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Cenni sul biologico

1) grazie alla spinta delle diverse varietà autoctone sia di pianura che di collina/montagna, arrivando

2.1.4 Cenni sul biologico

Prima di specificare il caso Perlage e la relativa evoluzione dal 1985 in poi, occorre aprire una parentesi dedicata per capire in che cosa consiste l’agricoltura biologica e come si è giunti alla normativa tanto richiesta dagli addetti.

Il 1991 è l’anno in cui si affronta finalmente a livello europeo il tema del biologico, fino a quel momento riconosciuto solo via autocertificazioni, ma che si andava progressivamente diffondendo soprattutto in Italia con i numerosi casi aziendali come Perlage.

Gli attori protagonisti chiedevano a gran voce che si arrivasse ad una normativa e la gratifica descritta da Ivo Nardi deriva proprio dall’idea di essere stati precursori e in qualche modo facenti parte della redazione dei regolamenti che seguirono. Non si può rinunciare a sottolineare la straordinarietà della questione, in quanto la forza, l’intraprendenza e perseveranza delle persone possano divenire un volano per l’intera economia.

Gli studi e le applicazioni dei coltivatori hanno portato a una codifica dell’attività biologica e quindi a quella che si può definire come “conoscenza riproducibile” ossia «la conoscenza che viene prodotta in forme e con metodi studiati apposta per renderla replicabile, trasferibile e ri-utilizzabile n volte a costo zero, o quasi, potendo essere applicata in contesti anche diversi da quello in cui è stata

42 Progetto GESTI.PRO.BIO (GESTIone ecocompatibile della PROtezione delle colture in agricoltura BIOlogica, finanziato

dall’Ufficio Agricoltura Biologica del Mipaaf, scaricabile al link http://www.ersa.fvg.it/tematiche/agricoltura- biologica/Manuale%20GestiProBio.pdf

43 http://www.perlagewines.com/vino-biologico.html

44 L’Italia vista la direttiva UE 2009/128 ha recepito con il decreto del MiPAAF del 22 Gennaio 2014: Adozione del Piano di Azione

Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, ai sensi dell’articolo 6 del d.lgs n.150/2012: “Attuazione della direttiva CE 2009/128/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi” (MiPAAF, http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2012-08-

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originariamente prodotta45» (Rullani E., 2004).

La codifica e la predisposizione di regolamenti e dettami sono dunque condizione necessaria per condurre alla replicazione di un nuovo modello da adattare a diversi contesti da mettere in relazione, per il settore agroalimentare, con le diverse variabili microclimatiche, altimetriche e territoriali. L’innovazione di “pensiero”, lo sfruttamento delle nuove tecnologie e il miglioramento continuo della tecnica, accrescono la probabilità di successo del modello produttivo e la competitività delle imprese agricole che adottano questo approccio.

Citando sempre Rullani possiamo riscontrare tra le ragioni di fondo dell’innovazione, valide anche per l’agricoltura di oggi come per quella di ieri, l’esigenza di «rispondere in modo pro-attivo alle diverse situazioni di insostenibilità che la modernizzazione accelerata del pianeta sta determinando e che possono essere affrontate con qualche vincolo e qualche costo in più, ma che soprattutto richiedono innovazioni radicali sul terreno della tecnologia, degli stili di vita, dei modi per condividere responsabilità e decisioni, mettendo insieme interessi e visioni del mondo diverse46»

(Rullani E., 2012).

