Il ruolo politico del volontariato in Italia visto da 12 esperti nazional
2. Sintesi dei risultati delle interviste
2.3 Stili di vita e nuovi modelli di sviluppo
Domanda: In riferimento ai temi degli stili di vita, ai patti/ accordi tra
cittadini consumatori e produttori (consumi etici e Gas, conti correnti bancari e finanza “etica”, turismo responsabile, ecc.), che segnano la ricerca sia di nuovi tipi di benessere che di sostenibilità anche eco- nomica, quale tipo di ruolo svolge e potrebbe svolgere il volontariato in futuro?
In sintesi, i risultati principali emersi dalle interviste possono essere così riassunti in quattro punti principali.
diverso stile di vita, di azione non individuale, ma di interesse
per gli altri, perché “l’altro mi sta a cuore” (E.C). Il volontariato è proposta di stile di vita soprattutto quando svolge un’attività di educazione e di promozione di una cultura diversa: per esem- pio, le attività di educazione alla legalità – ossia si promuovono azioni di contrasto alla corruzione e ad ogni tipo di mafie – of- frono esempi concreti di possibili alternative di stile di vita nelle condizioni in cui ci si può trovare a convivere in alcuni territori del Sud, come accade oggi con l’uso dei beni confiscati alle mafie. Anzi, questi tipi di attività che propongono “stili di vita” diversi, sui vari territori nazionali, dovrebbero essere maggior- mente sostenute dalle istituzioni pubbliche (a giudizio di più della metà dei nostri intervistati), attraverso anche un maggiore coinvolgimento del Ts nella gestione dei beni mobili ed immo- bili confiscati alle mafie o di Bc inutilizzati o in degrado.
• Il volontariato è oggi proposta di stile di vita che si caratteriz-
za in modo diverso rispetto ai decenni passati, soprattutto per coloro che sono resi più ‘vulnerabili’ e fragili dalla crisi econo- mico–finanziaria: coloro che vivono al di sopra delle proprie
possibilità, che hanno reti familiari e sociali esili o critiche, separati o con conflitti familiari, indebitati ma non propensi a chiedere aiuto, poco consapevoli delle proprie responsabilità e che magari sono anche propensi a spendere molto per i gio- chi d’azzardo, nella speranza di una improbabile improvvisa ricchezza. Allora ciò che il volontariato può fare è di aiutare le persone che hanno una “vita doppata” a fare un cambiamento che è innanzitutto di stili di vita: per esempio, un percorso di incontri con le famiglie sul bilancio familiare è un modo per ri- sparmiare sulle bollette di luce, gas e acqua, ma anche per di- scutere insieme ad altri sul come spendiamo ciò che abbiamo; i micro–crediti e le varie forme di prestiti sociali sono occasioni per creare piccoli progetti di vita, assumersi responsabilità; an- che housing sociale o co–husing sono modi per costruire nuovi legami sociali, condividendo servizi e spazi comuni da gestire e mediando i conflitti; corsi alla genitorialità nelle scuole, incon-
tri e convivialità organizzata per anziani, per famiglie, punti di ascolto aperti 24 ore su 24, l’infermiere di comunità, la consu- lenza per la mediazione dei conflitti… sono tutti servizi che non sono individuali, bensì che ‘associano’ persone spesso sole e permettono di creare relazioni e partecipazione nella quotidia- nità del vivere. Così lo stile di vita diventa la ‘cura’ del vivere, del vivere insieme, del vivere con i figli, i servizi sono sempre più gestiti direttamente dalle famiglie e dalle persone e anche le istituzioni hanno questo ruolo di connettere e far sviluppare questo tipo di esperienze, di servizi, di pratiche, per ri–gene- rare le comunità con diversi stili di vita che sono sempre più collettivi, non più solo personali ed individuali. Sono “percorsi” di nuovi stili di vita condivisi. (T.M.)
