• Non ci sono risultati.

b La registrazione nelle fratrie

1.5. L’oikos a Magnesia

2.1.2. b La registrazione nelle fratrie

Le fratrie di Magnesia costituiscono una delle manifestazioni più eclatanti della capacità platonica di reinventare le istituzioni ateniesi: il ruolo che Platone assegna alla fratria deriva da quello che la struttura ricopriva nella sua città, ma rispetto a esso

200 Golden 1986, p. 259; Ogden 1996, pp. 92-93. La medesima linea di condotta era seguita con le figlie

femmine: alla prima femmina spettava cioé il nome della nonna paterna; cfr. Pomeroy 1995, p. 116 e Golden 1986, p. 264, il quale sostiene che la prassi era meno rigida nel caso delle femmine, poiché la loro minore esposizione alla sfera pubblica avrebbe reso meno importante l’esibizione dell’appartenenza a una determinata stirpe.

201 Come nota in particolare Gherchanoc 1998, p. 335, i festeggiamenti per l’imposizione del nome sono

uno strumento per ribadire e rinsaldare la solidarietà fra syngeneis.

202 Le Leggi, del resto, tradiscono una certa diffidenza nei confronti delle occasioni che tradizionalmente

riunivano la syngeneia, ovvero i matrimoni e i funerali. Platone prescrive che ai banchetti nuziali non possono essere invitati più di cinque parenti e familiari per parte (Lg. VI, 775 a4-6). Quanto ai funerali, Platone non restringe ulteriormente la cerchia dei parenti che Solone aveva autorizzato a partecipare ([Dem.] XLIII, 62); ma ordina che l’intero cerimoniale funebre, in particolare il corteo, si svolga con estrema sobrietà e riservatezza, sotto la sorveglianza di uno dei custodi delle leggi (Lg. XII, 959 e5-960 a5; cfr. Reverdin 1945, pp. 107-24 e Brisson 2005, pp. 190-91)

61 diventa, per così dire, qualcosa in più e qualcosa in meno. Come ad Atene, l’iscrizione alla fratria apre per la prima volta al nuovo membro della famiglia la dimensione sociale extradomestica. Diversamente da Atene, però, essa sancisce anche l’immissione nel corpo cittadino: Magnesia, infatti, non conosce la procedura della iscrizione alle liste dei demi203. La semplificazione dell’iter ateniese appare logica conseguenza del nesso fra appartenenza all’oikos e appartenenza alla città: la ratifica dell’appartenenza a una casa è di per se stessa riconoscimento della cittadinanza.

Platone non fornisce nessuna indicazione sulle modalità di distribuzione delle fratrie; non sappiamo quale sia il loro numero, come si collochino nello spazio civico rispetto alle altre suddivisioni della città. Ciò che sappiamo è che ogni nuovo nato, maschio e femmina, deve essere registrato nell’elenco dei membri, riportato su una parete della sede di ciascuna fratria204. Il modello delle liste delle fratrie ateniesi implica che il nome del bambino sia accompagnato dall’indicazione del nome dei genitori205

. Innovazione platonica è, invece, la segnalazione dell’anno di nascita, che ad Atene non era riportato né negli elenchi delle fratrie né in nessun altro luogo206. Prescrivendo che si scrivano l’uno accanto all’altro i nomi dei nati nello stesso anno, via via cancellando i nomi di chi muore207, Platone fa dell’elenco dei membri della fratria un potente strumento per tenere sotto costante controllo il numero, l’età, l’identità dei cittadini208

.

203

I demi sono menzionati fra le ripartizioni del corpo cittadino, assieme alle fratrie e ai villaggi, in Lg. VI, 746 d7-8; tuttavia, la loro posizione e il loro ruolo nello spazio civico e nella geografia istituzionale di Magnesia non sono molto chiari. Per una sintetica presentazione delle principali questioni, rimando a Morrow 1960, pp. 124-26; Piérart 1974, p. 68-71 della seconda ed. fr. (Parigi 2008). Un’interessante proposta interpretativa, nel quadro di un’analisi globale delle divisioni civiche di Magnesia, si trova in Jones 1999, pp. 268-87.

204

Il decreto della fratria dei Demozionidi prescrive che i nomi dei candidati all’ammissione siano scritti “su una tavola bianca” (IG II² 1237 = Lambert 1993 T3, l. 124: ejn sanid[ivwi leukw'i), collocata nel santuario fratrio di Latona.

205 Sulla tavola bianca della fratria dei Demozionidi si deve scrivere il nome, il patronimico, il demo di

ogni candidato, e, accanto, il nome di sua madre, del padre di lei e del demo di questi (IG II² 1237 = Lambert 1993 T3, ll. 124-25).

206 Il fatto risulta ancora più sorprendente, se si pensa che l’iscrizione al lexiarkhikon grammateion

presupponeva la verifica dell’età del candidato. In assenza di qualsiasi certificazione della data di nascita provare che l’aspirante demota aveva effettivamente 18 anni era inevitabilmente scivoloso.

207 Lg. VI, 785 a7-b2: th'" de; fratriva" ajei; tou;" zw'nta" me;n gegravfqai plhsivon, tou;"

d’uJpekcwrou'nta" tou' bivou ejxaleivfein.

