski okrug), che comprendeva i distretti di Buie e di Capodistria565.

In generale, la politica del CPL regionale fu quella di avviare un processo rivoluzionario che implicò la cancellazione delle forme amministrative del passato, una riorganizzazione dell’apparato finanziario, l’attuazione di rigide misure economiche, e tutta una serie di altri provvedimenti.

      

560 Vedi Decisione del Comitato popolare regionale per l’Istria, n. 4615/47, del 10 maggio 1947, in “Bollettino ufficiale” del Comitato popolare regionale per l’Istria e del Comitato popolare cittadino di Fiume, n. 10-11, 1 giugno 1947.

561 HDAP, ONOI, b. 46, f. Istruzioni 1945, Istruzioni per l’organizzazione dei comitati esecutivi presso i CPL distrettuali e circondariali.

562 HDAP, f. ONOI, b. 46, Suddivisione amministrativa del territorio sottoposto al controllo del CPL regionale per l’Istria, n. 32/45, 19 maggio 1945.

563 Sullo sviluppo e sull’operato del Comitato regionale di liberazione nazionale per il Litorale sloveno vedi M. GOMBAČ, Pokrajinski narodnooslobodilački odbor za Slovensko Primorje in Trst 1944-1947, Lubiana, 2003.

564 Da 51 i CP di base furono ridotti a 23, cfr. M. KRIZMAN, Nastanak, uloga i prestanak postojanja STT-a, in “Pazinski memorijal”, br. 26-27, cit., p. 379.

565 Esso cessò di esistere nel 1952, quando le sue competenze furono nuovamente assunte dai Comitati distrettuali di Buie e Capodistria.

Il sistema istituzionale e amministrativo precedente fu perciò progressivamente epurato, mentre il nuovo potere locale, rappresentato da personale politicamente affidabile, andò in mano a quadri di partito, usciti dalle file dei partigiani e scarsamente preparati. L’ “ordine rivoluzionario” di fatto offrì nuove opportunità di potere a chi ne era stato escluso in precedenza per motivi sociali, nazionali e culturali.

Per mantenere un rigido controllo sulla categoria dei dipendenti statali (impiegati e dipendenti vari), e accertare la loro fedeltà politica, una direttiva del Ministero degli Affari Interni croato del 31 maggio 1945, prevedeva che all’atto dell’assunzione del personale, i capi-dipartimento o capi-sezione del CPL, in accordo con il segretario o con il presidente del comitato, avessero l’obbligo di compilare e d’inviare all’organo regionale, un’apposita scheda con le “caratteristiche” personali e politiche di tutti i dipendenti. Veniva perciò compilato un dossier, con tutti i dati personali e familiari relativi al loro passato politico, alla loro partecipazione attiva o meno al MPL566. Il CPL regionale e i CPL distrettuali furono gradualmente allargati e integrati con i quadri necessari, come Buie, Pinguente, Cherso-Lussino, Albona, Parenzo, Pisino, Abbazia e Dignano. A Pola e Fiume assunsero il potere i CPL cittadini; fino alla metà di maggio ’45, il CPL cittadino di Fiume fu sotto la dirigenza del CPL circondariale del Litorale croato, mentre dopo tale dato il comitato operò sotto la sorveglianza dell’Amministrazione militare jugoslava.

Tutti i CPL avviarono una riorganizzazione interna, con la creazione di nuovi settori o dipartimenti che durante la guerra non esistevano, o se formati non avevano svolto attività, come quello dell’industria e minerario, quello per il commercio e l’approvvigionamento, l’agricoltura ed altri, mentre la sezione tecnica fu ampliata con nuovo personale. Ogni distretto venne a comprendere circa una ventina di CPL locali.

L’organo amministrativo regionale era internamente organizzato in vari dipartimenti, a loro volta suddivisi in sezioni, con un capo-dipartimento, uno o più referenti, e alcuni impiegati. La sezione che dirigeva le più importanti funzioni amministrative e legislative, era rappresentata dal Dipartimento degli Affari Interni.

