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1.2 «Come, non che cosa»: ripensare la Entfremdung

Capitolo 2 L’analisi sociologica di Hartmut Rosa

2.3 Per una società diversa: la risonanza col mondo

2.3.1 Un tentativo necessario

La ripresa del concetto di alienazione all’interno dell’analisi sociologica di Hartmut Rosa coincide con la necessità dell’autore di criticare la società contemporanea - o tardomoderna - in quanto luogo di fenomeni, logiche e dinamiche che ostacolano, deviano o addirittura rendono impossibile lo sviluppo personale e sociale. L’alienazione risponde alla seconda parte della questione etica evocata dallo stesso autore chiamando in causa una molteplicità di aspetti e significati i quali spiegano perché, di fatto, quella che abbiamo oggi non è una vita che possa dirsi buona né riuscita. All’interno di questa spiegazione la critica dei tempi sociali rappresenta un punto fondamentale; se, infatti, è forse errato affermare che l’alienazione derivi direttamente dai fenomeni di accelerazione, è invece certo che da essi viene resa possibile e incrementata.

Nell’analisi dell’alienazione contemporanea svolta attraverso il pensiero di Rosa si alternano quindi, necessariamente, risultati della ricerca teorica e di quella empirica condotte parallelamente al fine di restituirci una diagnosi della società odierna. Quest’ultima, come abbiamo visto, è caratterizzata da un processo di accelerazione che riguarda tanto la sua totalità, quanto i singoli fenomeni che la compongono e, accanto a questo, è permeata da una logica dell’escalation che rende la crescita, lo sviluppo e il continuo superamento tre comandamenti intoccabili. Due sono secondo Rosa i

principali fattori che hanno permesso e favorito la normalizzazione di tali dinamiche: il principio di competizione - intrinseco alle leggi del sistema capitalista - e quello che viene definito un motore culturale, cioè la promessa dell’eternità. La competizione, 78

fondata sull’ottimizzazione della prestazione, nell’epoca moderna ha infranto gli argini dell’economico divenendo mano a mano principio dominante di tutti gli ambiti della vita sociale e individuale. Accanto a questo, l’accelerazione, la competizione e l’escalation hanno potuto attecchire sino a divenire i principi dominanti della società, perché all’interno di essa hanno ricoperto un ruolo equivalente a quello religioso della vita eterna. In una società secolarizzata, cioè in una società in cui «in termini culturali l’enfasi maggiore è posta sulla vita prima della morte», è infatti divenuto 79

fondamentale vivere appieno questa vita in ogni suo aspetto e potenzialità. Scrive Rosa: «Gustare la vita in tutte le sue altezze e i suoi abissi è divenuta l’aspirazione principale dell’uomo moderno» e la dinamizzazione della società si è subito 80

dimostrata pronta a promettergli che poteva riuscirci.

Quanto abbiamo detto sin qui mostra ampiamente che questa promessa si è però rivelata essere un’illusione pericolosa che anziché fornire agli uomini gli strumenti per una vita desiderabile e realizzata, ha causato e causa alienazione, patologie mentali e sofferenza. Accanto a queste l’analisi di Rosa mostra che vi sono anche altre disfunzioni connesse al sistema moderno. Il sociologo evidenzia infatti l’esistenza di tre crisi - all’interno delle quali la critica dell’alienazione viene ricompresa - che paralizzano la società contemporanea: la crisi ecologica, la crisi della democrazia e la crisi psicologica del burn-out. L’ipotesi sostenuta da Rosa è che queste abbiano un’origine

H. Rosa, H. Rosa, Accelerazione e alienazione. Per una teoria critica del tempo nella tarda 78 modernità, cit., p. 26. Ibidem. 79 Ivi, p. 27. 80

comune nella crisi della stabilizzazione dinamica, cioè di quel sistema che definisce le 81

società moderne e rappresenta il loro vero cuore. Stando al sociologo, infatti, una società può dirsi moderna quando la sua riproduzione e il mantenimento della sua stabilità socio-economica, istituzionale e strutturale dipendono dalla crescita, dall’escalation, dall’innovazione e dall’accelerazione. Nella società moderna, detto 82

diversamente, vi è una sistematica esigenza di crescere a ritmi sempre più veloci se non si vuol rimanere indietro e per questo precipitare nel ranking sociale. La stabilità non è dunque qualcosa che può considerarsi raggiunta, ma è piuttosto un traguardo che si sposta sempre in avanti a ritmi frenetici. Come su un tapis roulant che non arresta mai la sua corsa ma anzi aumenta la sua velocità, si deve correre sempre di più perché fermarsi o rallentare significherebbe cadere. Ciò rappresenta un cambiamento di prospettiva fondamentale che ci aiuta a fare luce sulle dinamiche di alienazione che abbiamo esaminato. Scrive infatti il sociologo

