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1.2 L’alienazione in Mar

1.2.1 Continuità e discontinuità

Richiamando quanto abbiamo detto per Hegel, anche in Marx l’alienazione non è un concetto univoco. Come vedremo, essa riguarda infatti una molteplicità di aspetti della società e dell’esistenza umana tra loro collegati. Questa molteplicità, però, è differente da quella che abbiamo finora rilevato. L’alienazione è in Marx un fenomeno economico- politico ed è all’interno di questo ambito che la sua analisi si muove. Compiendo un restringimento di campo rispetto a Hegel, l’alienazione è qui il risultato di determinate condizioni storiche e socio-economiche che sono quelle dell’economia di mercato capitalista. Da questa prima affermazione possiamo subito notare una connotazione fondamentale: l’alienazione di cui parla Marx non è una condizione propria della natura umana, un elemento immutabile, ma è, appunto, il risultato di determinate condizioni materiali che, proprio in quanto tali, possono e devono essere cambiate. È in questa direzione che si muove il pensiero marxiano il quale vuole dunque essere allo stesso tempo analitico e rivoluzionario, descrittivo e militante.

Già da questa breve premessa si comprende che in Marx l’alienazione assume un nuovo senso e una nuova portata, diviene cioè un concetto critico in quanto attraverso di esso non si vuole solo descrivere e comprendere la realtà, ma si intende anche

Così la definisce Marcello Musto nel suo contributo La critica dell’alienazione come strumento 57

di lotta anticapitalista. L’autore riprende brevemente alcune tappe dell’evoluzione del concetto

da Marx in poi mettendo bene in luce la diversità e la vastità di aspetti ai quali esso è stato applicato. Secondo Musto, però: «La popolarità del termine e la sua applicazione indiscriminata diedero origine ad una profonda ambiguità teorica. Così, nel giro di pochi anni, l’alienazione divenne una formula vuota che inglobava tutte le manifestazioni dell’infelicità umana […]» (M. Musto, La critica dell’alienazione come strumento di lotta anticapitalista in P. Garofalo, M. Quante (a cura di), Lo spettro è tornato. Attualità della filosofia di Marx, Mimesis, Milano 2017, pp. 23-35, p. 29). Rispondendo in un certo senso a quanto afferma Musto, questo paragrafo su Marx ed in generale questo primo capitolo hanno proprio l’intento di riempire nuovamente il concetto di alienazione di quelle categorie e di quella precisa capacità analitica che gli erano proprie.

trasformarla praticamente passando per l’azione politica. Ciò che emerge dall’analisi marxiana è infatti un giudizio sulla società di quei tempi e sui suoi effetti futuri, un giudizio fortemente negativo che porta con sé il bisogno irrimandabile di cambiare le cose e il tentativo di agire in tal direzione. Come afferma lucidamente Yvon Quiniou: «Marx, dunque, non è solamente un sapiente che vuole comprendere; egli prende parte, condanna, approva - in breve, egli giudica, intrattiene col reale un rapporto di valore che allontana la sua impresa dal mero registro della positività scientifica». 58

Questa chiara presa di posizione è possibile poiché in Marx l’alienazione perde quella accezione positiva che abbiamo rilevato in Hegel ed emerge come fenomeno prettamente negativo della società capitalista; l’alienazione è un fatto intollerabile che va compreso, combattuto e abolito. Dinanzi alle condizioni dell’operaio salariato non vi è infatti alcun posto per una concezione dialettica in cui, come accade per lo Spirito hegeliano, l’alienazione può assumere valenza positiva e rivelarsi addirittura necessaria in quanto movimento che rende possibile la piena realizzazione del Sé. Spostando il punto di vista dal Geist al lavoratore nella società capitalista, l’alienazione diviene in un certo senso incarnata, assume un corpo che è quello degli uomini e delle donne 59

sfruttati e ridotti a degli spettri di se stessi. Essa pertanto non può mai essere il negativo dialettico in cui occorre soggiornare per giungere alla riconciliazione, ma diviene il 60

negativo reale subìto nell’esistenza concreta il quale va denunciato e combattuto come tale altrimenti mai si risolverà spontaneamente in una Aufhebung.

Y. Quiniou, Pour une actualisation du concept d’aliénation, cit., p. 86. 58

Marx stesso, come vedremo nel prossimo paragrafo, ritorna più volte sul tema del corpo degli 59

operai rendendo quindi ancor più evidente che l’alienazione di cui parla è reale, una condizione vissuta e concretamente tangibile sulla pelle delle persone. Su questa dimensione corporale dell’alienazione è interessante il punto di vista di Massimiliano Tomba nel contributo «Come se

avesse l’amore in corpo» Corpi alienati e limiti della democrazia. Egli sottolinea che in Marx

l’alienazione della forza-lavoro è sempre alienazione del corpo fisico, dell’insieme delle forze fisiche ed intellettuali che animano il corpo del lavoratore. Lo sfruttamento da parte del capitalista ha luogo finché c’è un muscolo, un tendine, una goccia di sangue da sfruttare, cioè, finché regge la persona in carne ed ossa la quale è il vero soggetto dell’alienazione (M. Tomba,

«Come se avesse l’amore in corpo» Corpi alienati e limiti della democrazia, “La società degli

individui”, pp. 56-59).

Il richiamo qui è alla citazione riportata in precedenza in cui Hegel afferma: «Lo Spirito è 60

invece questa potenza solo quando guarda in faccia il negativo e soggiorna presso di esso» (G. W. F. Hegel, Fenomenologia dello Spirito, Prefazione, cit., p 87).

