Tre rose rosse appassite dentro un vaso, rammentano il tempo passato i tanti anni trascorsi in silenzio nel mio cuore imprigionato tra un groviglio di rami spino- si ,perduto in un sogno dai diversi nomi ,dai colori sottili ,soffusi che si sciolgono nel vento che passando portava via con se ogni malinconia .Giorni teneri come il miele con tra le mani un immagine perduta in quei cunicoli della memoria in quei anfratti celebrali ,confuso tra mille, mille persone, ignaro del domani, ignaro di co- sa si è camminando a testa bassa sulla scia di un ricordo, domandosi ad ogni passo cosa succederà andando avanti, quali interrogativi , s'apriranno a nuove mode a nuovi intendimenti. Passando sotto l'ali del bel castello, luogo remoto che costringe ad alzare lo sguardo ad ammirare le torri svettanti verso il cielo ,ed oltre andando con un nome in bocca cercando il senso di una frase , un pensie- ro m'assale , cosa sia e cosa nutre quella grande nuvola sospesa in cielo. Nu- bi ,volti ove un palloncino colorato sfuggito di mano ad un bambino si perde , bi- richino , trotterellando cerca in vano la sua mamma, la cerca sotto una scatola di cartone , la cerca sotto una macchina, la cerca in ogni dove e cercando cresce sempre più , si fa alto come una giraffa, diventa forte come un leone , diventa tanto grande da aver la testa tra le nuvole che si dimentica dove sia nato , chi so- no i suoi genitori .
Un bambino , piccolo assai carino che andava a scuola con il grembiulino , ave- va modi assai educati un parlare forbito, amava pesciolini , pappagallini , amava andare al circo , al cinema diceva sempre quando sarò grande diventerò un do- matore d'elefanti. La mamma sorrideva e gli comprava lo zucchero filato color ro- sa , come le guance delle fanciulle in fiore. Intanto il tempo scivola via inesorabi- le ,fugge , tramuta ogni cosa ,cambia volti , cambia l'animo, cambia il tempo che ti ha generato, cambia nome cambia l' amore ed ogni cosa si tramuta in un ora- zione funebre detta in silenzio in cuor proprio , lontano dal mondo, lontano da chi ti vuole morto .
Gigetto questo era il nome del bel bambino, un birichino come abbiamo suddetto, prima d'essere buono , un discolo, un somarello che faceva arrabbiare la mam- ma ed il papa. “La luce nella stanza Gigetto va spenta , non mettiamo tutto sotto
na andava a segno. Gigetto intanto cresceva, alto ,bello , con un brufolo sopra il naso, con un capello diritto sopra la testa , con un dente storto con una mano sporca di vernice con due ali dietro la schiena, piccole quasi invisibili . Gigetto , generoso bambino ,un gigante alto tre metri con una voce cavernosa che faceva spaventare chiunque lo sentisse. Gigetto che camminava sopra le nuvole, rincor- rendo gli angeli operai in libera uscita dall’industria paradiso.
Chi era Gigetto ? pochi lo conoscevano, era cresciuto in un quartiere povero ,af- fumicato dallo smog, invaso da blatte ballerine che amavano prendere il sole mezze nude in compagnie di un bel bicchiere di martini. Blatte dagli occhi azzur- ri, profondi come il cielo che si trasformavano ai raggi del sole in belle damigelle , in becchini ai comandi di un malfamato boss per riempire le casse da morto dell’impresa funebre privata del sindaco della citta di Roccasecca , poveri cristi ,poveri lavoratori sempre a caccia d'occasioni per poter risparmiare sulla spesa fatta a mercato. Un sindaco, un uomo, un tiranno, una persona tutto d'un pezzo con tre laurea e tanti amici potenti con un conto in banca a tredici cifre , con una barca ,un turbante magico ove poter evocare geni maligni ai propri comandi. Tut- ti temevano il sindaco ed in molti lo veneravano perché aveva fatto prendere il posto come operatore ecologico a molti padri di famiglia , aveva diviso i pochi averi comunali con i poveri , disoccupati, esodati, i precari atavici ,i prelati e i pre- ti di tutte le parrocchie aveva mostrato d'essere un buon amministratore , un otti- mo padre di famiglia un uomo di cultura . Ma tutto ciò poco importava a Gigetto poiché egli sapeva volare, aveva piccole ali nascoste dietro la schiena , quando andava a scuola li teneva ben nascoste , non amava mostrarle in pubblico Giget- to credeva nell'amore, nella libertà di stampa e d’informazione , credeva che un giorno tutti avrebbero potuto divenire migliori, forse degli angeli pure loro, pronti a far passare vecchiette indifese per la strada ove transitavano autocarri , motoci- clette super veloci, sfreccianti alla velocita del suono. Sognava una moltitudine d'angeli al servizio degli ultimi , pronti a medicare ad accudire infermi a dire pa- role di conforto ai bisognosi , pronti ad aiutarti a passare dall'altra parte di questo mondo senza provare alcun dolore.
