La poesia può essere mille espressioni , può trasformarsi nel cuore della notte , elevarsi in paradisi artificiali ,rendersi dolce , esprimere mille concetti che esula- no dalla nostra logica , forme che si susseguono immutabili nel tempo che scorro- no che ci mostrano la verità nascosta , insita in quel suo discendere dal bene e dal male il significato insito in ogni immagine che noi cerchiamo come forma e contenuto, come un passo di danza, come un urlo nella notte contro il male che tiene per la gola questa vita infame.
Anche oggi ho mangiato ed ho immaginato di vivere una vita aldilà del bene del male , ho creduto che ogni cosa potesse cambiare , che avrei potuto camminare tranquillamente per le strade della mia città senza dovermi nascondere dietro strane maschere antropomorfe , modi di dire, di fare, di vestire . Rinnegare l' ipo- crisia , l'errore insito nella espressione dei fatti che così vengono narrati , così rappresentati. Ed io non posso cambiare la sorte della signora seduta fuori casa sua, non posso cambiare il viso della luna o il romanticismo , il connubio tra ciò che si è, tra ciò che non si è . Forze, similitudini, ingrati momenti, imperscrutabi- le dimensioni , finzioni , io corro intorno al mondo, cantando : currè, currè , gua- gliò … non m’arrendo ,vado incontro al mio tempo , incontro ai tuoi dubbi , incon- tro a quel peso che la realtà ti costringe a subire. Cambiare , modo di fare, cam- biare abito, vasca da bagno, cambiare questo stendardo che sventola su questo teschio che ci trascina verso un altra avventura.
Ragionare è così bello , come mettere le dita nel barattolo di marmellata, sorride- re alla morte che ti siede accanto, incontrare qualche vecchio amico perso di vi- sta, certo tutto non è perduto, potrei sempre ricominciare a guardare in faccia la realtà , seguire l’armonia di una melodia musicale, la dolcezza di una brioscia con il gelato alle fragoline di bosco , certo , vomitare all'una di notte nell'orecchio di un povero malato, affetto da sindrome di Gilbert non mi rende merito. Noi sia- mo simili , nella nostra atavica ignoranza , attimi, congiunture d'un vivere che si trascinano dietro il loro essere deforme ,la loro volgare genealogia . Vorrei cam- biare , essere qualcosa altro ,qualcosa di buono, aldilà di ogni convenzione, so- pra questo rigo, ove le parole si mettono in bella mostra , oltre il suono, ed il can- to dell' orco nel l'eco notturno , vorrei volare a cavalcioni su una scopa insieme ad una strega.
Così il nostro vivere si colora, diventa un sospirare , diventa una farfalla che vo- la , diventa una folla che urla sotto il balcone del prefetto. Per strada c'è chi fu-
ma uno spinello, chi passeggia , mano nella mano , oltre non potrei immaginare, la nostra esistenza degenera in una filosofia anarchica , disuguaglianze socia- li, facce uguali all’amore che ci hanno resi simili, nel trascorrere, nel divenire, che ci ha trascinato nell'orgia dei sensi, ci ha fatto ballare, poi ridere, nel vivere , per essere ciò che si crede, ciò che noi abbiamo sempre desiderato. Noi siamo questo amore al limone , forse qualcosa altro ,io non sò cosa sono, cosa divente- rò, correndo nel cuore di questa notte , in questa estate dai molti visi, dalle molte mani , dai molti morti , io mi perdo in un motivo antico , mi cullo sul corpo dolen- te di una città che non ha più voglia di vivere, di voltare pagina. Io ,domani, dietro di te ,vicino al tuo cuore con tutte le mie domande, le mie perplessità a dorso nu- do sotto il sole, con un espressione fessa, forse spaventata , io ,tu, noi , voi, tut- to , nulla , un anima mille anime innamorate di questa vita , lontano dal dolore di una altra esistenza simile.
Avrei tanto voluto essere felice , accendere quel falò sulla spiaggia, cantare pian- gendo , ritrovare il filo di Arianna, le tante stelle cadute dal cielo. Bello il mare , un onda , un lungo dialogo nell’accidia di un tempo ritrovato , purtroppo mi alzo i pantaloni, sbuffando, faccio finta di non aver compreso , questa storia ,una nuo- va strada da percorre
“ incredibile, dico, così sorseggio il mio caffè al cianuro, continuando a sognare l’America, continuando a guardare dalla finestra quella utopia, quella croce pen- dula nel vento. Perduto in un gioco di parole, legato a questo dialogo angelico in bilico sull’inferno ,che mi turba, lascivo, complicato , lo seguo nello scorrere della strada , nel gioco del dare dell'avere, in ogni cosa cambio , in ogni cosa mu- to , lentamente. Attimi, non tengo chiù niente , tranne una canzuncella zucculella , guagliuncella, fatta di stenti e passione, figlio mio, vorrei tanto riabbracciarti tenerti stretto sul mio petto.
La notte passa con le sue storie , con i suoi orrori, le ore scivolano dietro ai pen- sieri , dietro alla voglia di cambiare di dire , oltre le tante vicissitudini , le tante in- comprensioni, nel solleone che all'orizzonte appare , mentecatto pensiero che ratto , corre dentro questa storia inverosimile , fatta di tanti punti oscuri di odio , d'amore mai ripagati, tanti attimi come le dita delle mani e dei piedi , tanti come questo dire per rime, pendule dalle labbra d'un Dio senza nome.