La cattedrale di Santa Maria La Nova, o dell‟Assunta, come prima chiesa cittadina, era definita parrocchia universale e il suo rettore, il Cappellano Maggiore, parroco universale e vicario del Vescovo. Non aveva, pertanto, una porzione di territorio assegnata, né un definito gruppo di persone cui amministrare i sacramenti ma la sua giurisdizione comprendeva l‟intera estensione urbana; i fedeli vi potevano ricorrere sia per ricevere il battesimo, sia per celebrare il matrimonio, sia per eleggervi la sepoltura. Era, inoltre, contemplata la possibilità di osservare nella cattedrale, anziché nella propria parrocchia, il precetto pasquale, stante la visita annuale dei curati nelle case dei propri fedeli che imponeva di redigere lo stato delle anime, annotando tutti i componenti di ciascun nucleo familiare tenuti, per età e condizione, a confessarsi e comunicarsi1. A questo vero e proprio censimento corrispondeva, come già ricordato nei capitoli precedenti l‟obbligo, per ogni cittadino di ricevere nella propria parrocchia o, in alternativa, nella chiesa protometropolitana, i sacramenti della Confessione e dell‟Eucarestia in occasione della Pasqua. Questa possibilità era contemplata dai sinodi2 che ebbero luogo a Messina nel 1681 e nel 1725. Lo stesso edificio della chiesa Madre, pur contemplata in essa la dignità parrocchiale, era inserito ufficialmente entro il distretto della parrocchia di San Giacomo Apostolo. Il censimento del 1748 comprende il rivelo che
fa il reverendo Capitolo della Protometropolitana chiesa di Messina, esistente nella Cattedrale d‟essa sita e posta nella parochia di San Giacomo.3
La denuncia era intestata al decano don Alberto Piccolo, in qualità di procuratore del Capitolo.
I privilegi della chiesa Madre non furono sempre ben accetti dai parroci della città per motivi sostanzialmente economici. I curati si vedevano privati, nelle occasioni in cui i fedeli sceglievano la cattedrale per ricevere i sacramenti, dei diritti su battesimi, sui matrimoni o sulle sepolture. Già nel XVII secolo un evidente malcontento aveva spinto i parroci della città a prendere iniziative contro i privilegi della chiesa protometropolitana; queste istanze furono rintuzzate dalle lettere osservatoriali e dalle sentenze pronunciate dal Tribunale della Gran Corte Arcivescovile di Messina e della Regia Monarchia con l‟inequivocabile sentenza:
…Omnes Parochianos et cives de jure posse in Ecclesia Cathedrale sacramenta recipere a
Cappellano Majore eiusdem non obstante quod sint subjecti Ceteris Parochis urbis; quod ei competere confirmabimus ex consuetudine immemorabili…
Tribunalis Regiae Monarchiae applicanda. Datum Panormi die quarto m.s septembris, 15 Ind.nis 1691
Dr. D. Gregorio Asalarzano et Castillo4
Ciò non bastò a stroncare sul nascere le opposizioni da parte dei parroci che negli anni a venire si ripresentarono regolarmente5.
1
Si vedano anche cap.1, p. 3, cap. 4, p. 12 e i relativi decreti conciliari e sinodali quivi riportati.
