MILLENOVECENTOTTANTAQUATTRO, FINALMENTE LA PRIMA INTESA
7. Un avvenimento storico
“Comunico l’esito della votazione: sono presenti 330, vo- tanti 320, astenuti 10, voti favorevoli 302, voti contrari 18. La
Camera approva”. Così alle ore 20,00 di martedì 10 luglio, il Vicepresidente della Camera dei Deputati, Giuseppe Azzaro, conclude la discussione sul d.d.l. n. 1356 (Norme per la regolamentazione dei rapporti tra lo Stato e le Chiese rappresen- tate dalla Tavola valdese) .(38)L’Intesa è finalmente approvata. Il d.d.l., presentato dal Presidente del Consiglio alla Ca- mera, in data 1° marzo, era stato esaminato dalla Commissio- ne Affari Costituzionali nelle sedute del 31 maggio e del 6 giugno. In tale circostanza pareri favorevoli erano stati espressi dall’on. Silvano Labriola del PSI e presidente della Commissio- ne stessa e dall’on. Carlo Fusaro del PRI . Parere favorevole anche del DC on. Fiorentino Sullo, sia pure con qualche per- plessità sull’art. 4 che si riferisce alla tutela penale. Il MSI aveva invece sollevato una questione giuridica, ritenendo che lo Stato potesse modificare la legge relativa all’Intesa. Comun- que secondo il relatore DC on. Giovanni Galloni “ Il Parla- mento può dunque approvare o respingere, ma non può vara- re una legge in contrasto con le Intese”.(39) Con l’astensione missina, il d.d.l. viene dunque approvato dalla Commissione ed esaminato dalla Camera dei deputati nei giorni 9 e 10 luglio. Alla fine risultano favorevoli DC, PCI, PSI, PRI, PSDI, PLI, PDUP, DP, astenuti i missini, assenti i radicali che giusti- ficano così la loro assenza, per bocca dell’on. Mellini : “...nel caso in esame si è voluta sancire la simultaneità dell’accordo con la Tavola valdese e della restaurazione del Concordato fascista voluta dal Presidente Craxi. A fronte delle varie forme di discriminazione attuate dallo Stato nei confronti di culti minori, si è poi registrato un atteggiamento della Tavola valdese che è sfociato in una intesa che non è nient’altro che una deteriore realizzazione del principio concordatario . L’Intesa presenta, per altro, un carattere di unicità rispetto alle intese con gli altri culti, e si caratterizza come una sorta di alibi rispetto al Concordato firmato con la Chiesa cattolica. L’Inte- sa con la Tavola valdese ha in sé, quindi, un profondo caratte- re di ambiguità, reso più rigido dal principio che si è dovuto affermare, della inemendabilità del disegno di legge che la recepisce. Per questi motivi il gruppo radicale non voterà il
disegno di legge che è, lo ribadisco, una succedanea afferma- zione del principio neo-concordatario sul quale la mia parte politica è profondamente critica”.(40) La Luce del 20 luglio riporta parte del dibattito parlamentare, compreso l’interven- to del valdese on. Valdo Spini, che si esprime in modo inequivocabile sulle perplessità espresse da taluni deputati.
