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La chiesa di Santa Maria della Pietà all‟interno del Grande Ospedale fungeva da cappella per questa istituzione nata nel 1548 dalla unione dei numerosi ospedali già presenti a Messina1

.

Giuridicamente l‟ospedale fu eretto in ente laico di diritto pubblico, autonomo e indipendente dalla giurisdizione civile ed ecclesiastica. La confraternita di laici assumeva in proprio la responsabilità e il potere sull‟ente amministrato. Infatti, quando il 23 dicembre 1619 l‟arcivescovo Mastrilli tentò di farvi la visita pastorale (segno della sua giurisdizione) la pretesa fu respinta energicamente. Non risulta che i confrati o tesorieri, scelti a turno tra gli iscritti, percepissero alcun salario. La loro opera gratuita era di per sé gratificante sul piano del prestigio cittadino e della coscienza cristiana di carità. 2 La confraternita che dirigeva l‟ospedale era costituita da tredici confrati, undici nobili eletti e due onorari, nelle persone del viceré e dell‟arcivescovo. Inizialmente i confrati fondatori erano ventitrè ma si stabilì nei capitoli dell‟ospedale che le successive elezioni di un nuovo membro del collegio si sarebbero tenute solo quando a causa dei decessi (la carica era a vita) il numero dei confrati fosse giunto a dodici3. Era altresì proibito eleggere nel collegio due esponenti appartenenti alla stessa famiglia4

. Le mansioni esecutive erano svolte da due tesorieri, un procuratore e il suo aiutante, un avvocato straordinario per la difesa delle cause, un razionale con l‟incarico, tra l‟altro, di registrare nel libro delle balie i pagamenti ad esse destinati dal cappellano degli esposti5

.

Qui avevano ricovero.. Uomini, come Donne in quarti, e sale distinte, così per gl‟incurabili, come

per li febbricitanti, e feriti, tanto Cittadini che Forastieri, ed un quarto a parte dove si ricevono a nudrire i Bambini ritrovati.6. La chiesa aveva, dunque, prerogative parrocchiali nei confronti di

questa particolare utenza ma non esercitava una giurisdizione su un definito territorio, delimitato da precisi confini, se si esclude il preciso ambito dell‟ospedale. Ricadeva all‟interno dell‟area posta sotto il controllo ecclesiastico della parrocchia di Sant‟Antonio Abate; era dotata di fonte battesimale e della facoltà di celebrare il rito della sepoltura e del battesimo. Presso l‟Ospedale Grande era, infatti, collocata la ruota degli Esposti, dove venivano depositati i trovatelli. Era compito precipuo dell‟istituzione ospedaliera accogliere i bambini abbandonati, battezzarli ed affidarli alle cure di una balia. Allo stesso tempo si dovevano prestare le cure necessarie a tutti gli infermi, predisporre il conforto dei sacramenti, impartire l‟Estrema Unzione e approntare la sepoltura per gli ammalati che morivano nell‟ospedale. L‟assistenza religiosa era affidata al clero secolare, salariato, scelto dal collegio di amministrazione. Il clero regolare ne fu sempre escluso, ad eccezione di qualche frate carmelitano preposto alle cure spirituali dei malati nella sede distaccata di S. Agata, sulla marina del Faro, destinata a lebbrosario7

. La responsabilità del perfetto funzionamento della struttura ospedaliera spettava al Padre dell‟hospitale, ossia il cappellano capo,

1

Cfr. ASM, Fondo Ospedale di Santa Maria della Pietà, vol. I, cc.2r-7v; è il Contractus unionis hospitalium

omnium et comendarum huis nobilis urbis Messanae, datato 3 aprile 1542 e redatto dal notaio pubblico Nicola Antonio