Gigetto era un buono di natura, dai capelli rossicci con un sorriso d'ebete . Giget- to non aveva fatto il militare era il mago del quartiere sapeva fare incantesimi straordinari , far apparire dalla manica di camicia un asso , un coniglio, un basto- ne per dar legnate a coloro che facevano i bulli. Tutti volevano bene a Gigetto nessun lo voleva male, veniva considerato qualcosa di speciale a gara i bimbi s'arrampicavano su di lui per poter vedere dall'alto il mondo come andava avanti. Si sedevano sulle sue spalle mangiando il gelato o un panino , ammiravano , la statua della libertà, ammiravano il sindaco della città come si dava da fare a qua- drare il bilancio familiare e quello della città. Il sindaco, un uomo tutto d'un pezzo a capo di una loggia segreta ove militavano netturbini ed impiegati professionisti
d'indiscusso valore morale e intellettuale. Una fila interminabili di professori canni- bali , vaiasse, ferracavalli, si riunivano ogni giovedì nel suo ufficio per fare il pun- to sulla situazione, sulle future mosse politiche per discutere , ragionare sul bene , sul male della città. Tutti erano invitati a partecipare a dire la propria ,su cosa sa- rebbe stato meglio dire o fare per il bene della comunità. Una riunione tra amici ,tra politici, tra indagati di vecchia data, ed era uno spasso , vederli parlare , pren- dersi a schiaffi a sputi in faccia a brutte parole tra loro . Gigetto mostrava quel- la realtà ai bambini ed adulti l’invitava a prendere coscienza di cosa era la socie- tà in cui vivevano ed a volte invitava anche qualche vecchietto a vedere come si svolgevano quelle riunioni cosi importanti per il bene comune. Una volta , un vecchietto guardando attentamente lo svolgimento di simili riunioni ,incominciò prima a ridere poi nauseato incominciò a piangere , pianse cosi tanto che non eb- be più lacrime per piangere e così chiese di essere asciugato dalle tante lacri- me versate in cuor suo , rassegnato, cosciente di aver assai patito nella sua vita . Ignorato fin dalla nascita di ciò che lui rappresentava, un onesto cittadino che aveva sempre lavorato , pagato le tasse. Il vecchietto dopo aver tanto pianto, chiese di scendere dalle spalle di Gigetto e recatosi in un armeria nella convinzio- ne di compiere un gesto si folle ma risoluto, di amore per il prossimo si recò ar- mato all'uscita del palazzo ove si teneva la riunione settimanale del sindaco li at- tese con pazienza l'uscita dei consiglieri , dei politici eletti ,il primo colpo lo dires- se al sindaco che fu lesto a schivare poi mirò la pistola su un noto assessore che provvisto di giubbino antiproiettile si salvò in calcio d'angolo, facendogli ma- rameo, marameo . Il vecchietto s'innervosì assai e incominciò a sparare all'im- pazzata ,la gente scappò di corsa i politici , i professori si nascosero tutti dietro il sindaco che armato anche lui dopo aver estratto una calibro trentotto fece fuoco e colpi il vecchietto al cuore che stramazzò a terra sanguinante. Le sue ultime pa- role furono perché mi avete fatto pagare la Tasi tre volte in più quest'anno, io so- no un povero pensionato , maledetta Tasi , maledetti ...e dopo queste parole spi- rò di colpo .
Il sindaco la fece franca, disse che a sparare non era stato lui ma una guardia municipale che fu poi subita ricompensata da semplice vigile divenne marescial- lo tre anni dopo comandante , anche se sprovvisto di laurea breve , fu subito ac- clamato eroe , giusto tra le nazioni, qualcuno per l'atto eroico propose anche di farlo beato , chi invece cavaliere, chi addirittura presidente .
Gigetto amareggiato e commosso accompagnò il vecchietto in paradiso in lacri- me , ferito dal comportamento degli adulti lo prese per mano dopo averlo ben la- vato, asciugato dalle tante lacrime, dal sangue versato in nome della liberà
doncino di cerume , gli pulì il naso i denti rimasti e dopo avergli comprato il gela- to che gli piaceva tanto a fragola e limone se lo caricò sulle spalle , apri l'ali e lo condusse in paradiso. Il vecchietto assai felice dall'alto vide la città muoversi , svegliarsi con le prime luci dell'alba ed un ricordo l'afferrò gli strinse il cuore , un ricordo cosi intimo, cosi personale rammentò per un attimo sua moglie adultera che l'aveva lasciato per andare a vivere con un altro , un macellaio noto camorri- sta padre di dodici figli marito di tre moglie ex figlio d'ergastolano , affiliato alla banda del torchio di cui il sindaco segretamente era il vero capo. Moglie adulte- ra morta tragicamente un giorno qualsiasi indossando l'abito da sposa che gli aveva regalato la sua mamma anche lei adultera mentre andava ad una cerimo- nia ,invitata per l'occasione a raccontare la sua storia matrimoniale in quando sposata e risposata innumerevoli volte . Ma per il vecchietto anche se adultera di nome e di fatto , quel breve matrimonio furono giorni felici li ricordava ancora con tanto amore e adesso non vedeva l'ora di riabbracciare l'amata anche solo per un attimo per ritornare a sorridere con lei come nei vecchi tempi andati ed un lacrima ritornò a solcare il suo vecchio viso, bagnando questa storia cosi fu- nesta , cosi legata al dare , all'avere , bagnando nomi e cognomi di tanti e tanti che hanno contribuito a diventare tante oneste persone in vittime e carnefici , de- moni o angeli, sognatori, scugnizzi felici che ora come all’ora corrono per le strade sempre sporche ,tetre , millenarie , di una qualunque citta di questo mon- do in cui il bambino Gigetto era l'angelo benedetto .