• Non ci sono risultati.

Banco alimentare della Toscana:

Per un laboratorio di buone prassi toscane

5. Banco alimentare della Toscana:

contro lo spreco alimentare e contro la fame

Breve storia dell’esperienza

L’Associazione Banco Alimentare della Toscana Onlus è una delle 21 organizzazioni territoriali della rete Banco Alimentare, che fanno capo alla Fondazione Banco Alimentare, con sede a Milano, sorta sull’esempio di una simile esperienza esistente in Spagna (a sua volta ispirata alla Food Bank esistente negli Usa). Il primo nucleo di volon- tari del Banco Alimentare si è costituita nel 1989 e attualmente la Rete Banco Alimentare conta in Italia 21 Banchi regionali. La Rete Banco Alimentare ha come mission quella di ‘salvare’ quotidianamente le eccedenze alimentari recuperando quei prodotti che per ragioni di mercato non possono più essere venduti per ridistribuirli gratuitamen- te a strutture che offrono aiuto continuativo ai poveri (sono oltre 8.600 e assistono 1.700.000 persone ogni giorno). La missione della rete è sintetizzata nel motto “Contro lo spreco e contro la fame” e nella

preoccupazione educativa di “condividere i bisogni per condividere il senso della vita”. Il recupero delle eccedenze alimentari e la loro redistribuzione gratuita a soggetti che operano nel settore assisten- ziale rappresenta concretamente il tramite affinché lo spreco della filiera agro–alimentare divenga ricchezza per le strutture che assisto- no indigenti. I prodotti alimentari eccedenti, di norma, sono destinati alla distruzione e il loro smaltimento genera gravi costi economici, danni sociali e ambientali a carico non solo della filiera produttiva, ma dell’intera collettività. L’attività di recupero, pertanto, e la successiva redistribuzione gratuita rappresenta il passaggio da un circolo nega- tivo: eccedenza=rifiuto → discarica→ smaltimento; ad un circolo vir- tuoso: eccedenza=risorsa → Banco Alimentare → strutture caritative → poveri.

In Toscana il Banco Alimentare, nasce nel 1996. In quell’anno si co- stituisce il Comitato Regionale della Toscana affiliato alla Fondazione Banco Alimentare e l’anno dopo, nel 1997, si inaugura il primo ma- gazzino/sede a Firenze. Nel 2002 il Comitato si trasforma in Associa- zione Banco Alimentare della Toscana Onlus e si iscrive al Registro Regionale del Volontariato, mantenendo l’attività e gli scopi originali. Il Banco alimentare della Toscana è riuscito a ridistribuire dal 1996 ad oggi circa 30.000.000 kg di cibo.

Descrizione

Il Banco Alimentare della Toscana si approvvigiona dall’industria agro–alimentare (17%), dalla grande distribuzione organizzata (3%), dall’Unione Europea (56%), dalla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare (22%) dalla Ristorazione collettiva/Siticibo (2%). Il Banco alimentare, distribuisce poi tutte le risorse alimentari raccolte, in base ad accordi specifici con idonee strutture/organizzazioni che ne fanno richiesta. Gli accordi sono stipulati annualmente e poi ogni associa- zione convenzionata ritira gli alimenti presso i magazzini ogni 40/50 gg, nelle quantità concordate sulla base della richiesta presentata al Banco Alimentare. Il gruppo di dipendenti e volontari dell’Associa- zione responsabili del rapporto con le strutture caritative convenzio- nate (Gruppo Enti) si riunisce periodicamente per definire un piano

