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La legislazione rivoluzionaria

Nel documento Indice Introduzione 6 (pagine 73-76)

1.3. La “giustizia del popolo”

1.3.4. La legislazione rivoluzionaria

L’attività legislativa fu regolata dalla normazione del CP regionale coadiuvato e controllato dall’Amministrazione militare jugoslava sino al maggio 1947, quando entrarono in vigore tutte le leggi croate, rispettivamente jugoslave254. Nel febbraio 1947 erano già state applicate le prime leggi croate/jugoslave, quelle sui comitati popolari, sull’ordinamento dei tribunali popolari e sulla Pubblica Accusa255. Almeno sino al gennaio 1947, il CP regionale dell’Istria, strumento per l’attuazione pratica della politica del PCJ, indirizzò le proprie energie nell’emanazione di decreti e di ordinanze finalizzati alla legittimazione del proprio potere politico e alla ristrutturazione socio-economica del territorio, rivolgendo però i maggiori sforzi, anche sul piano legislativo, all’obiettivo dell’annessione.

Durante il biennio 1945-1947 l’amministrazione militare adottò tutta una serie di misure di carattere politico nel campo economico, sociale, ma anche ideologico: dalle

      

250 HDAP, f. ONOI, b. 19; ACRSRV, f.190/05, Relazione sul lavoro svolto, cit., p. 1.

251 HDAP, f. KNO Buje, b. 1, CPL regionale per l’Istria-a tutti i CPL, Avvio lavori di preparazione delle liste elettorali, 23 maggio 1945 e f. ONOO za Istru, b. 46, Comunicazione della Presidenza dello Zavnoh al CPL regionale per l’Istria, n. 649/45, 4 giugno 1945.

252 HDAP, f. KNO Buje, b.1, Circolare n. 176/45 del CPL region. a tutti i CPL distrett. e citt., del 23 maggio 1945 e f. ONO za Istru, b.46.

253 D. BILANDŽIĆ, Historija SFRJ, cit., p. 104.

254 Deliberazione del CP Regionale per l’Istria n.4615/47 del 10 maggio 1947, in “Bollettino Ufficiale del CP regionale dell’Istria e del CP cittadino di Fiume”, n.10-11, 1 giugno 1947.

255 Deliberazione del CP Regionale per l’Istria n.900/47 del 31 gennaio 1947, in “Bollettino Ufficiale”, n.3, 1 febbraio 1947.

disposizioni che punivano i criminali di guerra, alla soppressione del sabotaggio e del commercio illecito, dall’istituzione dell’Amministrazione dei Beni popolari (che inizialmente riguardò i beni “abbandonati” e quindi sottoposti a sequestro, e soltanto in un secondo momento, nel 1947, quelli confiscati ai nemici del popolo in base a sentenze dei tribunali), alla riforma agraria e abrogazione dei rapporti di colonato.

In questo quadro, la legislazione del periodo ed in particolare quella relativa ai sequestri, alle confische, al collaborazionismo economico ed alla repressione della speculazione e del cosiddetto “sabotaggio economico”, si rivelò uno strumento determinante nella repressione e nello sradicamento di quanti il potere popolare non considerava “rivoluzionari” e quindi non corrispondenti ai valori “popolari” o “socialisti”, e di coloro che avversavano la soluzione jugoslava per l’Istria. Di fatto, oltre a valutare il comportamento tenuto dai cittadini durante la guerra, si considerava il loro atteggiamento verso la costruzione del socialismo e l’impegno profuso nella battaglia per l’annessione del territorio alla Croazia/Jugoslavia.

Tali misure si rivelarono rivoluzionarie soprattutto in relazione al sistema in vigore fino allora, che era fondato sulla proprietà privata e che fino all’annessione non subì sostanziali mutamenti.

Infatti, i primi provvedimenti furono adottati nei confronti soltanto delle grandi industrie, della finanza, del commercio, e in seguito soprattutto nelle campagne. Paragonata a qual che accadde in altri paesi comunisti dell’Europa centro-orientale, la nazionalizzazione della proprietà privata in Jugoslavia fu molto più veloce, anche rispetto alla stessa Unione sovietica256. In Istria le banche, le miniere, la fabbrica tabacchi, le ferrovie ed altre grandi società private, considerate “di interesse statale” furono prese in amministrazione immediatamente dopo l’entrata delle forze armate e dopo l’annessione vennero statalizzate.