de Armonia. Cfr. anche C. D. GALLO, Apparato, op. cit., pp. 190-193 e P. SAMPERI, op. cit. , pp. 125-133. Quest‟ultimo narra la lunga trafila dell‟unificazione, avviata il 3 aprile 1542, per volontà del vicerè don Ferrante Gonzaga e ratificata all‟interno del Palazzo Reale, davanti al Senato. (p. 127); Nel 1548, con il viceré don Giovanni de Vega, fu nuovamente firmato un accordo relativo alla suddetta unione e il 12 ottobre dello stesso anno fu posta la prima pietra della nuova fabbrica, progettata dagli architetti Sferrandino e Carrara (p. 127) con interventi successivi degli architetti Maffei, padre e figlio; (cfr. C. D. GALLO, Apparato, op. cit. p. 192); tuttavia i lavori proseguirono a rilento se il Samperi definiva la costruzione non affatto compita (p. 128). Cfr. anche S. CUCINOTTA, Popolo e clero in Sicilia

nella dialettica socio-religiosa fra Cinque-Seicento,Messina 1986, pp. 179-181

2 Cfr. S. CUCINOTTA, op. cit., p. 181; sulla pretesa visita dell‟arcivescovo Mastrilli cfr. anche ASM, Fondo

Ospedale di Santa Maria della Pietà, vol. I, cc. 479r-479v, (22 agosto 1619)

3

Cfr. ASM, Fondo Ospedale di Santa Maria della Pietà, vol. I, cc. 18r-18v 4 Ibidem

5 Cfr. S. CUCINOTTA, op. cit.,p. 182 6

Cfr.C. D. GALLO, Apparato, op. cit., p. 192; il SAMPERI, op. cit., p. 129, registrava una spesa annua, per il mantenimento dei Trovatelli e delle balie, ammontante a cinquemila scudi.

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superiore gerarchicamente agli altri cappellani, ai ministri e ai servitori8

. Egli era anche supervisore dell‟operato dei medici nell‟ottemperanza del regolamento e amministrava le entrate e le uscite. Era sostenuto nell‟assistenza spirituale da cinque cappellani: due di essi erano addetti ai reparti comuni, uno alle donne incurabili con il compito preciso di assistenza ai moribondi, un altro ai trovatelli. L‟ultimo, un carmelitano, operava presso l‟ospedale di Sant‟Agata dei lebbrosi9

. Particolarmente delicato era l‟incarico affidato al cappellano degli agonizzanti che doveva aiutare a ben morire gli ammalati gravi. Ciò significava l‟obbligo della confessione, esteso ai cittadini stranieri; se il ricoverato non parlava una lingua conosciuta dal sacerdote, questi doveva subito cercare un religioso in grado di comprenderne l‟idioma per consentirne la confessione10

. Fondamento precipuo dell‟assistenza ai malati era, infatti, secondo la mentalità dell‟epoca, la purificazione dello spirito e la salvezza dell‟anima. A questo proposito la Prammatica del 1553 obbligava il personale medico o chiunque si fosse trovato nella circostanza di accudire infermi, a far confessare il malato. Dopo tre giorni, in assenza di fede rilasciata dal confessore, il medico non doveva più prestare il suo servizio né somministrare medicine, pena il pagamento di una multa cinquanta onze e l‟interdizione dall‟ufficio per tre mesi11

.

I sacerdoti erano chiamati, sotto la direzione del cappellano maggiore, a far fronte a queste e altre mansioni12 collegate alla chiesa dell‟ospedale, definita dal Gallo bellissima, anzi magnifica e impreziosita da una tela del Barbalonga, collocata sull‟altare maggiore, raffigurante Nostra Signora della Pietà13. Vi si venerava anche l‟immagine della Madonna della Grazia proveniente

dall‟ospedale di Sant‟Angelo della Caperrina, quivi trasportata dopo l‟unificazione degli ospedali cittadini14

. Questa cappella fu spostata dalla sede che inizialmente occupava all‟interno della struttura ospedaliera e l‟intervento in questione fu affidato ad Andrea Calamecca. I verbali della riunione del Collegio tenutasi il 1 aprile 1573 annotano:

Et in primis, et ante omnia mutetur Cappella à loco in quo est, et fiat in angulo ipsius magni Hospitali ex parte septentrionis iuxta modellum fattum per eosdem, et pro ut melius prefatis magnificis de Calamecca et de Signorini videbitur, et placebit, et locus ubi ad presens est ditta Cappella aptetur ad serviendum pro detinentis collegijs, et archivio ipsius Magni Hospitalis.15