di incontri con le strutture convenzionate, sia presso le loro sedi, sia presso la sede del Banco Alimentare. Le visite alle strutture conven- zionate sono finalizzate non solo al controllo della documentazione attestante l’effettiva presa in carico dei prodotti ricevuti, alla verifica del rispetto delle normative igienico–sanitarie nella conservazione dei prodotti, al monitoraggio della effettiva distribuzione alle persone bi- sognose assistite e alla verifica che i bisogni di ciascuna struttura vengano soddisfatti il più possibile. La gestione quotidiana dell’attivi- tà di recupero e distribuzione del cibo alle strutture caritative è molto complessa, per lo spessore dell’operatività, per il rigore necessario in ambito alimentare e, in ultimo anche se non per importanza, per l’attenzione che il Banco Alimentare pone nella diversificazione delle tipologie di prodotti al fine di garantire un equilibrio nutrizionale agli indigenti, la cui salute è spesso compromessa dalle carenze dovute alla povertà. Nel 2012 le strutture caritative convenzionate che hanno stipulato accordi con il banco alimentare della Toscana sono state 576, le persone bisognose raggiunte sono 101.341 ed i prodotti ali- mentari distribuiti 3.131.536 Kg.

Elementi (Indicatori) che ne fanno una buona prassi

Il Banco Alimentare è una esperienza che può essere considerata buona prassi in base ai seguenti indicatori individuati:

1) è innovativa, in quanto è riuscita a trasformare uno spreco ali- mentare in risorsa, intervenendo su un processo economico che sino ad allora sembrava solo distruttivo e ridando invece a questo una finalità sociale e producendo benefici e vantaggi per tutto il contesto sociale, gestendo tale situazione con un tipo di organizzazione sino ad allora mai pensato.

2) Produce inclusione sociale, in quanto le attività del Banco Ali- mentare sono a sostegno di persone socialmente ‘escluse’ ed economicamente in difficoltà, favorendo quindi sia l’arresto del processo di esclusione/emarginazione sociale, sia inclusione sociale attraverso gli enti che beneficiano dei prodotti del ban- co alimentare.

organizzazioni che donano i prodotti alimentari, riservando una particolare attenzione agli incontri con tali enti e sviluppando i rapporti per migliorare l’efficacia dell’operato, congiuntamente. 4) Svolge una funzione educativa perché l’opera del Banco Ali- mentare, diffonde la cultura del rispetto della persona e del non spreco di alimenti che sono l’esito della fatica e del lavoro di tante persone. Inoltre ha anche un ruolo di educazione e di intervento nell’ambito ecologico–ambientale, in quanto svol- ge un’opera a sostegno della collettività che beneficia di un decremento dei rifiuti stoccati nelle discariche o portati negli inceneritori, rispondendo quindi pienamente alle normative eu- ropee, nazionali e regionali che mettono al primo posto per im- portanza la “prevenzione della produzione dei rifiuti”.

Aspetti relativi alla visione di ruolo futuro del volontariato (dimensione politica)

L’attenzione allo spreco, al riutilizzo delle risorse alimentari invendute, alle dinamiche ambientali, fanno di questa esperienza un significativo modo di ridisegnare il welfare. È evidente quindi anche la visione poli- tica che sottintende il banco alimentare. L’esperienza appena descrit- ta indubbiamente rappresenta un modello molto interessante di Se- condo welfare. Interessante sia perché a) integra e non sostituisce il welfare pubblico, b) perché attua parallelamente una propria visione di sussidiarietà, c) perché propone implicitamente prassi di ‘sosteni- bilità’. È un’esperienza che sottende un welfare che possiamo definire integrativo e non sostitutivo del welfare pubblico, perché mettere in campo soluzioni di collaborazioni tra i soggetti coinvolti, sia pubblici che privati e del terzo settore. La Fondazione Banco Alimentare agi- sce infatti collaborando con le istituzioni – locali, statali e europee – che autonomamente non sarebbero probabilmente in grado di fornire i medesimi servizi. Nel contempo gli interventi del Banco Alimentare, pur presentando un ‘respiro’ nazionale, si svolgono quasi interamen- te a livello territoriale grazie alla collaborazioni con realtà del terzo settore direttamente in rapporto coi soggetti in stato di bisogno che necessitano di aiuto. La sussidiarietà è quindi applicata sia in senso

verticale, a livello di organizzazione interna (a livello europeo, nazio- nale, regionale), sia in senso orizzontale, attraverso la collaborazione con le associazioni operanti sui territori. Infine l’esperienza come il Banco Alimentare può essere considerata un contributo concreto per affrontare le problematiche del nostro tempo secondo un metodo di sostenibilità: il banco alimentare offre benefici sia alle persone in sta- to di indigenza (funzione sociale) sia di tipo organizzativo – minore burocrazia e maggior efficienza e rapidità di fruizione – e di minor costi (funzione economica), che di smaltimento di rifiuti (funzione am- bientale). Questo tipo di esperienza quindi si colloca in una visione di welfare sostenibile, proprio perché propone una soluzione sostenibile sia sotto il profilo economico, che sociale ed ambientale.

