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La grande crisi e la ‘riscoperta’ dei beni comun

La prospettiva storica per capire il futuro

1) I diversi modi di concepire il welfare mix costituiscono un nuo-

2.4 La grande crisi e la ‘riscoperta’ dei beni comun

Le caratteristiche del ruolo politico del volontariato di quest’ultimo pe- riodo storico (ossia dal 2008 al 2014) sarà oggetto di approfondimen- to anche nelle successive parti della ricerca, attraverso le interviste al panel dei nostri esperti. Evidenziamo comunque, per adesso, come in questo periodo vi sia un cambiamento sociale di rilevanza mondiale che cambia completamente sia il contesto sociale, sia lo stesso ruolo del volontariato che si era delineato sino agli inizi del nuovo millennio. Infatti nel 2007–2008 sopraggiunge la “grande crisi” che riporterà di nuovo quello spettro della disoccupazione e della povertà che sem- brava ormai far parte dei periodi più bui del secolo precedente e che caratterizzerà invece l’inizio di un nuovo periodo storico di progressi- vo declino sociale ed economico dei paesi del sud dell’Europa (e con esso del grande sogno europeo di unità solidale) e del nostro paese in specifico. Nel 2008 esce il rapporto Caritas Ripartire dai poveri e la

23 G. Cotturri, La forza riformatrice della cittadinanza attiva, Carrocci, Roma, 2013.

Commissione Europea dichiarerà il 2010 l’anno europeo di lotta alla povertà ed all’esclusione sociale.

Le politiche di welfare si ridimensionano sotto la spinta dei tagli delle

spese a seguito della crisi economico finanziaria. Collateralmente il Ts inizia anche nel ridefinire, con Istat e Cnel24, cosa s’intenda per

benessere e con quali diversi stili di vita rispetto ai precedenti periodi. Questo tema di crisi e welfare, ma anche benessere e stili di vita – che sarà da noi approfondito nelle parti successive della nostra ricerca – costituisce uno degli ambiti dominanti il dibattito interno al Ts. Da quegli anni, le riduzioni della spesa sociale determinano un ulteriore impoverimento e crescenti disuguaglianze sociali e, come molte reti di volontariato hanno evidenziato: “il modello di welfare sino ad allora esistente inizia a franare fragorosamente sotto i colpi dei tagli della spesa pubblica e rischia di trascinare con sé anche la fine sostanziale dei diritti sociali nel nostro Paese.”25 A ciò rispondono nuove iniziative

della c.d. economia civile e vengono proposte anche inedite iniziative finanziarie, come quella dei Social Bond, per trovare modalità auto- nome di risorse economiche per le attività del Ts. Si sviluppa sempre più un’economia civile che è in grado anche di produrre occupazione e bene comune.26

Per sostenere il ruolo del volontariato nel sud, un suo ruolo ‘politico’ in grado di affrontare la crisi anche come opportunità per ricostruire solidarietà, Fondazione con il Sud promuove in quegli anni, numero- se occasioni di confronto27. Tra queste attività inizia nel 2009 il primo

progetto di formazione interregionale dei quadri del terzo settore: non quindi solo per il volontariato, ma per tutte le componenti del terzo settore del sud, nelle 6 regioni meridionali. Circa 200 “quadri” ogni

24 Istat, Rapporto BES: Benessere Equo e Sostenibile in Italia, Roma 2013.

25 G. Serra (a cura di) , Documento preparatorio del Laboratorio Nazionale del

Movi, 1–3/6/2012.

26 S. Zamagni, L’economia del bene comune, Ed. Città Nuova, Roma 2007. 27 Per comprendere le disuguaglianze anche di spesa sociale tra Nord e Sud Italia, basti ricordare, per esempio, che in base ai dati Istat, la spesa pro–capite annua per i servizi alla persona nelle regioni meridionali scende nel 2008 a meno di 30 euro annue in Calabria, mentre nelle regioni del Nord in alcuni casi si superano i 300 euro, attestandosi comunque nella media di 100 euro.

anno si incontrano da allora in appuntamenti periodici di formazione e sperimentazione di innovazioni sociali, elaborando convergenze nel- le proprie visioni “politiche” di volontariato e Ts, di futuro a cui tendere e delle modalità con cui è possibile intervenire nella gestione della crisi economico–finanziaria e sociale. Fqts (Formazione Quadri del Terzo Settore) darà così il primo contributo formativo in Italia su questi temi che durerà, nelle sue diverse edizioni, sino ai giorni nostri. Emer- ge con chiarezza una lettura del divario tra Nord e Sud non tanto in termini di reddito ma delle condizioni di vita, dei diritti di cittadinanza, della legalità, della ‘densità’ istituzionale’. Il messaggio politico che viene da queste attività formative svolte al Sud è però di rivoto a tutto il mondo del Ts e non solo: bisogna ripartire dal sociale, perché la coesione sociale non è una conseguenza dello sviluppo ma ne è la principale condizione28.

