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Il territorio della parrocchia di San Nicolò dell’Arcivescovato

Cap V San Nicolò dell’Arcivescovado

3. Il territorio della parrocchia di San Nicolò dell’Arcivescovato

Per tracciare il perimetro del distretto parrocchiale di San Nicolò dell‟Arcivescovato, così come per le altre circoscrizioni, sono stati enucleati i riveli di coloro che dichiaravano di appartenere alla parrocchia e risiedevano effettivamente in immobili di cui erano proprietari.

Sul supporto planimetrico offerto da Pietro Bardet, riprodotto nell‟ Ottocento da Giuseppe Daniele e affiancato, per le zone entro il perimetro murario, dal rilievo cartografico eseguito da Gian Francesco Arena, sono state individuate le aree in cui ricadevano le suddette abitazioni. I dati ricavati dai riveli, le notazioni riguardanti le vie, le piazze e le contrade i cui risiedevano gli abitanti di questo distretto parrocchiale, nonché le ubicazioni degli edifici religiosi quivi inclusi sono stati confrontati con la tradizione storiografica, in particolare con la descrizione della pieve di San Nicolò offertaci dal Buonfiglio agli albori del XVII secolo.

La comparazione ha consentito di accertare piccole variazioni dei confini tra i distretti parrocchiali limitrofi, intervenute tra gli inizi del Seicento e la metà del Settecento.

Il Buonfiglio104 elencava, come per le altre pievi, tutti gli edifici di culto che ricadevano sotto la giurisdizione di S. Nicolò dell‟Arcivescovato. Il tragitto prendeva avvio dalla chiesa parrocchiale e proseguiva lungo la strada Austria verso la strada della Giudecca, dove si incontrava in primo luogo la chiesa di S. Giovanni Battista dei Fiorentini (ex S. Michele Arcangelo, ex tempio di Ercole Manticlo). Lungo la strada della Giudecca, tornando indietro, si intravedeva in un cortile interno l‟oratorio di S. Pantaleone e, più avanti, sulla stessa via, l‟oratorio di S. Maria del Piliere. Girando a sinistra si incontravano gli oratori di S. Zaccaria, S. Giorgio, S. Pietro, vicini alla Zecca, con l‟oratorio di S. Marco105

. Sono citati anche gli oratori di S. Mercurio, il monastero dei frati spagnoli di S. Filippo della Trinità (ex tempio di Polluce), l‟oratorio dell‟Agonia Vecchia, accanto a quello di Nostra Signora della Sanità (dove si trovavano anticamente la chiesa e il monastero basiliano di San Giovanni dei Greci). Si riconosceva poi l‟oratorio di S. Domenica e proseguendo, dietro S. Mercurio, l‟oratorio della SS. Trinità. A poca distanza si ergeva il monastero di S. Caterina

102 ASP, Fondo Deputazione del Regno, vol. 3420, f. 223

103 MARIA GRAZIA MILITI, Vicende urbane e uso dello spazio a Messina nel secolo XV, in Antonello a Messina, ed. di Nicolò, Messina, 2006, pp. 56-72 (p.69)

104Cfr. G. BUONFIGLIO COSTANZO, op. cit., pp. 16-21

105Nessuno di questi oratori ubicati nei pressi della Zecca è citato da Caio Domenico Gallo; tuttavia, nella veduta riferibile circa all‟anno 1675, incisa da Pietro Paolo Girelli, è possibile individuare il toponimo S. Marco tra le chiese di San Nicolò dell‟Arcivescovado e di Sant‟Antonio. Gli edifici dedicati a S. Giorgio e a S. Marco compaiono inoltre, ai numeri 120 e 121, nella serie di vedute a volo d‟uccello riprodotte dal XVI secolo in poi. Anche il Samperi dà notizie incomplete. Riferendosi all‟antichissimo edificio della Zecca, descriveva l‟oratorio costruito nei pressi per comodità