2 Cfr. Sinodo di Messina 1681, arcivescovo Giuseppe Cigala, sess. 1, tit. 2, decr. 4 … Omnes Christi fideles in
Paschate (ndr. Paschale tempore) quot annis in propria Parochia, in cuius finibus domicilium habent, vel in nostra Protometropolitana Eucharistiam sumere tenetur, a die Palmarum ad Dominicam in Albis…
e Sinodo di Messina 1725, arcivescovo Giuseppe Migliaccio, sess. 2, tit. 1, decr. 4, ..Sacris Canonibus
inhaerentes declaramus, ac volumus, ab omnibus utriusque sexus Christi Fidelibus quolibet anno Paschali Praecepto satisfieri, sacram Sinaxim in propriis Ecclesiis Parochialibus, vel in nostra Cathedrali sumendo, per tempus inter Palmarum Dominicam, & quae in Albis dicitur, inclusive…
3
Cfr. ASP, Fondo Deputazione del Regno, vol. 3457, ff. 443-481v
4 Cfr. libro 5 baptizatorum, anni 1712-1729, Archivio Parrocchiale della Cattedrale di Messina, 2° parte,
Documenti interessanti alla carica del Cappellano Maggiore della Cattedrale raccolti per cura, ed industria del Cappellano Maggiore Salvadore Pennisi, f. 50vB, Allegazione di Dritto e di fatto avvalorata dagli Autori della Giurisprudenza Canonica, presentata dal Cappellano Maggiore Abbate don Antonio Grillo contro li Parochi di questa Città, in sostegno di poter amministrare nella Cattedrale tutti li Sagramenti. Tutta la seconda parte del volume
manoscritto contiene dal f. 59 in poi, documenti riguardanti i contrasti tra il Cappellano Maggiore e i parroci di Messina. Le pagine sono nuovamente numerate a partire dal f. 1B, con un indice finale.
5 Si citano in particolare le lamentele del parroco di San Giuliano, Domenico Magazzù, nei confronti del cappellano maggiore Domenico Tricomi dopo il terremoto del 1783. La distruzione della sede parrocchiale di San
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In ogni caso la chiesa protometropolitana riuscì sempre ad avere ragione sulle opposizioni dei curati invocando i decreti dei Regi Visitatori, Monsignor Giordi e Monsignor de Ciocchis. I documenti contenuti nei registri della cattedrale, che fanno cenno al problema, sottolineano con una certa enfasi le affermazioni a favore espresse dai Regi Visitatori: Il primo nel 1604 disse Cappellanum
Majorem esse Parochum Universalem cum Sacramentorum administratione. Il secondo nell‟anno 1742 visitando …la real chiesa…lasciò scritto: Ecclesia Cathedralis Messanensis Parochialis est, eiusque curam exercet Cappellanus Maior…6
A onor di cronaca, chiarite le prerogative parrocchiali della Chiesa Madre, ne ricordiamo brevemente, attraverso la tradizione storiografica, le principali vicende costruttive; l‟argomento, che non rientra negli scopi del presente contributo, è condotto rammentando le principali fonti storiografiche del passato, senza ulteriori indagini che richiederebbero uno studio a sé stante, ampio e approfondito.
Il problema della fondazione della cattedrale di Messina non è del tutto spiegato. L‟impianto attuale, nonostante i grandi rivolgimenti subiti dall‟edificio, risale all‟epoca normanna. Gli antichi storici messinesi erano concordi, tuttavia, nell‟attribuirle un‟origine precedente al periodo dei Ruggeri, durante il quale si impostò la struttura dell‟odierno Duomo; la genesi del primitivo edificio fu individuata da alcuni agli albori della pax cristiana, da altri in quella giustinianea. Il Buonfiglio7 sosteneva la validità di quest‟ultima ipotesi e riteneva che la struttura fosse stata avviata intorno al 530 d.C., durante il pontificato di Bonifacio II, sotto il governo dell‟Imperatore Giustiniano e dell‟esarca Bellisario. Secondo lo storico messinese la prova di questa origine era offerta dal ritrovamento di alcune monete d‟oro con l‟effige dell‟Imperatore ritrovate nelle fondazioni angolari della chiesa in occasione della ricostruzione del secondo campanile, più volte riedificato nel corso dei secoli. Il Samperi ha posticipato di poco l‟anno di fondazione, indicato nel 535 d. C. 8
Caio Domenico Gallo9 ne anticipava l‟origine di almeno un secolo; la torre campanaria, infatti, dove erano state ritrovate le monete, rappresentava l‟ultima fase costruttiva dell‟originaria fabbrica, che , pertanto, doveva risalire nel suo complesso a tempi precedenti. Ulteriori conferme a questa convinzione erano dal Gallo individuate nella presenza, all‟interno della Cattedrale, di materiale di spoglio prelevato dai templi antichi che in epoca greco-romana, sorgevano nell‟area cittadina. In particolare l‟autore si riferiva alle colonne di diversa altezza e disegno - il Samperi10
, le dichiarava provenienti dal Tempio di Nettuno, a Faro- riusate nel Duomo secondo una prassi costruttiva risalente al periodo paleocristiano; esse collocavano temporalmente la genesi dell‟edificio all‟epoca degli imperatori Costantino, Arcadio o Onorio, cioè non appena interrotte le persecuzioni contro la nuova religione.