La visione di un contesto insostenibile per il sistema ambientale era già chiara a Ivo Nardi e agli operatori che ritenevano opportuno un ritorno alla terra e alla sua cura. L’ideologia biodinamica rispondeva a questa prospettiva, lo stesso “biologico” deriva di fatto dal biodinamico. I precursori o proto-innovatori dell’agricoltura biodinamica si basavano sulle teorie dello scienziato Rudolf Steiner47, il quale fece da apripista a questo nuovo concetto di fare agricoltura. Nel 1924 tenne otto lezioni a Koberwitz dedicate alla «salute della terra e il mantenimento e l’accrescimento della fertilità per migliorare la qualità degli alimenti destinati a nutrire l’uomo» (rudolfsteiner.it). L’obiettivo era concentrarsi non solo sulla terra in sé, bensì su ciò che la circonda, la natura della terra stessa e le forze per favorirne la vitalità. La perdita di fertilità del terreno e di qualità dei prodotti finali destava la preoccupazione dei contadini che chiesero aiuto a Steiner, stimato fautore della scienza dello spirito, per capire se fosse possibile applicare le sue teorie all’agricoltura. Egli nel ’24 espose studi e condizioni per cui la natura possa prosperare: la formazione naturale dell’humus e la connessione della terra con il cosmo, gli elementi basilari per la crescita vegetale, l’importanza del calendario e dell’azione lunare (periodi migliori per produrre), gli intervalli del sorgere dei pianeti, l’azione dello spirito sull’ambiente. Elargì inoltre nozioni e influssi di elementi quali l’azoto, lo zolfo, il carbonio e l’ossigeno per le piante; spiegò il potere esercitato dalla silice e dall’argilla per la crescita vegetale, la vivificazione della terra con la forza concimante del letame applicato nel corno di mucca, la capacità riproduttiva dei cereali, le malattie comuni delle piante e le forze per respingerle con gli effetti benefici esercitati da siepi, boschi e insetti48. Gli agricoltori recepirono questi nessi di reciprocità e quindi provarono ad applicarli sul campo e furono in molti ad avere successo.

45 E. Rullani (2004): L’economia della conoscenza nel capitalismo delle reti - p.74.

46 E. Rullani (2012): Conoscenza e innovazione, l’apprendimento del nuovo; in Veneto Agricoltura (a cura di): L’Innovazione nelle

Imprese Agricole - Usi Nuovi della Conoscenza - p.25. La ricerca è consultabile online dal sito di Veneto Agricoltura al link

http://www.venetoagricoltura.org/upload/File/osservatorio%20innovazione/02%20cap1.pdf

47 Rudolf Steiner (1861-1925) teosofo austriaco fondatore dell’antroposofia ovvero la “scienza dello spirito”. Steiner prima di morire

si occupò anche di agricoltura «su richiesta di alcuni agricoltori che vedevano con preoccupazione i primi segni di degenerazione e

debolezza che accompagnavano l’applicazione dei moderni metodi di coltivazione e in particolar modo il crescente uso di concime chimico» (Dai link: https://www.rudolfsteiner.it/biodinamica/che_cosa)

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«Diedero alla disciplina il nome di “agricoltura bio-dinamica”, appunto perché si tratta di coltivare la terra mettendo in movimento (dinamica) la vita (bio), senza che nulla si ritorca contro l’uomo e l’ambiente, sia nel breve che nel lungo termine» (Pistis P.).

Nel libro “Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura”49 sono raccolti questi

insegnamenti, ancora oggi ritenuti essenziali per chi fa biodinamico. Steiner riteneva che per essere buoni agricoltori è necessario rispettare le leggi della natura e riconoscere l’agire delle forze spirituali e materiali nelle manifestazioni naturali; pena il depauperamento del terreno fino alla desertificazione e alla degenerazione degli alimenti50. Il compost, i preparati biodinamici e il rispetto del calendario sono gli strumenti per garantire l’applicazione dei principi basilari di tale approccio colturale, limitando la perdita di humus nelle piante e garantendo un’alimentazione sana ai fruitori.

Coltivare con la metodologia biodinamica non consiste tuttavia nell’applicazione di un metodo fisso, «piuttosto si può parlare di un indirizzo per il nostro pensare e agire, che poi svilupperemo, secondo le condizioni e i problemi che incontreremo sulla nostra terra» (rudolfsteiner.it) adattandola al sistema di riferimento e alle diverse avversità.

Nella biodinamica prevalgono la percezione, la filosofia, il pensiero di un ripristino delle condizioni naturali, il rispetto della terra e il riordino per garantirne la fertilità, i ritmi cosmici e la conseguente realizzazione di prodotti sani per i consumatori assicurando la salute della pianta stessa.

L’agricoltura biologica riprese i concetti di Steiner affermandosi in Europa già dagli anni ’50. Germania e Gran Bretagna furono i primi paesi a fondare dei movimenti che riunivano gli agricoltori più sensibili i quali riconoscevano i danni della chimica nel settore. I primi disciplinari della Soil Association e l’istituzione dell’IFOAM51 nel 1972, diedero impulso e diffusione al movimento biologico e i primi standard furono ripresi anche dalle aziende italiane come Perlage.