3.3.1.Il Dipartimento degli Affari Interni del CP regionale

L’attività “regolare” del Dipartimento degli Affari Interni del CP regionale iniziò soltanto dopo l’entrata in vigore dell’accordo di Belgrado, il 16 giugno 1945. Da maggio a novembre, la sezione contò complessivamente 108 impiegati567, parte dei quali furono ben presto “esonerati” dall’incarico, per arrivare verso la fine dell’anno a contare 33 impiegati; presso le 12 sezioni amministrative distrettuali a novembre

      

566 HDAP, ONOI, b. 666, f. Elenco del personale delle aziende dei CPL distrettuali e cittadini della regione Istria. In base alla Legge sulla privacy non sono più consultabili i dossier dei capi-dipartimento ad es. del CPL cittadino di Rovigno, laddove una decina di anni fa ciò era possibile.

erano distribuiti 112 impiegati; presso le 2 sezioni cittadine 32 impiegati, per un totale complessivo di 177 impiegati presso le sezioni amministrative in Istria.

Sin dall’inizio, i dirigenti regionali dovettero far i conti con la mancanza di quadri qualificati, che fossero politicamente affidabili e di nazionalità croata o serba568. L’invio, da parte della Presidenza del Governo croato nel giugno 1945, di 14 impiegati, in gran parte provenienti dalla regione dalmatina e senza la conoscenza dell’italiano, era stato sufficiente a colmare solo le prime necessità di personale amministrativo nel CPL regionale569. Il settore amministrativo e legale doveva essere riformato completamente, e pertanto, nell’estate si richiese agli organi superiori di Zagabria l’invio di 15 legali e 15 amministratori; tutto fu invano, tanto che nel novembre 1945 il segretario regionale affermò: “Ci tormentiamo, come possiamo, con quelle forze che abbiamo a disposizione”, che complessivamente consistevano in 10 legali, distribuiti presso le sezioni amministrative (regionale e distrettuali), dei quali 6 erano funzionari amministrativi, 2 ex giudici, 1 ex notaio e 1 giurista laureato570.

Una parte dei dirigenti politici regionali sosteneva che alla carenza di personale specializzato si potesse far fronte con quegli istriani che durante il fascismo, con le loro famiglie, erano stati costretti a lasciare la regione per motivi politici e, istruiti e qualificati, lavoravano a Zagabria o in altre città croate. Dalla documentazione della Commissione per le questioni istriane, istituita nel maggio 1945 presso la Presidenza del Governo croato571, emerge un elenco di 53 istriani, politicamente affidabili, emigrati in Jugoslavia e disponibili a ritornare in Istria: si trattava di impiegati, legali, notai, insegnanti, contabili, tecnici, studenti di legge, medici, dattilografi572. E’ dell’agosto ’45 un’altra richiesta del Fronte popolare dell’Istria alla Presidenza del Governo croato, di inviare al lavoro in Istria 9 istriani con istruzione superiore (studente ginnasiale, medici, impiegato dell’erario, impiegato bancario, ingegnere, laureato in Lettere) e conoscenza della lingua italiana573. Il CC PCC, in base alle memorie di un dirigente istriano, avrebbe frenato la richiesta, valutando che tali quadri avrebbero potuto ulteriormente aggravare i rapporti nazionali con la componente italiana. Di conseguenza, nel primo periodo (1945-46) avvenne un parziale riutilizzo del personale del precedente apparato amministrativo, soprattutto di quello tecnico, che gradualmente poi venne epurato e sostituito con un organico

      

568 HDAP, f. ONOI, b. 46, Richieste del CP regionale inoltrate al Governo croato per l'invio di “20 giovani medici Croati o Serbi per completare il personale nei distretti“, rispettivamente 7 persone qualificate nel campo amministrativo-finanziari; entrambe le richieste sono datate maggio 1945.

569 HDAZ, f. Komisija za istarska pitanja pri Predsjedništvu Vlade NRH (=Kom. za ist. pit. Predsj. Vl. NRH), 1945, fasc.1, Elenco di 14 impiegati inviati a disposizione del CPL regionale, giugno 1945.