Il nome affiancato a quello del Calamecca non individua un collaboratore dell‟architetto, bensì il razionale dell‟ospedale che si chiamava Vincenzo Signorino. La stessa persona, con la qualifica poc‟anzi indicata, appare anche accanto ad un altro protagonista della scena architettonica del tempo che prestò in alcune occasioni i propri servigi all‟ospedale, in qualità di architetto della città. Si tratta di Jacopo del Duca, definito Magnificus architectus huius civitatis, citato nei verbali del collegio di Santa Maria della Pietà per un sopralluogo effettuato insieme a Vincenzo Signorino, nell‟area di Sant‟Agata16

, in Maritima Ruris Fari. Qui, nei pressi dell‟omonima chiesa, l‟ospedale possedeva la sede distaccata utilizzata come lebbrosario. Il sopralluogo avvenne l‟8 agosto 1594 ed era teso a accertare la possibilità di accogliere le richieste di un privato. Questi, rispondente al nome di Mario Joppolo, desiderava avere concessa un‟ area annessa all‟ospedale per poter ampliare la propria abitazione ad essa collaterale … per spatium cannarum quatuor latitudinis… incipiendo a

cantonera ditti Hospitalis ex parte septentrionis eundo verso meridiem, et versus tribonam ditta Ecclesia Sanctae Agatae, et longitudinis ab occidente ad orientem eundo recta linea et ut vulgo dicitur a squadra per illud spatium designatum ditto Domino Don Mario per dittos de Signorino et

8

Cfr. ASM, Fondo Ospedale di Santa Maria della Pietà, vol. 1, cc- 20r-20v; si tratta dei capitoli dell‟ospedale (cc. 17r-28v), stilati dal notaio Geronimo Lio il 25 novembre 1548

9 Cfr. S. CUCINOTTA, op. cit.,p. 183 10

Ivi, p. 184 11

Ibidem

12 Cfr. C. D. GALLO, Apparato, op. cit., p. 192 13 Ibidem, p. 207 e P. SAMPERI, op. cit., p. 125 14

Cfr. P. SAMPERI, op. cit., p. 129

15 Cfr. ASM, Fondo Ospedale di Santa Maria della Pietà, vol. 1, cc. 135v-136 16 Ivi, cc. 247r-247v

72 del Duca…Il permesso fu accordato previo pagamento di venti onze ai confrati tesorieri17

. Questi richiami documentano la grande importanza che l‟istituzione dell‟ Ospedale di Santa Maria della Pietà rivestiva a Messina e la possibilità che ne derivava , come ente pubblico, di godere della collaborazione dei più noti architetti della città, Andrea Calamecca e Jacopo del Duca.

Le modifiche deliberate riguardanti la cappella interna dell‟ospedale ebbero luogo se si considera la seguente nota a margine, redatta successivamente:

Quod amoveatur Cappella à loco in quo est, et reducatur in angulo ubi ad presens 1598 est, et quo pro decoro Hospitalis fabricatus.18

È probabile che i lavori fossero a buon punto nei primi anni ottanta del Cinquecento perché successivi verbali del collegio, redatti il 5 settembre 1584, deliberano il mandato di pagamento per Andrea Calamecca, non solo per l‟opera intrapresa ma per i restanti incarichi che ancora l‟ospedale gli avrebbe offerto.

Fuit etiam per dittum Collegium conclusum et mandatum quo dentur et consignentur mag.co Andrea Calamecca, Architectori, uncias otto pecuniarum pro multis et diversis servitiis per dittum mag. de Calamecca prestitis ditto Hospitali annis praeteritis, et prestandis pro futuro ditto Hospitali19.

Alla chiesa interna all‟ospedale con funzioni parrocchiali per i malati, i trovatelli e il personale che vi dimorava stabilmente, fu nell‟occasione concessa una ulteriore prerogativa: qui, su licenza dell‟arcivescovo, fu istituita la messa e la comunione del Giovedì Santo per tutti i confrati e ministri operanti nell‟ospedale20. Era una deroga di una certa importanza rispetto alle rigide regole ecclesiastiche del tempo che prevedevano l‟assunzione dei sacramenti nel periodo pasquale esclusivamente nella propria parrocchia.

