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Autoestraneazione: Heidegger e l’esistenzialismo.

1.3 Trasformazione del campo semantico dell’alienazione nel pensiero del ‘

1.3.1 Autoestraneazione: Heidegger e l’esistenzialismo.

L’alienazione intesa come rapporto deviato tra l’uomo e se stesso, gli altri uomini e la società in cui vive è forse la declinazione che più è stata oggetto di quello sviluppo del concetto, a tratti decaduto ad uno svuotamento, cui si è assistito nel corso del ‘900. Questo ambito di alienazione racchiude tutte le dinamiche attraverso cui è l’uomo ad estranearsi e a divenire il soggetto della scissione. In Marx, come abbiamo visto, tale aspetto dell’alienazione risulta indissolubilmente legato all’altra faccia, quella che concerne l’attività lavorativa e gli oggetti che da tale attività sono prodotti, i quali non solamente risultano estranei all’operaio che li ha creati, ma si ribellano contro di lui, lo dominano e finiscono per accrescere il peso delle sue catene.

Slegata dall’analisi delle condizioni economiche, l’autoestraneazione dell’uomo diviene uno dei temi-chiave dell’esistenzialismo del ‘900. Attraverso quest’ultimo l’alienazione viene reinterpretata in termini di inautenticità e impersonalità e assume la connotazione di un sentimento di estraneità che caratterizza l’esistenza umana. Per questo motivo la Entfremdung o l’étrangeté messe a tema dall’esistenzialismo sono 92

state sovente giudicate incompatibili con l’alienazione marxiana e forse anche 93

analiticamente più deboli rispetto ad essa.

L’analisi che Heidegger conduce nelle celebri pagine di Essere e Tempo dedicate 94

allo studio del Si ci aiuta a comprendere verso quale direzione la categoria di estraneazione si muove nell’esistenzialismo. Quest’ultima emerge nel quotidiano dell’esistenza del Dasein in cui determinante è la presenza degli altri i quali esercitano una soggezione che svuota l’Esserci del suo essere. Ciò che è interessante notare è che gli altri non sono un chi determinato ma al contrario, rileva Heidegger: «sono

Il riferimento principale è qui al sentiment d’étrangeté messo a tema dalle opere del 92

cosiddetto ciclo dell’assurdo di Albert Camus. In particolare Cfr. A. Camus, Le mythe de

Sisyphe, Gallimard, Paris 1942 (Il mito di Sisifo, trad. it. A. Borelli, Bompiani, Milano 2014); A.

Camus, L’étranger, Gallimard, Paris 1942 (Lo straniero, Bompiani, Milano 2015).

Mi riferisco qui in modo particolare all’ambiente neomarxista. Adam Schaff nella sua 93

prefazione pone il problema di come conciliare la visione esistenzialista dell’alienazione con quella marxiana in quanto tra queste due impostazioni c’è un’incompatibilità che egli definisce insuperabile. A. Schaff, L’alienazione come fenomeno sociale, cit., p. 7.

M. Heidegger, Sein und Zeit, Max Niemeyer, Tübingen 1927 (Essere e tempo, trad. it. P. 94

interscambiabili. Il decisivo è solo il dominio inavvertito che l’Esserci, in quanto con- essere assume sin dall’inizio nei confronti degli altri». L’esistenza quotidiana vissuta in 95

mezzo alle altre persone risulta cioè caratterizzata da relazioni di dominio che gli altri hanno su di noi e viceversa. Questo subdolo e ineliminabile dominio conduce alla dissoluzione del singolo Dasein il quale si annulla in uno stato generale di indistinzione che caratterizza il neutro, il Si che tutto livella.

Svuotato del suo singolo essere, in balìa dell’arbitrio degli altri, l’Esserci come Si vive nella medietà e nell’impersonale in quanto ognuno, di fatto, esiste come ogni altro. L’esistenza quotidiana trascorre infatti in un fare, vedere, pensare, agire che è quello di tutti: «ce la passiamo e ci divertiamo come ci si diverte; leggiamo, vediamo e giudichiamo di letteratura e di arte come si vede e si giudica. Ci teniamo lontani dalla “gran massa” come ci si tiene lontani, troviamo “scandaloso” ciò che si trova scandaloso». 96

Il Si siamo tutti, ma allo stesso tempo, in quanto Si, nessuno è propriamente se stesso. Una diretta conseguenza di ciò è che, in questo essere tutti e nessuno, si perde la responsabilità concreta delle proprie azioni e dei propri giudizi; tutto viene infatti alleggerito e reso facile da questo stato di impersonalità in cui le cose semplicemente si fanno e si dicono. Per questo, afferma Heidegger, il neutro anziché essere denunciato o combattuto risulta bene accetto al Dasein, perché esso lo libera dal peso della responsabilità. Questa libertà, però, è in realtà illusoria in quanto, riducendo l’Esserci quotidiano ad un nessuno senza alcuna originalità e responsabilità, radica ancora di più il dominio dell’impersonale sul singolo.

