• Non ci sono risultati.

I comitati popolari: origine e sviluppo

Nel documento Indice Introduzione 6 (pagine 169-172)

Nella RFPJ tutto il potere emana dal popolo ed è nelle mani del popolo

3.2. I comitati popolari: origine e sviluppo

Come in tutta la Jugoslavia, anche in Istria il nuovo potere popolare traeva la propria legittimazione dalle conquiste della guerra di liberazione, che aveva avuto un carattere di rivoluzione sociale, ma nel caso specifico anche dall’annessione di questi territori alla Croazia e alla Slovenia, ovvero alla Jugoslavia. I comitati popolari di liberazione, quali organi del potere, sorsero durante la guerra con compiti di rifornimento dei generi necessari ai partigiani, per assumere ben presto una funzione politica, cioè di organismi di mobilitazione.

La storiografia regionale fa risalire la loro nascita in Istria alla seconda metà del 1943, quale emanazione del Fronte popolare antifascista. Il massimo organo del MPL ufficialmente nacque con la delibera del Comitato regionale del PCC a Pisino, nella seduta del 25-26 luglio 1943. Suo primo presidente fu Joakim Rakovac, mentre segretario fu Anton (Ante) Cerovac, entrambi d’origine istriana, che godettero della fiducia anche degli antifascisti italiani. Alla fine di settembre, a nome di tale organo, che per un periodo assunse il nome di Comitato provinciale di liberazione nazionale

(Pokrajinski Narodnooslobodilački Odbor za Istru),

fu decretata l'unione dell'Istria alla Croazia, rispettivamente alla Jugoslavia. Dopo essere stati distrutti con l’offensiva tedesca dell’autunno, i CPL furono riorganizzati verso la fine del 1943, raggiungendo,

      

543 B. VOJNOVIĆ, Zapisnici Politburoa CK KPH, vol. II, verbale del CC PCC, 8 marzo 1949, p. 69.

nel corso del 1944, una capillare diffusione su tutto il territorio istriano, con una complessa strutturazione interna545.

I CPL diventarono ufficialmente gli organismi del nuovo “potere popolare” nella primavera del 1944, quando il massimo organo della resistenza croata, il Consiglio territoriale antifascista di liberazione della Croazia (Zavnoh), alla sua III sessione li proclamò organi del potere statale. Con la

Decisione sull’organizzazione e sulla

gestione dei CPL e delle Assemblee dello Stato federale di Croazia

, “tutto il potere” doveva appartenere “al popolo, per mezzo dei suoi rappresentanti eletti” nei CPL, strutturati, secondo un sistema piramidale, in CPL di villaggio, cittadini, distrettuali, circondariali, con al vertice quelli regionali, fino allo Zavnoh, come supremo organo del potere statale della Croazia. I CPL furono qualificati quali organi esecutivi che potevano adottare risoluzioni e ordinanze nei limiti consentiti “dalle leggi” della Croazia e della Jugoslavia, ma erano tenuti ad eseguire le risoluzioni e le ordinanze degli organi esecutivi superiori546.

Sin dall’inizio, però, i CPL diventarono gli strumenti esecutivi della politica del partito comunista, risultando subordinati alla volontà e agli indirizzi del partito. Ai corsi d’istruzione politica per i comunisti italiani, organizzati durante la guerra dall’Agit-prop regionale si affermava chiaramente che l’organizzazione dei CPL era stata creata dal partito comunista, che eleggeva e “cercava sempre i migliori uomini dediti alla lotta popolare di liberazione”. La presenza di almeno un rappresentante del partito in ogni CPL, permetteva ad esso di “controllare costantemente il lavoro dei CPL e di lavorare per il conseguimento delle mete” del MPL. Per mezzo di “rapporti” (relazioni di lavoro n.d.a.), i comunisti avevano il compito di informare la propria cellula sull’attività del comitato e, a loro volta, dalla cellula di partito ricevevano gli ordini su “come si deve comportare e quali decisioni deve far prendere nel CPL” 547.

Un paio di mesi prima della “liberazione”, anche in Istria fu avviata l’organizzazione di quello che sarebbe diventato il nuovo ordinamento politico-istituzionale jugoslavo. Un’infinità di direttive e di istruzioni sulle modalità di organizzazione e sui compiti dei comitati fu inviata da Zagabria all’organo regionale e a tutti i comitati distrettuali e cittadini esistenti sul territorio istriano. Le puntualizzazioni, i continui richiami ad eseguire soltanto gli ordini impartiti dagli organi superiori, che si avvertono nella documentazione consultata, confermano come in tale processo tra i “nuovi amministratori” regionali e locali esistesse un gran disorientamento all’incalzare dei cambiamenti “rivoluzionari”.

Rispetto al modello di amministrazione sperimentato durante la lotta, una circolare evidenziava che a cambiare dovevano essere le “forme di lavoro e l’organizzazione strutturale” dei comitati, alla cui base ci sarebbero stati quelli “locali”

      

545 Sulla genesi e sviluppo dei CPL durante la guerra, cfr. H. BURŠIĆ, Razvoj narodne vlasti u južnoj Istri od 1944-1945, in “Pazinski memorijal”, br. 6, Pazin, 1977.

546 Organizacija narodne vlasti u Hrvatskoj u vrijeme konačnog oslobođenja zemlje u proljeće 1945, in ZAVNOH – rasprave i dokumenti (a cura di H. SIROTKOVIĆ), Zagreb, 2002, pp. 163-174.

547 La documentazione è depositata presso l’Archivio del Centro di ricerche storiche di Rovigno, nel carteggio Giorgio Privileggio.