Nel 1598 si deliberò anche la realizzazione di un cimitero dentro l‟ospedale21per la sepoltura dei ricoverati che vi decedevano.

L‟ospedale fin dal 1566 aveva riservato un‟attenzione particolare ai neonati deposti nella ruota. Non si conosce il numero dei bambini esposti tra Cinquecento e Seicento ma dai verbali sembra che le richieste di affidamento da parte delle famiglie benestanti non potessero essere tutte soddisfatte perché i trovatelli erano pochi22

. Questa situazione appare radicalmente mutata nel Settecento quando, come si vedrà in seguito, gli esposti erano fortemente in esubero rispetto alla capienza dell‟ospedale e la maggior parte di essi andava incontro alla morte. Si ha notizia dei progressivi aumenti stipendiali alle balie, sanciti dall‟assemblea dei confrati nel corso del Seicento23

. In ogni caso le richieste di affidamento dovevano essere vagliate con attenzione dai Tesorieri che dovevano verificare la reputazione della persona richiedente24. Dopo di ciò si redigeva un vero e proprio contratto di affidamento che prevedeva ogni sei mesi la visita del Padre dei Trovatelli a casa della famiglia adottiva per accertare il comportamento dei bambini e specialmente di coloro che li avevano accolti come figli d‟anima25. I maschi non adottati a sette anni erano dati a Padroni e a

mastri per avviarli al mestiere26

.

Al problema fondamentale del battesimo (prima o dopo l‟esposizione) si affiancavano quello dell‟affidamento e del baliatico, particolarmente delicati.

17 Ibidem

18 Ivi, cc. 135v-136 19

Ivi, c. 192v

20 Ivi, cc. 134v-135r ; si tratta dell‟Istitutio Comunionis in Ecclesia Hospitalis per omnes confratres et ministros, deliberata l‟8 aprile 1573. Si vedano anche c. 405 e cc. 414-415 dove è descritto l‟ordine da osservare nell‟Hospitale di

Santa Maria della Pietà la mattina del Giobbia Santo di ogn‟anno.

21

Ivi, c. 283r (3 marzo 1598)

22 Ivi, cc. 198r-198v; cfr. anche S. CUCINOTTA, op. cit., pp. 185-186 23 Ivi, c. 333r e c. 341r

24

Ivi, c. 445r 25 Ibidem 26 Ivi, c. 524v

73

A questo scopo era stato appositamente istituito il Padre dei trovatelli che doveva abitare all‟interno dell‟ospedale27

. Egli doveva tenere il Giornale di Rota e battezzare i bambini28

. Gli spettava anche la scelta delle balie interne ed esterne in base ai criteri dell‟onestà e della buona salute, con l‟aiuto della Madre dei trovatelli. Quest‟ultima era tenuta a visitare ogni otto giorni i neonati affidati a nutrici fuori dell‟ospedale. Tra i doveri del Razionale dell‟ospedale era contemplato invece l‟aggiornamento del libro delle Balie, dove si annotavano i salari delle nutrici29

. Le registrazioni del Giornale di Rota sono solo in parte giunti fino a noi. Dispersi dall‟azione devastante dei due terremoti del 1783 e del 1908, i volumi superstiti sono stati trasferiti all‟Ospedale Piemonte. In seguito questo fondo è stato depositato presso l‟archivio parrocchiale della chiesa di San Clemente, dove oggi si trova. Nessun registro è antecedente al XVIII secolo e i battezzati sono distinti in figli legittimi e naturali e in illegittimi.

