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I rapporti con le istituzioni: verso inediti percorsi comun

Il ruolo politico del volontariato in Italia visto da 12 esperti nazional

2. Sintesi dei risultati delle interviste

2.4 I rapporti con le istituzioni: verso inediti percorsi comun

Domanda: Il volontariato ed il terzo settore sono portatori di una pro-

posta politica di cambiamento anche nei confronti dei rapporti con il mondo delle istituzioni? Quali nuovi tipi di rapporti con le istituzioni si stanno affermando o caratterizzano il ruolo del volontariato, diverso oggi rispetto a quello dei decenni passati?

Innanzitutto un elemento fondamentale di distinzione rispetto ai de- cenni passati, è che il volontariato, come anche il Ts con tutte le sue diverse componenti, è un interlocutore riconosciuto socialmente, sia da parte delle istituzioni che da parte dei cittadini in genere (T.M.) . Questo aspetto non aveva la stessa ampiezza e connotati qualitativi nei decenni passati. Con l’inizio degli anni 2000 si è completato quel quadro normativo che ha permesso al volontariato di essere ricono- sciuto come soggetto che svolge una “funzione pubblica” autono-

ma. Infatti per secoli le istituzioni amministrative, e più in generale

lo stesso Stato moderno, sono state costruite sul presupposto della minorità della società civile, sulla necessità di una funzione “paterna” delle istituzioni stesse, sul pregiudizio consistente nel considerare i cittadini destinatari e mai partecipi dell’agire collettivo, soggetti a cui risolvere i problemi e non risorse da utilizzare in vista del bene comu- ne. Ma con gli anni 2000 invece si afferma il principio di sussidiarietà e il volontariato rappresenta una inversione di logica. Questo cambia- mento ha iniziato ad evidenziarsi nel volontariato negli ultimi 10 anni circa, ma ancora deve dispiegarsi pienamente sia nella sua prassi quotidiana che nell’agire delle e con le istituzioni.

Ma se in alcuni territori questo cambiamento è stato recepito dalle amministrazioni, in altri il rapporto con le istituzioni locali ha favorito solo servizi a minor costo. È mancata quindi una visione strategica comune della sussidiarietà, da parte di molte istituzioni, ma talora

anche da parte di alcune OdV che hanno perso la loro identità origi- naria. Nonostante queste difficoltà, nei territori si sono diffuse comun- que interessanti innovazioni sociali. Così il rapporto tra volontariato e istituzioni si è caratterizzato quindi in modi disomogenei sui diversi territori regionali, a seconda delle specificità di ogni contesto, delle diverse lungimiranze o sensibilità dei singoli amministratori o delle singole organizzazioni del Terzo Settore. Ma occorrerebbe – a giu- dizio di circa la metà dei nostri intervistati – un aggiornamento della normativa del terzo settore9 e della 328/00 che regolasse e desse

forza reale alla programmazione congiunta tra OdV e Ts nei confronti delle istituzioni.

Al Sud Italia, la presenza del settore non profit è stata in passato di minore rilievo rispetto a quella del Centro e Nord Italia: non vi è stata neppure quella forte “integrazione nei servizi” con le istituzioni tipica delle regioni del centro nord, in cui il Terzo Settore svolge molti dei servizi sanitari e sociali in accordo con le istituzioni. Nonostante que- sto, il volontariato ha comunque esercitato nei territori del sud un ruolo sociale importante, spesso in autonomia dalle istituzioni, “talora fuori dalle logiche di consociativismo che invece si sono affermate in re- gioni del centro–nord” (F. D.) e che ne hanno talora limitato il loro ruolo critico. Questa situazione di anche maggiore ‘libertà’ del volontariato del sud ha creato condizioni per favorire alcuni salti di democrazia su quei territori, cambiamenti di proposte politiche anche attraverso significative innovazioni sociali che stanno segnando oggi percorsi di sviluppo diversi del volontariato meridionale, anche originali (A.Z.). Un ruolo di rilievo ha certamente avuto anche la Fondazione con il Sud, nata nel 2006 e che ha dato forte impulso a questo tessuto della società civile meridionale.

