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Misurare il valore con il B.I.A.

2010-2015 •Sportello CSR

Grafico 4: Evoluzione dei Formulati rameici e riduzione del rame in azienda (foto: Perlage).

4 Da Corp a B Corp: il tragitto per divenire Società Benefit

4.3 Il cammino per fare business positivo

4.3.2 Misurare il valore con il B.I.A.

Le opportunità che offre il B Impact Assestment sono davvero significative poiché consente di avere un quadro generale di quanto si stia facendo come impresa per la società nel contesto economico

165 https://www.bcorporation.net/what-are-b-corps/why-b-corps-matter; “B the Change” è una piattaforma online seguita da quasi

3000 persone, dedicato interamente allo storytelling delle migliori aziende bcorp, dei risultati più interessanti conseguiti, delle storie più belle da raccontare nonché alla celebrazione delle persone quali agenti del cambiamento (https://bthechange.com/).

166 Come descritto dall’amministratore di Perlage, Ivo Nardi, nell’intervista concessami.

167 B Lab sviluppa anche i B2B Peer Circles, dei «gruppi di B Corp che collaborano in modo trasversale in aree comuni per funzione,

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corrente. La performance ambientale, sociale ed economica viene misurata dalle azioni intraprese dalla potenziale B Corp e si riflette in quattro aree di valutazione: l’impatto positivo prodotto nei confronti delle persone, della comunità, dell’ambiente e a livello di governance. L’esito di questa valutazione è un documento sintetico, il B Impact Report, che racchiude il risultato dell’impresa nelle sezioni sopracitate (Honeyman R., 2014). Il B.I.A. può essere eseguito da tutte le imprese, anche dalle start-up che possono da subito misurarsi e cogliere su quali aspetti intervenire e quali sforzi intraprendere per entrare subito nella “famiglia” delle Benefit Corporations168.

Per un’ampia serie di attività si ottengono dei punteggi, la cui somma finale deve risultare almeno pari a 80 per ottenere il primo pass nell’iter di certificazione. Quando un’impresa prova il test rapido (che richiede circa 90 minuti), i punteggi mediamente ricadono tra il 40 e il 60, segno che le aziende devono poi mettersi in gioco per cercare di aumentare questo valore.

Una sfida continua che non si ferma nemmeno al raggiungimento della soglia minima, anzi diventa incentivo ad una crescita ulteriore, una sfida nella sfida per fare business positivo, il processo valutativo serve proprio a generare nuove idee e applicazioni per raggiungere un punteggio più alto nella prova successiva. Considerando le imprese che hanno già raggiunto la quota prefissa, «nel complesso il punteggio mediano di tutte le B Corp certificate è pari a 95» (Honeyman R., 2014). Una volta certificate, con l’introduzione durante l’anno di innovazioni e politiche che riguardino la sfera sociale e ambientale, al rinnovo dell’attestato, è possibile accrescere il proprio B.I.A. score e ricercare i risultati migliori. Si genera così una sorta di competizione per cercare di essere i migliori nel generare valore e benessere per la comunità, per i propri dipendenti e azionisti o per l’ambiente. I best performers diventano tuttavia un esempio da seguire, un monito per condurre al miglioramento anche le altre Benefit Corporations, dato lo spirito collaborativo e il sostegno reciproco che il movimento incentiva fin dal principio con il supporto gratuito offerto da B Lab per elaborare i dati delle aziende.

Lo sforzo maggiore per le imprese che intendono affrontare questo percorso è raccogliere ed elaborare i dati utili per le evidenze empiriche. Un processo più semplice per le aziende che già impiegano strumenti di rendicontazione non finanziaria, più complesso per chi come Perlage non li adotta, tuttavia il sistema non è così complicato, ma dopo un primo sondaggio iniziale del CEO, occorre il coinvolgimento di più risorse all’interno dell’azienda per raccogliere le informazioni necessarie e intraprendere le iniziative più efficaci, dando spazio anche alla dimensione creativa della sostenibilità. Imprese dotate di una filosofia già orientata al benessere socio-ambientale e di attività e risorse dedicate, riscontreranno punteggi positivi fin dal principio, ma sarà ancora più sfidante cercare di spingersi oltre questi numeri.