Nell’auto-percezione culturale della tardomodernità, è stato raggiunto un punto di non ritorno oltre il quale la crescita, l’accelerazione e l’innovazione non figurano più come obiettivi motivazionali e promesse ispiratrici, ma come delle forze “cieche” e degli imperativi che devono essere rispettati per evitare il caos e il disastro. Invece che muovere in avanti, i soggetti moderni sentono di dover correre sempre più veloce solo per stare al passo; essi non corrono verso un obiettivo, ma fuggono da un abisso. La paura, e non la promessa, è la forza dinamizzante che domina il piano culturale.83

Rosa spiega questo concetto in maniera chiara e sintetica nelle primissime pagine del suo 81

testo sulla Risonanza. Leggiamo: «Ciò significa che la società moderna capitalista, per riprodurre culturalmente e strutturalmente se stessa, per mantenere il suo status quo formativo, deve sempre espandersi, crescere e innovarsi, aumentare la produzione e il consumo come pure le opzioni e le opportunità di connessione - in breve: deve sempre mantenersi in un’accelerazione dinamica». È importante notare l’accento che Rosa pone sull’obbligatorietà e sulla necessità di crescere ed espandersi le quali sono davvero ineludibili per le odierne società contemporanee. H. Rosa, Resonanz. Eine Soziologie der Weltbeziehung, Suhrkamp, Berlin 2016 (Resonance. A Sociology of Our Relationship to the world, trad. en. J. C. Wagner, Polity, Cambridge 2019, p. 1).

Si veda K. Dörre, S. Lessenich, H. Rosa, Sociology, Capitalism, Critique, cit., in particolare 82

pp. 280-305. Ivi, p. 282. 83

Il sé della tardo modernità è un soggetto che ha introiettato la logica dell’escalation e, pur vedendo tradita la promessa di una piena realizzazione, continua ad avvertire l’esigenza di correre semplicemente per sopravvivere. Ecco il cambiamento: se all’inizio della modernità dietro alla crescita e all’accelerazione vi era una promessa di miglioramento, oggi è evidente che si trattava di una menzogna. Per questo motivo 84

Rosa può affermare che nella società odierna non si corre verso qualcosa, ma piuttosto si scappa da un abisso fatto di esclusione sociale, declassamento, povertà e tutto ciò che nel sentire comune percepiamo possa accadere se rallentassimo o addirittura ci fermassimo.

La società contemporanea ha bisogno di crescere e di farlo sempre più velocemente semplicemente per poter mantenere il suo status quo. Questa esigenza si scontra però con alcuni limiti invalicabili dando vita ai fenomeni di alienazione che abbiamo visto e alle crisi prima elencate le quali sono ormai quotidianamente davanti ai nostri occhi. Esse possono essere considerate delle crisi di desincronizzazione in quanto ciò che avviene in questi ambiti è una desincronizzazione, cioè un’impossibile armonizzazione tra i ritmi sempre più accelerati della società capitalista e la strutturale incapacità della natura, della democrazia, dei nostri corpi e delle nostre menti di stare al passo con essa. Le forme di alienazione esaminate nei precedenti paragrafi hanno messo bene in mostra le difficoltà dei singoli individui nel sostenere ritmi sempre più serrati e schiaccianti che da un lato riducono l’esistenza ad una lunga lista di cose da fare il più velocemente possibile, mentre dall’altro la destabilizzano, svuotano e frammentano. Il burn-out, i casi sempre più frequenti di depressione, lo stress e l’esaurimento diffusi

