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5. Personalità a confronto e influenze indirette di Byron su Mácha

5.2. Rozervanci

Che Mácha fosse un uomo particolare, cioè un originale, su questo sono d’accordo tutti i suoi contemporanei – un uomo fuori dal comune, una personalità profonda, sensibile. Irraggiungibile – un solitario, un insoddisfatto, sì, un uomo lacerato.402

Jakub Arbes

Come abbiamo visto dunque, fin dai primi passi poetici si intravvede in Mácha la personalità dell’eroe romantico solitario e scontroso, corrucciato e inquieto, i cui

pensieri tempestosi non riuscivano a trovare la forma espressiva che più vi si addicesse. Attraverso il racconto epico e lirico in versi tipico di Lord Byron, e dei poeti romantici europei in genere, Mácha entrò in contatto con un nuovo modo di fare poesia che metteva a nudo ogni tormento e ogni trasporto propri dell’autore, il quale parlava attraverso le battute dei propri personaggi.

Byron scrive solo di se stesso, sembra autentico in ogni goccia d’inchiostro che pone sul foglio, e la sua poesia sembra essere l’espressione diretta della sua essenza, nonché l’unica cura per uscire dalla sua tetraggine403. Forse per questo più di altri poeti rimase impresso nella mente di Mácha, in quanto la trama delle sue opere è

principalmente un’impalcatura sulla quale impostare il racconto del proprio animo, nei

402 “Že byl Mácha člověk zvláštní, t. j. originelní, v tom shodují se všickni jeho vrstevníci — člověk neobyčejný, povaha hluboká, cituplná. Nepřístupná — samotář, nespokojenec, ba rozervanec”, in Jakub Arbes, Karel Hynek Mácha, op. cit., p. 57.

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suoi sentimenti, paure, pensieri404. Anche nella poesia di Mácha intravediamo questa stessa simbiosi, egli stesso si riconosce nella trama e in alcuni personaggi suoi (l’Hynek del Maggio tra tutti, ma anche il giovane pellegrino di Pellegrinaggio alle Krkonoše) e altrui:

K charakterům, jako je u Byrona Lara, u Mickiewicze Wallenrod i někteří básničtí rekové u Puškina, přiblížil se i Mácha svou subjektivností. On se vmyslil hlavně jen v takové charaktery, které byly vlastní osoblivosti jeho příbuzné, a že to nebyli nevlídnící, projevil celým, a dosti rozervaným jich vylícením. Častěji projevil se

Mácha sám o svém charakteru, maje se za dobré srdce ale zlou hlavu, neboť v

skutku smyšlení jeho i zvláštnosti vrchol svévolí dosáhnuvše, udělily povaze jeho velepodivný ráz, jejžto on i básnickým charakterům sdílel. Právě dobré srdce jeví se nepokojem, nespokojeností a želem nad osudem, ne jenom svým, ale i cizím. Nepokoj takový rušil vešken mír v povaze našeho básníka.405

Mácha si è avvicinato, con la propria soggettività, a personaggi come il Lara di Byron, il Wallenlord di Mickiewicz e ad alcuni eroi poetici di Puškin. Si immedesimava solamente nei personaggi che erano simili alla sua personalità, e che questi non fossero piacevoli lo esprimeva la loro descrizione intera e

abbastanza frammentata. Molto spesso Mácha stesso parlava del suo carattere, che aveva in un buon cuore ma in compenso una testa malvagia, perché, anche se con il suo pensiero e la sua particolarità raggiungeva veramente il culmine della

testardaggine, davano alla sua natura un tratto quasi stupefacente, che condivideva con i personaggi letterari. Proprio nel buon cuore si insedia l’irrequietezza,

l’insoddisfazione e il tormento per il destino, non solo proprio, ma anche altrui. Una tale irrequietezza ha disturbato la pace nella natura del nostro poeta.

