Perduto in magici sortilegi , annego in questo mare di parole mai dette, mai pre- se per l'orecchio e chino sul domani che incerto si ripropone in questo viaggio di natale , esule infine, ignaro appreso ad una stella io vedo i tuoi bei occhi , l'im- barazzo d'un tempo che muta se stessi in forme strane non ben definite. Non c'è più nulla da fare, non c'è stella, non c'è stalla ove il cammello possa riposare ,non c'è l'altro che comprenda il senso di questa storia. Ed immemore scivolo su di una lastra di ghiaccio verso l'oblio, verso paure che timide sbattono l’ali sotto un cielo gonfio di pioggia. Misero me che inseguono sogni , passione che compa- tisco , allegre memorie ,eretiche congiunture, crescenti sequenze d'un vivere che si spegne nel tempo che fugge in giochi ed immagini d’un viaggio senza al- cun ritorno..
Viaggio verso altre comprensione, verso mondi fantastici ove ogni cosa s'avve- ra, ove vecchio piegato sul mio dire per rime , in varie estremismi simili a con- cetti superati che hanno fatto epoca , muto il mio dire ,che si muove tra tanti erro- ri, lungo questo cunicolo che conduce alla morte a giorni che rammentano chi ero , cosa ho sognato, con occhi aperti, disteso su un letto macchiato di sangue, macchiato di caffè. Di un altra razza , di un altra nazione, pazziane con l’ammore mezzo ai carri armati a tu per tu con questa morte , anime dello purgatorio , ani- me dello munno , di chi scende e sale , di chi non ha più tempo , di chi l’ammo- re conosce .
Stella pazzariella ,grazziusella , piccerella che illumina quella misera grotta ove i pastori chini per terra , stanchi , vestiti di luridi stracci , aspettano che s’avve- ra una promessa , con i muzzuni sigaretta dentro le tasche ,ridendendo quasi ubriachi ,ignari del domani di tanta strada ancora da fare . Pigliate questo cuore, pigliate quest'altra disgrazia senza lengua senza occhio ,senza pace , mezzo agli altri , mezzo a chisto presepio con un bicchiere di vino in mano , aspettando che scende un Angelo dallo cielo.
Vita che passa , rassegnato tra mille dubbi ,abbandonato in una periferia remota , ultimo tra gli ultimi ,facendoti la foto vicino al bambino Gesù, lacrima , scende, scivola sul viso ,scivola veloce sulla guancia, dentro è racchiuso tutti i ricordi ,tut- to quel tempo passato che ci ha reso tale. Gioventu che fugge veloce , come un lampo , brilla miezzo allo cielo illumina il cuore d'un vecchio Dio. Renne volanti ,
no alla fiamma che avvampa e balla, brucia nel vecchio camino narrando la sua storia millenaria, fiammella , graziosa, innamorata del male , che brucia nel petto del giovane eroe , fuoco che riscalda , là nei boschi fatui ove s'aggira l'orso ove , il lupo attende la sua preda.
Nella neve soffice affondano i piedi , nella morbida neve, bianca, fredda magica neve che trasforma gli uomini in animali che s'aggirano nella boscaglia alla ri- cerca del bianco coniglio ,che scappa ,scappa con le gambe leste con i denti d'oro con il cappello in testa, il bianco coniglio dal suo cilindro tira fuori ogni co- sa, giocattoli , monete, banche, case , anche un castello infine, una bella princi- pessa, bianco coniglio, balla una danza, , sulle sue zampe la balla con il cappel- lo in testa. In mezzo alla neve in quel bel negozio di via Margutta. La gente si fer- ma i bimbi sgranano gli occhi , sono tutti felici , mentre babbo natale scatta una foto alle sue renne in topless con i capelli sciolti , sulle morbide spalle , un babbo natale in mutande colorate , con delle modelle travestite da renne . Una folla enorme si fa intorno, qualcuno vuole un autografo , un bimbo in un angolo solo soletto esprime un desiderio essere un folletto , ed eccolo divenire, saltare di gioia , trasformare in un attimo una buia strada in una alcova piena di luci.
Questo è il Natale che abbiamo sempre sognato , dicono gli sgherri , trucidi e sporchi con le loro armi calibro nove. Nascosti nel loro covo , preparano l'ennesi- ma rapina ai danni dei grandi magazzini , han preso d'occhio anche il venditore di salsicce e di castagne, di zucchero filato, ma il giovane eroico folletto ha com- preso ogni cosa, si fa avanti solo , soletto con il naso rosso, rossetto con la sua barba caprina , ecco il folletto, eccolo armarsi di tanta pazienza , fare una magia, trasformare quei ignobili ladri in un gregge di pecore con a capo un pastore tanto vecchio come il tempo che guarisce ogni ferita.
La vita è un tragico mosaico di cose perdute messe insieme alla rifusa è un filo illogico che si dispara dentro matasse di lana. , stelle di Natale luccicano in cima agli abeti dormenti abbandonati in piazze deserte , ove fanno girotondo tutti quei esseri magici , folletti , principesse, signori d'un tempo passato . Tutto scorre at- traverso noi stessi ,svanisce in giochi, in eufemismi oro faringei in eruttanti echi caprini in richiami d'oltreoceano oceano, tutto giunge alla fine al centro di quella conoscenza pasticciona e burlesca con la lingua da fuori il pagliaccio poliziotto sgomina la banda dei bassotti, il male ha in se , un essere orribile che coltiva ven- dette in silenzio di nascosto lontano dal mondo ,lontano da guerre , da gendarmi , da signori di altri mondi. Il contadino continua a zappare la terra mentre i signo- ri banchettano nei bei castelli il drago rinchiuso nell'alta torre, il veterano amoreg- gia con la sua donzella, baci , bacini , il circo è arrivato. I saltimbanchi i giocolieri , i trapezisti, le belle soubrette, lo spettacolo continua , nel male nel bene ogni co- sa si trasforma in ilari slanci di comprensione reciproca, in pietismi simili a ser- penti , mostri d'ogni genere, che danno vita a volte al canto di rivolta di un popolo oppresso da tasse ,soprusi ,che vive in silenzio con dignità di madre ,di padre con la stessa pazienza rinchiusa nel cuore di quel piccolo pargolo ignudo che sgambetta in una misera mangiatoia.