Giuliano, provocata dal sisma, aveva reso necessario il trasferimento del titolo nella chiesa di San Biagio degli Staffieri, che si trovava vicino alla Cattedrale. I parrocchiani preferivano perciò celebrare i battesimi nella chiesa Madre, privando il curato, in una fase di indigenza della parrocchia, dei relativi diritti. Il Cappellano Maggiore Domenico Tricomi, nella supplica ai Giudici della Regia Udienza di Messina, Giuseppe Allio, Domenico Alibrandi e Luigi Ramirez, chiamati ad emettere giudizio sul ricorso presentato dal parroco Magazzù, cita in sua difesa i diritti confermati dalle sentenze della Gran Corte Arcivescovile di Messina nel 1689 e del Giudice della Regia Monarchia nel 1691, oltre ai deceti dei Regi Visitatori, gettando una luce malevola sul parroco di San Giuliano; a suo dire , infatti, le parrocchie di San Lorenzo e San Giacomo, molto più vicine alla chiesa Madre della chiesa di San Biagio, che ospitava il titolo di San Giuliano dopo il terremoto del 1783, non si lamentarono mai della trasmigrazione dei fedeli nella Cattedrale per celebrarvi i battesimi. Cfr. Archivio cattedrale di Messina, vol. 11 baptizatorum, anni 1781-1788, 2° parte, Documenti
interessanti alla carica del Cappellano Maggiore della Cattedrale raccolti per cura, ed industria del Cappellano Maggiore Salvadore Pennisi, (ma il cappellano dell‟epoca era don Domenico Tricomi) docc. n° 1 e 2
6 Cfr. vol. 11 baptizatorum, anni 1781-1788, Archivio Parrocchiale della Cattedrale di Messina, 2a parte,
Documenti interessanti alla carica di Cappellano Maggiore della cattedrale raccolti per cura ed industria del Cappellano Maggiore Salvadore Pennisi, doc. n°15, fogli non numerati. Il cappellano faceva riferimento al § 7 de Cura Parochiali et Disciplina Ecclesiastica redatto in occasione della visita di Mons. De Ciocchis nel 1742.
7 Cfr. G. BUONFIGLIO e COSTANZO, Messina città nobilissima, Messina, 1976, ristampa fotolitografica dell‟edizione veneziana del 1606, libro II, p. 11 ( e fino p. 16)
8
P. SAMPERI, op. cit.,p. 45
9 Cfr. C. D. GALLO, Apparato agli Annali della Città di Messina, cit. , pp. 232-245 10 Cfr. P. SAMPERI, op. cit., p. 43
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La cattedrale fu, in ogni caso, quale sia stata la sua origine, da sempre dedicata all‟Assunta. Per maggiore chiarezza bisogna ricordare che il Buonfiglio11 e il Gallo12 hanno indicato in San Nicolò dell‟Arcivescovato la prima sede protometropolitana della Sicilia. Nonostante ciò essi sostennero la tesi dell‟ origine pre-normanna di Santa Maria La Nova, spinti, oltre che dalle personali deduzioni logiche, anche dal desiderio campanilistico di dimostrare la maggiore antichità della Chiesa di Messina sulle altre nell‟Isola. A questo scopo ipotizzarono una interruzione dei lavori durante tutto il tempo della dominazione araba che avrebbe condotto al compimento e alla consacrazione del duomo solo con i discendenti del re Ruggero. Questa lettura storica, in aperta polemica con l‟altra scuola di pensiero rappresentata principalmente dal Pirri, fu condivisa anche dal Samperi13.