Le opinioni circa i cambiamenti di ruolo del volontariato nei confronti delle istituzioni hanno sfaccettature diverse, secondo le valutazione dei nostri intervistati, ma denotano comunque la necessità di un salto di qualità ancora da compiere. Si ritiene infatti che sia oggi maturo il

9 Al momento della rilevazione svolta con le interviste agli esperti nazionali pre- vista nella nostra ricerca non erano ancora state elaborate le Linee guida per la

tempo per una nuova alleanza tra istituzioni, enti locali e volontariato: vi sono obiettivi comuni su cui si possono promuovere nuove allean- ze, patti con le istituzioni. Questi obiettivi comuni sono basati sulla partecipazione attiva dei cittadini e delle diverse componenti sociali, sul ruolo culturale ed educativo del volontariato, sulla dimensione eti- ca dei consumi e prodotti e sulla valorizzazione anche dell’economia sociale, su un ruolo di partecipazione “alla pari” del volontariato e Ts nella programmazione delle politiche sociali (L. 328/00) e effettivo uti- lizzo dei Lea e Liveas: aspetti che rinnovano la democrazia e ridanno fiducia sia alla politica che alle istituzioni. Questa ipotesi di nuovi tipi di alleanze, di patti con gli Enti Locali, ha trovato un largo accordo e convergenza d’opinioni tra i nostri esperti intervistati. Tuttavia sono state avanzate alcune precisazioni e perplessità.

Un precisazione è relativa al fatto che questo tipo di alleanze non possono essere ridotte a semplici richieste di alcuni Comuni nei con- fronti dei cittadini singoli di svolgere lavoro volontario direttamente, senza ‘passare’ dalle Odv, ossia dalla dimensione organizzativa del volontariato. Questo tipo di accordi ha un preciso significato anche politico se prevede accordi ben definiti con le Odv, dando chiarezza di obiettivi e modalità di azioni comuni.

Alcune perplessità sono state avanzate circa le difficoltà che in effetti sia possibile sviluppare una maggiore partecipazione attiva dei citta- dini: si afferma che talora sono sempre gli stessi cittadini che si mo- strano più sensibili a fornire aiuti e sostegni, mentre il problema sono coloro che si mostrano più indifferenti o addirittura ostili.

Ma nel complesso, questa strada di nuovi possibili alleanze tra vo- lontariato e enti locali, sembra essere un percorso interessante an- cora tutto da potenziare: vi è necessità di un nuovo ‘patto’ in cui sia

ridisegnato anche un ruolo ‘connettivo’ delle istituzioni tra le diver- se esperienze di volontariato/Ts/istituzioni e altri soggetti sociali dei territori, valorizzando la coesione ed il capitale sociale, secondo la filosofia del welfare ri–generativo e con un approccio “wiki”. Esistono

esperienze territoriali già consolidate: talora si giunge a veri e propri ‘patti di sussidiarietà’ (presenti al sud come al nord, con particolare riferimento alla regione Emilia Romagna) per ‘ri–generare’ le comunità

e la loro partecipazione attiva, dando a queste esperienze unità di obiettivi, o comunque creando nuove connessioni/conoscenze terri- toriali e modalità decisionali diverse. E anche il ruolo dell’istituzione cambia radicalmente: diventa un ‘regista’ della promozione delle reti, delle connessioni, della diffusione delle esperienze e delle conoscen- ze reciproche. È questo un nuovo spazio di alleanze con le istituzioni sui territori.

Ma si rende anche opportuno un dialogo diverso con le istituzioni a livello nazionale. È oggi opportuno rivedere la normativa complessiva sul Terzo Settore: quella odierna si ritiene che non solo non corri- sponda più alla situazione attuale nelle sue diverse componenti (vo- lontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative e imprese sociali), ma addirittura possa frenare le stesse potenzialità del Ts. È maturo quindi il tempo per una revisione complessiva avendo il co- raggio di guardare lontano, verso il futuro, per valorizzare il potenziale del Ts nel suo complesso.