Liber baptizatorum da A

Legittimi e naturali 21 gennaio 1766 27 febbraio 1867

Illegittimi 1 ottobre 1768 24 dicembre 1813

Illegittimi 26 maggio 1798 23 giugno 1805

Illegittimi 26 ottobre 1805 7 dicembre 1813

Illegittimi 25 gennaio 1814 29 ottobre 1831

Legittimi e naturali 3 gennaio 1885 15 febbraio 1895

Illegittimi 10 ottobre 1831 30 dicembre 1833

Legittimi e naturali 4 febbraio 1868 31 dicembre 1884

Questi registri di battesimo sono compilati seguendo il modello tradizionale degli analoghi libri parrocchiali; uniche note distintive, per gli Illegittimi, la frase iniziale entrato dalla ruota o venuto

dalla ruota, e purtroppo molto spesso, l‟annotazione, accanto all‟atto di battesimo, della data di

morte, sopravvenuta entro un intervallo che generalmente è compreso tra pochi giorni e due-tre mesi. Evidentemente la difficoltà di reperire balie adeguate e le carenti condizioni igeniche iniziali segnavano frequentemente il destino dei bambini consegnati alla ruota, predisponendoli ad una fine annunciata.

Non a caso gli Annali registrarono nel 1778 un grandissimo numero di projetti accanto alla

straordinaria mortalità dei bambini.30

Sin dal 1765 il sovraffollamento dell‟ospedale civico di Messina da parte dei trovatelli aveva richiamato l‟attenzione dei tesorieri e dei deputati che avevano ottenuto lettere circolari vicereali31

. Con esse si ingiungeva agli abitanti dei paesi fuori territorio di non affidare i bambini alla ruota di Messina, data la relativa capienza dell‟ospedale, in grado di far fronte esclusivamente alle necessità della città e dei suoi casali. In realtà il divieto fu disatteso e la ruota di Messina continuò ad accogliere projetti non solo da tutti i paesi della provincia ma anche dalla Calabria32

. Nel 1778 perirono 577 trovatelli sui 613 complessivi33

. Un dato raccapricciante, specialmente se confrontato con l‟annotazione vicereale che registrava appena la morte di circa un terzo dei bambini deposti nelle ruote degli altri ospedali del Regno34. Questa drammatica percentuale, evidentemente ritenuta all‟epoca accettabile, era notevolmente più elevata a Messina, tanto da obbligare il viceré a prescrivere rigorose istruzioni. In esse si raccomandava di bruciare

27 Ivi, cc. 442r-445v, Istructioni e capitoli da osservarsi dal Padre dei Trovatelli e Cappellano della Chiesa di

Santa Maria della Pietà di Messina

28

Ivi, cc. 443r-443v 29

Ivi, c. 443v

30 Cfr. C. D. GALLO, OLIVA, Annali,op. cit. , vol. V, libro II, pp. 128- 130 31 Ibidem

32

Ibidem 33 Ibidem 34 Ibidem

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tutti gli indumenti vecchi dei bambini, di controllare lo stato di salute delle balie attraverso opportune visite mediche, di assicurare che a ciascuna nutrice fosse affidato un solo bambino e di vigilare sul comportamento di queste ultime attraverso i cappellani, obbligati a riferire mensilmente agli organi competenti, e affiancati da una donna zelante pronta a denunciare eventuali comportamenti scorretti35

. Frodi e inconvenienti si verificavano, infatti, sovente. Alcune donne abbandonavano i figli nella ruota e, d‟accordo con le balie esterne, li allattavano ricevendone così il salario36. Oppure, in caso di decesso, il trovatello morto veniva sostituito con un altro bambino, proprio o di parenti, per dimostrare che si aveva diritto alla ricompensa pattuita, a discapito delle finanze dell‟ospedale37

. Per questo motivo annualmente il cappellano era chiamato a identificare i bambini affidati alle balie, incombenza che aveva luogo il giorno dell‟Assunta38

. Il pagamento delle nutrici era infatti subordinato al riconoscimento del trovatello loro affidato che avveniva in ospedale, dove le balie erano chiamate a recarsi insieme ai bambini39

. Questi problemi già verificatisi sul finire del Cinquecento avevano spinto i confrati, sollecitati anche da una lettera viceregia, ad apporre un segno distintivo in una parte nascosta del corpo40

, in genere una piccola incisione a forma di croce. I trovatelli erano tenuti a balia fino ai sette anni, eccetto in casi di malattia41.