Durante la prima fase del dominio mussulmano una discreta tolleranza permise l‟esercizio del culto cattolico, fino alla liberazione della città da parte del capitano Giorgio Maniaci, inviato dall‟Imperatore d‟Oriente Michele nel 1038. La successiva riconquista araba di Messina, avvenuta vent‟anni dopo, fu sanguinosa e non contemplò alcun rispetto degli edifici sacri. Le fonti già citate riferiscono che la chiesa fu saccheggiata e trasformata in stalla, fino alla conquista normanna. Il Conte Ruggero e la Contessa Adelasia ne avviarono il lungo lavoro di restauro e di radicale trasformazione, dal quale originò il titolo di Santa Maria La Nova. Secondo il Buonfiglio e il Gallo l‟opera di ricostruzione fu proseguita dal re Ruggero e dai discendenti; la cattedrale fu consacrata sotto il pontificato di Celestino III da Berzio, Arcivescovo di Messina, alla presenza dell‟imperatore Enrico VI di Svevia.
La diversa tesi del palermitano Rocco Pirri, che riferiva la fondazione della cattedrale al conte Ruggero, negava al duomo di Messina un passato più antico e fu oggetto delle confutazioni degli storiografi locali, in particolare del Gallo14. In ogni caso le forme definitive assunte dall‟ edificio furono quelle impresse dai Normanni.
Durante la fase di ricostruzione ( o costruzione) della Matrice, fino alla consacrazione nel 1197, le funzioni di cattedrale furono esercitate dalla chiesa di San Nicolò dell‟Arcivescovado. La versione offerta dal Buonfiglio e dal Gallo, in una sorta di gara municipalista tesa ad affermare il primato della chiesa messinese su tutte le altre in Sicilia, sarebbe comprovata dalla predicazione di San Paolo che avrebbe consacrato a Messina il primo vescovo15. In realtà è una tesi priva di fondamenti storici, infiaciata persino dai dubbi sulla reale esistenza di questi primi presuli.
In ogni caso le vicende del Duomo, legate intimamente a quelle della città, ne costituiscono il paradigma. L‟edificio ha più volte affrontato distruzioni e ricostruzioni che ne hanno profondamente alterato il volto. Come si è detto, non rientra nelle finalità del presente saggio indagare sulle fasi costruttive e sulle forme architettoniche della Cattedrale di Messina. Si accenna pertanto brevemente ai principali eventi che, nei secoli, hanno apportato modifiche e trasformazioni dell‟edificio. La costruzione normanna seguiva un‟impianto a croce latina commissa, con tribune
verso l‟Oriente all‟uso greco16
, tre navate, transetto sporgente, cripta ipostila, e sette porte, due su ciascun fianco e tre sulla facciata. Il primo evento calamitoso fu l‟incendio sviluppatosi nel 1254 in occasione dei funerali dell‟imperatore Corrado IV, che provocò la distruzione del soffitto ligneo17
. La fabbrica, via via arricchita nel suo apparato decorativo fino a tutto il Cinquecento, specialmente durante il periodo dell‟arcivescovo Guidotto de Tabiatis (1304-1333) vantava all‟interno ventisei colonne di granito, una profusione di marmi mischi, mosaici policromi, e all‟esterno un rivestimento marmoreo a fasce bicrome, interrotto da portali variamente scolpiti. Alla fine del XVI
11
Cfr. G. BUONFIGLIO COSTANZO, op. cit. ,p. 16a 12 Cfr. C. D. GALLO, Apparato, op. cit. , pp. 232-233 13 Cfr. P.SAMPERI, op. cit., p. 45
14
Cfr. C. D. GALLO, Apparato, op. cit. , pp. 234-235 15
Il primo vescovo viene identificato in Bacchilo (41 d. C.) e il secondo in Barchirio (68 d.C.). Tuttavia le notizie su questi primi presuli sono prive di fondamento storico e della loro esistenza si dubita fortemente. Si rimanda all‟esaustivo contributo di G. G. MELLUSI, Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, in Storia delle chiese di Sicilia, a cura di G. ZITO,Città del Vaticano, 2009, pp. 463-525.
