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CANEVACCIO METRONAPOLITANO

Nel documento Ferraro Domenico - Canti Cunti Futuristi (pagine 32-36)

Piazza Dante un via vai di gente, alcuni punk sotto la metro bevono whisky sca- dente comprato a meta prezzo al supermercato , cantano , suonano ,rullano spi- nelli lunghi due metri , sorridono tra di loro dandosi tante pacche sulle spalle che poi arrivano alle palle e da li al cervello ed infine alla bocca che aspira forte , un altro tiro , tira ,tira che ti fa bene. In gruppo si raccontano aneddoti ,storie perso- nali e familiari . In prima fila , una ragazza ed il suo cane, mezzo spelacchiato con una coda liscia e lunga, peloso con un muso cosi simpatico che gli avresti dato un bacio. Vestita con abiti succinti, la ragazza ed il suo cane siedono per terra, lei con una borsa in mano sorseggiando una coca cola che non e coca ma un estratto di stramonio che ti sballa ad ogni sorso ,beve e sorride mentre una folla confusa si riversa nei cunicoli della metro sale , scende lungo le scale mobili .

Vivere per strada scodinzolando la coda al cielo, rubando momenti di gloria, ab- baiando, bevendo nelle pozzanghere rincorrendo qualche gatto , fare la posta ad una cagnetta, leccarsi i baffi per un pezzo di carne che trasuda da un panino, questa eterna giovinezza ,questa eterna malvagia bellezza , mi perdo tra mille canti ed un freddo vento mi entra nelle ossa . Ma lei mi riscalda con calde carez- ze, la sua piccola mano i suoi abbracci , mi riempi di coccole ,sono felice ,sorrido tra i baffi non mi muovo ,abbaio alla luna che bello essere un cane. Stare seduto per ore , vicino a lei così dolce come naufragare in questo infinito mare ,per co- deste strade piene di gente , correndo dietro un auto ,sempre pronto a difender- la da ogni pericolo , io abbaio ,sogno giorni migliori , forse sono sempre stato un cane , anche sé dopo morto da umano mi sono reincarnato in questa forma animale , incapace di uscire da questo tunnel , da questa storia cosi incredibile , eppure ancora rammento la vita di un tempo che fu. Scappare via non serve a nulla ed io gioisco tra mille giochi ,tra mille domande non trovo risposta , randa- gio vagabondo, solitario sotto questo cielo ,non comprendo i miei simili , non com- prendo il mio padrone.

Mi da qualche spicciolo? vorrei comprare qualcosa da mangiare la prego, mi re- gali qualcosa, non vede ,derelitta ed affamata , le racconto la mia vita , le faccio vedere come salta il mio cagnolino. Non vada via signore ben vestito , non mi la- sci cosi . Sono sempre stata sola ,son figlia di questa città , potrei essere una vostra figlia . Cammino a piedi nudi, sopravvivo a me stessa ,timidamente vivo . Son sempre fuori casa ,poiché a casa mia non c'è più nessuno , non vi è più il ca- lore di un tempo. Abbandonata ed incurata da tutti da questo amore familiare

, un dramma che mi ha spinto verso altre terre ora attendo di partire d' andare lontano , forse sulla luna ,forse con il passare del tempo si ricorderanno di me del male che mi hanno arrecato . Sono una fragile fanciulla, dai grani occhi azzurri con il mio cane, giriamo per la città , appresso ai musicisti , appresso ai teatran- ti che bello vivere per strada , non pensare a nulla , abbandonarsi al caso , ad un flusso di idee , ad un dialogo dialettale22/11/16.

Io e lei , siamo amici da poco tempo ,ci confidiamo ogni cosa non c’è segreto tra noi , viviamo la stessa vita. Io la desidero, l'ammiro , l’ inseguo nella sua follia ed ella mi trascina con se

con la mia chitarra a tracolla per luoghi incantati , son stupido mi dicono ,picco- lo, nero simile al suo cane gli sto accanto, non voglio lasciarla. Questa città è la mia rovina , questo amore senza peccato che mi porto appresso che macchia il mio animo , ferisce la mia volontà. Mi sento un trastullo, una marionetta nelle mani di lei.

Io l'amo ,ma lui è troppo timido ,scemo , con quelle orecchie a sventola , ma quando scende sera , sulle tante disgrazie di noi esseri umani , relitti che vanno alla deriva , l'ascolto parlare , lo vedo muoversi , so che lui m’ama , mi segue fe- dele , ma non osa baciarmi ,non osa toccarmi, sfiorarmi con un dito , dolce ,amico compagno di mille avventure .

Prendono la metro , lui con la sua chitarra sulle spalle lei e il suo cagnolino. Si conoscono da poco tempo , si sono incontrati varie volte ma lui Paolo non ha mai osato baciarla a volte ci ha provato ,cercando di vincere quella sua innata ti- midezza ma inutilmente . Ha sofferto molto ,divorato dalla timidezza ,continua ad uscire con lei. Sofia non è bellissima m’ affascinante , ama Paolo,

m’ attende che lui dichiari il suo amore . Scandalosamente lo coccola gli sta ac- canto , qualche volta prova a farglielo capire abbandonandosi a volte tra le sue braccia. Salgono in metro per raggiungere i comuni amici, in piazza santi martiri , per andare poi a mangiare una pizza , tutti insieme.