Il quotidiano del Si è dunque caratterizzato dalla dissoluzione del singolo, dalla neutralità in cui l’esistenza viene condotta, da una falsa libertà che anziché alleggerire il Dasein lo lega ancora di più al dominio degli altri. In una quotidianità così definita, Heidegger evidenza tre caratteri esistenziali dell’Esserci: la chiacchiera, la curiosità e l’equivoco. Ciò che ci interessa sottolineare è che essi sono tutti modi d’essere la cui caratteristica principale è lo sradicamento: il chiacchiericcio è infatti infondato e proprio in quanto tale si diffonde; la curiosità è un vedere che insegue il nuovo ma che non lo vuole comprendere né è capace di leggerlo in profondità; l’equivoco, infine, fa sì che tutto sembri perfettamente comprensibile e chiaro, soffocando così ogni possibilità di un

Ivi, p. 163. 95

Ibidem. 96

genuino interesse. La chiacchiera, la curiosità e l’equivoco caratterizzano un’esistenza sradicata dall’autentico rapporto col mondo perché assorbita dal Si. L’Esserci così definito è infatti il risultato di quello smarrimento nel mondo e del mondo che 97

caratterizzano l’inautenticità.

È proprio in questo contesto che Heidegger mette a tema la Entfremdung per indicare l’estraneazione che chiude all’Esserci la sua autenticità e la sua possibilità. 98

Caduto nel mondo e immerso nell’impersonale, il Dasein risulta infatti massimamente distante ed estraneo a ciò che potrebbe invece essere, alla dimensione autentica che lo caratterizza. Questo aspetto risulta per noi ancor più interessante se si evidenzia che, come Heidegger più volte sottolinea, le categorie di estraneazione e caduta che egli utilizza non vanno mai intese come una perdita del proprio essere; esse, al contrario, indicano un dato modo di essere-nel-mondo e sono quindi modi d’essere propri dell’Esserci. Il Si, l’inautenticità e l’estraneazione ad essi collegata sono modi fallimentari di essere-nel-mondo ma sono comunque interni all’essere del Dasein in quanto caratterizzano il suo esser-gettato nel mondo.

Per Heidegger: «Il non-essere-se-stesso costituisce una possibilità positiva dell’ente immedesimato nel mondo […]», perciò non va in alcun modo considerato come un 99

difetto, un errore che può essere corretto ed eliminato.100 Ciò che interessa il filosofo non è formulare un giudizio che evidenzi e denunci la decadenza della natura umana estraniata, né, quindi, tentare di individuare un’alternativa liberatrice. L’analisi heideggeriana si muove e permane sul piano dell’interpretazione ontologico- esistenziale rinunciando completamente a quella dimensione critica fondante l’alienazione marxiana. In Heidegger la Entfremdung è slegata dalle condizioni

Su questo aspetto insiste in maniera particolare Franck Fischbach il quale rileva che il fulcro 97

dell’alienazione messa a tema da Heidegger sta non tanto nello smarrirsi del Dasein nel mondo, quanto piuttosto nella perdita del mondo che questo smarrimento comporta. Egli scrive: «La caduta nella quotidianità non è quindi una perdita del mondo, ma al contrario l’immersione in lui, un’assorbimento nel mondo tale, tuttavia, da far perdere il fenomeno stesso del mondo. […] Il

Dasein è qui troppo al-mondo, ad un punto tale da non riuscire più a vedere il mondo in quanto mondo» (F. Fischbach, Sans objet. Capitalisme, subjectivité, aliénation, cit., p. 51).

M. Heidegger, Essere e tempo, cit., p. 224. 98

Ivi, p. 221. 99

Scrive infatti Heidegger: «Questa struttura ontologico-esistenziale sarebbe ugualmente 100

fraintesa se si volesse concepirla come una qualità antica negativa e deplorevole, che il successivo progredire della civiltà umana potrà un giorno annullare» (Ivi, p. 222).

economico-materiali e diviene autoestraneazione in un senso differente rispetto a quello marxiano: l’inautenticità e l’estraneazione sono modi d’essere-nel-mondo propri di ogni ente, interni al suo essere. La dimensione soggettiva dell’estraniazione non dipende più dai processi di reificazione, dalle dinamiche di sfruttamento né dall’espropriazione dei propri prodotti, ma è una possibilità già sempre presente nel Dasein.

