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Il cammino di Perlage: oltre il

Numero di B Corp certificate dal 2009 al 2017 N° B Corp certificate

Grafico 6: Fatturato per Paese estero dal 2012 al 2016 (fonte: Perlage).

5.2 Il cammino di Perlage: oltre il

Il seguente paragrafo intende spingersi oltre l’anno corrente e scorgere le sfide future a cui l’azienda biologica Perlage dovrà sottoporsi nonché i relativi

191 Informazioni da http://www.perlagewines.com/mercati.html e I. Nardi (2015): Perlage: le BioBollicine

dal 1985; Presentazione.

Oltre il

2017

•Viti resistenti •Nuovo statuto e forma societaria: "Società Benefit"

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strumenti di cui dovrà dotarsi per proseguire la sua corsa secondo l’approccio della sostenibilità fin qui dimostrato.

Perlage intende proseguire il suo cammino orientato alla creazione di valore per i suoi stakeholder, partendo dal territorio delle colline del Prosecco Superiore D.O.C.G. per permettere il consumo di un vino ad alti standard qualitativi per i clienti, la fruizione di un ambiente salubre che non metta a rischio la salute delle persone tramite l’utilizzo improprio di sostanze chimiche nelle pratiche agricole e un ambiente di lavoro dinamico e sicuro per i lavoratori.

Lo stesso contesto territoriale, attaccato per l’uso talvolta massiccio di agrofarmaci, nonché l’opinione pubblica, invitano oggi le imprese locali a produrre con rigorosi processi per ridurre l’inquinamento e gli sprechi di risorse, incentivandone la formazione del personale per sviluppare le competenze in materia di riciclaggio dei prodotti192 (Buzzavo L., 2003). Questa “spinta” ha incoraggiato nuove aziende a rivedere i propri metodi di coltivazione passando dal convenzionale all’integrato o al biologico, allargando la concorrenza rispetto alla domanda di vino (soprattutto Prosecco) ottenuto con minimo impatto ambientale. Di fronte a questa prospettiva, l’impresa farrese, avvantaggiata da un percorso improntato nella sostenibilità fin dalle origini, dovrà comunque essere in grado di produrre nuove innovazioni per trovarsi sempre un passo avanti rispetto ai neofiti del bio e dovrà quindi interrogarsi su quali aspetti sia necessario intervenire maggiormente.

Sotto il profilo tecnico, l’impresa si è sempre ben destreggiata nella sperimentazione collaborando attivamente con le organizzazioni del territorio per creare una rete di assistenza tecnica con cui coniugare la ricerca con l’applicazione sul campo. Nel corso della sua storia, si è adoperata soprattutto per limitare l’uso del rame e dei solfiti nell’intero processo produttivo e dovrà continuare su questa strada per giungere ad un alto obiettivo “finale” di eliminazione totale degli additivi chimici per rendere l’impresa biologica al 100%.

A questo proposito, la frontiera emergente che impegnerà l’azienda nel prossimo futuro, sarà quella delle viti resistenti. Si tratta dell’inizio di un nuovo percorso che vede tuttora l’impresa impegnata nello studio e nel recepimento di una nuova visione dell’approccio alle colture, con il supporto esterno di studiosi di agraria in Germania, giunta ancora una volta per prima nella nuova tecnica agricola sostenibile193, e del vivaio bolzanino “Wineplant”194 (con l’esperto Alexander Morandell). Azienda all’avanguardia nella sperimentazione di questa pratica, avendo già introdotto molte varietà d’uva bianca e rossa con ottime risposte alle malattie sopracitate che ben si adattano ai vini “originali”. Dunque il prossimo vino di Perlage potrebbe essere ancora più sostenibile ed efficace contro le malattie delle piante, secondo un approccio rivoluzionario per il settore vitivinicolo195. I “vitigni resistenti” a peronospora, oidio e botrite che affliggono piante come la glera, consentirebbero di ridurre fortemente i trattamenti contro queste malattie fungine.

Questi vitigni per specificità dei loro geni infatti, «permettono di rinunciare ampiamente all’uso di

192 L. Buzzavo (2003): La Quality Assurance - p.464; in G. Volpato (a cura di): La Gestione d’Impresa.

193 «Nell’area tedesca la ricerca su questi vitigni è iniziata già alcuni decenni fa e i vini prodotti sono genericamente etichettati come

PIWI, acronimo tedesco di pilzwiderstandfähig, cioè resistente ai funghi» (http://www.tdv.social/quali-vini-e-quali-prospettive-dai-

vitigni-resistenti/).

194 http://www.wineplant.it/it/vivaio.html

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anticrittogamici e sono ottenuti incrociando specie diverse dalla Vitis vinifera196». L’output consiste in una nuova varietà d’uva ad alta resistenza, per questo è in corso una ricerca per capire come possa adattarsi alla pianta del prosecco, senza che si disperdano le peculiarità dell’uva ottenuta nella D.O.C.G. Forse per questa ragione Perlage ha deciso di studiare la tecnica adattandola, per ora, a uve differenti dalla glera. Una sfida che invece ha raccolto il CREA-VIT di Conegliano che sta studiando la fattibilità del modello al vino tipico del comprensorio. «Il vitigno ottenuto da un incrocio tra una vite resistente e la Glera, se eredita i geni di resistenza e caratteristiche enologiche interessanti, può essere a sua volta incrociato con la Glera stessa per avvicinarsi ancora di più all'obiettivo: avere un vitigno resistente che dia uve utili alla produzione del Prosecco» (crea.it).

