MILLENOVECENTOTTANTAQUATTRO, FINALMENTE LA PRIMA INTESA
6. Sorpreso e un po’ amareggiato
Non mancano le prime posizioni contrastanti con le linee ufficiali espresse dal settimanale La Luce, che, come si è visto, evidenziano i punti critici dell’Intesa. E’ il caso di Gianni Rostan, membro della Tavola valdese, che afferma di essere rimasto un po’ amareggiato per il modo con il quale La Luce ha presentato la soluzione della trattativa dell’Intesa. (24) Nel suo pezzo Rostan disapprova il titolo dell’articolo (25) che è troppo telegrafico ed evidenzia i lati negativi, perché “l’avere ottenuto il 99 per cento di quello che si voleva non è neanche una vittoria, è un miracolo”.(26) L’articolo continua con il mettere in evidenza “l’aiuto prezioso [...] dato da un fratello in fede che, per scelta vocazionale, si trova in una certa posizio- ne in un partito politico [...] perché non dirlo? Ma guarda caso, il suo nome compare solo due volte in tutto questo numero del giornale, ed è associato ad ingiurie di dubbio(o pessimo) gusto”.(27)
Da questo emerge come, a meno di un mese dalla stipula del nuovo Concordato e dell’Intesa valdese e metodista, già si delineano posizioni anche diverse all’interno del mondo pro- testante italiano (28). Cominciano anche ad essere organizzati convegni ed uno dei primi è quello di Roma, promosso dal Comitato per l’attuazione della Costituzione nella scuola e dal CGD, al quale aderiscono anche le Chiese valdesi e metodiste di Roma e la rivista Com-Nuovi Tempi. Nel corso del Conve- gno si ribadisce la piena validità del principio dell’autonomia nei confronti dello Stato, in particolar modo per quanto ri- guarda la sfera finanziaria, sancito dall’Intesa valdese e metodista per quanto concerne l’IRC, posizione che sembra condivisa anche da molti cattolici. Il professor Ezio Ponzo, presente in rappresentanza della comunità valdese di Roma, sottolinea infatti che l’Intesa prevede che gli oneri finanziari siano a carico degli organi ecclesiastici competenti e che, per coloro che ne facciano esplicita richiesta, l’IRC si svolga fuori dall’orario scolastico e dai programmi ministeriali. Questo punto è stato molto dibattuto e da più parti si è rilevato il carattere di ambiguità del nuovo Concordato, che prevede la facoltatività dell’IRC, ma lo mantiene a carico dello Stato. “In questo modo” afferma Ponzo riprendendo una dichiarazione del pastore Giampiccoli “lo Stato perde l’occasione di diventa- re autonomo nei confronti della Chiesa”(29).
Tra i numerosi esponenti politici presenti al dibattito vi è anche l’on. Pietro Ingrao, che suggerisce una mobilitazione che abbia come obiettivo l’abrogazione della legge del 1928 ed apra un confronto con il mondo cattolico.
La Luce dedica un’intera pagina (30) ad un convegno provinciale, svoltosi a Torino nei giorni 30-31 marzo, dal tito- lo Religione e scuola elementare, nel quale laici e cattolici (31) si sono confrontati sullo specifico religioso dei nuovi pro- grammi e sulla facoltatività dell’IRC.