Queste differenze mostrano il cambiamento di prospettiva che coinvolge il concetto di alienazione reinterpretato dall’esistenzialismo. Tracciando un campo semantico che si muove tra le categorie di dominio, inautenticità, sradicamento, estraneazione, quindi per diversi aspetti vicino a quello marxiano, Heidegger sposta però il fulcro dell’alienazione dalle condizioni storico-materiali alla dimensione ontico-esistenziale sbilanciando così l’equilibrio tra dimensione oggettiva e soggettiva dell’alienazione verso questo secondo versante. Ciò però non significa, a mio avviso, che le due posizioni siano tra loro assolutamente incompatibili, né che l’analisi heideggeriana dell’alienazione debba essere considerata in qualche modo secondaria. Attraverso di essa, al contrario, si rendono evidenti tre elementi molto importanti per la ripresa contemporanea del concetto di alienazione: in primo luogo l’inautenticità intesa nel senso di una vita vissuta come non fosse la propria; in secondo luogo, la conseguente eteronomia che caratterizza il rapporto con gli altri in questa condizione di inautenticità in cui l’essere- assieme diviene un brulicante ed equivoco starsi a sorvegliare reciproco;101 in terzo luogo la dimensione della quotidianità e del rapporto col mondo come luogo privilegiato di analisi. L’ambito in cui Heidegger si muove nell’elaborare il concetto di alienazione è infatti un’analitica della quotidianità, come la definisce Fischbach,102 in cui il Dasein è analizzato nel rapporto con la dimensione mondana, nel suo essere-assieme e nel suo essere-nel-mondo. Lo spostamento di prospettiva che Heidegger compie verso la dimensione soggettiva dell’alienazione non è dunque da intendersi come una cancellazione della dimensione oggettiva in favore di un’analisi rivolta ad un soggetto- monade totalmente slegato. Il soggetto dell’alienazione heideggeriana è un Dasein mondano, il quale vive il quotidiano in maniera impersonale e sradicata, supponendosi libero ma in realtà oggetto di un dominio capillare.

Spostandoci da Heidegger ad un altro esponente dell’esistenzialismo, Albert Camus, si può notare che molte delle caratteristiche fin qui evidenziate permangono. Nelle

Ivi, p. 220. 101

F. Fischbach, Sans objet. Capitalisme, subjectivité, aliénation, cit., p. 44. 102

pagine dello scrittore algerino l’alienazione coincide con l’estraneazione che caratterizza l’esistenza umana la quale è permeata dall’assurdo. Ciò che è interessante notare è che quest’ultimo: «nasce dal confronto fra il richiamo umano e il silenzio irragionevole del mondo»,103 è cioè il risultato di un mancato dialogo tra l’uomo e il mondo, di una frattura tra il soggetto e la dimensione mondana in cui si trova immerso. Anche qui, dunque, è possibile evidenziare uno spostamento verso la dimensione soggettiva dell’alienazione in quanto l’estraneazione, come in Heidegger, è propria dell’esistenza umana e si manifesta a prescindere dalle condizioni economico- lavorative. Ancora una volta, però, l’alienazione emerge dal rapporto - che in questo caso è un non-rapporto - uomo-mondo il quale risulta centrale in tutto il pensiero di Camus. In ogni opera, dalle pièce teatrali ai romanzi e saggi, i soggetti camusiani risultano essere persone concrete che vivono in carne ed ossa un mondo a cui risultano indissolubilmente legate. È la vita quotidiana ad essere estraniata, l’esistenza automatica fatta dalla levata, il tram, le quattro ore di ufficio o di officina, la colazione, il tram, le quattro ore di lavoro, la cena, il sonno e lo svolgersi del lunedì martedì mercoledì giovedì venerdì e sabato sullo stesso ritmo…104

Ampliando il quadro tracciato da Heidegger, la semantica dell’alienazione camusiana ci conduce quindi attraverso il silenzio, l’assurdo, la frattura del proprio legame col mondo e l’automaticità con cui conduciamo la nostra vita. Essa inoltre pone l’accento sull’estraneazione intesa nel suo doppio significato francese: Camus mostra infatti che essere étranger vuol dire sempre essere estranei ad una vita che non si avverte come propria, ma anche essere stranieri in un mondo muto in cui non ci si sente più a casa.