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Per un laboratorio di buone prassi toscane

3. Slow Food

L’orto in condotta, per educare alla lotta agli sprechi e alla sostenibilità

Breve storia dell’associazione

Slow Food è un’associazione non–profit che conta 100.000 membri

in 150 paesi del mondo. Fondata nel 1986 a Bra, in provincia di Cu- neo, vuol essere una risposta al dilagare del fast food e alla fretta della vita, difendendo e divulgando le tradizioni agricole ed enoga- stronomiche di ogni parte del mondo e favorendo una filosofia dello

slow living. Slow Food ha oggi in Toscana il maggior numero di soci

cibo buono, pulito e giusto. Buono da mangiare, per le sue qualità organolettiche. Pulito, in quanto sano e coltivato secondo i principi della biodiversità. Giusto perchè rispettoso delle tradizioni agricole ed enogastronomiche di ogni parte del mondo e della sostenibilità. Inoltre perché è venduto a prezzi equi. Slow Food si è impegnata per la difesa della biodiversità e dei diritti dei popoli alla sovranità alimen- tare, battendosi contro l’omologazione dei sapori, l’agricoltura massi- va, le manipolazioni genetiche. Ha promosso “Terra Madre”, una rete mondiale che riunisce in oltre 150 paesi coloro che fanno parte della filiera alimentare e vogliono difendere l’agricoltura, la pesca e l’alle- vamento sostenibili. In particolare Slow Food Toscana ha sviluppato il progetto nazionale dei Mercati della Terra, che nasce a Montevarchi (Ar), dove nel 2005 viene attivato il primo progetto pilota del ‘Merca- tale’ locale in cui si valorizza la filiera corta. Per filiera corta si intende una strategia alternativa che permette agli agricoltori di riconquistare un ruolo attivo nel sistema agro–alimentare, con la collaborazione di consumatori consapevoli che diventano, attraverso la loro domanda di consumi rivolta direttamente agli agricoltori, anche “co–produttori”. I Mercati della Terra sono mercati contadini gestiti collettivamente in cui i produttori locali presentano prodotti di qualità direttamente ai consumatori, a prezzi bassi e garantendo metodi di produzione so- stenibili per l’ambiente con la costante attenzione per la difesa della biodiversità. Tutti insieme, produttori e consumatori, lavorano per ac- corciare la filiera del cibo. Con questo progetto la Regione Toscana, che da sempre si è distinta per l’attenzione ai temi della filiera breve e della valorizzazione del prodotto a chilometro zero, ha erogato contri- buti a fondo perduto, fino all’80% della spesa, per l’attivazione di tali iniziative.

Descrizione dell’esperienza “Orto in condotta”

Slow Food Toscana svolge anche numerose attività educative che

sono considerate una importante mission dell’associazione: ciò si- gnifica partire dall’infanzia per creare momenti di dibattito e di co- noscenza, non veicolata ma diretta, del mondo del cibo. Solo così è possibile dare a tutti degli strumenti per poter fare scelte alimentari sane e consapevoli. Con questi intenti è stato scritto il Manifesto per

l’educazione di Slow Food Italia e in questo contesto nasce l’iniziativa Orto in condotta, da noi considerata buona prassi della Toscana. L’e- sperienza è ispirata ad un primo School Garden di Slow Food, pensa- to e ‘coltivato’ a Berkeley (California) dalla vice–presidente Slow Food Internazionale. In Italia l’Orto in Condotta prende avvio nel 2004 dive- nendo lo strumento principale delle attività di educazione alimentare

e ambientale nelle scuole. Insieme agli studenti, gli insegnanti, i geni-

tori, i nonni e i produttori locali sono gli attori del progetto, costituen- do la comunità dell’apprendimento per la trasmissione alle giovani generazioni dei saperi legati alla cultura del cibo e alla salvaguardia dell’ambiente. Tutti questi soggetti hanno la possibilità di fare rete tra di loro e di scambiarsi idee e esperienze anche a distanza, grazie alla piattaforma virtuale Grow the Planet. In Italia oggi il progetto “Orto in condotta” conta 435 orti: recuperando un appezzamento adiacente la scuola, per tre anni i ragazzi coltivano, scoprono i ritmi delle stagio- ni e i prodotti della terra. Con la guida e l’aiuto di insegnanti, nonni e genitori, che partecipano a tal fine a specifici corsi di formazione pre- visti dal progetto, si attivano anche collaborazioni con le famiglie, con le mense scolastiche, le amministrazioni locali. Solitamente i bambini mangiano a scuola ciò che l’orto produce.

Il presupposto è che l’orto rappresenti uno strumento didattico per conoscere il territorio, i suoi prodotti e le sue ricette, ma anche occa- sione per incontrare esperti artigiani, produttori e chef della comunità locale, per tessere rapporti di comunità locale in una visione di ‘glo- balizzazione’ anche del cibo e delle sue colture e culture.