“Con l’approvazione da parte delle Camere del d.d.l. in esame si darà per la prima volta attuazione dell’art.8 della Costituzione e si abroga, per la parte relativa alle Chiese valdesi e metodiste, la legislazione fascista sui culti ammessi del 1930.[...] Il fatto poi che la Camera deliberi su questa materia mentre è ancora in itinere la procedura relativa al Concordato con la Chiesa cattolica, dimostra che non vi è alcuna subordinazione della prima materia rispetto alla seconda. [...] Non concordo con quanto asserito dal relatore Galloni: se infatti si istituisse l’insegnamento obbligatorio di storia delle religioni ciò potrebbe incidere sul principio garantito dell’art. 9, per quanto riguarda gli studenti di religione valdese e metodista. Ricordo che il Parlamento si trova di fronte ad un disegno di legge di approvazione di un’intesa: si tratta di una procedura corretta, rispettosa delle competenze di quest’ulti- mo, che differisce dal Concordato. Il Concordato è un trattato internazionale, a differenza delle intese con le altre confessio- ni religiose. In definitiva il provvedimento in esame rappre- senta un atto di giustizia nei confronti delle chiese valdesi e metodiste; ed auspico che, dopo la Camera, anche il Senato sia altrettanto celere, affinché il disegno di legge divenga leg- ge quanto prima”.(41)
Successivamente in data 12 agosto viene approvato dal Senato, a maggioranza, il d.d.l. n. 846 Norme per la regolamentazione dei rapporti tra lo Stato e le Chiese rappresen- tate dalla Tavola Valdese, con parere favorevole dei Senatori Franza (PSDI), Gozzini e Enriquez Angnoletti (Sin. Ind.), Chiarante (PCI), Ferrara Salute (PRI), Mancino (DC), Scevarelli (PSI), Palumbo (PLI). Al termine della votazione il Presidente del Senato, Cossiga, pronuncia il seguente discorso: “Signori Senatori, il voto che il Senato della Repubblica ha ora espres-
so, con tanta larghezza di suffragi, ritengo sia uno di quegli avvenimenti per cui sia dato al Presidente del Senato di rivol- gere la parola all’Assemblea. Con esso si conclude infatti l’iter di approvazione della legge che regola i rapporti tra lo Stato e le Chiese valdese e metodista, sulla base degli accordi stipula- ti il 21 febbraio 1984 tra il Governo della Repubblica e la Tavola che queste due Chiese rappresenta.
E’ questo un avvenimento storico per la vita costituziona- le del nostro paese e insieme per le Chiese valdese e metodista d’Italia. E’ la prima volta infatti che si trovano applicate le disposizioni dell’articolo 8 della Costituzione, volte a garanti- re la libertà delle confessioni religiose, concepita non solo come diritto dei cittadini a professare liberamente un credo religioso, ma come diritto delle confessioni di organizzarsi autonomamente sul piano istituzionale , secondo i loro statu- ti. Garanzia che si realizza con il nuovo e moderno strumento delle intese, che così spazza via il vecchio e logoro arma- mentario proprio del concetto semigiurisdizionalista ed in- sieme semiconfessionale dei culti “ammessi”, che ha per tanto tempo aduggiato e compromesso il libero sviluppo delle con- fessioni acattoliche.
E’ un avvenimento storico, soprattutto perché esso, con- sacrando con formale solennità la piena positiva libertà reli- giosa dei cittadini italiani valdesi e metodisti, segna, sul piano istituzionale e politico, quasi un atto di riparazione nei con- fronti di una Chiesa, la più antica chiesa riformata d’Europa, che nel corso della sua storia ha conosciuto lunghi ed oscuri periodi di persecuzioni dolorose ed ingiuste ad opera di Go- verni arcigni ed intolleranti, prima di ottenere - e a ciò si giunse solo molto tardi, nel 1848, con l’atto di emancipazione posto in essere da re Carlo Alberto sull’onda del moto gene- rale delle riforme che investì il Piemonte in quegli anni per opera di uomini quali d’Azeglio, Cavour, Gioberti, Cesare Balbo, che la questione valdese bene intesero come questione di libertà e questione nazionale - il riconoscimento delle piene libertà civili e politiche, anche se non con la pienezza della libertà di coscienza e di culto. Ci rallegriamo tutti di questo
avvenimento, mentre auspichiamo che l’illuminato disegno di libertà delineato dall’articolo 8 della Costituzione trovi inte- grale completamento con il riconoscimento a tutte le altre comunità e confessioni religiose degli stessi diritti che oggi vengono riconosciuti alla Tavola che rappresenta le Chiese valdese e metodista. Ce ne rallegriamo tutti, credenti e non credenti, convinti come siamo che gli uomini del nostro tem- po diventino ogni giorno di più consapevoli dell’esigenza di riaffermare i valori nei quali più immediatamente si esprime la dignità della condizione umana.
Fondamentale tra questi, come quella che attiene all’esplicazione delle più alte idealità dello spirito, è la libertà religiosa. Perciò, come giustamente ammoniva Francesco Ruffini, di fronte ai valori religiosi lo Stato moderno non può conoscere tolleranza, ma solamente libertà: poiché quella suona concessione graziosa dello Stato al cittadino, questa invece di- ritto del cittadino verso lo Stato.
