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Il cammino di Perlage: 1990-

Grafico 2: Distribuzione Sau biologica in Veneto nel 2013 (Fonte: Bioreport 2016, Comitato Rete Rurale Nazionale, 2017).

2.2 Il cammino di Perlage: 1990-

2.2.1 La via della certificazione

Il 1985 è l’anno che ha visto entrare in scena ufficialmente Perlage quale prima azienda a produrre un Prosecco biologico, ma è dai primi anni ’90 che è stato possibile certificare l’impegno assunto. Per dare prova ai consumatori dell’utilizzo di un metodo di produzione sconosciuto ai più per le imprese vitivinicole del Prosecco Superiore, era necessario intraprendere la “strada” della certificazione.

Certificarsi implica l’assunzione di responsabilità nei confronti degli

utenti che scelgono un determinato prodotto riconoscendo in esso le caratteristiche che tale certificazione attende. «L’informazione fornita dal sistema di certificazione consente la nascita di un nuovo mercato, quello dei prodotti dell’agricoltura biologica, la cui efficienza sarà strettamente legata al flusso d’informazione che potrà stabilirsi tra produttori e consumatori58» (Boatto V.,

Rossetto L., 2008).

L’occasione per l’azienda Perlage giunse con la nascita di Aiab, Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, la quale venne poi riconosciuta dal 1992 come organismo nazionale di controllo delle produzioni biologiche ai sensi del regolamento Cee n.2092/91 di cui vedremo in seguito. «L'Aiab nasce nel 1982 come "Commissione nazionale cos'è biologico", con l'adesione dei movimenti dei consumatori, dei coordinamenti regionali e delle organizzazioni dei produttori. L'associazione, che si trasforma in Aiab nel 1988, presenta le prime "Norme italiane di agricoltura biologica59».

57 Affermazione di Vasco Boatto, Prof. Ordinario di Economia e Politica Agroalimentare presso l’Università di Padova e Direttore del

Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia (CIRVE) presso la Scuola Enologica di Conegliano; dal link: http://www.prosecco.it/it/conegliano-valdobbiadene-modello-di-sviluppo-rurale-e-culturale/.

58 V. Boatto (2008): Cenni sulla sostenibilità in agricoltura Biologica; in Boatto V., Menguzzato A., Rossetto L. (a cura di):

Valutazione Monetaria sui Benefici Esterni dell’Agricoltura Biologica - p.7; Ed. Progetto SABIO – MIPAAF.

59 https://aiab.it/?option=com_content&view=category&id=10&layout=blog&Itemid=44&limitstart=9

1990-2000

•Certificazione Biologica ('93) •R&S •Mercato tedesco •Primo Prosecco Biologico (Charmat)

Figura 13: il logo di Aiab (foto:

http://giovanimpresa.coldiretti.it/pubblicazi oni/fare-impresa/buono-

italia/pub/certificazione-biologica-gli- organismi-di-controllo/

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Con la commissione si discutevano gli aspetti tecnici della produzione biologica e le prime norme unitarie in materia che sarebbero poi subentrate nel regolamento europeo del 1991. «Tale gruppo, costituito da rappresentanti di organismi di tutte le regioni italiane e delle associazioni di consumatori, emanò la prima normativa nazionale di autodisciplina del settore60» (Giorgi G., 2009). Perlage ha quindi aderito all’associazione con l’avvio dei coordinamenti regionali e le ispezioni dei tecnici di Aiab hanno condotto al riconoscimento della prima certificazione nel 1985. Il sodalizio ha portato alla condivisione di pratiche e strumenti utili con le diverse realtà imprenditoriali per definire gli standard che portarono presto alle normative in materia.

L’intento era di far parte di un insieme aggregato di attori che nutrivano una certa sensibilità per la terra e l’associazione garantiva il coordinamento all’elaborazione dei primi disciplinari e alla formazione di una struttura di controllo vera e propria61 (Grandi C., 2013).

Aiab fu presto riconosciuta come primo istituto di controllo per chi praticava il biologico, tuttavia i controlli furono poi affidati a Demeter Italia62 (1993), mentre dal 2002 il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali decise di separare l’associazione dall’organismo di certificazione, ora in mano all’Istituto di Certificazione Etica ed Ambientale (ICEA).

Oggi Aiab è un’associazione politico-culturale che riunisce produttori, tecnici e consumatori; presenta dei propri marchi come quello collettivo dei soci o garanzia Aiab, a rispecchiare parametri ancor più restrittivi dei regolamenti comunitari vigenti sul tema della sostenibilità: totale assenza di OGM, garanzia di italianità, mangimi inclusi e tracciabilità. Aiab fornisce marchi anche per standard di qualità lavoro, agriturismi bio-ecologici, cosmesi, detergenti e tessuti biologici63.

La storica associazione prima ancora che motivo di garanzia e tracciabilità dei prodotti biologici italiani era un fulcro di idee, una rete di condivisione tuttora in essere che riunisce imprenditori, contadini, consumatori con gli stessi principi morali, le medesime linee di pensiero. Un modo di fare agricoltura che trent’anni orsono poteva risultare troppo rischioso o addirittura per molti visionario, ma che ora risulta una pratica da riconoscere come necessaria per salvaguardare gli elementi naturali come la terra, patrimonio di inestimabile valore per chi fa agricoltura.