Nelle esperienze che in questo periodo si sviluppano sui diversi ter- ritori, al Sud, come anche al centro o al Nord Italia, assumono un particolare rilievo innovativo quelle relative ai cosiddetti beni comuni. Non a caso il premio Nobel dell’economia nel 2009 è assegnato alla Ostrom per il suo contributo su questo argomento e che apre nuovi scenari d’interventi per il Terzo Settore, dando il via ad un nuovo filo- ne di contributi teorici. I commons diventano un “coagulo” di nuove sensibilità sociali: così com’è risultato evidente nel 2011 col referen- dum sull’acqua ed energie rinnovabili. Ma diviene anche una nuova pratica di agire collettivo, che vede il terzo settore ed il volontariato tra i protagonisti, e che finiscono anche con incidere sulle normative (Commissione Rodotà che individua gli art 9 e 43 della Costituzione come fondanti), sulle politiche degli enti locali e anche sulla creazio- ne di una nuova “comunità culturale” costituita da esperti e studiosi del tema29.

28 C. Borgomeo, L’equivoco del Sud, Feltrinelli, Milano 2013.

29 Tra i maggiori contributi ricordiamo quelli di S. Settis, di U. Mattei, G. Arena e G. Cotturri: autori di libri, ma soprattutto animatori di attività formative e di dibattiti. Tra le esperienze di volontariato molte delle buone prassi sono consultabili sul sito di Labsus o di numerosi Csv (tra cui quello di Napoli che ha anche organizzato una Fiera).

All’interno di questo rinnovato contesto sociale che vede protagoni- sta il volontariato, nel 2011 la Commissione Europea dedica per la prima volta un anno al volontariato, su richiesta dello stesso Cev (il Centro del Volontariato Europeo): per l’esattezza, il 2011 è l’anno del volontariato che promuove attività di cittadinanza attiva, inteso come fondamentale contributo alla rivitalizzazione della democrazia.

Il mondo del volontariato sempre più si interroga con l’inizio del secon- do decennio del 2000 sul proprio ruolo: Don Nervo, ancora una volta richiama l’attenzione del volontariato sull’importanza degli aspetti po- litici, rispetto a quelli di servizio, e di ciò ne fa oggetto anche di spe- cifiche iniziative di formazione30. La Conferenza nazionale dell’Aquila

è un altro importante appuntamento preparato a tal fine attraverso un “ascolto” e consultazione del volontariato di tutti i territori (2012). Forse anche per rinnovare l’importanza di una presenza politica del volontariato nel panorama nazionale, in questi ultimi anni sono stati espressi da alcuni componenti del terzo settore vari tipi di nuove vici- nanze ai partiti: alcuni rappresentanti del mondo del volontariato sono stati inseriti nelle liste elettorali dei partiti esistenti o di nuovi partiti (Scelta civica), a livello nazionale e locale. Talora, come anche in pas- sato, è accaduto viceversa: rappresentanti dei partiti o dei sindacati sono diventati “quadri” del volontariato. Il tutto con scarsa incisività, almeno sino ad ora, per ciò che concerne il mondo del volontariato (aspetto, questo, approfondito anche nel corso delle interviste e con i dati di cui riportiamo una sintesi nelle parti successive di questo testo).

Quale ruolo politico può quindi avere il volontariato in questo conte- sto? Afferma in proposito Lumia:

È importante che il mondo del volontariato faccia politica auto- nomamente, senza essere amico o nemico di nessuno, o “clien- te” dei poteri che di volta in volta governano le nostre comunità locali, le Regioni e lo Stato centrale. Al suo interno, nella sua ordinarietà e quotidianità, il mondo del volontariato deve spe- rimentare quote concrete di riforma della politica: a cominciare

da come si scelgono i Presidenti e i gruppi dirigenti.31

All’interno di questo contesto e di rinnovato interesse per un ruolo politico del volontariato più incisivo, nel 2012 Units e Cesvot, insieme alle più importanti reti del volontariato nazionali, organizza un conve- gno a Pisa per confrontarsi su quale possano essere oggi le scelte da fare in questo periodo che non è transitorio, bensì strutturale, di crisi non solo economico–finanziaria, ma sociale e della stessa democra- zia. Da quel convegno è nato un percorso che oggi ha dato origine a questa stessa ricerca.

2.5 La cronologia

Anno 50 anni di storia della solidarietà organizzata: ruolo politico del volontariato e