MILLENOVECENTOTTANTASETTE, I RICORSI DELLA TAVOLA VALDESE
6. Consilium pro publicis Ecclesiae negotiis
Il 25 settembre il Presidente della FCEI, Aurelio Sbaffi, invia una lettera al Presidente della CEI, in merito all’IRC nelle scuole pubbliche .(32) Per la prima volta un organismo evangelico italiano si rivolge direttamente ai vescovi cattolici. Nella lettera si fa “appello affinché la trasmissione della fede e la conoscenza del fatto religioso possano in futuro avvenire in maniera più consona ai modi che il Signore ha scelto per essere presente in mezzo a noi” .(33) Il 27 settembre lo stato del Vaticano invia una nota (Consilium pro publicis Ecclesiae negotiis) al Governo italiano, dove fra l’altro, si afferma che “l’insegnamento della religione cattolica non potrebbe essere correttamente qualificato come facoltativo e che non si può, senza modificare l’Intesa Falcucci-Poletti, modificare il collo- camento dell’ora di religione nel quadro orario delle lezio- ni”.(34) Nella sua riunione del 6 ottobre, la Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato prende posizione sul problema dell’IRC nella scuola pubblica. Nel documento diffuso il 7 ottobre (35), la Commissione ribadisce la necessità dell’assoluta facoltatività dell’insegnamento confessionale, l’inammisibilità di tale insegnamento nelle scuole materne e l’inammisibilità della partecipazione degli insegnanti di reli-
gione ai giudizi complessivi sugli studenti nei Consigli di clas- se. Il documento si rifà alla legge 449/84, secondo la quale l’IRC non va collocato, nelle classi in cui vi sono alunni che non se ne avvalgono, “secondo orari che abbiano per detti alunni effetti discriminanti”. “Tali studenti”, si dice nel docu- mento, “dovrebbero poter scegliere tra le cosidette attività alternative, lo studio individuale e l’allontanamento dall’edifi- cio scolastico”.
Il problema della discriminazione degli studenti che han- no scelto di non seguire i corsi di religione cattolica viene affrontato anche durante una conferenza stampa che si svolge l’8 ottobre a Roma, a cura della Segreteria nazionale della CGIL-scuola e della Tavola valdese. Facendo esplicito riferi- mento alla recente sentenza del TAR-Lazio e alla successiva ordinanza del Consiglio di Stato, si auspica che nelle classi con alunni che non si avvalgono dell’IRC, l’ora di religione sia collocata alla prima o all’ultima ora. Si auspica inoltre la revisione dell’Intesa Falcucci-Poletti per quanto riguarda la scuola materna. In considerazione dello stato di confusione in cui si trovano le scuole italiane viene elaborato uno schema di delibera per l’attuazione delle sentenze (del TAR e del Consi- glio di Stato), da sottoporre agli Organi Collegiali.
L’insoddisfazione per come il problema è stato finora affrontato è inoltre espressa dal Moderatore della Tavola valdese in un telegramma inviato, lo stesso giorno, al Presi- dente del Consiglio, al Min. della P.I. e ai Presidenti dei due rami del Parlamento. “A nome della Tavola valdese” recita il testo, “denuncio la violazione dei diritti alla libertà religiosa degli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento cattoli- co se costretti a seguire delle attività alternative. [...] Richia- mo l’attenzione del Governo e del Parlamento sulla necessità di rispettare l’Intesa del 1984, che non subordina il diritto di non avvalersi ad alcuna condizione”. Prima del dibattito par- lamentare, il Moderatore Franco Giampiccoli aveva chiesto, mediante una lettera (36) al Presidente Goria, un incontro, che si è poi svolto, per ricevere precise garanzie in merito all’attuazione della legge 449/84 .(37)
In relazione a tutta la vicenda è significativo il trafiletto apparso su Adista, dal titolo Ora di religione: ebrei, valdesi ed evangelici continuano a lottare. “Ebrei, Valdesi ed Evangelici non sono soddisfatti del chiarimento tra Stato e Chiesa sul- l’insegnamento della religione a scuola, decisi a far valere per i loro figli il diritto di restare o tornare a casa durante l’ora d'insegnamento cattolico. Essi contestano il testo approvato dalla maggioranza dei deputati alla Camera, che si configura come un compromesso sulle diverse interpretazioni, nel quale non si fa’ più riferimento alla questione sulla prima o ultima ora impugnata dal Vaticano e si rende obbligatoria la perma- nenza a scuola durante lo svolgimento dell’insegnamento reli- gioso. Essi chiedono che, come è avvenuto precedentemente ai tempi dell’esonero ai loro figli sia riconosciuto il diritto di restare o tornare a casa durante l’ora di religione in base all’art. 9 della legge 449 dell’agosto 1984. Questo articolo sta- bilisce che nelle classi in cui alcuni studenti, o solamente uno di essi, hanno rifiutato l’insegnamento cattolico, questo inse- gnamento deve essere svolto in orari che non abbiano per detti alunni effetti comunque discriminatori e dev’essere po- sto alla prima o all’ultima ora, anche se questo non è detto espressamente. Essi vogliono sapere se il diritto riconosciuto dalla legge 449 è ancora valido oppure è decaduto dopo l’ap- provazione del testo di Goria alla Camera. Nel caso non fosse più valido, essi sono decisi a ricorrere ai tribunali e perfino alla Corte costituzionale per ottenere il riconoscimento dei loro diritti. I diritti delle minoranze religiose, essi sostengono, devono essere salvaguardati in un regime che si definisce de- mocratico. Tullia Zevi, Presidente delle Comunità israelitiche, ha affermato: Se i diritti delle minoranze non sono garantiti, prima o poi anche i diritti di altri vengono sopraffatti e prevaricati: in questo senso noi rappresentiamo una cartina di tornasole. Franco Giampiccoli, a sua volta ha dichiarato: Quan- do in gioco è la democrazia un governo non può comportarsi come il governo del 92 %: su certe cose non deve andare a peso. Il radicale ebreo Bruno Zevi, parlando alla Camera, ha usato parole molto gravi contro il comportamento della gerarchia
cattolica; i portavoce delle minoranze religiose sono veementi nel tono, ma esprimono tutto il loro disappunto sul fatto che la Chiesa del 92 % è stata accolta nelle sue esigenze, mentre le Chiese dell’8% non hanno trovato udienza nel Governo. Giampiccoli ha detto: Abbiamo tempestato Galloni e Goria di telegrammi per ricordare la legge 449, ed è singolare che sia stata dimenticata dal dibattito”. (38)