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Complessità della fraternità

LO STILE DIALOGICO DI PAPA FRANCESCO

FRATERNITÀ UNIVERSALE E AMICIZIA SOCIALE In margine a “Fratres omnes”

1. UNA NUOVA FRATERNITÀ Multivocità della fraternità

1.2. Complessità della fraternità

Certamente, le categorie poste a tema della terza enciclica di papa Francesco e indicate fin dalla intitolazione –“Fraternità e amicizia sociale”– hanno una lunga tradizione: affondano le loro radici nella classicità: gli stoici greci avevano sostenuto la fraternità cosmica e Aristotele l’amicizia civile; poi la fraternità era tornata nella moder-nità con l’Illuminismo (da Voltaire a Kant): in tutti i casi, il fonda-mento era la ragione, che – come razionalità o ragionevolezza – era chiamata a giustificare e favorire la fraternità.

Tuttavia nella modernità, l’ideale della fraternità era stato oscurato da altri ideali come la libertà e l’uguaglianza, tanto da far dire che la fraternità è stata il principio assente (Henri Bergson). Proprio la sua assenza o il suo oblio ha portato alla contrapposizione tra libertà ed uguaglianza e quindi alla loro ideologizzazione o assolutizzazione, che le ha fatte sembrare inconciliabili e alternative, tant’è che della triade della rivoluzione francese – liberté, egalité, fraternité – la frater-nità è stata l’ideale aggiunto e oscurato dagli altri due, mentre (come diceva Bergson ne Le due fonti delle morali e della religione) solo l'e-sercizio della fraternità rende possibile la conciliazione di libertà ed eguaglianza.

Si potrebbe aggiungere che la fraternità è stato non solo un “princi-pio dimenticato” (Antonio M. Baggio) ma è stato anche un princi“princi-pio travisato, nel senso che ha perduto il suo carattere universale per connotarsi in senso nazionale o confessionale o classista o lobbista.

Si potrebbe allora dire che la fraternità è stata rivendicata dalla

clas-sicità in senso universale e in termini astratti, e dalla modernità in senso particolare e in termini riduttivi.

Invece la concezione proposta da papa Francesco rivendica il carat-tere fondante e fondamentale della fraternità, cui attribuisce una con-notazione complessa, nel senso che è universale e concreta, dinamica e operosa in termini di vocazione e responsabilità; in breve, si tratta di una una aspirazione che, se realizzata, permette la coltivazione dell’umano, la umanizzazione della persona: così, l’umanità, oltre che indicare appartenenza alla specie, ha una valenza assiologica, che ne fa un sinonimo di fraternità e comporta una scelta di vita all’inse-gna della prossimità e della misericordia, in modo da superare quelle che il Papa chiama le “ombre di un mondo chiuso” (di cui parla nel primo capitolo).

Alla impostazione di prossimità papa Francesco dedica il secondo capitolo dell’enciclica, perché il farsi prossimo è l’alternativa che egli ritiene valida per superare gli “ostacoli”, conseguenti al diffuso in-dividualismo che, in varie forme, è dominante nella società attuale.

Si badi: la categoria di “prossimo” è qui proposta in senso autenti-camente evangelico, e quindi è diversa sia dalla concezione ebraica, che è etnica identificandosi con l’appartenenza ebraica, sia dalla im-postazione greca, che è concettuale identificandosi con la definizione intellettuale: l’una è ristretta, perché restringe il campo della prossi-mità, e l’altra è astratta perché si limita a definirlo.

La prossimità evangelica invece è universale e operativa, cioè è in-cludente, e si traduce nel “farsi prossimo”, talché prossimo non è l’altro che mi è vicino, ma prossimo sono io quando rispondo alla chiamata dell’altro. Così la prossimità si configura come esercizio relazionale individuato dalle due coordinate della vocazione e della responsabilità, ed è così antidoto all’individualismo e apertura a un dialogo che si configura in termini non solo concettuali, bensì esi-stenziali.