Rosa sostiene che l’escalation, la corsa alla crescita e la competizione, le quali 84

rappresentano degli imperativi irrinunciabili per qualsiasi società capitalista contemporanea, da un lato mostrano quanto il sistema capitalista odierno sia perverso, dall’altro rendono evidente l’avvenuto tradimento della promessa che la modernità portava con sé. Egli scrive a tal proposito: «Se oggi - come ho cercato di mostrare - accade il contrario, se la condotta umana di vita è sempre più determinata dalla competizione nella sfera economica, se le possibilità di condurre una vita autodeterminata e di un’organizzazione politica della società cadono allo stesso modo preda degli imperativi senza limiti legati al mantenimento ed alla crescita della competitività individuale e collettiva, allora tutto questo è espressione non solo della perversione della dominante idea culturale capitalista, ma anche di un tradimento costitutivo del progetto e della promessa fondamentale della modernità» (Ivi, p. 75).

sono una prova tangibile della tossicità di questo continuo premere sull’acceleratore che si rivela distruttivo in ogni ambito.85

Questo gap incolmabile tra un imperativo di escalation e i limiti strutturali della natura, dell’umano e della politica è il luogo da cui bisogna oggi partire secondo Rosa per comprendere le nuove forme di destabilizzazione sociale e le nuove forme di alienazione. Egli ci mostra quindi che anche in sociologia il ritorno ad una teoria critica della società e ai suoi concetti ausiliari - come l’alienazione - è oggi necessario e, mi sembra di poter aggiungere, urgente dinanzi ad un contesto sociale, economico, politico e ambientale come quello in cui ci troviamo. I processi che abbiamo descritto mettono infatti bene in evidenza quanto le dinamiche e i fenomeni che attraversano la modernità siano complessi e nocivi, non solo potenzialmente. Per questo motivo occorre che la ricerca sociologica si faccia critica così da riuscire a descrivere ciò che la circonda e, allo stesso tempo, si dimostri capace di giudicare ciò che non va.

Come abbiamo visto fin qui, il pensiero di Rosa svolge entrambe queste funzioni dimostrandosi analiticamente ricco e criticamente valido. Oltre a descrivere e a giudicare, vi è però anche un terzo compito a cui la ricerca del sociologo si dedica e cioè quello di tentare di rispondere alla prima parte della domanda etica. «Che cos’è una vita buona, e perché di fatto non l’abbiamo» è la questione dalla quale siamo partiti per spiegare e giustificare la ripresa da parte di Rosa del concetto di alienazione. Finora abbiamo visto in che modo l’autore risponda alla seconda parte della domanda: riassumendo, egli descrive la società attraverso le categorie di accelerazione e stabilizzazione dinamica, la critica tramite il concetto di alienazione e ne denuncia gli aspetti tossici. Tuttavia il suo compito non si limita a questo. Rosa dedica infatti una parte del suo lavoro - quella più recente e ancora in corso d’opera - allo studio di un tipo di società diversa da quella che abbiamo sin qui descritto e tenta di delineare un modello di vita che differisca dall’alienazione, dalla competizione e dalla logica dell’escalation. Il sociologo prova cioè a dire cosa significhi e in cosa consista una vita buona, e elabora a tal proposito la categoria di risonanza sulla quale ci soffermeremo, seppur brevemente, nelle prossime pagine.

Senza aprire una discussione che richiederebbe da sola molteplici lavori di ricerca, vorrei 85

solamente richiamare come ulteriore esempio di questa tossicità alla portata di tutti la crisi climatica dovuta ad un inquinamento e ad uno sfruttamento delle risorse a dir poco spregiudicati i quali hanno totalmente stravolto l’ecosistema per permettere una crescita economica - ormai dovrebbe risultare chiaro a tutti - insostenibile.

