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ODE DELLA MISERICORDIA

Nel documento Ferraro Domenico - Canti Cunti Futuristi (pagine 60-63)

Con occhi socchiusi in fondo a questo dire che declamando vado , zufolando, cianciando , perduto in mille melodie , in un alito di vento ,volgare ,villico , pronto ad afferrare l’ossesso delle rime. Rime meretrici, ciniche che vanno a ca- vallo di periodi ed accenti , in pompa magna suonano la loro canzone . Migranti , eretici nemici il tempo avvolge il morire per rime, ed altre lusinghe si preparano a banchettare con questo corpo in questo spirito , stupefatto , velato di sudari poe-

tici , sinistro presagio nell’ora del meriggio. Venite siete tutti invitati ,venere , er- mafroditi, politici, infermi , medici, e tiranni. Ora nel sangue scorre questo antico dolore, in ora , in ora ,in ordinari sofismi in profumi che esalano essenze , misti-

ci misteri.

La mia follia , sconosciuta, incerta, amata follia che mi conduce a credere alle vacche alate, alle belle dame a colui che nulla può per cambiare la sorte di que-

sto misero suo servo. Volgendo gli occhi

chino sul domani , rinnegando la morte , emerita prole, cammino lungo il fiume Volturno che scorre copioso in abili gemiti , in sensuali sussurri , sinistre , strette vie che conducono oltre l’apparire in se stesso. Avvilito , volgendo lo sguardo do- ve decade ogni domanda , dove per vani intendimenti si consuma questo vivere. Vene profonde , gonfie di sangue , beato nel letto, dormi bel bimbo in braccia a tua madre. Dormi nel tempo che volge alla fine , non vedi apparire le squadre in

mutande, gli eserciti in armi , il vile proletario , il crudele assassino assetato di sangue , non vedi come cade , s’eleva dalla massa e chino in preghiera raccoglie

i cocci d’una vita immaginaria.

La mia vita è segnata , già pende da un ramo , la mia vita di padre, di madre , di fratello, di figlio che brama l’ onore del suo tempo , che grida all’armi , non star- mi troppo addosso , son pronto a cadere. Ma la sorte è tiranna , ama il denaro,

le belle donne che ti danno piacere che fritto ti fanno , penare sul letto , in volo io vengo poi ritorno in me stesso. Aggrappato agli angeli , volgare mio vivere,

alle spalle che diventa ogn’ora sempre più grande , tutti accorrono , tutti vogliono vedere l’amore che palpita nel petto dell’infermo.

Son forse nessuno , smilzo , puzzolente, nel vuoto evaporo , nella parola batto- na ed omofoba , forse siscanne, rugnuso , pidocchioso , cianciuso nun saccio che vado cercando. Me mette ò turbante , spingo a carretta , ò munno mi passa

accanto , son l’ultimo, sono il primo ,io sono , non sono nisciuno. Scivolo , scri- vo, schifo , sputazza, ammazzo, m ‘incazzo, chiamma ò dottore, ma nun c’è sta

nisciuno adderete a chella porta ?

Vulesse capi addò ho sbagliato , quale spirito diabolico mi ha guidato in questo dialogo , vulesse capì , spogliarmi di tutte le malefatte, vulesse vedè in galera pa-

recchie gente. Ma molti dicono : fatti i fatti tuoi non c’è penzà , campe meglio, son troppo forti , nun vale la pena intanto si zugano il sangue , chiano , chiano fino a farti muri. Chesta è la morte , nisciuno sape niente , ognuno tira a campà , parla , parla , maniame stà palla , avanza, innanzi rassignato e stanco. Tutta la gente vulesse capì , vulesse essere qualcheduno, uno importante , no nù cane a guinzaglio, quanta gente , storpie, cecate, figlio di questa città si sono attaccato

ò tram?

Ma la volontà la fà da padrone , s’ode di già la campana , s’ode il grido di dolore che s’eleva dal basso, s’alza , avanza , in mezzo ai tanti con occhi asciutti , con una ferita nel costato. Premere , spingere, far finta di nulla , non ci sono scusanti, non c’è l’assassino , signore e padrone compagno dello sindaco, amico fraterno

del capoufficio . Non c’è pace,

la vita geme , eclettica , critica, ancheggia, brama , lusinga, eccede , nei modi poi t’inganna di nascosto, dopo che gli hai donato il tuo bene prezioso. Strada che conduce a casa, bei palazzi ove si fanno riunioni a discapito della massa,

bei negozi di via del corso sotto la pioggia di lunedì.

Chi sòno io , miezzo fatte, mena a campà , nù poco ubriaco, pigliate per le bra- ghe dalle ianare , bocciato, appiccicato con miezzo munno, rassegnato dentre

a cheste parole mirose, sotto ò muro , sotto ò muorto che chiano , chiano trase ed esce , fore dallo tavuto . Nà rosa acciacata, senza a mutanda, con due baffi

nero come il carbone , nà tarantella, nà tuccatella , nà manierella, son quà che vado , nu purticino ci faccio a spia , aspetta e spera l’ora s’avvicine, ma quanto e

bello quanti vasi che tu mi dai miezzo a stà via, volgi ò viento , trase

ed esce scustumato si mette a posto o suttanino . Nà paranoia , un ombrellino, un vermiciello con i pomodorini, n’addore sale , si sente , forte t’affera alla gola

ti porta cielo. Ma quanti santi, quante grazioso chist’angiulillo . Vorria vulare , cantare , ridere, strimagliuso, cianciuso , spuorco , vutare e dicere non sò cun-

Ma passo e spasso, nun me dò pace, annaze , derete , io esco pazzo, nà ca- ramella , nù sunagliello, un parco pubblico, nà casarella, un'altra tassa, un cal-

cio in culo , un grido sordo ma che paura.

All’intrasatte, arragiunanne, mi tira la giacca me porta in chiesa son miezzo muorto, nun saccio che dicere, io son cuntento e ti vedè.

All’incontrario vivo negletto vivere, infame speranza, gioco di verbi

di similitudini, già il popolo s’accalca davanti alla porta del suo governatore, son mille più di prima , gridano basta a questa infamia,

la voce echeggia la rivolta cova sotto mentite spoglie , sotto falsi intendimenti. Si fà una danza ,son forse mille con lance e forconi si muovono all’unisono. Un bu- co profondo ove cadono i cattivi , le brutte intenzioni, emozioni, fragili , mistiche sensazioni, mitigate in parvenze esterrefatti in virginali sussurri , gemiti , coiti in- terrotti, Ecloghe , orge genuflesse, raminghi derelitti, intendimenti , mostruosi, dolorose sincope , verso questo palazzo , verso il presidente che alza la mano, sù continenti immensi , per valli oscure ove regna il profano. Dove la fine viene

in compagnia della prudenza , ed io cerco il senso della misericordia , cerco il suo vero nome, l’essenza , l’atto che sancisce questo patto tra il cielo la terra,

Nel documento Ferraro Domenico - Canti Cunti Futuristi (pagine 60-63)