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Attualità della fraternità

LO STILE DIALOGICO DI PAPA FRANCESCO

FRATERNITÀ UNIVERSALE E AMICIZIA SOCIALE In margine a “Fratres omnes”

1. UNA NUOVA FRATERNITÀ Multivocità della fraternità

1.4. Attualità della fraternità

Se è importante sottolineare la novità che caratterizza la conce-zione bergogliana della fraternità, non meno importante è rilevarne l’attualità. infatti il tema è presente nella cultura contemporanea, con la quale il papa entra in dialogo; infatti, per esempio, fa riferimento ad alcuni filosofi, e precisamente a: Georg Simmel, Gabriel Mar-cel, Paul Ricoeur (citato due volte), chiamati a dare sostegno alla prospettiva di un’antropologia relazionale che unisce personalismo e pensiero dialogico, e Romano Guardini presente in più parti del documento a sostegno dell’antropologia polare.

Ma qui interessa evidenziare la “rilettura civile di un’idea che può cambiare il mondo” operata dalla filosofa Maria Rosaria Manieri nel volume Fraternità (Marsilio, 2013); ebbene dalle contraddizioni e dai paradossi della nostra epoca emerge prepotentemente una richie-sta: riprendere l’idea di fraternità; nel delicato momento che stiamo vivendo è necessario recuperare in chiave etica e politica un’idea trop-po a lungo oscurata o identificata con le letture parziali che ne sono state date nel corso della storia. Occorre dunque rimettere al centro della nostra concezione del mondo e dell’agire umano la fraternità, una nuova “bussola” contro il fondamentalismo individualista, ma anche contro le derive comunitariste e settarie, di qualsiasi matrice.

Al di là delle varie concezioni che della fraternità sono state date in Occidente (da quella cristiana a quella illuminista, da quella mar-xista a quella laica) è importante evidenziare la ricorrente riproposta dell’idea di fraternità che, nel nostro tempo, acquista nuova urgenza

in presenza di una crescente disumanizzazione nel contesto della glo-balizzazione. Può allora tornare utile fare riferimento a cinque pen-satori, che recentemente da diversi punti di vista hanno affrontato il tema, esprimendo istanze che aiutano a capire la contemporaneità.

Lo storico e politologo Marco Revelli in un volume su “le sfide del presente” dal titolo Umano, inumano, postumano, (Einaudi, 2020) rileva che “oggi l’Umano subisce una doppia frattura: l’irruzione dell’Inumano e l’emergere del Postumano sono i due fronti di una sfida mortale”, nel senso che “il concetto di Umanità nel Novecento subisce una brusca torsione, per effetto del superamento di una dop-pia soglia: quella che separa Umano e Inumano, da una parte e quella che divide Umano e Postumano, dall’altra. Due fratture che si sono consumate in rapida successione. Con Auschwitz si rompe la soglia tra Umano e Inumano. La Disumanità come In-umanità diventa la trama del nostro presente, nel momento in cui, per esempio, si chiu-dono i porti all’arrivo dei migranti, decidendo di non salvare altri esseri umani. Il superamento della seconda soglia è quella tra Umano e Postumano, laddove la tecnologia è costruita a somiglianza dell’es-sere umano, assumendo aspetti a volte salvifici, a volte inquietanti.

Il teorico della complessità Edgar Morin, (prossimo ai cento anni) affronta – nel libro La fraternità, perché? Resistere alla crudel-tà del mondo (AVE, 2020) – il tema della fraternicrudel-tà in prospettiva transdisciplinare, evidenziando come nella triade democratica liber-tà – uguaglianza - fraterniliber-tà sia quest’ultimo termine a dover oggi prevalere, pena l’aggravarsi ulteriore della crisi in atto, crisi che è insieme ecologica, sociale, politica e spirituale, e nella quale siamo immersi su scala locale e planetaria. Secondo Morin, la “comunità di destino terrestre” che coinvolge ormai tutti gli esseri umani ne-cessita più che mai di quel “sentimento profondo di una maternità comune” che nutre le fraternità. E che ci chiede di saper dare vita a concrete “oasi di fraternità”.

Lo psicoanalista junghiano Luigi Zoja sottolinea che “la globaliz-zazione e la fine della Guerra Fredda favoriscono la solidarietà con

persone lontane e questo amore per il distante sembra promosso anche dalle comunicazioni elettroniche e dai viaggi più facili, ma quello che amiamo così è spesso un’astrazione, e chi ne paga il prez-zo è l’amore per il prossimo richiesto per millenni dalla morale giudaico-cristiana. Come in un circolo vizioso, questa tendenza si salda con l’indifferenza per il vicino prodotta dalla civiltà di massa e dalla scomparsa dei valori tradizionali. E come nel momento in cui Nietzsche proclamò la “morte di Dio”, siamo alla soglia di un ter-ritorio radicalmente nuovo, dove la morale dell’amore non sembra più possibile per mancanza di oggetto. Mentre “nel mondo pre-tec-nologico la vicinanza era fondamentale”, “ora domina la lontananza, il rapporto mediato e mediatico. Il comandamento (Ama Dio e ama il prossimo) si svuota. Perché non abbiamo nessuno da amare”: è la morte del prossimo, come scrive Zoja, che mette la forte espressione a titolo di un suo succoso libro (Einaudi, 2009).

Lo psicoanalista lacaniano Massimo Recalcati nel libro in cui ha raccolto cinque “lezioni brevi per un lessico civile” parla invece della tentazione del muro (Feltrinelli, 2020) e della necessità di superarla pervenendo alla convinzione che “la cifra eticamente più alta della libertà non è affatto l’arbitrio, né il dispiegamento della volontà in-dividuale, ma la solidarietà”, per cui “la libertà senza la fratellanza è una parola vuota”, e “il fondamento di ogni lessico civile sono le parole ‘accoglienza’, ‘ospitalità’, ‘fratellanza’. Perché il mio cuore è il primo nome dello straniero. Sicché, come insegna la psicoanalisi, ogni processo di integrazione origina dall’amicizia verso lo straniero che porto in me”.

Infine, il filosofo Franco Riva (dell’Università Cattolica di Mila-no) dedica una seria riflessione alla fraternità nel libro La domanda di Caino. Male, Perdono, Fraternità (Castelvecchi, 2016) ritenendo che “fraternità prende sul serio la domanda di Caino: non si è fratelli prima di essere responsabili. Perché il male non si fa solo contro, ma anche in nome della stessa fraternità”, e chiarisce l’impostazione nei due saggi dedicati alla “fraternità”: “non c’è fraternità senza

respon-sabilità per l’altro come non c’è responrespon-sabilità senza fraternità”; ciò comporta che “la fraternità è anteriore alla libertà in quanto non è più una fraternità di sangue o di cultura. O si chiarisce insieme alla responsabilità (a alla libertà), oppure la fraternità non si chiarisce af-fatto e sprofonda in equivoci da cui è difficile e doloroso strapparla”.