6. Libera

La cultura della legalità e la formazione per combattere contro mafie e corruzioni

Breve storia di Libera

Libera (associazioni, nomi e numeri contro le mafie) è nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. L’impegno di Don Ciotti, che ne è presidente nazionale, è sempre stato quello di saldare l’accoglienza (Gruppo Abele sorto nel 1965) e la legalità (Libera, sorta trent’anni dopo) con la cultura e la politica, promuovendo vicinanza a chi è in difficoltà, ma anche lo sforzo per rimuovere tutto ciò che crea emar- ginazione e disuguaglianza. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni (di volontariato, di promozione sociale e Onlus), gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico–culturali e organizzative capaci di diffonde- re la cultura della legalità. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera.

Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Nel 2008 è stata inserita dall’Eu-

rispes tra le eccellenze italiane. Nel 2009 è stata premiata dal Comi- tato Economico e Sociale Europeo (Cese) fra le migliori esperienze di società civile organizzata. Nel 2012 è stata inserita dalla rivista “Global Journal” nella classifica delle cento migliori Ong del mondo: è l’unica organizzazione italiana di community empowerment 1che fi-

guri in questa lista, la prima dedicata all’universo del no–profit. Libera ha promosso nel 2013 la campagna ‘Miseria Ladra’ con tutte quelle realtà sociali, sindacali, studentesche, comitati, associazioni, movi- menti, giornali e singoli cittadini/e, intenzionati a portare avanti le 10 proposte politiche contenute nel documento: proposte concrete che, secondo Don Ciotti, “da subito possono rispondere alla crisi materia- le e culturale, rafforzare la partecipazione e rivitalizzare la nostra de- mocrazia”. Proposte che partono dalla convinzione che oggi, più che mai con la crisi in atto, la “povertà ruba i diritti, la dignità e le speranze delle persone”.

Una particolare attenzione è sempre stata riservata da Libera alla dimensione culturale e formativa dei giovani. Libera Formazione è il settore che progetta e realizza percorsi di formazione e educazio- ne, in tema di educazione alla cittadinanza e di contrasto alle mafie, a partire dal motto di Don Milani, I care, “ti ho a cuore”. I progetti si attivano con università, scuole, associazioni, cittadini e enti locali e consistono in convegni, percorsi, seminari, incontri e corsi di alta formazione. E!state liberi! è un’alta esperienza di volontariato e di for- mazione civile che Libera propone ogni anno ai giovani sui terreni confiscati alle mafie gestiti dalle cooperative sociali di Libera Terra, traducendo questo impegno in una azione concreta di responsabilità e di condivisione. L’obiettivo principale dei campi di volontariato sui beni confiscati alle mafie è quello di diffondere una cultura fondata sulla legalità e giustizia sociale che possa efficacemente contrap- porsi alla cultura della violenza, del privilegio e del ricatto. Si dimo-

1 Per community empowement s’intende l’insieme delle attività finalizzate a svi-

luppare “comunità competenti”, ossia in cui i cittadini hanno le competenze, la mo- tivazione e le risorse per intraprendere attività volte al miglioramento della vita, ai processi di crescita di potere, di coscienza e di autostima, tramite la partecipazione ad esperienze significative di cittadinanza.

stra così, che è possibile ricostruire una realtà sociale ed economica fondata sulla pratica della cittadinanza attiva e della solidarietà. Ca- ratteristica fondamentale di “E!State Liberi” è l’approfondimento e lo studio del fenomeno mafioso tramite il confronto con i familiari delle vittime di mafia, con le istituzioni e con gli operatori delle cooperative sociali. L’esperienza dei campi di lavoro ha tre momenti di attività diversificate: il lavoro agricolo o attività di risistemazione del bene, la formazione e l’incontro con il territorio per uno scambio interculturale. “E!state Liberi” è il segno del cambiamento necessario che si deve contrapporre alla “mafiosità materiale e culturale” dilagante nei nostri territori.