16 Cfr. G. BUONFIGLIO e COSTANZO, op. cit., libro II, p. 11 17 Ibidem, e C.D. GALLO, Apparato…, op. cit. p. 235
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secolo numerosissimi altari erano sorti al suo interno. Essi furono eliminati nel 158518 in occasione dei lavori intrapresi per l‟abbellimento della cattedrale secondo principi estetici che perseguivano un disegno più uniforme e unitario. Nello stesso secolo altre modifiche subì il campanile, danneggiato da un fulmine nel 1558 e ricostruito nel 1564 su disegno di Andrea Calamecca. Dopo la rivolta anti-spagnola il ricco patrimonio librario e documentale contenuto nella torre campanaria, comprendente tra l‟altro numerosi codici e pergamene con i privilegi della cattedrale e la biblioteca di Costantino Lascaris, fu trasportato in Spagna e il campanile fu privato delle campane, restituite solo nel 1716 da Vittorio Amedeo di Savoia.
A questo depauperamento culturale imposto dalla repressione spagnola, teso a cancellare l‟identità civile e religiosa della ribelle Messina, seguirono altre avversità. Il 27 marzo del 1638 un terremoto vi causò dei crolli e la morte di alcune persone19. Altri danni furono apportati al campanile dal sisma del 1693, che interessò l‟intera Sicilia orientale.
Nel 1783 una disastrosa scossa tellurica, fatale per la città, fece precipitare… intieramente il
superbo campanile della Chiesa Cattedrale con porzione della chiesa medesima 20…I lavori di
ricostruzione procedettero sino al dicembre 1786. In questa fase le funzioni di cattedrale furono svolte dalla sede temporanea, costruita provvisoriamente presso la villa dell‟Arcipescheria, dove alloggiava il presule dopo la distruzione del palazzo arcivescovile, causata dallo stesso terremoto21. In occasione di questa violenta scossa tellurica erano rimaste sepolte tra le macerie le campane che furono dissotterrate il 25 e il 26 aprile dello stesso anno22, benché danneggiate. La nuova campana fu benedetta dal Vicario Capitolare il 12 maggio 179223. Il campanile fu distrutto nel 1863 e in sua vece furono innalzate due torri sopra le absidi laterali. Nel 1908 un altro evento sismico di grande intensità abbatté l‟edificio lasciando in piedi solo la parte absidale e la zona basamentale del prospetto. Il nuovo campanile con un complesso orologio astronomico fu innalzato nel 1933 e la cattedrale, ricostruita dal Valenti, fu gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1943; nuovamente riedificata, fu riaperta al culto nel 194724.
Sotto la tribuna la sala ipostila di fondazione normanna, -attualmente interessata da interventi di restauro e convogliamento delle acque di falda che minacciano l‟intera area,- coperta a volta, fu
18 Cfr. Archivio Parrocchiale della Cattedrale di Messina, vol. 15 baptizatorum, 1 gennaio 1809 - 31 dicembre 1816; doc. n° 12, secondo l‟indice finale che raccoglie Documenti e notizie interessanti alla carica di Cappellano
Maggiore etc…, fogli non numerati. Vi si trova l‟elenco degli altari esistenti fino all‟anno 1578 e tolti nel 1585, in
occasione dei lavori di abbellimento.
