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MONOLOGO NATALIZIO CAROZZA

Nel documento Ferraro Domenico - Canti Cunti Futuristi (pagine 110-113)

Viaggio verso casa, in treno ,stazione dopo stazione perduto in questa folle feli- cità , ove ogni forma poetica persegue una sua luminosa logica interiore, intrin- seca in versi illogici dettati da un bisogno spirituale che escono, si fanno belli , parlano , parlano di come si dovrebbe essere di come saremo dopo morti è for- se tutto ciò sarà normale e non credo di dover scendere alla prossima fermata , in una desolata stazione dove t’aspetta la morte forse un altra vita , forse un amo- re vestito bianco e nero , forse tutto ciò che provo nel viaggiare è la principale risposta ad un instancabile ricerca fenomenologica.

Questo mondo interiore in cui poggia tutta la storia individuale di un personaggio, qualunque, ignaro di cosa diventerà da grande , di cosa l’aspetta nel rappresenta- re se stesso il suo dolore la sua voglia di vivere ed anche se gli spettatori non gli tireranno pomodori ed uova marce lui rimarrà sempre un grande attore, con le sue debolezze , le sue aspirazioni, un immagine sotto, sopra priva di ogni lega- me effettivo di ogni libertà morale.

Un valore in cui difficilmente se ne può venire a capo in quelle migliaia di do- mande che gli frullano in testa, rappresentazione soggettiva, drammi fauneschi , sceneggiate di guappi con la pistola ed il cappello alla Borsalino che ti pigliano per il cravattino e ti dicano applaudi perché se non lo fai ti sparo, , personaggi fe- roci come una bocca di leone ove il domatore ci mette la testa dentro. Cercare di vivere una vita degna , cercare se stessi, cercare una stella , cercare una stra- da che ci conduca dove si trova la felicità, cosa rappresenta questo altro nata- le, nello scorrere degli eventi ,delle macchine , delle case dietro il finestrino d’un treno , case piccole illuminate che diventano una nello scivolare , nella sera.

Alberi di Natale addobbati a festa ove si raccolgono migliaia di doni ,qualche promesse d’amore la capacità di uscire fuori dalla solitudine ,di seguire un idea , uno schiaffo , un alzare il gomito e bere senza fine, fino a crepare a sen- tirti diverso, ubriaco più di Trump , più di un musicista, più di me stesso che fumo in disparte una foglia di fico, poi vivere questa vita in unico sorso , assaporare assenzio , grappa , cioccolata calda ,cosciotti di pollo fumante.

Un ricominciare tutto da capo, un ritornare dalla guerra , trascinandosi per le cam- pagne verdi ove i contadini hanno coltivato grano e vitigni ,patate novelle , bulbi miracolosi da principio come predetto come organizzato degli organi competenti e legislativo. Partecipe del male e del bene sociale.

L’etica moderna non persegue la legalità , la compartecipazione alla giusta causa ,anche se ogni individuo può essere chiamato a desumere l'incapacità collettiva o il pregiudizio insito nella sostanza partitica. Il corpus domini , la fisionomia, la filologia razionale che prescrive la salvezza, il sorriso della fanciulla in un set ci- nematografico . Self sfortunati , oggetto certo di ironie onnivore che ti conducono lontano, oltre le mura di un regno fantastico ove i giganti buoni combattono con- tro i grandi nani cattivi.

E questo disordine morale ,questa fragilità psichica che non permette di com- prendere le luci che circondano l’albero , imperfette effimere , forse ignare del messaggio millenario. Come giungere là ove il Natale ,nero d’invidia persegue ideali ,idee , falsità borghese. Non vi uno scopo in tutto ciò , tutto può essere compreso e divenire il soggetto per una commedia ove l’attore principale si tra- veste da babbo Natale ed elargisce bonus statali.

Lascia posti vacanti ed oggetti decorati , progetti originali ragionamenti insiti nel- l'individuo come elemento dominante di ogni cosa. Non si può ritornare ad esse- re poeti o bestie, ciclopi, direttori di divisione senza pagare un prezzo sostan- zialmente salutare.