Ora la religione è appunto un campo in cui lo Stato nulla può dare, ed il cittadino invece tutto pretendere. Sicché può ben dirsi che da oggi tutti, credenti e non credenti, cristiani cattolici e cristiani riformati e protestanti, siamo tutti più liberi.
Mi permettano i signori Senatori un ricordo personale: tra gli atti della mia vita politica ed amministrativa che ricor- do con maggiore orgoglio vi è lo scambio di lettere nel 1976 tra il Moderatore della Tavola valdese e l’allora Ministro degli interni, da cui presero avvio quelle trattative che oggi trovano consacrazione nell’approvazione di questi accordi. Con que- sto spirito rivolgo un cordiale saluto ai rappresentanti delle Chiese valdese e metodista ed al Moderatore della Tavola valdese, qui presente, da libero cittadino a liberi cittadini, con l’augurio che la loro attività produca per la società civile frutti di libertà, di civile progresso, di concordia e di pace.”(vivi e generali applausi). (42)
Immediata è la risposta della Tavola valdese che per boc- ca del Moderatore Bouchard esprime la propria soddisfazione “per la conclusione di questo voto al Senato, e anche per il
livello molto elevato del dibattito”, osservando che “anziché soffermarsi sulla riparazione dei danni da noi sofferti in pas- sato il dibattito al Senato ha puntato molto nettamente sulla forma più che sui contenuti di quel contributo che noi pos- siamo dare, come confessione religiosa, nel contesto demo- cratico della vita del paese” e che “il dibattito ha riconosciuto la correttezza delle procedure di un’Intesa che è un accordo di separazione e non un concordato, cioè una separazione fra Chiesa e Stato in cui Chiesa e Stato non si ignorano, ma distinguono con grande accuratezza i reciproci campi d’azio- ne ed i reciproci diritti”. Il Senato, ha osservato ancora il Moderatore, “ha riconosciuto che la legge non è emendabile se non mediante una nuova trattativa ed una nuova intesa, perché la formulazione pattizia è tale da escludere interferen- ze di una parte sull’altra”. Ed ha concluso: “Mi ha fatto anche molto piacere che in aula sia stato ricordato quanto afferma- vo a nome della Tavola valdese il 21 febbraio, al momento della firma, e cioè che questa Intesa non è la prima. Altre comunità religiose, altre chiese evangeliche attendono: mi sem- bra di aver colto nel Senato una grande disponibilità a realiz- zarle. Se storicamente siamo i primi, non vorremmo essere noi privilegiati nell’uso di un diritto di libertà che è garantito a tutti”. (43)
Anche il pastore Sergio Aquilante, Presidente dell’OPCEMI (44), rilascia all’agenzia Nev la seguente dichiarazione: “Al di là dei riflessi immediati e positivi che l’approvazione dell’Inte- sa ha per noi metodisti e valdesi, ritengo che essa sia impor- tante per tutti: ora possiamo essere presenti liberamente come uno degli elementi costitutivi della nostra società, a fianco degli altri e su una base di parità. Potremo per esempio mo- strare concretamente nei fatti che cosa intendiamo per assi- stenza spirituale ai militari, o negli ospedali e nelle carceri, secondo il nostro modo proprio di essere , di agire, di testi- moniare l’Evangelo. Lo stesso vale per la celebrazione del matrimonio e per la scuola. Ci saranno molte occasioni per scoprire, e forse apprezzare, questa nostra diversità che si pone come contributo per la costruzione di una società più
aperta, più pluralista e, in questo senso, più democratica.” Sottolinea inoltre “l’importanza di quella singolare disposizio- ne contenuta nell’art. 20 dell’Intesa, che prevede che dopo dieci anni le parti sottoporranno a nuovo esame il contenuto della presente Intesa. Abbiamo chiesto questa possibilità di revisione perché, a nostro avviso, in democrazia, non ci sono sintesi definitive, ogni decisione è permanentemente reversi- bile. Questa disposizione è perciò per noi un modo di tradurre nella vita della società la nostra convinzione di fede per la quale la chiesa deve rispondere costantemente all’esigenza evangelica della nuova nascita, che comporta un rinnovamen- to profondo delle sue strutture e della sua stessa vita”. (45) L’11 agosto l’Intesa diventa legge, la n. 449.