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4. Ricezione di Mácha a partire dal 1836: gli esordi del byronismo in Boemia

4.7. Il secondo funerale di Mácha

Un accenno particolare merita in questi anni un’altra tappa della ricezione di Mácha, la riesumazione dei suoi resti e il trasporto da Litoměřice, dove avevano

riposato per più di cent’anni, a Praga, nel cimitero di Vyšehrad, dove si trovano tutt’ora i grandi nomi della letteratura e della cultura ceca in generale. Questa questione,

completamente estranea all’opera ma legata al culto del poeta, è degna di menzione in quanto rende l’idea del modo in cui la figura di Mácha fosse stata ormai non solo recuperata, ma anche, per riprendere un concetto che già abbiamo utilizzato, “massificata”.

Già a Litoměřice, si accennava, la casa e la tomba di Mácha erano divenuti meta di pellegrinaggio, paragonabile alla gloriosa collina Říp378, ad una ventina di chilometri di distanza, così sacra al popolo ceco come luogo delle origini della nazione379. Anche il sepolcro del poeta romantico nasconde dei misteri, infatti prima del maggio 1846 era

376 Ivi, p. 111.

377 Dobromir Grigorov, “Torso a tajemství Máchova díla a obrana literární vědy”, in Karel Piorecký (a cura di), Máchovské resonance, op. cit., p. 164.

378 Che i cechi chiamano “Hora”, montagna, luogo leggendario come primo insediamento del popolo ceco, Pavel Vašák, Česká pouť, op. cit., p. 236.

379 Si veda a proposito la leggenda del Progenitore Čech (Ceco), in Alois Jirásek, Racconti e leggende della Praga d’oro, Milano, 1989, pp. 3-13.

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privo di lapide, e in sostanza non si era sicuri del luogo esatto in cui Mácha fosse effettivamente stato inumato380.

Tra il 1860 e il 1861 fu addirittura aperta una raccolta fondi per un nuovo monumento, che poi sarebbe stato l’obelisco che tuttora si può ritrovare nel piccolo cimitero di Litoměřice. Molte personalità contribuirono, tra cui Jan Neruda e Josef Jungmann381.

Al momento dell’occupazione nazista, e dell’annessione dei Sudeti al Reich, ivi compresa la zona di Litoměřice, le spoglie di Mácha furono protagoniste di un solenne “secondo funerale”382. Era possibile acquistare biglietti per posti in piedi e a sedere, per quella domenica sette maggio 1939 nella chiesa di San Pietro e Paolo, e tutta la

cittadinanza era presente, per le strade, ad accogliere le spoglie di Mácha.

Questo avvenimento rappresentò non soltanto una precisa manifestazione pubblica di coscienza nazionale, ma anche l’apice del paradosso per la ricezione della figura e dell’opera di Mácha, che se fino a cent’anni prima era considerato l’esempio per eccellenza del poeta che non serve la causa nazionale, mentre in quel momento rappresentava al contrario un simbolo che occorreva salvare e proteggere, che non poteva rimanere in territorio straniero lontano dalla capitale.

Anche Petřín, la collina di Praga in cui Mácha amava passeggiare, diventò l’ennesimo luogo di pellegrinaggio, con l’inaugurazione tra gli anni 1910-11 di una romantica statua di Mácha dalla testa lievemente china sulla sinistra, e ai suoi piedi una corona di foglie d’alloro:

Mylsbekův mladý poeta s kytkou bezu v ruce přibližuje se sice k naší představě o Máchovi, ale jen z jedné stranky, totiž s jasnější strany Máchovi povahy. […] Jeho básnický duch – a to je, čím se on odlišuje od ostatních našich básniků té doby – zahleděl se hluboko do hynutí věcí, do unikání vidin, do dějů smrti a zániku, které s ději vzrůstu a rozvoje skládají vespolek drama života a tvoří jeho tragický zákon. […] Jeho melancholie je těžká, bolestně opravdová a Mácha nese ji životem jako břímě, uložené mu osudem. A tohoto žalu poznání, této závrati z pohledu do propastí příliš temných a děsivých, této osudové zatíženosti srdce a démonické sžíravosti smutku nevidíme na tváři Myslbekova básníka”383

380 Pavel Vašák, Česká pouť, op. cit., pp. 237-238.

381 Ivi, p. 238.

382 Ivi, p. 242.

383 František Václav Krejčí, “Máchův pomník”, Český svět 6, 1910, N. 35, p. 35-36, citato in Martin Hrdina, “Máchovská diskuse”, op. cit., pp. 309-310.

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Il giovane poeta realizzato da Mylsbek con un fiore di sambuco in mano si avvicina all’immagine che abbiamo di Mácha, ma solo da una parte, cioè dalla parte più serena della sua personalità. […] La sua anima poetica – ed è questo l’aspetto per il quale egli si differenzia di più dai nostri poeti di quel periodo – fissava lo sguardo nel profondo della precarietà delle cose, dello scomparire delle illusioni, nel processo della morte e della scomparsa, che dal processo di crescita e sviluppo insieme al dramma della vita creano la sua legge tragica. […] La sua melanconia è pesante, dolorosamente vera, e Mácha la porta attraverso la vita come un fardello impostogli dal destino. E nulla di quella consapevolezza del dolore, di quella vertigine per lo sguardo sull’abisso troppo oscuro e spaventoso, quei pesi sul cuore dati dal destino e demoniache amarezze dello sconforto vediamo nel volto del poeta di Mylsbek.

Anche in queste parole di Krejčí, dunque, viene ancora una volta riconosciuta la complessità della personalità di Mácha. Essa non è affatto unidirezionale e

semplificabile, e senza dubbio la rappresentazione che si vede a Petřín non gli rende affatto giustizia.

Nell’ambito della ricezione máchiana, quindi, assistiamo ad un processo molto simile e parallelo (il tutto si svolge nel corso degli stessi anni infatti) a quello analizzato per quanto riguarda Lord Byron nel contesto ceco. Mácha e Byron vennero infatti col tempo recuperati, in quanto le loro opere vennero analizzate, apprezzate e valorizzate anche nel contesto ceco.

A partire dalla nuova generazione dei májovci, attraverso il contributo essenziale dello strutturalismo e in un’analisi continua l’opera di Mácha assunse finalmente un senso e un posto centrale nel canone della letteratura ceca. La sua figura venne come si è visto falsata da un culto che si discosta di molto dall’angoscia che l’opera del poeta esprime nei suoi versi, i quali cantavano in modo del tutto diverso l’amore e la vita.

Nei capitoli che seguiranno entreremo nel merito della poesia di Mácha e Byron, cercando non più di focalizzarci sulla loro ricezione ma sui testi in sé, per andare oltre ad essi ed arrivare a comprendere l’animo dei due poeti dal quale la poesia scaturisce. Prenderemo innanzitutto in considerazione la personalità di Mácha e osserveremo la sua evoluzione prima e dopo aver conosciuto l’opera di Byron, per poi vedere più da vicino l’influenza che il poeta inglese ha avuto sulla sua filosofia di vita.

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