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Presto l’Intesa battista?

Nel documento I protestanti e la religione a scuola. (pagine 93-97)

MILLENOVECENTOTTANTASEI, L’ANNO DELL’INTESA FALCUCCI-POLETT

3. Presto l’Intesa battista?

Frattanto sembra che stia per decollare l’iter per la stipu- la dell’Intesa battista, come si può rilevare da un’intervista al presidente Spanu .(21)

Alla fine di agosto si tiene l’annuale Sinodo valdese che ribadisce la posizione delle chiese che in esso sono rappresen- tate (22), invitando comunità e credenti valdesi e metodisti ad evitare che ogni intervento richiesto fuori dal normale orario scolastico “si attui con modalità tali da costituire, nel concre- to, un avvallo all’insegnamento della religione cattolica”. Poco prima di questo era stato pubblicato un documento del Segretariato Attività Ecumeniche (SAE) (23), che auspica il superamento dell’attuale situazione di confessionalità, per ar- rivare ad un “insegnamento curricolare e aconfessionale sul fatto religioso” pur garantendo, in orario extrascolastico e con

oneri a carico delle rispettive comunità, la possibilità di un intervento confessionale specifico. Frattanto viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il testo del decreto firmato dal Presi- dente Cossiga sull’IRC nella Scuola materna, secondo il quale gli insegnanti devono far conoscere agli alunni delle scuole materne “gli aspetti universali della religiosità e insieme quel- li specifici dei valori cattolici, che fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano”. (24) Subito si ha una risposta e su La Luce appare un articolo, a firma Franco Calvetti, dal titolo Separati fin dai tre anni, nel quale egli esamina appro- fonditamente il testo e lo contesta punto per punto. “Esami- niamo, anche se rapidamente, il testo che rappresenterà il punto di riferimento programmatico per gli insegnanti prepo- sti all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole ma- terne pubbliche.

1° paragrafo - Non si parla di insegnamento della religio- ne cattolica ma di attività educative in ordine all’insegnamen- to della religione cattolica. Viene sottolineato che tali attività sono collocate nel quadro della Scuola materna: come a dire che la Scuola materna ha per finalità (fra le altre) quella di far apprendere ai bambini dai 3 ai 6 anni a diventare cattolici? Dove è la nostra Costituzione? E’ il nostro uno Stato laico? Viene poi ripresa dal Concordato l’affermazione secondo cui i valori cattolici fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano: le minoranze religiose ascrivono anche loro valori cattolici nel loro patrimonio storico ma con la connotazione delle persecuzioni e discriminazioni! Si parla di messaggio evangelico dell’amore, della fratellanza, della pace: strano modo di far passare questo messaggio, visto che i bambini speri- menteranno sulla loro pelle la divisione fra di loro, il tratta- mento ineguale fra un gruppo e l’altro (ricordiamoci che an- che il bambino cattolico vivrà momenti di discriminazione).

2° paragrafo- Si fa riferimento all’esperienza religiosa del bambino invitando l’insegnante a fargli cogliere i segni della vita cristiana intorno a lui: ci sarà un gran cercare, visto il generale disinteresse della famiglia italiana che delega allo Stato questo argomento!

3° paragrafo - Vengono indicati i contenuti di queste attività educative: Dio e la natura; i significati cristiani; Dio Padre e Provvidenza; episodi e personaggi della Bibbia (vole- vano dire Antico Testamento); la vita di Gesù e della Madon- na; le festività religiose; la vita dei Santi; poesia e arte di ispirazione cristiana. Come si vede c’è un corso di mini-teolo- gia molto impegnativo: era necessario per poter riempire oltre duecento ore di insegnamento religioso nei 3 anni!

4° paragrafo - Vengono dati alcuni consigli di ordine metodologico (spontaneità espressiva, dialogo, esercitazioni ad usare le parole offerte dalla tradizione cattolica). L’invito a prediligere i bambini portatori di handicap suona ovvio e nello stesso tempo curioso se pensiamo che è rivolto a chi dovrebbe essere, per fede, permeato d’amore per i più deboli.

5° paragrafo- Un breve accenno alle tecniche e agli stru- menti viene offerto (racconti, musica, canto, uso dell’audiovi- sivo, gioco drammatizzazione, attività grafico- pittorica). Sono suggerimenti messi lì pensando che chi insegnerà la religione cattolica non sarà in molti casi l’insegnante titolare della se- zione: gli insegnanti di scuola materna usano correttamente queste strategie educative; non ne conoscono altre.