Prima di vedere di cosa la risonanza si tratti e quali concetti chiami in causa, mi sembra importante comprendere le motivazioni che stanno dietro questo tentativo. In primo luogo va sottolineata ancora una volta la rilevanza della domanda etica considerata dal sociologo tedesco la questione più importante che ci sia per gli esseri umani. Egli intende mantenere fede alla sua promessa di occuparsi della questione della vita buona rimettendola al centro dell’indagine della teoria critica, per questo motivo non può solamente limitarsi all’analisi del negativo senza tentare di restituire alcun riferimento positivo. Per lui ciò significherebbe, infatti, contribuire al processo di privatizzazione della questione etica, dare in qualche modo conferma all’idea generalizzata per cui «Ognuno deve decidere per se stesso cosa sia una vita buona». 86

Al contrario, il sociologo è invece convinto del fatto che si possa dire qualcosa di sostanziale e sistematico sulla vita riuscita senza per questo cadere in mere 87

speculazioni o negare il pluralismo etico. È a tal fine che egli elabora il suo lavoro sul concetto di risonanza il quale intende essere a tutti gli effetti una sociologia della vita buona.

In secondo luogo il tentativo di individuare un riferimento positivo proviene, a mio avviso, dalla tragicità del negativo di fronte a cui, come abbiamo visto, ci troviamo. Il 88

quadro che emerge dalla critica della società presentata da Rosa descrive infatti una situazione drammatica sotto più punti di vista. Senza cadere in allarmismi né complottismi, il sociologo mostra che la modernità così come la conosciamo non è già più sostenibile dal punto di vista ambientale, democratico e umano. Di fronte a tale scenario, immaginare un altro modo di vivere e provare a delineare un cambiamento diviene non solo possibile ma anche necessario. Per questo motivo, attraverso il concetto di risonanza, Rosa vuole davvero tentare di mostrare un’alternativa. Dinanzi ad un mondo che corre verso la sua stessa distruzione, egli non si accontenta di fermarsi sul piano della critica ma tenta di far sì che il suo pensiero diventi propositivo.

H. Rosa, Resonance. A Sociology of Our Relationship to the world, cit., p. 4. 86

Ivi, p. 5. 87

Questa affermazione mi sembra confermata dal fatto che il testo sulla Risonanza muove da 88

quanto abbiamo detto nelle pagine precedenti, cioè dalla descrizione delle crisi della società contemporanea, dalla tesi della stabilizzazione dinamica, dalla necessità di denunciare nella tardomodernità un circolo vizioso di escalation che permea ogni dimensione vitale.

Questa seconda motivazione evidenzia un altro aspetto rilevante: per Rosa un altro modo di vivere le relazioni con noi stessi, con la società e col mondo è possibile. Il tentativo di delineare un riferimento positivo che dica in cosa una vita buona consista si fonda infatti sulla convinzione che le cose possano cambiare nonostante il processo da avviare sia lungo e complesso. Secondo Rosa esiste uno spazio di possibilità per cui la competizione, l’escalation e l’alienazione, che descrivono un certo modo di stare al mondo, vengano superate e sostituite da modalità differenti, cioè, da relazioni di risonanza. Ciò viene più volte reso esplicito dallo stesso autore il quale, sin dall’inizio del suo lavoro, sottolinea

Superare potenzialmente questa moderna modalità della stabilizzazione dinamica in modo che la crescita, l'escalation e l'accelerazione non funzionino più come dei requisiti strutturali di riproduzione, richiederà non solo delle specifiche riforme economiche o politiche, ma anche una trasformazione del nostro rapporto con il mondo. […] Ciò significa che un altro modo di stare al mondo è possibile, ma solo come risultato di una rivoluzione simultanea e concentrata della cultura, della politica e dell’economia. Lo scopo di questo libro è quello di capire quali possano essere la forma e il contenuto di questo rapporto nuovo con il mondo e di esplorare potenziali percorsi per la realizzazione di tale trasformazione.89

Questa possibilità viene lungamente indagata attraverso il confronto con innumerevoli autori e discipline e diviene un libro denso di riferimenti e di contenuti che tracciano la categoria di risonanza. Mi sembra importante dedicare le pagine conclusive di questo capitolo al concetto di risonanza per un duplice motivo: da un lato esso rappresenta un ulteriore passo all’interno del pensiero del sociologo utile a coglierne la ricchezza e la molteplicità di spunti; dall’altro lato - ed è questo l’elemento più interessante ai fini del percorso che stiamo svolgendo - esso ci permette di completare il nostro quadro della ripresa del concetto di alienazione in Rosa e di intravedere, seppur brevemente, una semantica di disalienazione.

Ivi, p. 28. 89