Descrizione dell’esperienza di Apc

Libera Toscana promuove nella nostra regione numerose attività di educazione e formazione dei giovani. Negli anni passati sono anche stati siglati intese con la Regione Toscana per promuovere l’educa- zione alla legalità nelle scuole. Libera della Toscana aveva avviato sin dal 2007 anche alcuni accordi che prevedevano l’avvio e il con- solidamento di due “Botteghe dei saperi e dei sapori della legalità”. Gli accordi facevano comunque parte di una lunga collaborazione e sinergia avviata sin dagli anni 90, con attività nelle scuole, con la costituzione di una banca dati e di un Centro della Cultura e Legalità Democratica della Regione Toscana.

Abbiamo costruito buone fondamenta per il lavoro che anche la prossima legislatura regionale sarà chiamata a fare sul terreno della legalità – aveva sottolineato Gelli che nel 2010 era vicepre- sidente regionale –. In questi anni abbiamo fatto molto, anche allargando il concetto di educazione alla legalità, che prima era confinata a qualche incontro sulla mafia ..abbiamo coinvolto le scuole di ogni ordine e grado, promosso sperimentazioni didat- tiche, costruito la partecipazione dei nostri giovani nei campi confiscati alla mafia, ma più in generale abbiamo dato gambe alla cultura delle regole. ..spendere in cultura della legalità è un buon investimento per il futuro delle nostre comunità...

Tra le diverse iniziative di educazione alla legalità promosse in Tosca- na da Libera, assume una rilevanza particolare, per la sua originalità ed innovazione, quella realizzata in collaborazione con l’Università di Pisa per il Master Apc – Analisi Prevenzione e Contrasto della Cri- minalità organizzata e della Corruzione, il primo Master in Italia con lezioni tenute anche da poliziotti, esperti di finanza e magistrati, per la formazione di figure professionali capaci di operare, nella pubblica amministrazione e nelle organizzazioni del terzo settore, sui temi della legalità e della prevenzione delle infiltrazione mafiosa. Persone che, siano in grado di leggere i segnali di rischio in una procedura di ap- palto o nei processi di pianificazione urbanistica, che conoscano la normativa e possano elaborare regolamenti e codici di condotta nei settori più a rischio.

Libera promuove il Master di Pisa con il preciso intento di formare specifiche professionalità per intervenire su questo tipo di problemi che frenano lo sviluppo economico e sociale del nostro paese e sot- traggono risorse e opportunità in particolare alle persone in povertà.

Indicatori di buona prassi

L’esperienza del Master di Pisa Apc promosso da Libera, è ritenuta una buona prassi particolarmente significativa per il ruolo e dimensio- ne politica che esprime, e risponde ad alcuni degli indicatori forniteci dai nostri intervistati per l’individuazione di buone prassi. L’esperien- za infatti risponde innanzitutto ad un primo indicatore di innovazione

sociale: non era mai stato pensato prima di formare specifico perso-

nale che avesse le competenze per poter intervenire con strumenti adeguati sulla corruzione, o meglio, sull’economia della corruzione. Il master Apc fornisce indicazioni pratiche ed operative a chi vuole fare di questo un impegno anche una professione all’interno dei ruoli già svolti (personale di enti locali, asl, avvocati, rappresentanti istituzio- nali, ecc) o nelle associazioni del terzo.

Questa esperienza di Libera inoltre risponde ad un altro indicato- re, cioè alla capacità di sviluppare la rete. La rete non è riferita solo alle collaborazioni con l’Università di Pisa ed il mondo accademico (Scuola Superiore Sant’Anna, ecc.), ma anche ai rapporti con rap-