6° paragrafo- Contiene un fugace invito a riflettere che le attività educative di religione cattolica devono concorrere a far maturare nel bambino il rispetto per le diverse posizioni (non è detto per le religioni diverse!) perché si abitui ad una vera convivenza umana. Si sono dimenticati che questi obiet- tivi laici sono già perseguiti nella scuola di Stato con il sup- porto della nostra Costituzione repubblicana”.(25) Il clima si fa infuocato e nel numero successivo del settimanale si de- nuncia la circolare inviata dal Provveditore agli studi di Pado- va, ai direttori didattici della provincia, circolare sollecitata dal Vescovo, al fine di incoraggiare gli insegnanti ad optare per l’insegnamento della religione. Così scrive: “Poiché è auspicabile che l’insegnamento della religione sia impartito dallo stesso maestro della classe (e ciò per ovvi motivi di organizzazione e di omogeneità didattica) prego altresì la S.V. di volere, in occasione della prima riunione del Collegio, tene-

re valida (ed eventualmente incoraggiare) ogni ulteriore ade- sione che dovesse maturare da parte di coloro che, pur dichia- ratisi in un primo momento non disponibili ad impartire la religione ai loro alunni, si mostrassero propensi, per libero ripensamento, a mutare tale opinione. I loro nomi dovranno essermi segnalati entro il 10 settembre p.v.". (26)

In ottobre l’Assemblea battista ribadisce anche la posi- zione dei Battisti ed esprime una mozione sull’IRC (27), nella quale si propone la soppressione delle ore di religione nella scuola materna e lo slittamento dal prossimo anno delle lezio- ni di religione negli altri gradi scolastici in orario extrascolastico, con la conseguente abolizione dell’ora alter- nativa. Frattanto l’Intesa battista non va avanti “Il problema principale” scrive Franco Scaramuccia, “è che l’Intesa, che nelle nostre intenzioni deve essere uno strumento non per ricevere privilegi, ma per realizzare un’effettiva uguaglianza fra le diverse confessioni, rischia di diventare, invece, nell’in- terpretazione che ne stanno dando gli organi statali, un mo- mento di discriminazione”. (28) Ricompare dunque questa tendenza a coinvolgere i protestanti, concedendo privilegi, per attenuare uno dei fronti più combattivi contro il Concor- dato e alcuni aspetti particolari di esso. “Detto in altre parole” continua Scaramuccia, “sembra che l’interpretazione che lo Stato vuol dare all’Intesa, e che non possiamo certo condivi- dere, sia quello di uno strumento che integri in qualche modo il Concordato, mediante il quale possono essere estesi alle confessioni acattoliche alcuni privilegi e trattamenti prefe- renziali, di cui già gode la Chiesa cattolica. Siamo cioè in presenza di un tentativo di strumentalizzare le Intese con le altre confessioni per legittimare il sistema concordatario. Qual- cosa del genere si è visto in occasione delle recenti celebrazio- ni per i quarant’anni della Repubblica, che si è improvvisa- mente ricordata di essere pluralista ed ha perciò deciso di concedere accanto alla messa cattolica (della durata di mez- z’ora) anche un minuto ciascuno alla preghiera degli ebrei e dei protestanti. Bene si è fatto a rifiutare, perché la nostra riflessione teologica sullo Stato, come ha fatto opportuna-

mente osservare in una lettera il Presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, ha messo in evidenza il momento della laicità, intesa precisamente come distinzione delle competenze. C’è il pericolo invece che l’interpretazione della controparte tenda a fraintendere ed a confondere le ri- spettive sfere in cui devono operare Chiesa e Stato. L’Intesa è appunto il mezzo per delimitare le linee di demarcazione de- gli ordini rispettivi e per definire come ci si dovrà comportare quando si vengano a toccare quegli ambiti in cui ci sono interessi comuni. Noi respingiamo fermamente l’idea che la Intesa possa costituire in qualche modo il presupposto per una collaborazione fra Stato e Chiese: ognuno nel suo ordine deve operare per i fini istituzionali per i quali esiste”. (29)

Nel documento I protestanti e la religione a scuola. (pagine 93-97)