Così, nel 1946 nel territorio considerato zona B, il patrimonio economico sottoposto all’amministrazione del CPL regionale per l’Istria, comprendeva 26 stabilimenti industriali con più di 20 operai (Miniera istriana di sabbia silicea a Dignano, sottoposta all’Amministrazione provvisoria; Bauxite istriana a Rovigno, in amministrazione provvisoria; Miniere di carbone istriane ad Arsia; i cantieri navali “Deterni” a Rovigno, “Deltin” a Fasana, “Chiole”, “Mediterraneo”, “Piccini” a Cherso; Fabbrica istriana di cemento Portland a Valmazzinghi; Fabbriche di mattoni e piastrelle “Ricchetti” a Cerreto e “Bassi” a Borruto; mobilificio “Berger” a Preluca-Abbazia; segheria “Medvedić” a Clana; fabbriche per la conservazione del pesce: “SA Ampelea” a Rovigno e Cherso, “SA Arrigoni” a Umago, Fasana, Lussinpiccolo e Unie, “S.A.F.I.C.A.” a Rovigno, “Parodi Angelo” a Bagnole, “Mazzola Iginio” a Lisignano e Sansego, “Quarnero” a Ika-Abbazia; la Fabbrica tabacchi a Rovigno). Poi 11 oleifici di grandi dimensioni, 18 mulini di grandi dimensioni, 7 centrali elettriche, 9 officine

      

256 Z. RADELIĆ, Hrvatska u Jugoslaviji 1945-1991. Od zajedništva do razlaza, Školska knjiga, Zagabria, 2006, p. 176.

meccaniche, localizzati a Cherso, Lussino, Abbazia, Stermazio-Albona, Rovigno, Parenzo, Dignano, Buie, Pisino.

Le ferrovie comprendevano 16 stazioni (compresa Pola, sottoposta ad amministrazione alleata) e 8 stazioni minori. La maggiori erano quelle di Fiume, Mattugglie, Lupogliano, Pisino, Canfanaro, Rovigno e Pola, mentre officine ferroviarie a Fiume e Pola.

Le banche presenti in Istria, ma che nel 1946 non lavoravano per mancanza di capitali, erano la Cassa di risparmio, con centrale a Pola e le filiali a Lussino, Parenzo, Buie, Rovigno, Pisino e Dignano; la Cassa di risparmio di Fiume con filiale ad Abbazia; Banche italiane (non ben definite) con centrale a Milano e filiale ad Abbazia e Lussino; la Banca italo-americana, con filiale ad Abbazia; un’altra banca di prestito a Volosca e le Banche di credito (cooperative) a Lussino, Cherso, Albona, Dignano, Parenzo, Umago, Verteneglio, Montona, Pinguente, e Rozzo. L’unico istituto di credito a cui era permesso di operare era quello istituito dall’Amministrazione militare jugoslava, ovvero la Banca economica per l’Istria, Fiume e il Litorale sloveno che aveva le sue filiali ad Abbazia, Pisino, Parenzo, Dignano, Albona, Buie e Lussino.

Nel campo delle grandi società commerciali, a livello statale operava la Società economica per l’Istria e Fiume, con sede a Fiume, con il 51% del capitale in possesso del CPL regionale istriano; l’Associazione delle cooperative istriane, con 140 cooperative a livello comunale e distrettuale. Dalla fine della guerra, non fu più attiva nessuna grande azienda privata, a parte la “Sansa e Birettari” a Dignano, che si occupava di raccolta di pelle in tutto il territorio istriano, il cui proprietario si era messo a disposizione e lavorava per conto delle autorità popolari con una forma di contratto257.

Jakov Blažević, primo procuratore pubblico per la Croazia, affermò che dopo la vittoria contro la reazione sul campo militare, e una volta conquistato il potere politico e organizzate le istituzioni del potere statale, si era raggiunta anche la facoltà giuridica di agire nei confronti del nemico che deteneva la maggior parte delle ricchezze economiche del paese258. E soprattutto l’accusa di reato di

collaborazionismo con l’occupatore

, fu spesso in Istria, ma in tutta la Croazia e Jugoslavia, un pretesto per la sottrazione dei beni ai cittadini, in quanto la pena prevista dalla legislazione rivoluzionaria prevedeva la confisca dei beni a favore della Commissione per i beni popolari prima, a favore dello Stato, in un secondo momento. In generale non era importante il contenuto dell’accusa, ma soltanto il fine politico, con valenze soprattutto economiche, per il PCC/PCJ259. I sequestri avvenuti subito dopo la presa del potere e fino all’annessione del territorio istriano alla Jugoslavia,

      

257 HDAZ, f. Obl. Kom. KPH za Istru, b.7, fasc. IV-VII 1946, Dati statistici inviati al CC PCC, 3 maggio 1946.

258 Jakov Blažević fu il primo pubblico accusatore della Croazia (1945-1948), ruolo che ricoprì al processo contro il cardinale Alojzije Stepinac nel 1946; vedi J. BLAŽEVIĆ, Tražio sam crvenu nit, Zagabria, 1976.

ebbero però anche l’obiettivo immediato di rendere le persone inoffensive sul piano politico.

Anche a livello regionale, così come a livello repubblicano/statale fu adottata l’Amministrazione statale dei Beni Popolari, nella quale entrarono a far parte tutti i beni sequestrati, tramite un semplice atto da parte del Dipartimento amministrativo del CPL, e non in base a una decisione del tribunale.

Nel documento Indice Introduzione 6 (pagine 73-76)