La cancellazione non elimina qualsiasi traccia dell’esistenza del defunto: il suo nome del morto scompare dal registro delle fratrie per essere trasferito sul suo cippo funebre, eventualmente assieme a (non più di) quattro versi eroici come encomio (Lg. XII, 958 e9-959 a1; cfr. Bertrand 1999, pp. 139-40).

208 Questo registro civile ante litteram è una delle applicazioni particolari di una più generale politica (di

dichiarata ispirazione egiziana; cfr. Lg. II, 656 d5 ss.) che individua nella scrittura lo strumento per immobilizzare la buona disposizione delle cose, in opposizione al divenire e alla degenerazione che esso inevitabilmente implica. L’elenco dei membri della fratria fa il paio con il verbale della spartizione originaria della terra civica, consegnato a “tavolette di cipresso” poste “nei templi come memoriale scritto

per il tempo a venire” (Leg. V, 741 c6-7: …ejn toi'" iJeroi'"…kuparittivna" mnhvma" eij" to;n e[peita

62 Un’altra significativa differenza rispetto ad Atene è costituita dal fatto che l’iscrizione alla fratria è prevista anche per le figlie femmine (785 a5: kovrw/ kai; kovrh/)209. Il provvedimento è perfettamente comprensibile: risponde all’esigenza di

verificare lo status delle donne, esigenza ovvia in un regime che pone fra le condizioni della cittadinanza il metekhein tes poleos della madre. Magnesia condivide questa esigenza con Atene, dove però la fratria convalidava la legittima appartenenza a un

oikos cittadino per i soli maschi; per ovvia conseguenza, lo status delle donne era assai

più nebuloso di quello degli uomini. Platone, dunque, razionalizza: iscrivere anche le donne alla fratria è evidentemente il modo più semplice e diretto per identificarle con sicurezza come cittadine.

L’istituzione di un’unica procedura di ratifica della cittadinanza valida per entrambi i sessi rappresenta, rispetto ai quadri sociali e mentali ateniesi, una vera e propria rivoluzione. È vero che i requisiti della cittadinanza (la nascita dall’unione legittima di due cittadini) e della nascita legittima (unione sancita da engye) erano gli stessi per uomini e donne; ma, in concreto, il metekhein tes poleos significava cose diverse per gli uni e per le altre210. La partecipazione femminile, se si esclude la funzione di procreatrice di cittadini (esperita come soggetto giuridicamente passivo)211, consisteva nel prendere parte ai riti previsti dal calendario religioso della polis, e nulla più. La partecipazione dell’uomo comportava, assieme all’esercizio dei diritti politici (corrispettivo del ruolo domestico attivo di detentore dell’autorità su donne e minori), il coinvolgimento in una serie di attività e in una socialità che alle donne erano semplicemente precluse. Una donna non avrebbe potuto essere iscritta sulle liste dei demi, perché i demi, dotati di funzioni amministrative in rapporto con il governo centrale, ricadevano nel dominio del politico212. Nemmeno avrebbe potuto essere affiliata ad una fratria, perché le fratrie erano per lunga tradizione sodalizi esclusivamente maschili, ciascuna centro di una vita sociale, religiosa, ed economica indipendente e peculiare.

209 A dire il vero, abbiamo almeno una fonte che suggerisce la possibilità di iscrivere una figlia alla fratria

(Isae. III, 73; la figlia in questione è una figlia unica); ma l’oratore allude a una possibilità teorica, che di fatto non si è concretizzata. In Dem. LVII, Eussiteo, dovendo dimostrare che sua madre è figlia legittima di Damostrato di Melite, chiama a testimoniare i frateri dei parenti di lei, non i frateri della madre stessa; l’implicazione è che la donna non appartenesse alla fratria del padre. Anche ammettendo che alcune fratrie abbiano contemplato l’iscrizione delle donne (Lambert 1993, p. 180; Ogden 1996, p. 114), è certo che non fosse questo l’uso più frequente.

210 Patterson 1986, p. 57.

211 Funzione domestica, ma con un valore politico, dal momento che la donna è “elemento di trasmissione

della legittimità civica” (Mossé - Di Donato 1983, p. 154).

212

63 Se Platone prescrive di iscrivere anche le donne, è perché le sue fratrie perdono la dimensione associazionistica per divenire ciò che ad Atene non erano, ovvero meri ‘enti statali’213: a Magnesia, la fratria non ha altra ragion d’essere se non la sua funzione di

ufficio anagrafe ante litteram. Di fatto, le Leggi obliterano la complessa cerimonia di cui era esito la registrazione ateniese: nessun giuramento del padre214, nessun sacrificio con annessa distribuzione delle carni, nessuna votazione da parte dei frateri215. Isolando e assolutizzando il dato della registrazione, Platone ne muta il senso. Ad Atene, l’iscrizione alle liste della fratria procedeva dalla disponibilità dei frateri a riconoscere il fanciullo come figlio gnesios di colui che voleva introdurlo; a Magnesia, la registrazione diventa qualcosa di affine a un odierno atto di nascita e di cittadinanza.