Una delle esperienze più recenti del progetto è nata a Capannori, in provincia di Lucca: dal 2013 sono entrati in funzione 16 orti scola- stici, con il coinvolgimento di 400 studenti (e delle loro famiglie), 40 insegnanti e il sostegno di Enti locali e dell’associazione “Scuola ti voglio bene comune”. Questa associazione riunisce una decine di associazioni di volontariato, oltre a 40 tra ex–insegnanti, pensionati e genitori che dall’inizio dell’anno scolastico prestano gratuitamente la loro opera nelle varie scuole capannoresi nell’ambito del progetto. Nel 2011 hanno anche attivato una banca del tempo didattico per garantire una copertura didattica negli orari pre e post scuola. Il va-

lore didattico e culturale del progetto consiste nel far conoscere alle nuove generazioni il territorio e i suoi prodotti tipici, l’importanza della biodiversità, il ritmo delle stagioni, il corretto utilizzo dell’acqua nell’ir- rigazione, l’importanza della lotta allo spreco alimentare, il significato di sostenibilità. Sono anche previsti specifici laboratori, tra cui uno intitolato “Cioccolato buono, pulito e giusto” che prevede la degusta- zione del cioccolato del commercio equo e solidale in collaborazione con Equinozio.

Con il progetto Orto in condotta si tende a trasmettere agli studenti anche altri due tipi di messaggi: 1) un primo messaggio è relativo alla importanza della cura dell’ambiente in un territorio in cui vi sono già

esperienze pilota in questo ambito che si vanno ad integrare tra di loro. Slow food ha promosso il progetto insieme al comune di Capan-

nori: questo ha assegnato al progetto 16 appezzamenti di terreno da adibire ad orti creando sinergie con Slow Food. Ma Capannori ha an- che introdotto nello stesso periodo gli ‘orti sociali’ (60 appezzamenti di terreni assegnati ai cittadini che ne fanno richiesta per coltivarli ad orto) o ha creato spazi pubblici in cui i cittadini possono piantare un albero per sé stessi o per regalarlo ad altri o per sviluppare l’am- biente urbano (progetto “Regala un albero”). Capannori è stato uno dei primi comuni italiani che ha introdotto la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti, divenendo capofila di una rete nazionale e rappresentando una delle migliori prassi dell’associazione Comuni virtuosi (Verso rifiuti 0 nel 2020). Capannori ha fatto di queste prassi strumenti tra loro coerenti e talora integrati, che hanno un forte im- patto sia di tipo economico che di partecipazione attiva ai beni co- muni ambientali, introducendo quindi anche un cambiamento “cul- turale”. 2) Un secondo messaggio è proprio relativo all’importanza della partecipazione dei cittadini per le tematiche ambientali e quindi anche per questo progetto “Orto in condotta”. Il significato e la forza di questo progetto sta infatti anche nella rete che si crea per la sua realizzazione con il coinvolgimento di scuole, famiglie, nonni ortolani e associazioni per dar vita ad una comunità dell’apprendimento che trasferisca ai più giovani i saperi legati alla cultura del cibo e alla sal- vaguardia ambientale.

Elementi/indicatori che ne fanno una buona prassi e che esprimono una visione di futuro

Il progetto Orto in condotta rappresenta quindi una buona prassi che possiamo riassumere in tre ragioni:

1) innanzitutto per il suo valore innovativo. Si insegna nelle scuo- le, con uno specifico progetto di cui non ne esistevano di simili prima, attraverso iniziative del Terzo Settore, come concreta- mente si possa coltivare la terra risparmiando risorse (acqua, terreni), producendo cibi sani (dall’orto alla preparazione dei pasti) nel rispetto dell’ambiente (biodiversità) e delle persone (lotta allo spreco alimentare);

2) sviluppa comunità, in quanto promuove una collaborazione tra famiglie e insegnanti, studenti e agricoltori;

3) fa rete, perché fa parte di un progetto di Slow Food che ha atti- vato una rete nazionale di orti in condotta, ma anche che attiva una rete locale di soggetti diversi che intervengono sulle tema- tiche ambientali in vario modo (Comune, scuola, associazioni, agricoltori, cittadini);

Ruolo politico e visione di futuro del volontariato

Questa prassi di Slow Food racchiude una visione di futuro: un futuro sostenibile che si crea anche attraverso una responsabilità personale e comportamenti quotidiani di rispetto dell’ambiente per le generazio- ni future, iniziando a promuovere una cultura orientata a tali obiettivi. Il ruolo politico quindi sta proprio nella dimensione culturale del pro- getto, ma anche nell’evidenziare lo stretto legame tra gli aspetti am- bientali, economici e sociali di queste esperienze. Il degrado ambien- tale, così come lo spreco alimentare, o l’alimentazione poco sana, costituiscono costi per la collettività a fronte di guadagni di pochi altri gruppi sociali Ribaltare il problema è la finalità del progetto: dimostra- re concretamente che tutti insieme possiamo non solo ridurre i costi di questi sprechi, ma addirittura creare nuove risorse che possono aiutare a lottare conto le povertà alimentari e a produrre nuovi tipi di benessere sociale e personale… con gusto, recuperando una dimen- sione più lenta del tempo in cui le fatiche quotidiane della cura, come

quella di un orto, aiutano ad aver maggior cura delle persone e della natura stessa.