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Byron nella prosa máchiana – Marinka e Gli zingari

6. Il byronismo di Mácha nei temi e nelle influenze dirette di Lord Byron

6.2. Influenze byroniane sui testi

6.2.4. Byron nella prosa máchiana – Marinka e Gli zingari

A cominciare dal racconto Marinka, pubblicato per la prima volta nel 1834 nella rivista Květy645, vediamo come l’influenza byroniana si faccia presente anche nella prosa máchiana, oltre che nelle poesie. Si tratta in realtà di un racconto in prosa inframezzato da brevi componimenti poetici, anche di un solo verso, e costruito quasi come un’opera teatrale in due atti, con un’apertura, un intermezzo e un finale.

Dal punto di vista dei temi, di tradizione byronista, o più romantica in generale, sono la liricità, la soggettività dell’opera, la caratterizzazione dei personaggi. E soprattutto quella dell’eroina, vicina e ispirata alla Mignon di Goethe, la quale, colpita

immensamente dalle poesie del protagonista (in cui si intravvede sicuramente Mácha stesso), gli fa consegnare, dal padre mendicante, un biglietto in cui esprime tutto il suo amore per le sue composizioni. Il poeta accorre a casa di lei per trovare una ragazza quasi morente, alla quale però si sente immediatamente legato. Dovendo tuttavia lasciare Praga per mettersi in cammino verso un amico malato e tornando solamente qualche tempo dopo, non la rivedrà mai più.

Particolarmente forte sarebbe l’ispirazione di Byron nella caratterizzazione dei personaggi, al di là della trama, in quanto entrambi rappresentano due animi lacerati che si incontrano, non nelle nobili sale di lussuosi palazzi, ma nei bassifondi della città646, ambientazione tipica anche del Corsair byroniano, per esempio. L’unico passaggio più

645 Il racconto venne pubblicato in parti su tre numeri della rivista, (23, 24 e 25, tra il cinque e il diciannove giugno del 1834), Karel Hynek Mácha, Próza, op. cit., p. 336.

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evidentemente somigliante, ma non in modo evidente, a questo componimento byroniano può essere la caratterizzazione di Marinka, che ricorda per certi versi

Medora: lunghi capelli neri che circondano il viso dal pallore marmoreo, caratteristiche in comune con la Mignon di Goethe.

Le somiglianze con i componimenti byroniani qui si esauriscono, proprio il contrasto tra l’ideale bellezza e purezza di Marinka e l’ambiente povero in cui è ambientato il racconto rappresenta una delle particolarità di quest’opera. Non solo in quanto Marinka è appunto una prosa, ma per la sua particolarità sia all’interno dell’opera máchiana in sé, ma anche per sue caratteristiche specifiche: la mescolanza dei generi, per esempio. Abbiamo detto infatti che Marinka è un racconto, ma

inframezzato da componimenti poetici, nonché di frammenti di canzoni popolari, e strutturata come un’opera teatrale, con dějství [atti] e opona [sipario]647. Così come gli

Zingari, tra il racconto lirico-epico in prosa e il romanzo gotico648, anche questa prosa máchiana spazia tra i generi, il che rende complicato definirla. Anche la prosa in sé è musicale, con assonanze e richiami all’interno del testo, nonché evidentemente

frammentaria già a partire dalla punteggiatura, ricca di sospensioni indicate da trattini, punti esclamativi, nonché da brevi battute di dialogo e versi di canzoni.

Jaké to hemžení lidstva rozličného? Strakatý ženský šat míhá se temným oblekem mužským. – V pravo, v levo pozdravování a poklony. –

[…] Jaké to hemžení lidstva rozličného! – A nad celým tímto sborem láska rozprostírá peruť svou jako hudba, po celý den uprostřed rozlehlého místa před kafírnou hrající, poslední názvuk nad obsazenými stoly; jako jasný večer růžové červánky nad zelenými zahrady stíny po přešlém parném dni.649

Che brulicare della folla più disparata è mai questo? Il cangiante abbigliamento delle donne si mescola all’abito scuro degli uomini. – A destra, a sinistra saluti e inchini. –

[…] Che brulicare della folla più disparata è mai questo? – E su tutto quest’insieme l’amore spiega le sue ali come musica, che gioca tutto il giorno tra il vasto spazio davanti al caffè, ultima melodia sui tavolini occupati; come di una luminosa serata la luce rosa del tramonto sulle ombre verdi del giardino dopo un afoso giorno ormai trascorso.