Vedrai ,vedrai, che ogni cosa cambierà ,questa vita ,questi giorni che bruciano sotto il cielo di questa città ,sotto un cielo pieno di stelle, nella sequenza d’imma- gini , nella filosofia di un era che ignara del suo domani trascende la realtà si ri- bella, balla. Andremo a Mergellina , andremo in metro , andremo, alla ricerca di un amore nuovo , di una nuova verità. Saremo chiamati matti , apostoli della pace. Sciummachella, cicirenella , scinne lungo queste scale ,sotto a queste stel- le, due astri che brillano nella volta celeste ,una voce che chiano ,chiano ti porta lontano core mio , quanto tiempo e passato , mezzo a chesta via , mezzo a que- sto dolore .

Vorrei poterti dire tante cose ,raccontare i miei turbamenti ,una passione che mi divora dentro , il senso di una verità che io ricerco in me stesso, il caso ci ha fat- to incontrare ,stare così vicini, insieme, cresciuti nello stesso quartiere, nella stes- sa indifferenza , vorrei dirti ti amo, vorrei abbracciarti, aprire il mio cuore in que- sto lungo viaggio immaginario, piano, piano i miei pensieri entrano in simbiosi con il rumore delle rotaie con i visi dei passeggeri con i muri ed altre fandonie. Continui a guardarmi con quei grandi occhi castani che stupido cosa aspetti a ba- ciarmi non vedi come il mio corpo trasuda d'amore , una carezza, un bacio, una stretta di mano, ogni cosa fugge via insieme a rimorsi ed illusioni.

Il cane annusa la sua padrona li guarda ,entrambi innamorati struggersi di pas- sioni , sente il cuore di entrambi battere così forte , così vicino al suo.

Amore, figlio di un dio sconosciuto , figlio di un uomo che non ha nome, m’ av- vicino, vi guardo, sento le vostre parole, volesse lo cielo vedervi felice e dai stringi quella mano, abbracciatevi stretti l’uno all’altro , svanite dentro mille passioni, misero me che son solo un cane, che salta fà le feste , guaisce in cer- ca della sua padrona . Non capirò mai gli uomini , eppure anch’io un tempo son stato umano , avevo una moglie dei figli , una casa tutta colorata all'estrema pe- riferia della città . Ero un impiegato modello , non mi mancava nulla ed ero bello ritornare a casa dopo aver lavorato tutto il giorno, riabbracciare moglie e figli. Se- dermi insieme a loro a tavola , pranzare . Ridere, raccontarsi ciò che era accadu- to durante il corso del giorno. Una vita umana , un amore senza tempo, mia mo- glie luce dei miei occhi , i miei figli carne della mia carne. Poi una sera ritornan- do dell'ufficio un maledetto balordo ,ubriaco fradicio su una moto ,urtò violente- mente la mia auto , così uscì fuori strada , rotolai lungo una scarpata , sentì la vi- ta abbandonarmi , sentii il dolore del mondo intero , i tanti corpi mutilati , le tan- te vita misconosciute.

Al mio risveglio, dopo esse passato in altra vita, morto udii prima il pianto di mia madre , poi di mia moglie e dei miei figli , mi ritrovai cosi ad essere un cane ,nel- la pelle di un cane, assistere al mio funerale . Non potevo piu parlare, solo ab- baiare, avrei voluto urlare , dire d'essere vivo , confessare di non essere un ca- ne, ma un uomo. Per lunghi mesi, accovacciato sotto un albero , vegliai la mia vecchia casa, seguivo mia moglie i miei figli andare a scuola. Ogni volta che pro- vavo ad avvicinarmi a mia moglie, ricevevo calci , quanti calci ho preso ma io non m'arrendevo , la seguivo di nascosto , la spiavo e fu in questi miei insegui- menti che m'accorsi che mia moglie mi tradiva , non sò da quanto tempo mi tra- disse, non sò dire del male ,del dolore provato ,del disonore , la rabbia mi esplo- se in petto. Il cuore, il mio cuore di cane divenne così triste volevo piangere ma non ero più capace di farlo . Solo lei , la mia piccola sofia m’accarezzava ogni

volta che m’avvicinavo mi faceva le feste. Ed io sentivo il suo corpo vicino al mio , ed ero felice. Quante volte ho provato a fargli capire che non sono un cane qua- lunque , ma sono suo padre, si suo padre. Un padre divenuto tale dopo che un tragico destino l’aveva condotto alla morte per rinascere cane , per continuare ad amare , chi aveva sempre amato in vita.

Nel documento Ferraro Domenico - Canti Cunti Futuristi (pagine 32-36)