Il Benefit Impact Assestment è anche un piccolo viaggio per scoprire sé stessi, per mettersi in gioco e capire come l’azienda svolge quotidianamente il suo lavoro, che cosa fa di concreto per conseguire gli obiettivi di lungo periodo per i propri stakeholder. Si tratta di una valutazione guidata che ben si adatta alle imprese di piccole-medie dimensioni che intendano attestare il loro impegno verso la società con una certificazione ad hoc.

168 B Lab ha creato lo status “Certificazione in corso” destinato alle start-up e incubatori d’impresa che desiderano fin da subito entrare

90 4.3.3 Aree di valutazione

Per scoprire l’impatto positivo della propria impresa si parte con la creazione di un account al sito www.bimpactassessment.net indicando il relativo settore, la dimensione e la localizzazione; dopodiché sarà possibile avviare il test. La valutazione rapida è il primo passaggio da seguire per avere una stima approssimativa della performance dell’impresa. Richiede di conteggiare determinate attività qualora siano state svolte dall’impresa; le domande variano a seconda dei dati generali forniti al sistema, tuttavia è suggerito inizialmente un approccio morbido, una veloce carrellata per farsi un’idea del proprio impatto per poi misurarsi con maggior attenzione (Honeyman R., 2014). Anche nella tesi ci limiteremo con degli esempi, ad un’analisi dei principali punti presenti nella valutazione rapida per le quattro macro-aree.

Andando con ordine, dopo il primo passaggio dedicato alle caratteristiche del proprio “Business Model”, si passa alla “Governance” fondata sulla trasparenza e le responsabilità in azienda169. Ecco

un breve elenco delle possibili domande riscontrabili nella sezione:

Esempio 1

 mirate a ridurre la povertà tramite la supply chain rivolgendovi a fornitori che sono certificati per i loro salari equi;

 donate annualmente almeno il 20 per cento degli utili o il 2 per cento del fatturato ad enti di beneficienza;

 avete pratiche di produzione che sono progettate per tutelare l’ambiente in ogni fase dell’attività aziendale (Honeyman R., 2014).

La seconda sfera di domande riguarda l’impatto dell’impresa sui lavoratori: questo mette in discussione la stessa organizzazione dell’impresa includendo aspetti quali le politiche di welfare impiegate (emolumenti, benefit, retribuzioni, formazione), eventuale politica azionaria dei dipendenti (stock options), l’ambiente di lavoro.

Ecco un esempio di alcune delle caselle ricorrenti presenti per una generica azienda nella sottosezione dedicata all’ambiente di lavoro:

Esempio 2

 avete un programma di salute e benessere;  distribuite un manuale per i dipendenti;

 svolgete indagini, con cadenza periodica e in forma anonima, sul grado di soddisfazione e coinvolgimento dei lavoratori;

 concedete ai dipendenti opportunità di lavoro flessibile;

 avete in azienda un comitato dei lavoratori con poteri ispettivi e consultivi in tema di salute e sicurezza sul luogo di lavoro170 (Honeyman R., 2014).

L’azienda ottiene il primo punteggio sulla sfera dipendenti e così a seguire per le altre categorie. La prova invita l’impresa a riflettere sull’equità degli stipendi, sul grado di coinvolgimento

169 www.fondazionecariplo.it/static/upload/eri/eric-ezechieli--milano--3-dic-2015.pdf 170 Honeyman R., (2014): Il Manuale delle B Corp; il B Impact Assestment; pp. 78-195.