Anche di Lord Byron è stato detto che la sua madness was not of the head but

heart406, e se possiamo far fede alla testimonianza di Sabina, una delle cause della lacerazione interiore máchiana (o del suo intensificarsi) andrebbe ricercata, secondo appunto la sua interpretazione, proprio nelle letture del poeta ceco. Arbes parlava addirittura di “semplice corruzione”407, in quanto il tormento che domina nelle opere di Mácha non sarebbe stato insito nell’animo del poeta ma sarebbe principalmente frutto dell’influenza demoniaca di Byron. Si può dire però che la sensibilità spiccata di Mácha e lo sguardo sul mondo che con l’andare del tempo si faceva sempre più lucido, non diversamente da quello di Lord Byron, lo portano a quel pessimismo che diventerà ben

404 Karel Krejčí, Česká literatura, op. cit., p. 151.

405 Karel Sabina, “Úvod”, op. cit., p. XXXVIII. Corsivi nell’originale.

406 Nota di Lady Byron citata in Lovelace, Astarté, 1921, p. 19.

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presto “cosmico”, sicuramente anche per influenza delle opere che Mácha leggeva. Una delle peculiarità del poeta ceco infatti risiede proprio nella sua capacità di scostarsi dal provincialismo ceco e dalla letteratura collegata alla lotta della rinascita nazionale per fare proprie le correnti delle letterature europee che aveva incontrato attraverso le sue letture in più lingue408. Proprio per questo Mácha era visto come un poeta “fattosi straniero”, attraverso i modelli di poesia europei che aveva interiorizzato. In Mácha per primo dunque aveva inizio quel processo di acculturazione analizzato da M.-A.

Tremblay409, nel quale un individuo si aliena rispetto ai valori della propria cultura, in tutto o in parte, per interiorizzare il modello straniero. Attraverso il duplice

procedimento di aliénation e orientation infatti, il poeta ceco selezionò, attraverso le proprie letture, i valori da acquisire, tuttavia senza mai allontanarsi del tutto dai valori interni alla propria cultura. Quest’ultimo aspetto fu compreso abbiamo detto solamente più tardi, quando la nuova generazione recuperò l’opera máchiana e comprese quanto in realtà egli non avesse affatto abbandonato i valori patriottici.

La critica ceca, l’accennavamo, dopo l’uscita del Maggio nel 1836, percepì l’opera máchiana come strettamente intrecciata al byronismo e all’opera del poeta inglese in generale, cioè totalmente estranea ai valori della patria. L’accusa principale fu appunto quella di rozervanectví, che si ricollega al tedesco Zesrissenheit, termine che descriveva la malinconia particolare dei romantici del periodo. È interessante che in ceco questo termine avesse all’epoca un senso fortemente spregiativo, indicando quel tipo di poesia lirica ed individualista che non si cura della lotta per la causa nazionale. Inoltre è particolare il prefisso roz- (che in italiano si può rendere in alcuni casi con dis-), che in ceco indica separazione, spostamento dal centro verso l’esterno in diverse direzioni per quanto riguarda i verbi di movimento, oppure, come nel caso di rozervat [strappare, lacerare] e di altri verbi di senso negativo come rozbít [rompere, danneggiare], roztrhat [strappare] ecc., indica il completamento dell’azione negativa in esso espressa410. Questo prefisso si addiceva sicuramente ai nostri due poeti, sempre in lotta con il mondo e pieni di contrasti, e compare nella critica ceca dell’Ottocento in parecchi contesti riferito a Byron o a Mácha (o a entrambi): si citava per esempio anche nel

408 A questo proposito si veda István Vörös, “Máchovy přízraky aneb mnohojazyčnost jako literární kánon”, in Haman, Aleš – Kopáč, Radim (eds.), Mácha redivivus, op. cit., pp. 26-39.

409 Michel-Adélard Tremblay, “Le transfert culturel”, op. cit., pp. 15-16.

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paragrafo 2.4. l’animo rozvrácenou411 [frantumato], o rozdvojenou412 [sdoppiato, duplice] di Byron413, oppure ancora il poeta inglese è visto come un učitel rozervanosti [maestro dell’essere lacerato]414. Mácha dal canto suo era definito da J. K. Tyl come una

duše rozbolená, rozjitřená415 [animo sofferente, inasprito].