In questo senso, il concetto marxiano di alienazione corrisponde unicamente a quella Entäußerung-Entfremdung che causa estraneazione e scissione, perdita e dominio, i quali caratterizzano, secondo l’analisi marxiana, le relazioni sociali e l’esistenza umana nella società capitalista. Questo cambiamento rispetto a Hegel può essere avvertito anche dal punto di vista dei termini utilizzati. Mentre nel lessico hegeliano Entäußerung, Entfremdung e Veräußerung si presentano come nozioni differenti, non sovrapponibili e per certi aspetti addirittura contrapposte tra loro (pensiamo ad esempio ai significati positivi che Entäußerung assume nel movimento dialettico e, al contrario, alla condizione di travaglio e scissione che la nozione di Entfremdung porta con sé), nei suoi testi Marx usa Entäußerung ed Entfremdung in maniera indistinta, come sinonimi di una condizione prettamente negativa propria del sistema capitalista. In Marx, cioè, il termine alienazione (Entäußerung-Entfremdung) viene usato in maniera tecnica per descrivere una situazione specifica. Da questa sovrapposizione di Entäußerung ed Entfremdung in un unico concetto deriva la categoria di alienazione (che viene infatti tradotta generalmente con un unico termine) così come è stata ripresa dopo Marx e come la si intende ancora oggi nel senso comune.61

Da Hegel a Marx si assiste dunque ad un vero e proprio processo attraverso cui il concetto di alienazione viene radicato nell’analisi delle condizioni socio-economiche, viene spogliato di ogni sua possibile valenza positiva e assume quel valore critico e rivoluzionario che in Hegel non poteva ancora avere. Questo processo culmina in Marx ma viene avviato da molti altri prima di lui tra i quali, in modo particolare, Feuerbach e Hess rappresentano due riferimenti imprescindibili. Attraverso la critica della religione operata da Feuerbach, infatti, l’alienazione perde la sua dimensione di Entäußerung, 62

di oggettivazione che permette la piena realizzazione del sé, e diviene sinonimo di una frattura distruttrice che toglie all’uomo la sua essenza e lo pone in una condizione di sottomissione. Secondo Feuerbach infatti

Nella religione l’uomo opera una frattura (corsivo mio) nel proprio essere, scinde sé da se stesso ponendo di fronte a sé Dio come un essere antitetico. Nulla è Dio di ciò che è l’uomo, nulla è l’uomo di ciò che è Dio. […] Dio e l’uomo sono due estremi: Dio il polo

A tal proposito, M. D’Abbiero, op. cit., pp. 25-26. 61

Il riferimento principale è qui L. Feuerbach, Das Wesen des Christentums, Otto Wigand, 62

positivo, assomma in sé tutto ciò che è reale, l’uomo il polo negativo, tutto ciò che è nullo.63

La frattura qui indicata da Feuerbach è la Entzweiung che abbiamo già intravisto in Hegel, il cui potenziale, realmente distruttivo, ostacola ogni movimento di autorealizzazione, causa scissione, estraneazione e perdita del proprio sé. A ciò va aggiunto che, secondo Feuerbach, la figura di uomo che emerge da questa condizione di reificazione e dominio è quella di un individuo necessariamente egoista, incapace di radicarsi nella vita collettiva perché immerso nella scissione. L’alienazione religiosa non è perciò una condizione che rimane confinata nella sfera privata dell’esistenza ma si ripercuote sulla dimensione sociale ostacolandola.

Questi due elementi, la critica all’alienazione religiosa e la sua applicazione all’ambito sociale, rappresentano un importante passo in quel processo di cambiamento che fa da ponte tra la formulazione hegeliana dell’alienazione e quella marxiana. Con 64

Moses Hess questo processo compie un ulteriore passo in avanti in quanto attraverso 65

di lui la critica dell’alienazione si sposta dall’ambito religioso a quello economico e sociale. La sua analisi, come quella marxiana, si incentra infatti sul regime capitalista fondato sulla proprietà privata e sul profitto, in cui nei confronti del denaro si instaura un rapporto molto simile a quello che Feuerbach individua rispetto a Dio: gli uomini adorano nei soldi la loro essenza alienata da cui, di fatto, sono dominati.

Con Feuerbach e Hess, seppur molto brevemente, riusciamo quindi a cogliere il percorso che conduce dall’alienazione hegeliana a quella marxiana. Muovendo da un concetto plurale e impossibile da definire in maniera univoca si arriva ad una vera e propria teoria dell’alienazione che indaga le condizioni dei lavoratori e i rapporti sociali per tentare di giungere ad una risoluzione. Quest’ultima non può più essere il concetto

Ivi, p. 55. 63

Sull’evoluzione del concetto di alienazione da Hegel a Marx si veda il testo già citato L. 64

Parinetto, Teorie dell’alienazione. Hegel, Feuerbach, Marx e gli articoli A. Cornu, L’idée

d’aliénation chez Hegel, Feuerbach et Karl Marx; F. Fischbach, Trasformations du concept d’aliénation. Hegel, Feuerbach, Marx.

Per ricostruire il suo rapporto con Marx e l’influenza che Hess ha avuto sul concetto marxiano 65

di alienazione si veda G. M. Bravo, L’essenza del denaro. Da Moses Hess a Karl Marx (1843

-1845), “Trasformazione: rivista di storia delle idee”, n.1, 2015, pp. 73-83, <http://

www.intrasformazione.com/index.php/intrasformazione/issue/view/7> (ultimo accesso 09/01/2021).

di amore hegeliano né la riconciliazione del Geist finalmente autocosciente; la “Versöhnung” marxiana è al contrario una rottura violenta dei rapporti esistenti, la liberazione del proletariato dalle proprie catene, la fine del capitalismo e, con esso, 66

dell’alienazione. Tutto ciò per Marx non va rintracciato in un passato idealizzato di cui avere nostalgia ma va piuttosto costruito attraverso la rivoluzione comunista.