19 Cfr. Archivio Parrocchiale della Cattedrale di Messina, vol. 11 baptizatorum, 1 aprile 1781 - 30 dicembre 1788, Racconto de‟ funestissimi tremuoti avvenuti in Messina lì 5 Febraro 1783, fogli non numerati, ma collocati dopo il f. 59; la descrizione, estesa per undici fogli, è presentata da un testimone agli eventi del 1783, il Cappellano Maggiore Domenico Tricomi …L‟anno 1638 à 27 di Marzo, e circa l‟ore 21 del giorno restando oppresse dagl‟urti di un
violentissimo tremuoto varie Città e Paesi delle due Calabrie, Messina non incontra pure in qualche modo la stessa disgrazia, vedendo atterrata una porzione della sua Cattedrale, e morte ivi delle Persone…
20
Ivi, fogli non numerati ma f. 5 della descrizione. 21 Ivi, fogli non numerati ma ff. 8v e 10v della descrizione.
22 Ivi, fogli non numerati ma 9 e 9v della descrizione. Si accenna alla grande partecipazione popolare che vide impegnati nell‟opera di scavo…. i Nobili e i Plebei, gli Uomini e le Donne, i Laici e i Chierici, i fanciulli e le zitelle e le
Persone d‟ogni età, e di ogni sesso…In questo giorno (25 aprile 1783) dissotterrano la campana chiamata la Pivola però fiaccata, e li due scoglitti rotti in pezzi e la Regitana sana, e quella di S. Rosalia sana….Alli 26 di Aprile poi dissotterrano la campana Grande e quella di S. Placido sana…Alli 28 poi s‟alzò in aria la campana Grande dietro la famosa statua di Carlo Secondo per provare se era sana, e si vidde finalmente esser fiaccata che suonava come una quaddara…
23 Cfr. Archivio Parrocchiale della Cattedrale di Messina, vol. 12 baptizatorum, (1 gennaio 1789 – 15 settembre 1793), 2° parte, Documenti e notizie interessanti alla carica di Cappellano Maggiore della Cattedrale, ff. 3B e 3vB 24
Per le vicende della cattedrale e per altre notizie cfr. S. BOTTARI, Il Duomo di Messina, Messina, 1929; A. SAITTA, Il duomo di Messina. Passato e presente,Messina, ed. GBM,1978;G. FOTI, op. cit., pp. 453-515 e relativa bibliografia; N. ARICÒ, Cartografia.., op. cit., p. 69 nelle schede redatte da G. MOLONIA; G. CAMPO, Architettura, in Messina. Storia e civiltà, ed. GBM, Messina, 1997, pp. 195-218 e in particolare il paragrafo sul Duomo (pp. 197- 199); nello stesso testo altri saggi riportano notizie sull‟apparato decorativo scultoreo e sul tesoro della Cattedrale. Cfr. E. NATOLI, Scultura dal Medioevo al Primo Novecento, pp. 163-194, (in particolare le pp. 163-164 e 174), C. CIOLINO, Arti decorative, pp. 253-270.
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trasformata nel 1638 in chiesa della congregazione dei Mercanti, Drappieri e Curiali, sotto il titolo di Madonna della Lettera25e vi furono aggiunti stucchi e decorazioni barocchi.
Nonostante le vicissitudini subite dalla cattedrale nel corso dei secoli, vi si custodiscono ancora i registri baptizatorum, matrimoniorum e defunctorum dai quali sono state desunte alcune delle notizie testè riportate, nonché la conferma delle prerogative parrocchiali esercitate sull‟ intero territorio cittadino dalla chiesa protometropolitana sin dalle epoche più antiche. La maggior parte di questi libri sono composti da due parti: la prima registra l‟amministrazione dei sacramenti del battesimo e del matrimonio e l‟avvenuto rito di sepoltura. La seconda contiene una raccolta di documenti, provvisti di indice finale, definiti utili e interessanti alla carica di Cappellano Maggiore
della Cattedrale. Questa parte finale è caratterizzata da una numerazione dei fogli autonoma,
rispetto alla prima, in base agli indici sopra menzionati.
