• Non ci sono risultati.

Per un ruolo politico del volontariato di doman

Il ruolo politico del volontariato in Italia visto da 12 esperti nazional

2. Sintesi dei risultati delle interviste

2.6 Per un ruolo politico del volontariato di doman

Domanda: Affinché il mondo del volontariato possa esercitare quella

funzione politica e sociale da lei delineata, quali sono gli ostacoli e le opportunità che dovrebbe utilizzare? Quali progetti è necessario sviluppare a livello locale e nazionale, a suo giudizio, per dare corpo al ruolo politico del volontariato da lei delineato?

L’attenzione dei nostri esperti sembra essersi indirizzata verso tre tipi di “progetti” possibili: 1) la formazione dei volontari e dirigenti del Ts; 2) l’educazione di bambini e giovani; 3) l’avvio di laboratori territoriali. In sintesi:

• La formazione dei volontari e del Ts (sia componenti politiche che “tecniche”) può avere un ruolo importante, può costituire un progetto per un nuovo ruolo politico del volontariato rilevan- te che si potrà sviluppare negli anni, sia a livello nazionale che locale, anche favorendo lo scambio di esperienze tra territori diversi, come quelli del Nord e del Sud.

• Una importante opportunità potrebbe essere anche connessa alla educazione/formazione in particolare sui temi dei beni co-

muni, a cominciare dalle scuole, attraverso gli esempi di “buo-

na cittadinanza”: bambini e giovani, potrebbero essere aiutati a diventare protagonisti di una nuova cultura, stile di vita, in cui è fondamentale la cura dell’ambiente e dei beni comuni, rinsaldando così il legame tra istituzioni e cittadini, tra legalità e cittadinanza attiva. Utile potrebbe risultare anche un servizio civile potenziato ed esteso.

che vi sono a livelli territoriali locali, a fronte del contesto di crisi economica e sociale attuale, potessero avere dei luoghi di confronto comune, in modo da connettere, attraverso l’avvio di appositi laboratori territoriali, gli obbiettivi comuni e porli come basi delle politiche sociali e dello sviluppo della coesione terri- toriale.

Alcuni dei nostri intervistati hanno fatto riferimento all’importanza che il volontariato operi, attraverso tali progetti sopra menzionati, in vista di preparare una nuova classe dirigente del Paese (L.B.). Ossia per- sone formate non in difesa degli interessi individuali e familiari, ma in grado di promuovere gli interessi generali.

Il Paese ha necessità di una classe dirigente in grado di saper indi- viduare, lavorare e produrre per interessi generali e non particolari di pochi che li gestiscono scambiandosi favori, per continuare a rimuo- vere quegli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umane e che producono disuguaglian- ze crescenti. Ha bisogno di una nuova carica di ethos nella politica stessa.

Una nuova classe dirigente in grado di essere disinteressata, ossia in grado di agire non per i propri interessi ma per quelli generali: questo è quanto potrebbe fare un volontariato ben formato e preparato per questo ruolo politico importante per il futuro del Paese. Ciò non signi- fica singole persone che entrano nei partiti, bensì formare persone che a partire dalle prassi quotidiane del volontariato, sappiano agire nell’ambito degli interessi generali prendendosi cura delle persone, dell’ambiente, dei beni comuni, delle stesse istituzioni, anche andan- do oltre i concetti di proprietà privata, favorendo un cambiamento culturale e di azioni sui territori.

La classe dirigente non nasce spontaneamente, da sola, così come la partecipazione civica: richiede un lavoro paziente di costruzione continuata nel tempo, la costanza di azioni di formazione, di proget- tualità, di collegamenti e alleanze, richiede capacità di fare rete e di non agire solo per rafforzare la propria organizzazione. Richiede una visione politica che il volontariato ha, ma che deve sviluppare in pro- getti comuni, poiché è di questo che ha bisogno non solo il volontaria-

to, ma tutta la società civile di cui il volontariato è una delle più quali- ficanti espressioni. È a questo che dobbiamo lavorare per affermare un ruolo politico del volontariato di cui tutti i cittadini hanno bisogno. In questo percorso assume una fondamentale importanza la forma- zione, l’informazione e la comunicazione. Molto è già stato fatto in questi anni dalla formazione dei Csv, ma qui la necessità è di pre- vedere specifici momenti di formazione politica, non solo sporadici momenti di dibattito. La formazione dei “presidenti” associativi, per esempio, è una necessità ormai avvertita da più parti. Alla formazione bisognerebbe unire una efficace informazione: l’informazione precisa e competente, acquisita anche con specifici rapporti di studio, rac- colta delle diverse pratiche del volontariato favorendo conoscenze reciproche, tipi di interventi di politiche territoriali, ecc. Ed infine la

comunicazione sociale, intesa come spazi di confronto e di condivi-

sione anche dei vissuti di ognuno, trovandone i nessi, intrecciando molti aspetti che hanno a che fare con la nostra vita quotidiana, con il senso comune, con quello che spesso diamo per scontato, e con la visione di futuro che costruiamo. Ormai le stesse tecnologie di oggi, possono dare molto aiuto per sviluppare questo tipo di comunica- zione e di reti che sono modi anche di cambiare ed innovare anche i nostri modi di pensare.

Altri aspetti che sono stati segnalati come indispensabili per un pie- no ruolo politico del volontariato sono relativi agli aspetti normativi di tutto il Ts: rivedere la normativa 266/91 e la 383/00 in modo da aggiornare i compiti previsti per le diverse componenti del Ts di oggi, valorizzando e favorendo anche l’impresa sociale e favorendo varie forme di sostegno economico pubblico e privato. Soprattutto si rende necessario stabilire il bilanciamento tra attività commerciali e non, e ciò non solo da un punto di vista tributario. Inoltre è l’intero contesto civilistico che dovrebbe essere rivisto anche alla luce delle modifiche intervenute a seguito dell’art. 118 della Costituzione,

In conclusione, sembra si possa riassumere che i nostri esperti riten- gano che il mondo del volontariato ha sino ad oggi manifestato, per varie ragioni, una scarsa efficacia nell’influenzare il mondo della poli- tica e dei partiti. È ritenuto però importante, per il futuro del volontaria-

to, che esso svolga un suo ruolo politico, ma all’interno delle normati- ve (come la 328/00 invocata più volte come legge “disattesa”) e con autonomia dai partiti, come stimolo ai cambiamenti delle istituzioni e della politica stessa, con una propria etica e visione di futuro. Ma il mondo del volontariato sui territori, che pure ha numerose esperienze di innovazione sociale, è oggi talora ancora troppo “schiacciato sui servizi”, venendo meno la sua funzione politica proprio in un periodo in cui sarebbe forse più necessaria. Il mondo del volontariato dovrà fare un salto di qualità, di costruzione di percorsi comuni (formazione interna, laboratori territoriali, educazione per giovani) al fine di raffor- zare il proprio ruolo politico, per dare maggiore incisività alla sua di- mensione culturale educativa ed etica di solidarietà. Le associazioni stesse, per loro natura, sono spazi di socializzazione politica: si tratta, per il futuro, di valorizzare, formare ed informare, educare e potenzia- re, comunicare, questa loro natura, anche rivedendo le normative che regolano il Ts ed i rapporti con le istituzioni.