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DIALOGHI DIONISIAC

Nel documento Ferraro Domenico - Canti Cunti Futuristi (pagine 41-44)

Castigat ridendo mores nell’osservare il comune costume politico che giace dentro un ideale che lusinga in molti ti conduce verso il potere in un delirio di frasi ,dialoghi omologati ,baffuti accenti, ingrati concetti che s’arrampicano lungo un muro retorico come tanti ragnetti vestiti d’arlecchino che sbeffeggiano i discoli scolari all’uscita dalla scuola . Politica confusa nel senso d’un mondo che esala nel suo sospiro in emozioni ,bizzarre , bigie melodie ,erranti come vele alla sban- do sul mare in tempesta . Navigare dentro un barattolo insieme ad un bambino assaporare la meraviglia della costa illuminata ,di tante luci ,di tanti pensieri ,lega- ti mano nella mano . Vivere non serve a nulla, se non si lotta , se non sai volare , afferrare la fortuna con le gambe , salire fino in alto, gonfiando un palloncino ros- so, salire ,scendere , dentro una dottrina che s’apre verso altri confini fino all'ulti- mo sospiro , ove vive questa strana esistenza. Dialoghi politici che conducono ad un male antico ,verso enigmi chini sopra alla morte che c’ insegue per ca- seggiati dimenticati in periferie sognanti . Angeli , compagni , camerati , figli della sorte , sequenze d' espressioni , d'un modo di fare che non chiude bocca ,che apre il cervello ti mette l'ali ,ti fa volare verso un altro destino , verso un altra sto- ria.

La filosofia è morta oltre il nostro dire, oltre dibattiti, riunioni, comunioni atipiche , programmate , elencate in ordine dentro inutili taccuini , trascritte in quaderni co- lorati ove germogliava la nostra vita , il nostro ricordo che evapora , colora tutto intorno ti fà stare sereno con i piedi stesi all’aria a bere un caffè al bar degli arti- sti. Personaggi anomali nelle loro genealogia , nella loro morale civica che frega- no il volgo , vittime d’una generazione emigrata in nuove terra come sacchi di patate, carote messe a bollire, madre putative ,elementi d’un puzzle che compon- gono uno schema oscuro , che tracciano uno scarabocchio, un occhio messo a bollire dentro un grosso pentolone da una strega cattiva, dalle labbra verdi , dalla pelle di serpente . Momenti, illogici concentrati in un unico atto, un punto, una linea , un dialogo lungo un metro ove tutti parlano, ove tutti vogliono risposte . Illusioni , forme sottili , strane figure, fuori alla stazione con la panza che innanzi , avanza , s'ammosce, cresce , rinasce , scema nello scrivere tante cazzate che alfine mette le ali ti fa volare via attaccato al mantello di Superman .

Linguaggi diversi , dialetti ,convenzioni d'un vivere ai limiti di una idea errante ,fal- sa al punto da mettere due punti sugli i , ed io che non mi faccio capace , cerco di capire dove ho sbagliato dove prende coscienza questo dubbio socratico, ci sarebbe molto da dire, mi guardo dentro con occhi innocenti ,passo immemore dei miei errori. Faccio finta di nulla ,forse se avrei fatto un altro mestiere , mi sa-

razioni grammaticali , grandi reti dove il pescato abbonda ,salta, canta la sua can- zone di morte. Giusto o non giusto, fingo di credere che sia tutto logico , preciso con un significato intrinseco che prende corpo ,vive ,respira , si nutre delle sue emozioni , dei suoi errori . Notte nera ,come la pelle d’una femmina in calore, che s’annosconne sotto le lenzuola , fantasmi , vite sospese, passeggiate lungo il la- go , immaginando di vivere un'altra vita. Ignari del tempo che si vive ,delle om- bre che popolano la propria mente , efebiche figure , pazzeschi personaggi fiabe- schi , marionette ,martinetti , un ultimo saluto e siamo alla fine di questa storia fu- turistica . Incompresi in una giustizia che esula denigrato il domani ed incerta ti costringe a credere ad un'altra fiaba, ora seduto alla fermata dell’autobus con un pacchetto di popcorn croccanti , mentre tu sorridi, passa l’ultimo autobus , passa di corsa un auto con dentro tre killer armati fino ai denti , imbottiti di stupefacenti, pieni di rancore , senza cuore. Essere qualcosa altro da ciò che si è veramente, quante canzoni ancora dovremo cantare ,errare , perdersi nel corpo della notte con tutti gli errori commessi, con le paure che emergono dall'animo, che volano chete contro il cielo senza stelle , aprono le loro ali ci lasciano sognare mondi nuovi ,nuove possibilità . Sequenze cinematografiche , un scendere , andare, perduti lungo il corso principale cercando una fugace felicità ,ed io ho smarrito me stesso, le mie convinzioni, il grande sogno fatto di versi e prose , di sangue di parole alate , particelle che compongono questo universo, questa breve tor- mentata storia d'amore.

Così ,con tutti i miei errori , con il loro peso sulle mie spalle, salgo verso

l’alto , salgo verso il monte con le mie sconfitte con una malinconia che mi con- fonde tra il vero ed il falso ,tra anni trascorsi ,domandosi dove ho sbagliato dove il fiume ha toccato la luna con le sue acque , tra questa ironia , ed il mare andrò con i miei errori di sempre , errori grammaticali , di stile ,ellittici, eletti, decrepiti, strumenti che non sanno più emettere note giulive, vado oltre queste cattiverie, elevando il pensiero ad un nuovo sillogismo , tra il fumo dell’arrosto ed un bic- chiere di vino io canto la morte d’un era , racconto di quando s'era fratelli , quan- do ancora non avevamo avuto modo di conoscerci. Quando l'acqua scendeva a bagnarci il viso ed i timidi ricordi dì uomo qualunque che va contro il suo tempo , contro un senso simile ad una forma arruvagliata, in una matassa di concetti , te- nuti insieme , con ago e cotone. Questa è la nostra croce , chesta storia che nù fa chiù ridere che nù pazzea , miezzo fatto , pazzo, puozzo campà cent'anni, fi- gli del volgo e dell'ignoranza , via dell’utopia che attraversa questa città che muo- re lentamente con i suoi colori , i suoi amori , le sue canzoni.

Basterebbe girare foglio , far finta di aver compresso per l'ennesima volta questa goffa poesia , incomprensibile , bella senza denti che ancheggia sulla porta di ca- sa , ed io ho pescato una sogliola, ho rincorso una nuvola rosea , mi sono bevu-

to un litro di acido lisergico, ora mi viene da ruttare , dovrò farmi una Tac al cer- vello per sapere cosa nasconde all'interno questa strana forma umana. Dolori, eremiti , sconosciuti amici d'un tempo che non dividono niente con gli altri , che ti conduce dove il bacio schiude a nuovi intendimenti , dove la favola antica , ana- cronisticamente , ha narrato il lungo viaggio intrapreso. Continuare a danzare dentro un campo di concentramento con il proprio aguzzino , con il condannato, con il politico , con il signor giudice che ha rifiutato di giudicare gli ultimi di questa storia. Corre la mia macchina in mezzo al traffico , sono quasi giunto alla fine di questa follia , sono circondato da tanti timori , ho paura, fermo al semaforo spe- ro, di arrivare indenne a casa mia.

Nel documento Ferraro Domenico - Canti Cunti Futuristi (pagine 41-44)