2.2.2 L’arrivo della normativa sul biologico

Come detto in precedenza, il metodo biologico, nato e diffuso di fatto inizialmente all’estero, trovava difficoltà ad imporsi in Italia, ma furono proprio gli agricoltori come Ivo Nardi, le Fierucole e le

60 G. Giorgi (2009): Agricoltura Biologica e Consumatori - p.4; in pubblicazione ACU, Associazione Consumatori Utenti (a cura di),

nell’ambito del progetto per il rafforzamento delle attività a carattere interprofessionale della Federbio, con il contributo del MiPAAF.

61 C. Grandi (2013): 25 anni di coevoluzione con il bio; in BioAgricoltura Primo Piano (a cura di), Speciale Anniversario Aiab,

1988/2013: Giubiliamo, 25 anni di buon biologico italiano.

62 Demeter Italia è l’Associazione per la Tutela della Qualità Biodinamica in Italia con sede a Parma. Per ottenere la licenza d’uso del

marchio vi è un iter da seguire che prevede come prima cosa «che il titolare/conduttore o il responsabile agronomico dell’azienda

dimostri di aver frequentato almeno un corso base di “agricoltura biodinamica” riconosciuto dalla Associazione per l’Agricoltura Biodinamica». Si richiede inoltre una collaborazione con la sezione regionale, per il Veneto è a Oriago di Mira (VE), nonché la

supervisione di un esperto di Demeter al momento della conversione al metodo biodinamico (Iter Demeter, https://www.demeter.it/wp- content/uploads/2016/02/ITER-PER-ADESIONE-SISTEMA-DI-CONTROLLO-E-CERTIFICAZIONE-DEMETER.pdf). Perlage ha ottenuto la certificazione Demeter per l’agricoltura biodinamica dal 2005.

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prime autocertificazioni a far sbocciare anche a livello nazionale l’interesse per il bio.

Nel 1989 si parlò ufficialmente di biologico anche in Italia con la prima legge regionale (del Lazio), n. 51/89, ma per dare rilevanza a questo fenomeno che cominciava a far riflettere diverse categorie di stakeholder, era necessaria una normativa ad hoc per tutelare questi portatori di interessi.

La spinta europea degli addetti ai lavori portò alla definizione del primo regolamento a livello comunitario (CEE) n.2092/199164. L’interesse maggiore proveniva dai consumatori, sempre più presenti nei movimenti che si diffondevano in Europa e anche in Italia con Aiab, sempre più maturi e preoccupati della propria salute in associazione con lo spropositato utilizzo di agrofarmaci in agricoltura che si andavano a riflettere sulla propria alimentazione. Essi si interrogavano sul fatto che le produzioni fossero realmente a norma e che non vi fossero potenziali rischi per la salute.

I presupposti che hanno portato alla scrittura della normativa sono molteplici e sono desumibili dal Regolamento stesso:

• la crescente domanda da parte dei consumatori di prodotti agricoli e derrate ottenute con metodi biologici dando origine a un nuovo mercato;

• la predisposizione di un metodo produttivo che porta a un miglior equilibrio tra domanda e offerta con utilizzo meno intensivo della terra e a tutela dell’ambiente, data la necessità di applicare un prezzo più elevato;

• l’esigenza di proteggere un nuovo metodo colturale per garantire la concorrenza leale tra produttori e la certezza di trasparenza agli occhi del consumatore;

• la richiesta di imporre principi minimi e condizioni d’impiego date le restrizioni importanti sull’uso di antiparassitari o fertilizzanti chimici, da soddisfare per poter ottenere l’autorizzazione ad attribuire delle indicazioni ai prodotti effettivamente realizzati con metodo biologico;

• la necessità di assoggettare i prodotti biologici ad un regime di controllo regolare da parte di un organismo comunitario al fine di pervenire a un’indicazione sull’etichetta di essi.

Si citano inoltre nel regolamento, definizioni precise per etichettatura e pubblicità dei prodotti nonché le norme da seguire per la produzione biologica a livello aziendale. Inoltre «la fertilità e l'attività biologica del suolo devono essere mantenute o aumentate, nei casi appropriati, mediante:

a) la coltivazione di leguminose, di concimi verdi o di vegetali aventi un apparato radicale profondo nell'ambito di un adeguato programma di rotazione pluriennale;

b) l'incorporazione nel terreno di materiale organico, compostato o meno, prodotto da aziende che operano nel rispetto delle norme del presente regolamento» (CEE, 1991).

Non erano compresi tuttavia settore zootecnico, vino e olio. Seguirono il regolamento n.2078/199265 dove si arrivò finalmente anche agli aiuti: «gli agricoltori, col sostegno di un regime di aiuti appropriati, possono svolgere un ruolo decisivo per l'intera società, introducendo o mantenendo metodi di produzione compatibili con le crescenti esigenze di tutela dell'ambiente e delle risorse naturali, nonché con la necessità di salvaguardare lo spazio naturale e il paesaggio» (CEE, 1992).

64 Regolamento (CEE) n. 2092/91 del Consiglio del 24 giugno 1991, relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli e

all’indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari (Gazzetta ufficiale n.198 del 22/07/1991).