Ma l’esempio principale è dato da un celebre testo dello stesso Tyl, intitolato

Rozervanec [L’uomo lacerato], una noveletka [novelletta], come la definisce Sabina416, scritta e pubblicata nel 1840 sulla rivista Vlastimil. Questa allegoria o satira di Mácha (Tyl, sostenne con ragione Sabina, fece di tutto perché in quell’Hynek il lettore riconoscesse Mácha)417, è costruita in forma di dialogo tra diversi personaggi. Il protagonista principale si chiama proprio Hynek, e compaiono citati alcuni versi del

Maggio418, nonché riferimenti biografici evidentemente ricalcati dalla vista di Mácha (i

conflitti con la famiglia dell’amata, la poesia romantica, ecc.). Chi sia un vero

rozervanec è scritto nero su bianco: “Se incontrate uno che fa finta di essere infelice,

che costringe sé stesso e gli altri a credere a questa fede, che per lui tutta la felicità sia perduta – […] quello è un rozervanec”419. Tyl aveva già fatto allusioni a Mácha nel suo dramma teatrale in tre atti del 1836 Slepý mladenec [Il giovane cieco], ma ora tutto si fa più esplicito e carico di significati che vanno al di là del testo. Ciò che avrebbe spinto Tyl a scrivere questo testo quattro anni dopo la morte di Mácha sono anche motivi personali, più che poetici420. Per Sabina l’Hynek-personaggio di Tyl non era estraneo

411 Sinonimo di rozervaný.

412 Così Jan Voborník traduce dal polacco lo stesso paragrafo citato da Maryan Zdziechowski nella sua opera Karel Hynek Mácha, op. cit., p. 6.

413 Che l’animo di Byron fosse tormentato non rappresentava certo un mistero, anche nel contesto tedesco la Zerrissenheit era associata immediatamente al poeta inglese, come ai byronisti tedeschi; ad Heine si diceva: “Sie sind ein zerrissener Mensch, ein zerrissenes Gemüt, sozusagen ein Byron” [Lei è un uomo lacerato, un’anima lacerata, insomma un Byron], Heinrich Heine, “Reisebilder IV”, op. cit., p. 609.

414 Václav Černý, “Byron a Mácha”, op. cit., p. 12.

415 Josef Kajetán Tyl, “Pohled na literaturu nejnovější”, in Květy 3, 21/07/1836, allegato n. 16, p. 58.

416 Karel Sabina, “Úvod”, op. cit., p. CV.

417 Ivi, p. CVII.

418 In particolare la sequenza di ossimori che abbiamo citato la quale ricorre nel terzo e nel quarto canto, Josef K. Tyl, “Rozervanec”, op. cit., p. 105.

419 “Najdete-li člověka, kterýž dělá, jako by byl nešťastný, - kterýž sebe i jiné k té víře nutí, že je pro něho všecka blaženost ztracena, - […] tentýž nazývá se rozervanec”, in Ivi, pp. 102-103.

420 Anche perché non è direttamente la poesia di Mácha ad essere in discussione, ma il suo modo di far poesia, la fonte della sua ispirazione, così imperdonabilmente “non ceca”: “Já bych s radostí za Hynkem, jako za jasnou, velikou hvězdou zraky otáčel, kdybych jej od kolébky zářiti viděl nad skalinami Irskými: ale taký musím oči od něho odvraceti, nechci-li nad bludem jeho a nad ztrátou literatury naší stýskati. Jak nekaleně, zdravě a národně mohl by zníti zpěv jeho! Pramen k tomu leží v prsou jeho jako tajný,

okouzlený poklad” [Io rivolgerei volentieri il mio sguardo verso Hynek come verso una luminosa, grande stella, se l’avessi visto dalla culla brillare sulle rocce irlandesi: ma devo anche distogliere da lui gli occhi, se non voglio dolermi sulla sua falsità e sulla perdita della nostra letteratura. Che suono dolce, sano e

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rispetto al Mácha che lui aveva conosciuto, è simile nell’amore infelice, nell’essere sempre malinconico, insoddisfatto: “L’‘Hynek’ nel Rozervanec non è del tutto dissimile a Mácha – è la sua caricatura! Strano, fuori dal comune era lo scrittore di Křivoklad e

Maggio, ma, cosa strana, fuori dal comune era anche la sua forza interiore – e la sua

vita”421.