Libra baptizatorum (1a serie) Dal Al
(non numerato) 20 marzo 1559 4 dicembre 1622
1 23 febbraio 1623 5 maggio 1664 2 16 luglio 1664 24 settembre 1668 3 2 ottobre 1686 1 novembre 1692 4 6 gennaio 1693 21 dicembre 1711 5 3 gennaio 1712 15 gennaio 1729 6 10 gennaio 1729 28 agosto 1740 7 1 settembre 1740 31 dicembre 1752 8 13 gennaio 1753 29 agosto 1762 9 12 settembre 1762 19 febbraio 1768 10 3 gennaio 1770 1 aprile 1781 11 1 aprile 1781 30 dicembre 1788 12 1 gennaio 1789 15 settembre 1793 13 15 settembre 1793 20 agosto 1801 14 24 settembre 1801 26 marzo 1808 15 1 gennaio 1809 31 dicembre 1816 16 2 gennaio 1817 31 dicembre 1825 17 1 gennaio 1826 28 dicembre 1836 18 3 gennaio 1837 31 dicembre 1846 19 11 gennaio 1847 1 agosto 1863 20 1 agosto 1863 18 dicembre 1876 21 2 gennaio 1877 30 ottobre 1882 22 4 novembre 1882 30 novembre 1889 23 1 dicembre 1889 18 maggio 1895 24 20 maggio 1895 29 dicembre 1900
Il libro non numerato, temporalmente primo dell‟intera serie, contiene le registrazioni non solo dei battesimi ma anche dei matrimoni e delle sepolture svoltisi negli anni corrispondenti (1599-1622), suddivise in tre diverse parti. I primi cinque libri numerati sono stati recentemente restaurati; gli altri sono comunque in discrete condizioni di conservazione e leggibilità. Nei registri relativi al XIX secolo si trovano tra gli ultimi fogli diverse iscrizioni tardive. Riferiti allo stesso periodo vi sono altri libri, di formato diverso, con date a volte in sovrapposizione, contenenti denunce di battesimo; in essi evidentemente si stilava la prima registrazione, poi trascritta nel corrispondente libro ufficiale.
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Liber baptizatorum (2a serie) da A
Non numerato 18 aprile 1800 30 dicembre 1804
“ “ 6 gennaio 1805 8 luglio 1810 “ “ 8 luglio 1810 30 dicembre 1815 “ “ 1 gennaio 1816 26 aprile 1821 “ “ 1 maggio 1821 3 aprile 1827 “ “ 2 gennaio 1828 30 dicembre 1836 “ “ 6 gennaio 1836 8 settembre 1845 “ “ 16 settembre 1845 31 dicembre 1851 “ “ 18 agosto 1846 31 gennaio 1853 “ “ 31 luglio 1874 12 giugno 1891 “ “ 22 gennaio 1876 27 novembre 1883 “ “ 11 maggio 1884 30 aprile 1888 “ “ 2 maggio 1888 3 agosto 1891 “ “ 8 agosto 1891 8 settembre 1894 “ “ 4 luglio 1895 4 aprile 1897 “ “ 4 aprile 1897 2 febbraio 1899 “ “ 7 febbraio 1899 2 gennaio 1901 “ “ 1 gennaio 1901 5 maggio 1902
La seconda parte del quarto libro (prima serie) contiene la descrizione della visita di Carlo di Borbone a Messina nel 1735. (fogli non numerati ma 104 e segg.) e l‟elenco dei cresimati il 17 aprile 1695 dall‟arcivescovo Francisco Alvarez. Nell‟undicesimo libro (prima serie) è inserita una