• Si ritiene anche che il volontariato ed il terzo settore incidano
oggi, con il proprio operato, sullo stile di vita in due diverse direzioni: sia dalla parte dell’offerta, che dalla parte della do- manda, di prodotti e servizi a forte valenza etica. Dalla parte
dell’offerta di servizi si propongono stili di vita improntati ad una maggiore socialità e sicurezza. Per es: attraverso il secondo
welfare si offrono i servizi sanitari a minor costo attraverso le
mutue integrative, alloggi sociali anche temporanei attraverso varie forme di housing sociale, micro–crediti e consulenze per aiutare a progettare la propria vita, ecc., come già evidenziato sopra. Ma accanto a ciò si propongono anche prodotti alimen- tari biologici e sostenibili, i prodotti del commercio equo e soli- dale, i prodotti dell’agricoltura sociale o a valenza etica, come quelli provenienti dai terreni confiscati alle mafie, come quelli di alcune associazioni che operano per l’uso ed il riciclo di og- getti vari in disuso (Emmaus), o forme di turismo responsabile e sostenibile: cioè si offrono prodotti/servizi che propongono anche un modello di economia sociale, alla cui base vi sono accordi diretti tra consumatori e produttori, quindi anche stili di vita. Pertanto il volontariato incide anche dalla parte della domanda, orientando i consumi verso valori di solidarietà e di relazioni comunitarie (beni comuni e cittadinanza attiva, consu-
mi etici e sostenibili), divenendo quindi catalizzatore di nuove proposte implicite di ‘altri’ stili di vita. Talora riuscendo anche a ri–orientare in tal senso la produzione di settori tradizionali, come per alcuni ambiti l’agricoltura o la produzione di energie ‘pulite’. Talora proponendo consumi etici e sostenibili, si creano anche nuove opportunità lavorative e di inclusione sociale per chi vi opera. Il volontariato riesce quindi a rinnovare l’uso di ciò che è abbandonato (vedi accordo tra Csvnet con le Ferrovie dello Stato per le stazioni in disuso) o di ciò che deve essere riciclato utilmente (riciclo dei rifiuti, dei pc dismessi, ecc.) po- nendo come bene comune irrinunciabile la salute e il benesse- re collettivo. E tutto ciò è una proposta di stile di vita, agendo sia dal lato dell’offerta che della domanda di prodotti/servizi etici. E ciò crea anche occupazione quando si sviluppa econo- mia sociale.
• Qualcuno degli intervistati non riconosce però come volonta- riato coloro che operano in questi ambiti del vivere sociale, perché talora queste persone operano fuori dalle associazioni e da Odv strutturatesi stabilmente nel tempo. Vi è anche una certa perplessità e timore anche per il modo con cui questo tipo di volontari si “relazionano” tra di loro: utilizzano le reti tele- matiche, i forum e i social network, più di quanto non utilizzino le sedi associative, non rispettando gerarchie e rappresentan- ze istituzionali.
Comunque la maggioranza dei nostri intervistati ritiene che queste realtà abbiano un forte impatto, in particolare tra i gio- vani. Pertanto è importante comunque tessere rapporti e al- leanze sempre più ampie in questo nuovo terreno della soli- darietà: “importante non solo perché rappresenta un trend in costante crescita, ma perché riesce a coinvolgere persone che non farebbero volontariato, cittadini interessati a stili di vita di- versi e che così si avvicinano a questo mondo sensibilizzando su temi importanti, quali il benessere..” (F.D.). Per alcuni intervi- stati questo tipo di volontariato aiuta inoltre a capire come ride- finire il benessere in senso qualitativo, uscendo fuori dalla sola
logica del Pil, proponendo un’altra scala di valori di vita (L.F.), proponendo altri tipi possibili di benessere, come quelli indicati dal Bes (Benessere Equo e Sostenibile) che sono anche le basi per un nuovo paradigma di sviluppo, soprattutto a livello locale (T.M.).