570 HDAP, f. ONOI, b.46, cit.

571 HDAZ, f. Kom. za ist. pit. Predsj. Vl. NRH, 1945, Atto di costituzione della Commissione per le questioni istriane.

572 HDAZ, f. Kom. za ist. pit. Predsj. Vl. NRH, 1945, Caratteristiche degli istriani emigrati in Jugoslavia, s.d.

573 HDAZ, f. Kom. za ist. pit. Predsj. Vl. NRH, 1945, Richiesta con elenco di 9 istriani emigrati durante il Ventennio, 3 agosto 1945.

proveniente dall’interno della Croazia o da altri territori574. Più tardi, con la partenza di quadri qualificati e specializzati durante le prime opzioni (1948-1949), si procedette alla sostituzione con personale proveniente dalle zone interne e costiere della Croazia. Commercialisti, contabili, insegnanti, impiegati nel settore finanziario e sanitario, notai, agronomi, medici, tecnici edili, impiegati amministrativi, veterinari, aiuti veterinari, tecnici industriali furono progressivamente inviati nei diversi comitati distrettuali istriani. Solo nel 1949, i diversi ministeri croati fecero confluire 14 professionisti presso il CP distrettuale di Pinguente, 8 a Parenzo, 5 sia a Pisino sia a Pola, 4 ad Albona, 4 presso il CP cittadino di Pola, 3 in quello cittadino di Rovigno, 3 a Lussino, 2 ad Abbazia575.

Ritornando al Dipartimento degli Affari Interni, durante l’estate ‘45 era stata istituita a Pisino una Stazione centrale di raccolta per il rientro dei prigionieri dalla Germania e dall’Italia, e due stazioni secondarie a Buie e Parenzo, che avevano il compito di controllare e guidare il loro rientro a casa.

Il Dipartimento, che aveva sede ad Albona, non disponeva di alcun servizio telegrafico; poteva contare soltanto su di una limitata rete telefonica, che per giunta funzionava male. E nel primo periodo non disponeva nemmeno di mezzi finanziari. Per quanto riguardava le spese, dal 23 luglio 1945, il Dipartimento, con tutti gli organi direttivi e la Milizia, aveva funzionato grazie a un credito di 11.954.932 lire, un importo relativamente basso, visto la varietà di compiti “significativi, responsabili e esecutivi” che esso aveva svolto dalla “liberazione” alla fine del novembre 1945576.

3.3.2.La Milizia Popolare

Se fino a maggio-giugno ‘45, il Comando della Milizia Popolare fu un organo “indipendente”, in seguito all’istituzione dell’amministrazione militare sul territorio istriano, essa divenne parte integrante del Dipartimento amministrativo, come sezione a parte. Considerata il “custode dell’ordine pubblico e della sicurezza”, ne costituiva il suo “organo esecutivo”. Dopo le elezioni del novembre ‘45, che legittimarono le strutture del potere popolare, il suo corpo sarebbe diventato parte integrante della Sezione per la sicurezza e l’ordine pubblico.

Fino al settembre del 1945, quando furono soppressi, la Milizia era strutturata in battaglioni con tutti i relativi comandi; dopo il novembre 1945 fu eliminato lo stesso Comando operativo, che fu sostituito da un alto funzionario-esperto in qualità di dirigente, e da un alto ufficiale in qualità di aiutante (vice). Da allora, la Milizia regionale poteva inoltre contare su due investigatori, personale di cui in precedenza era stata priva. La situazione finanziaria si era col tempo normalizzata, di modo che le guardie e i dirigenti venivano regolarmente pagati.

      

574 D. DIMINIĆ, Sjećanje, cit., p. 233.

575 HDAZ, f. Obl. Kom. KPH, b.4, fasc. Sezione quadri 1949, Relazione sui quadri inviati in Istria.

576 HDAP, f. ONOI, b.19, Relazione sul lavoro svolto dalla Sezione amministrativa del CPR per l’Istria dalla Liberazione ad oggi, p. 5.