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dei lavoratori o sulla formazione interna, mettendo a disposizione ipotetiche soluzioni idonee per l’impresa stessa come potrebbero risultare l’offerta ai dipendenti degli stessi benefit per dirigenti e manager o la possibilità di un investimento responsabile nel piano previdenziale integrativo (Honeyman R., 2014). Oppure pensiamo alle politiche di conciliazione tra lavoro e vita privata che «non è solo un concetto, ma è un’azione di welfare» (Fiorentini G., 2017).

Appare evidente fin dal principio come il B.I.A. stimoli l’aspirante B Corp all’affrontare nuove questioni di carattere sociale, a realizzare nuove pratiche che prima venivano sottovalutate, incentivando al confronto, al dialogo nella stessa organizzazione, mettendo in discussione schemi precostituiti, eventuali disparità retributive, e alimentando il cambiamento nella direzione del business positivo.

La terza tematica è relativa alla comunità e affronta un’ampia carrellata di informazioni su tutti gli stakeholder di un’impresa:

• creazione di posti di lavoro (es: politiche di assunzione per fasce sociali disagiate); • diversità (es: rapporto uomini:donne);

• impegno civico e donazioni (es: volontariato d’impresa per i dipendenti);

• coinvolgimento a livello locale (es: acquisto di beni o servizi di commercio equo e solidale); • fornitori, distributori e prodotti (es: rendicontazione pubblica delle performance sociali e

ambientali). (Honeyman R., 2014).

Anche qui si possono notare le spinte e le idee che la valutazione può generare nelle persone che possono cogliere gli aspetti su cui l’impresa debba lavorare con più dedizione ai fini di ottenere la certificazione e produrre un impatto positivo completo e non limitato ad una sola macro-area. L’ultima sezione riguarda l’ambiente, ripartito tra iniziative sul territorio, energia, trasporti, emissioni e rifiuti. Le aziende dovranno soffermarsi più a lungo in questa sezione nel momento successivo del B.I.A., munendosi delle risorse necessarie, per il contenuto altamente tecnico richiesto dalle informazioni da elaborare.

Una volta eseguito il test preliminare, a prescindere dall’esito, andrebbe coinvolto l’intero team ed elaborato un piano prendendo spunto dalla sezione Improve Your Impact (migliorate il vostro impatto) che contiene: «(i) le domande “da rivedere”, per aiutarli a capire quali sono le domande che necessitano di un approfondimento; (ii) un report di miglioramento personalizzato, che vi aiuterà a decidere dove concentrare gli sforzi (in base all’area di impatto, difficoltà e peso delle domande); e infine (iii) una raccolta di best practices, che forniranno istruzioni più dettagliate sulle modalità di attuazione di determinate pratiche» (Honeyman R., 2014). Lo staff di B Lab è a completa disposizione per ulteriore supporto alle imprese.

Una volta raccolti i dati, stabiliti i piani di azione e le voci significative da implementare, si dovrà rifare il test B.I.A. in maniera approfondita. Raggiungendo un punteggio inferiore a 80 si continuerà a lavorare per capire come incrementarlo, mentre qualora si sia raggiunta e superata la soglia minima, allora sarà possibile avviare la pratica per ottenere la certificazione, presentando i documenti necessari di verifica a B Lab. Seguiranno una revisione e l’avanzamento della proposta.

Il Benefit Impact Assestment predisporrà dalle otto alle dieci domande su temi significativi cui la potenziale B Corp dovrà presentare la documentazione per verificare le risposte. «Se la tua azienda non è in grado di fornire la documentazione di supporto relativa a una particolare risposta. Quest’ultima viene modificata e il relativo punteggio eliminato» (Honeyman R., 2014).

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In sintesi, il cammino da intraprendere per divenire B Corp certificata non è semplice, ma il Benefit Impact Assestment offre un quadro molto utile per carpire i propri punti deboli, le soluzioni più idonee a seconda delle dimensioni e del core business aziendale e incentiva alla ricerca del progresso continuo riflettendo il concetto di sostenibilità ovvero il mantenimento nel lungo termine.