(che andavano a sostituire quelli di “villaggio”), poi i distrettuali (mentre i circondariali sarebbero stati soppressi), e in cima l’organo regionale548.

Tra le “nuove forme di lavoro” era prevista l’organizzazione di un corpo direttivo - il “comitato” - composto da 13 o più membri, tra cui figuravano, oltre al presidente e al segretario, i responsabili delle rispettive sezioni che componevano il CPL (amministrativa, finanze, commercio e approvvigionamento, industrie e artigianato, cultura, comunicazioni, foreste e industria forestale, lavori tecnici, sanità, attività sociali, agricoltura). Era prevista anche la carica di vice-presidente, che “poteva essere ricoperta da un rappresentante degli Italiani”, “ma soltanto in quei centri ove vivevano gli Italiani”.

I nuovi CPL non si sarebbero più occupati durante le proprie sedute dell’analisi della “situazione politica”, che invece diventava di competenza del Fronte unico popolare di liberazione. I CPL avrebbero potuto discutere della situazione politica soltanto se legata a qualche problema contingente.

Per quanto riguarda la composizione dei comitati, si avvertiva che la nuova classe dirigente locale doveva essere composta dai “compagni migliori, i più onesti e i più capaci, persone in cui il popolo riveste fiducia [...] per non doverli cambiare ogni momento”. Anche a questo scopo, prima della “liberazione”, attivisti istriani del MPL erano stati inviati a Olib, un territorio libero della Dalmazia, a frequentare dei corsi d’istruzione per l’abilitazione a dirigere i futuri apparati del potere e amministrare la cosa pubblica549.

Se il massimo organo del potere popolare in Istria era rappresentato dal CPL regionale per l’Istria, a Fiume invece operava il CPL cittadino e nel Litorale sloveno il CPL circondariale; tutti questi, a loro volta e secondo un sistema piramidale, controllavano i CP distrettuali, cittadini o locali. Infatti, l’organizzazione dei comitati era fondata su di un sistema assai complicato, dove ogni comitato era formato da una decina di settori, in cui erano concentrati i principali rami della vita economico-produttiva, socio-sanitaria, culturale; delle sezioni a parte erano previste per l’economia pianificata e per gli ammassi550.

Il CPL regionale e i suoi comitati inferiori diventarono, come già ricordato, degli organi esecutivi del partito, poiché i loro comitati esecutivi e in seguito anche la maggioranza dei membri delle sue assemblee, erano composti da comunisti che avevano il compito di far applicare la politica del partito. Le elezioni551 degli organi

      

548 HR DAPA, f. ONOI, b. 46, Organizzazione del potere popolare, 2 giugno 1945.

549 Rovigno, ad esempio, inviò otto rappresentanti italiani; cfr. O. MOSCARDA OBLAK, Instaurazione del potere popolare in Istria e a Rovigno. I verbali del Comitato popolare cittadino di Rovigno (1946), in “Quaderni”, vol. XVI, Centro di ricerche storiche, Rovigno-Trieste, 2004, pp. 109-138.

550 Nel 1947 le sezioni o dipartimenti erano: la segreteria, la commissione per i piani, la sezione economica, quella per gli ammassi, per le finanze, per l’agricoltura e i boschi, per l’edilizia, per il lavoro, per la salute e la previdenza sociale e per la cultura, vedi HDAZ, f. Obl. Kom. KPH, b.9, fasc. 1947, Schema dell’organizzazione delle sezioni e ripartizione del personale nei CP distrettuali.

551 In Croazia, ma in genere in tutta la Jugoslavia, le elezioni assunsero la forma di plebiscito; pertanto gli storici definiscono la “democrazia jugoslava del popolo” come la “democrazia del 99%”; vedi K. SPEHNJAK, Javnost i propaganda, cit., p. 127.

del potere locale che si tennero nel dopoguerra in Istria (nel 1945552, nel 1949553, nel 1950554 e nel 1952555) dimostrarono come il partito, attraverso una costante sorveglianza e un persistente controllo della composizione politica di tali organi, avesse profuso tutti gli sforzi per raggiungere la maggioranza negli organi del potere. Non ci sono dati complessivi sulle elezioni degli organi locali per tutto il periodo studiato né in Croazia, né tantomeno in Istria. Sono a disposizione una serie di dati parziali sull’affluenza, sulla struttura politica dei voti e sulla composizione dei comitati popolari. Tali dati sono presenti nelle analisi sulle situazioni politiche in determinati territori e vengono evidenziati per illustrare una tendenza favorevole dell’atteggiamento politico degli elettori. Molto spesso però tali dati, nonostante provengano dalle medesime fonti, sono contradditori; ad es. durante una seduta del comitato di partito (Buie) si riporta il dato negativo dell’affluenza alle urne per un determinato territorio, mentre qualche anno dopo, viene riportato un dato alquanto superiore. Dati parziali comunque dimostrano che i migliori risultati, cioè un maggior numero di comunisti, furono realizzati nei fori alti, mentre una bassa percentuale di comunisti si sarebbe registrata in generale in tutti i comitati popolari di base.

Nel 1947 in tutti i CPL istriani erano presenti 818 comunisti556. Nel 1948 nei comitati popolari distrettuali di Pinguente, Albona e Pisino, invece, oltre la metà dei componenti era rappresentata da comunisti. Anche nei comitati popolari di Pola, Parenzo, Lussino, Fiume i comunisti raggiungevano un buon numero, che negli anni successivi tese ad aumentare. Nel 1952, invece, su 179 rappresentanti eletti nei comitati del distretto di Pola, ben 128 erano comunisti, di cui 31 italiani557.

3.3. L’attività del Comitato popolare regionale provvisorio (giugno -

Nel documento Indice Introduzione 6 (pagine 169-172)