Sull’esempio dell’organizzazione della Milizia popolare a livello regionale, la riorganizzazione fu attuata presso tutti i CP distrettuali e cittadini. Il centro direttivo della Milizia rimase l’organo regionale, mentre la forza venne distribuita in 14 compagnie presso i CP distrettuali e cittadini, per un totale complessivo di 69 stazioni di milizia.

Nel periodo successivo alla guerra, il corpo contava 1400 guardie, parte delle quali non “qualificate” al lavoro. Ben presto all’interno del corpo si procedette all’eliminazione o all’esonero di 700 guardie e alla loro graduale sostituzione con combattenti smobilitati e con persone “che si presentavano da sole”. Alla fine di novembre 1945 si contavano perciò complessivamente 1150 guardie, tra le quali 10 donne. I suoi membri venivano istruiti con dei corsi di abilitazione politica: fino a novembre 1945 si erano tenuti due corsi d’istruzione, rispettivamente della durata di 45 giorni e frequentato da 65 guardie, e l’altro di 10 giorni, frequentato da 72 dirigenti. Dopo le elezioni, a dicembre si tenne un terzo corso a Stermazio, della durata di 2 mesi, frequentato da 65 guardie, che sarebbe diventato un corso fisso, in modo tale che tutte le guardie lo avrebbero prima o poi frequentato577.

In questo periodo, sotto le competenze della Milizia rientravano i servizi doganali e quelli di controllo della circolazione (sugli autobus, sulle ferrovie e sulle navi)578, di modo che per il 1946 era previsto un notevole aumento dell’organico, fino alle 2.000 unità, in previsione dei “difficili compiti da svolgere” dopo la conferenza di pace. Nel settore del controllo dei veicoli e del traffico in Istria, da maggio a novembre 1945 la Milizia aveva registrato 177 automobili private, 250 autocarri e 180 motocicli e concesse 10 licenze per corriere. Per il traffico passeggero erano stati rilasciati oltre 100.000 lasciapassare e oltre 2.500 carte d’identità579.

Nel territorio dell’Istria, ad eccezione dei distretti di Buie, Pinguente, Cherso e il Carso, per i quali non erano a disposizione i dati, i reati più numerosi riguardavano il furto, con 63 casi, di cui 52 risolti; 18 casi di “speculazione e di borsa nera”, 11 dei quali risolti; 13 casi di “ribellione”, 8 casi d’incendio, di cui risolti 5; 7 casi di “opposizione alle autorità”; 6 casi di lesioni fisiche gravi e altrettanti di “distruzione dei beni altrui”; 5 casi di “sabotaggio” e altrettanti di omicidio, di cui risolti 4; 2 casi di stupro e altrettanti di abuso del potere; 1 caso di brigantaggio; 58 casi di reati e infrazioni varie, di cui risolti 47580.

L’Ufficio per i prigionieri di guerra, che era stato istituito il 24 luglio 1945 con lo scopo di “sfruttare la forza (fisica n.d.a.) popolare” dei prigionieri di guerra tedeschi, rimase soggetto alle dipendenze della Segreteria del CP regionale fino alla fine di settembre. Dall’ottobre del 1945, l’Ufficio passò alle dipendenze della Sezione amministrativa del CP regionale. Sul numero e sulla sorte dei soldati tedeschi, fatti prigionieri a Pola e in Istria nel maggio 1945, si è scritto in maniera molto sommaria:

      

577 Ivi, pp. 1-3.

578 HDAP, f. ONOI, b.46, Comunicazione del CP regionale per l’Istria, n. 1823/45, del 27 maggio 1945.

579 Ivi, p. 4.

diversi autori hanno riportato dati parziali, aneddoti, memorie, senza alcuna fonte di riferimento581. In base alla relazione di Diminić, nel novembre 1945, sotto la custodia della Milizia popolare, in Istria vi erano 1378 prigionieri tedeschi582, così distribuiti: 749 “lavoravano” presso la miniera di Arsia, 184 erano assegnati al CP distrettuale di Pisino, 179 al CP locale di Clana, 52 al CP distrettuale del Carso, 49 al CP distrettuale di Albona, 45 al CP distrettuale di Pinguente, 41 al CP locale di Sušnjevica, 39 al CP

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