Un approccio di questo tipo porterebbe a un vantaggio immediato sul piano ambientale ed economico, dati gli impatti e gli ingenti costi dei fitosanitari, ma anche ad un beneficio sul piano sociale, poiché si andrebbero a limare i rischi per la salute della popolazione. Restano tuttavia da superare le ragioni più morali che ambientali, data l’influenza genetica di viti diverse dal glera e il loro adattamento al Prosecco e al suo terroir.

Nascerà una nuova specie d’uva strettamente legata alla glera? E se sì, potrà ritenersi idonea nel rappresentare il territorio collinare del Prosecco? Saranno la ricerca e il tempo a stabilirlo.

L’impressione è che siano talmente evidenti i benefici sotto i tre idiomi della sostenibilità, che si potrebbe soprassedere sulle questioni legate all’etica e all’adattamento alla storia e tradizione enologica del territorio. Una tecnica molto interessante anche per i Nardi poiché consentirebbe all’impresa di allontanarsi ulteriormente da ciò che non la rende ancora totalmente naturale.

Le sfide di fondamentale importanza di Perlage per il prossimo futuro vedranno oltre alla messa a punto di nuove tecniche green, anche l’apertura a nuove conoscenze e competenze interne, per rendere l’impresa sostenibile a 360°. Perlage dovrà rafforzare le attuali relazioni (non è semplice gestire una trentina di fornitori) e coltivarne di nuove, intercettando i bisogni di altri stakeholder e dialogando maggiormente con i propri consumatori per anticipare la crescente concorrenza sui mercati biologici, un aspetto da non sottovalutare per continuare a produrre utili e reinvestirli. La ditta dovrà essere in grado di attivare nuove partnership per favorire un’accelerazione dei processi innovativi per poter cogliere i cambiamenti futuri. «In poche parole: competizione, cooperazione, innovazione, visione allargata e di lungo termine» (Perrini F., 2016). Con questa mentalità, l’impresa potrà mantenere l’elevata performance economica, oltre ad accrescere il valore creato per l’ambiente e per la società. Perlage dovrà anche “prendere” le attuali attività di coesione sociale attivate con scuole, enti e associazioni locali, e porsi in un’ottica globale per affrontare sfide sociali più complesse. Con la sistematicità, queste attività potranno divenire veramente utili e contribuire a diffondere principi di benessere sociale nonché educare gli interessati a comportamenti positivi verso l’ambiente, incentivando stili alimentari eco-compatibili. Su questo piano, la Certificazione benefit ha influito fortemente sul piano motivazionale, dando nuova luce ai Nardi nella ricerca di attività concrete, forti ed efficaci per creare valore condiviso con la collettività. La sfida tuttora in corso, vede l’assemblea chiamata a votare ad un nuovo statuto che veda come scopo dell’azienda, qualcosa che vada oltre il concetto di profitto, ai fini della prossima conversione a Società Benefit.

Sul piano della rendicontazione ci si domanda se possa ritenersi sufficiente l’esamina delle

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performance tramite quanto previsto dalla valutazione d’impatto positivo delle B Corp. Attualmente sembra uno schema flessibile ben allineato alla dimensione dell’azienda e viene particolarmente apprezzato dal presidente. Egli si mostra fiero di aver permesso all’impresa di entrare a far parte del movimento per le opportunità di dialogo e condivisione di buone pratiche e per le motivazioni che è in grado di apportare nelle persone.

Tuttavia può sorgere spontaneo chiedersi perché l’impresa non abbia mai misurato il proprio impatto con sistematicità e appositi standard? Più volte abbiamo riscontrato il limitato riconoscimento nella policy aziendale di modelli autovalutativi, eccezion fatta alle origini del biologico, nonché della complessità prevista dalle diverse linee guida previste per bilancio sociale/report ambientale ecc. In ragione della storia dell’azienda, del contesto non così complesso in cui opera e avendo interiorizzato da tempo nei suoi lavoratori principi, valori e pratiche di sostenibilità, potremo affermare che per ora non sembra indispensabile un sistema di misurazione più accurato di quanto previsto dal modello benefit. Dato che l’imposizione di parametri-obiettivo e la misurazione della performance fungono da orientamento nei comportamenti dei lavoratori (Mio C., 2013), l’interiorizzazione diffusa dei principi di sostenibilità negli amministratori e dipendenti di Perlage, garantisce già tale orientamento. Non si rende quindi necessario, o quanto meno urgente, il ricorso ad una contabilità particolarmente accurata da portare all’attenzione degli stakeholder.

Tuttavia di fronte ad una crescita esponenziale della domanda di biologico e della concorrenza, sarebbe più utile usare nuove metriche di rendicontazione, cosa non preclusa da Ivo Nardi, per comunicare la politica di sostenibilità all’esterno, informando i soggetti interessati dei risultati positivi realizzati in termini di valore creato. Attrezzandosi di nuovo personale qualificato e competenze in merito, ciò potrebbe incidere nella mente dei consumatori locali e quindi avere ulteriori risvolti positivi sulla performance economica.

Ultimo, ma non banale, aspetto da tenere in considerazione per il futuro dell’azienda, sarà il prossimo cambio generazionale, poiché per ora i figli dell’imprenditore stanno seguendo strade diverse dalla vitivinicoltura, dunque anche in questo caso sarà il tempo a dire se l’impresa avrà un passaggio di testimone interno o sarà costretta a pensare a nuovi soggetti da coinvolgere nella futura gestione societaria.

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