Certo la malasorte accompagna l’incapacità di coniugare questa gentilezza in al- tre sembianze , un elargizione indesiderata di quello che rimane della legalità . Tutto ha una sua conclusione , riconoscere i propri limiti poi rappresentare , giungere ad osservare, ad un Natale che si gratta le ascelle mentre le renna gio- cano a tirarsi palle di neve. Il gioco , l'illusione, il nostro piccolo mondo , sceno- grafia di un desiderio di un riscatto , un piano eclettico, elementare Watson avrebbe detto Sherlock Holmes ma a noi poco interessa!

E la poca fiducia ha generare il dubbio che corre nell'animo lo conduce ad assu- mere un sua identità , uno scioccante tentativo letterario. O più̀ propriamente filo- sofico: "il senso comune fa appello all'oracolo interiore del sentimento , rompe ogni contatto con chi non è del suo parere; esso è costretto a dichiarare di non aver altro da dire a colui che non trovi e non senta in se stesso la medesima ve- rità̀; In altri termini, esso calpesta la radice dell'umanità̀. Questa infatti, per natu- ra, tende ad accordarsi con gli altri; e la sua esistenza vive soltanto nella santa comunione delle coscienze.

Perseguire sostanzialmente un concetto e dunque un inutile processo filologico in quella delucidazione interiore che conduce a credere che il senso comune co- me noi lo sentiamo, lo desideriamo, la pietas o l'anonimo mondo circostante quel mondo sognato rincorso che vive tra la realtà e la fantasia, è una verità

gamino . Osservare la propria anima , lontana dalla malattia noi siamo il corpo di questa civiltà noi siamo la sostanza, l'intelligenza che scruta ,definisce, pro- gramma , studia l'essere ed il non essere arteriosclerosi antecedente alla liber- tà , al processo etico.

Cercare di coniugare la propria attitudine all'incapacità di amare. Tutto il senso comune , la legge in cui il cielo è sopra di noi , la morale in noi , forse l'argomen- to, lo scambio, la civiltà come una costruzione organica di mondi possibili di pia- ceri estremi ,sistemi logici collegati ad un unico principio ad una generatrice mere- trice inopinatamente sovversiva , abusando di questa volontà, abolire la malat- tia intrinseca nel passare anni dietro alle sbarre ,aspettare poi cercare di far finta di andare avanti , forse tutto è lecito ma non conduce a nulla di buono frutto di un unico principio ove la televisore e sopra di noi il natale in noi!

La festa ha un suo inizio , un mezzo per giungere a collaudare rime ed altri espe- rimenti linguistici , concetti, oggetto di miracoli. Il fermarsi ad assumere un rap- presentare utopico ove ogni cosa è. Non tutto diventa siccome, per tacer d'altro, la filosofia è essenzialmente nell'elemento dell'universalità̀, la quale chiude in sé ogni particolare, può̀ sembrare strano , più̀ che in altre scienze, che nel fine e nei risultati ultimi, si trova espressa la cosa stessa, proprio nella sua perfetta es- senza.

Rispetto a questa essenza , lo sviluppo estetico dovrebbe costituire l'inessenzia- le" Fino in fondo la falsità può essere dell'avversario, un circoscrivere un'utopia sostanzialmente egemonica, tendente ad una nuova definizione filosofica ,incen- trata sulla legalità o nell'ottimismo. Rimangono le relazione intellettuale , ne ami- chevoli , ne piacevoli , se si vuole coltivare l’etica statale , bisogna descrivere il male insito nel proprio credo , buttare giù la pasta , far finta che tutto vada bene che il signore è morto no per volere di pochi ma del popolo intero . Il percorso filo- sofico ha una sua componente metafisica , voce descritta sulla busta paga. At- tento il nemico ti ascolta.

Ecco io vorrei non credere a tutto ciò , ma lasciare che il natale sia un dolce mes- saggio d’amore, un lasciarsi dietro le spalle tutto il male , senza vedere sul car- ro del becchino i corpi senza vita dei propri nemici , vivere la vita insieme agli altri partecipi del male come del bene così simile a questo orgasmo sociale, co- si simile ad un fuoco d’artificio nella fredda notte di fine anno.

Nel documento Ferraro Domenico - Canti Cunti Futuristi (pagine 110-113)