Su questa impostazione s’innesta la successiva riflessione di papa Francesco, sviluppata nei capitoli terzo, sesto e settimo, in cui indica

i tre aspetti coessenziali della fraternità, vale a dire: l’amore, il dia-logo e la pace. L’amore è il sentimento fondante, la pace è lo scopo etico e il dialogo è la strada metodologica, che porta dall’amore alla pace. Questa triplice indicazione trova applicazione in particolare in due ambiti: politico e religioso (trattati rispettivamente nei capitoli quinto e ottavo), in cui occorre rispondere alle “sfide” della società contemporanea (presentate nel capitolo quarto).

Infatti, papa Francesco mostra come la fraternità possa costituire un principio ispiratore della convivenza civile: la politica è chiamata a essere strumento di tale utopia concreta attraverso l’amicizia socia-le. Dal canto suo la religione – come sottolinea Francesco – è al servi-zio dello sviluppo della fraternità attraverso il messaggio di salvezza, di cui le religioni monoteistiche sono portatrici, quando non cedono a degenerazioni religionistiche e a strumentalizzazione di potere, tra-dendo così la loro vera natura, intrinsecamente ispirata alla fraterni-tà, come dichiara il Documento sulla Fratellanza del 2019.

Quella Dichiarazione viene riproposta come “appello” al termine dell’enciclica (n. 285), un appello rivolto in particolare “in nome della fratellanza umana che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali”, e “in nome di questa fratellanza lacerata dalle politi-che di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini”.

Le parole finali dell’enciclica servono anche per richiamare alcuni testimoni esemplari da san Francesco al beato Charles de Foucauld, passando attraverso Martin Luther King, Desmond Tutu e Mahat-ma Gandhi (n. 286), per indicare chi ha operato per la promozione della fraternità universale, umana e sociale. E papa Bergoglio addita l’ideale di fraternità richiamandosi a Charles De Foucauld, che volle essere “fratello universale”, e vi riuscì “identificandosi con gli ultimi”

(n. 287).

La riflessione che papa Francesco sviluppa nella enciclica porta a caratterizzare la fraternità in diversi modi, che vorrei sintetizzare

attraverso alcune definizioni della fraternità. Infatti, si può parlare di fraternità sognata o agognata (in riferimento al “sogno” nuovo di fraternità); di fraternità ostacolata o osteggiata (in riferimento alla

“situazione” concreta con gli ostacoli alla fraternità in un mondo chiuso); di fraternità praticata o misericordiosa (in riferimento al

“senso” della fraternità come farsi prossimo); di fraternità inclusiva o universale (in riferimento al “sentimento” di fraternità come amore universale in un mondo aperto); di fraternità aperta o partecipata (in riferimento alla “sfida” alla fraternità dal cuore aperto); di fraterni-tà dialogante o amicale (in riferimento alla “strada” della fraternifraterni-tà come dialogo sociale); di fraternità armonica o operosa (in riferi-mento allo “scopo” della fraternità, cioè la pace attiva); di fraternità politica o civile (in riferimento a quello “strumento” di fraternità che è la migliore politica); di fraternità religiosa o rivelata (in riferimento al “servizio” alla fraternità cui sono chiamate le religioni monoteisti-che); di fraternità testimoniata o vissuta (in riferimento a “soggetti”

di fraternità che l’hanno incarnata esemplarmente).

Ho voluto elencare queste dieci possibili definizioni della fraternità per segnalare in modo sintetico ma efficace la ricchezza della con-cezione che papa Francesco presenta nella sua terza enciclica; vorrei aggiungere che forse una ulteriore definizione potrebbe riassumerle, quella di fraternità responsabile; e sulla responsabilità occorrerebbe insistere più esplicitamente: si tratta di un binomio inscindibile che offre motivi di riflessione importanti per comprendere il paradosso della fraternità come vocazione sentita e tradita.