Da quanto fin qui esposto si comprende l‟obbligo di un accurato controllo sulle nutrici; esso è documentato dal fondo depositato presso San Clemente che affianca ai tradizionali registri di battesimo i libri delle balie; ne sono stati rinvenuti due, relativi al XIX secolo, dove erano trascritti i nomi delle donne cui erano affidati i trovatelli, il nome di questi ultimi con il riferimento puntuale all‟atto di battesimo celebrato nella cappella dell‟ospedale, la provvigione economica ricevuta dalle balie e l‟indicazione della loro abitazione, espressa non attraverso un preciso indirizzo ma tramite formule che ne indicavano l‟area o il quartiere. Il primo registro delle Balie va dall‟anno 1800 al 1813; il secondo dal 1814 al 1830.

Vi sono anche, tra i documenti risalenti al XIX secolo, i registri dei figli legittimi e naturali, intitolati Dettagli dei nati, catalogati secondo tabelle che annotavano il nome e il cognome del bambino, il sesso, il giorno, il mese e l‟anno di nascita, la data del battesimo, i nomi e cognomi dei genitori, del sacerdote che aveva celebrato il battesimo, del padrino, della levatrice, lo stato o sezione civile, ed eventuali osservazioni.

Simili tabelle erano ugualmente impiegate per censire gli Illegittimi; in questo caso si registravano cognome e nome, sesso, recezione -cioè la data in cui il bambino era stato depositato nella ruota- precisando anno, mese, giorno e ora; erano anche annotati i vestiti che indossavano i projetti (coppola, cammici, gippone, coltrini, panni, stracci, fasce), eventuali segni particolari, lo stato di salute (sano, ammalato, dubbio), la data del battesimo accanto al nome del ministro celebrante, dei padrini e della balia cui era stato affidato il bambino. A partire dagli anni Cinquanta del XIX secolo le tabelle si uniformano per entrambe le categorie dei legittimi e degli illegittimi.

Questi registri con i Dettagli dei nati, che riportano in copertina l‟intestazione Parrocchia del

Civico Ospedale di Messina sono così suddivisi:

35 Ibidem

36 Cfr. ASM, Fondo Ospedale di Santa Maria della Pietà, vol. 1, cc. 237r-237v; cfr. anche S. CUCINOTTA, op.

cit , p. 187. Vari paragrafi son dedicati con una trattazione esaustiva a numerosi aspetti della gestione dell‟ospedale di

Santa Maria della Pietà. Si vedano le pp. 179-197 37 S. CUCINOTTA,op. cit., p. 187 38 Ibidem

39

Ibidem

40 Cfr. ASM, Fondo Ospedale di Santa Maria della Pietà, vol. 1, cc. 237r-237v e anche cc. 444r-444v 41 S. CUCINOTTA,op. cit., p. 187

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Dettagli dei nati Da A

Projetti 1831 1857

Projetti 1834 1839

Projetti 1840 1842 (luglio)

Legittimi e naturali 1840 1842 (luglio)

Legittimi e naturali 1841 1843 (indice per cognome)

Legittimi e naturali 1844 1846

Legittimi e naturali 1847 (l‟intero anno)

1848 1850 1851 1855 1856 1860 1861 1865 1866 1870 Illegittimi 1871 1875 Illegittimi 1875 1880 Illegittimi 1881 1890 Ilegittimi 1891 1900

I volumi tra il 1848 e il 1870 non appartengono a una casistica definita (Legittimi o Illegittimi); contengono, tuttavia, nella quasi totalità, i dati degli Illegittimi.

Sono custoditi nello stesso archivio anche volumi di indici in ordine alfabetico suddivisi in parti, di cui la prima raccoglie i dati riguardanti gli anni 1850-1859; la seconda gli anni 1860-1869; la terza gli anni 1870-1879; la quarta gli anni 1880-1893; vi è un altro indice incompleto dei battezzati riferito agli anni 1887-1893.

Un solo libro defunctorum è giunto fino a noi. Riguarda il periodo 1845-1850 ed è compilato secondo tabelle che riportano i dati anagrafici del defunto, la professione, il luogo di sepoltura, la data di trasmissione allo Stato Civile ed eventuali osservazioni.

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