647 Karel Hynek Mácha, “Marinka”, in Idem, Próza, op. cit., pp. 137 e 141.

648 Michal Charypar, Máchovské interpretace, op. cit., pp. 160-161.

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Appena dopo l’incipit, un’invocazione al maggio, esordio stagionale e insieme anticipazione della trama, in questo passo tratto dal primo atto ritroviamo innanzitutto la nota descrittiva e lirica della prosa, ma anche lo stile máchiano nella sua vena

impressionista (la folla variopinta, la giornata afosa, quasi un quadro di Renoir), nel contrasto dei colori e del chiaro-scuro (i colorati abiti femminili e quelli scuri maschili, gli ultimi raggi rossi del tramonto e le ombre verdi del giardino), e della sinestesia (l’amore che spiega le ali come musica). E inoltre è ben riconoscibile la musicalità nell’anafora (Jaké to hemžení lidstva rozličného?) e nell’alliterazione di versi

incastonati tra le righe del racconto (zelenými zahrady stíny po přešlém parném dni). Marinka può essere dunque considerata più che una prosa byronista, un racconto romantico vero e proprio, nella sua idea fondamentale di unire i generi letterari fondendoli in un racconto tra prosa, poesia e teatro.

Più evidente è invece l’influenza sugli Zingari, rielaborazione in prosa dei temi del

Maggio, e secondo Novák, molto in generale, di quelle tematiche che derivano dal Prisoner of Chillon, The Corsair e Parisina650. Avremo modo di tornare su quest’opera nell’ultimo capitolo, ma in effetti, ad una prima analisi, alcuni personaggi byroniani possono essere accostati ai principali protagonisti del romanzo, e possono aver influenzato la costruzione dell’opera stessa. La trama questa volta è più complicata rispetto al Maggio e ci sono spostamenti di luogo nell’ambientazione, si tratta infatti forse dell’unica opera che Mácha situa al di fuori del territorio ceco, anche se solamente per un breve flashback, a Venezia.

Nella città lagunare infatti viveva felicemente il gondoliere Giacomo con la sua amata Angelina, che però ben presto gli venne portata via da un conte boemo, del quale Giacomo si mise ben presto alla ricerca. Molti anni dopo lo ritroviamo, accompagnato da un giovane orfano che aveva egli stesso trovato nei boschi e allevato, nei panni due zingari, tra le mura di un’osteria gestita da un anziano ebreo e dalla figlia Lea, in un piccolo paesino della Boemia, ai piedi del castello del conte Valdemar. Più avanti viene scoperto il cadavere del conte, il rivale di Giacomo, nonché padre del giovane zingaro, che l’aveva abbandonato in quanto nato informe ed affidato ad Angelina, alla quale era nel frattempo nato un figlio morto. Con l’andare degli anni quest’ultima aveva

abbandonato il bambino e perso il senno, rimanendo a peregrinare nei boschi circostanti.

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Dell’omicidio del conte Valdemar venne inizialmente accusato il giovane zingaro, che aveva intrapreso una relazione amorosa con Lea, anch’essa in passato sedotta dal Valdemar e che nel frattempo era morta in tragiche circostanze, seguita dal padre. Giacomo tuttavia confessa di aver ucciso il conte per vendetta e viene giustiziato. Il giovane zingaro, come legittimo erede del conte, dovrebbe prenderne ora in possesso le proprietà, ma preferisce abbandonare l’eredità finalmente acquisita per tornare in viaggio.

I tre principali personaggi maschili e i due femminili possono essere tutti, a grandi linee, riconducibili a protagonisti di opere byroniane651. Giacomo, per esempio, con i suoi propositi di vendetta nei confronti del rivale ricorda il Giaour; Valdemar stesso, il vecchio conte che se ne sta rinchiuso nel suo castello in seguito ai suoi crimini passati, è una figura simile al Lara byroniano; e il giovane zingaro, figlio ripudiato, e

abbandonato, che potrebbe finalmente prendere possesso dell’eredità paterna che gli spetta ma decide di partire, è riconducibile in parte ad Hugo e un in parte ad Harold.

Lea e Angelina, entrambe vittime delle proprie passioni e degli abusi subiti dai quali non riescono a riprendersi, possono essere viste come delle diverse facettature di

Parisina, o meglio, la sua continuazione. Queste similitudini sono tuttavia superficiali, la rielaborazione che Mácha porta su questi temi è del tutto particolare, a partire dalla modalità con la quale il poeta li intreccia. I temi della vendetta, dell’omicidio e dell’amore infelice non sono nuovi, ma negli Zingari sono strettamente collegati non solo tra loro, ma anche all’ambiente circostante e alla natura in generale, patria e matrigna indifferente, nonché protagonista indiscussa del romanzo652.