Stessa attenzione per un congresso di diritto ecclesiasti- co sul tema Concordato e Costituzione: Gli accordi di Villa Madama e l’Intesa valdo-metodista, dal quale emergono aspre critiche all’Intesa da parte del “laico” G. Casuscelli. “L’ultima
relazione di G. Casuscelli, riguardava l’Intesa [...] questo ora- tore ha finito per demolire, nel nome di una rigorosa, addirit- tura forviante, laicità l’intero nostro testo. Innanzitutto l’ana- lisi sulla natura dell’Intesa (accordo di diritto interno o ester- no) che si è conclusa con l’asserzione che si tratta di diritto esterno, si è basata su vari punti, tra cui l’iter di redazione seguito, ma ha tralasciato invece l’esame del dettato costitu- zionale, e quindi non ne ha motivato il superamento. Scen- dendo nel superamento delle affermazioni di principio, che a suo dire possono stare solo all’interno dell’ordinamento con- fessionale, e quindi ogni riferimento ad esse, quali ad esem- pio, la rinunzia all’assegno perpetuo di mantenimento del cul- to. Inoltre l’oratore sosteneva che molti articoli dell’Intesa costituiscono norme in re aliena (in campo altrui, n.d.r.): tra queste, la rinuncia alla tutela penale, la rinuncia a porre l’one- re per l’assistenza spirituale agli ammalati sull’ente ospedaliero, la specificazione sul diritto di esonero dall’istruzione religiosa nelle scuole, in quanto non è diretta solo ai fedeli della confes- sione stipulante”.(32)
Il 2 maggio il direttore de La Luce Franco Giampiccoli tiene una conferenza sul tema L’Intesa fra lo Stato e le Chiese evangeliche: un’alternativa al Concordato (33).Successivamen- te lo stesso Giampiccoli, insieme a Bruno Bellion e Sergio Ribet, interviene ad una tavola rotonda a Pinerolo, organizza- ta dalla FGEI-Valli, per parlare dell’Intesa.(34)
Il dibattito continua, il prof. Paolo Ricca, docente alla Facoltà valdese di teologia, esprime il suo rammarico, non tanto per l’Intesa in se stessa ed i suoi contenuti, quanto per i modi ed i tempi nei quali essa è stata stipulata.(35)
Gli risponde, sempre sulle colonne de La Luce, Renato Maiocchi, uno dei curatori della rubrica televisiva Protestante- simo. “Che cosa voleva Ricca ?” si domanda. “Un gesto, un segno con cui dire: ci dissociamo non dall’Intesa, ma dal suo contesto politico”. Maiocchi inoltre si chiede se questo segno sarebbe stato chiaro, comprensibile o non piuttosto un gesto fine a se stesso, che non intende cambiare i fatti, ma solo connotarne l’atteggiamento di fronte ad essi. Come dire: fir-
meremo, sì, perché questa Intesa ci sta bene, ma non adesso, perché vogliamo essere fuori da questo clima di Concordato e ribadire che non vi siete comportati bene, né moralmente, né politicamente”. Per Maiocchi tutto questo è completamente privo di senso politico e corrisponde alla tentazione, evidente- mente non del tutto estirpata, di separare artificialmente la coerenza evangelica dalla dimensione politica in cui tale coe- renza va vissuta ed incarnata. Fa notare, inoltre, che l’Intesa, prima di tutto, è uno strumento per abrogare le leggi fasciste del 1929, e questo risultato è troppo importante per metterlo in forse a causa del clima politico sfavorevole nel quale s’in- quadra. “Qui si dimentica la fragilità e la mutevolezza del clima del nostro Paese; chi si sarebbe potuto prendere la re- sponsabilità di rifiutarsi di firmare, dopo le così complesse vicende seguite in questi anni dalla trattativa per l’Intesa ?(36)
Non tutti gli evangelici sono però sulla stessa lunghezza d’onda, come si può notare leggendo alcune righe sulla rivista del servizio informazioni dell’Alleanza Evangelica Italiana, che definisce sconcertante la presentazione dell’Intesa insieme al Concordato, “come se si trattasse di documenti paralleli o quanto meno simili. Un altro elemento di sconcerto si ravvisa nel fatto che i Valdo-metodisti mentre si sono visti riconosce- re un sacrosanto diritto costituzionale, si sono paradossal- mente trovati in una posizione di privilegio rispetto ad altre minoranze religiose, per altro numericamente più consistenti, per le quali valgono ancora le leggi sui culti ammessi. Si fa sempre quindi più necessaria l’abrogazione della legge n.1159 del 1929 e la conseguente emanazione di una nuova disciplina di carattere generale che seppellisca definitivamente e per tutti [...] quelle norme discriminatorie”.(37)