delle persone che attendono alla fabbrica; si trattava del sacrario, sotto titolo de‟ Santi Apostoli Pietro e Paolo e della Madonna della Grazia. (p. 626) . Altro riferimento a un luogo di culto dedicato a S. Marco si trova in G. CUNEO, op. cit., pp. 223-225; è citata una cappella sotto questo titolo all‟interno del convento di San Filippo dei Padri Trinitari,

ornata con un quadro che anticamente era nella chiesa di detto santo e l‟haveano in cura li schiavi negri.. Non è ricordato invece da queste fonti l‟oratorio di San Zaccaria, anche se il toponimo si conservò fino al Settecento. San Giorgio, l‟oratorio dei Maestri Tessitori, fu distrutto dal terremoto del 1783; ricostruito, fu abbattuto definitivamente dal sisma del 1908.

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Valverde di monache agostiniane, con le contrade dei Carrari e del Paraporto. Di fronte si osservava l‟oratorio di S. Angelo della Grecia, detto dei Rossi e, nei pressi, l‟oratorio di S. Elena. Dietro a S. Angelo dei Rossi si scorgeva la chiesa di S. Maria Alemanna priorato dei Cavalieri Teutonici. Procedendo si incontravano il monastero di S. Chiara di monache francescane, l‟oratorio di S. Lucia e il monastero di S. Girolamo dei Minimi di S. Francesco di Paola. Nei pressi si potevano riconoscere l‟oratorio dell‟Agonia (poi S. Maria della Candelora) e l‟oratorio di S. Crispino, confraternita dei Calzolai (non lontano dal Palazzo Reale; poi spostato a nord, vicino al convento di S. Francesco d‟Assisi). Dentro il Palazzo Reale aveva sede la cappella di S. Giovanni Battista e, sul fianco sinistro di S. Crispino, l‟oratorio di S. Giuseppe, confraternita dei Legnaiuoli (si trovava nella piazza del Palazzo Reale106). Di fronte, verso la marina, si ergeva l‟oratorio di Nostra Signora del Piliere (poi chiesa di S. Carlo e convento dei Trinitari Scalzi). Lungo la strada Austria la rassegna degli edifici inseriti nella parrocchia di S. Nicolò dell‟Arcivescovado si concludeva con la chiesa di S. Maria del Graffeo, detta la Cattolica, cattedrale del clero greco.

Il Buonfiglio subito dopo elencava i luoghi di culto ricadenti nella parrocchia di S. Maria delle Grazie di Terranova107, non più esistente a metà del Settecento. In realtà questa parrocchia ebbe, come si è visto nel capitolo ad essa dedicato, una storia complessa. Il Buonfiglio cita solo una sede religiosa all‟interno della parrocchia in questione. Si trattava dell‟oratorio di Santa Croce, detto il Volto Santo, eretto dai mercanti e tessitori di seta. Sia la chiesa di S. Maria di Terranova che l‟oratorio furono distrutti, in tempi diversi, per esigenze militari e il territorio della parrocchia andò ad accrescere, prima della metà del Settecento, quello già vasto di San Nicolò.

Quasi tutti i rivelanti che dichiaravano di abitare in beni immobili di proprietà ubicati nel territorio parrocchiale di San Nicolò dell‟Arcivescovato risiedevano in case e palazzi che ricadevano nel settore urbano posto sotto il governo religioso di questa chiesa; a metà del Settecento essa comprendeva un‟ampia area che includeva parte del teatro marittimo, la zona mercantile prospiciente il porto cittadino, dove si concentravano molteplici attività commerciali e amministrative; l‟area si estendeva fino alla penisola di San Ranieri dove erano dislocate la torre della Lanterna, le fortezze del Salvatore e della Cittadella. Quest‟ultima fu poi amministrata ecclesiasticamente dalla parrocchia di Santa Barbara, filiale di San Nicolò, appositamente istituita negli anni Sessanta del XVIII secolo per la cura delle anime che vi abitavano.

Tuttavia questa sede, ricavata all‟interno della roccaforte progettata dal Grunenberg, nel bastione Norimberga, fu attiva per poco meno di un secolo e a metà dell‟Ottocento l‟insediamento militare della Cittadella, rimasto privo della chiesa filiale, tornò alle dirette dipendenze di San Nicolò dell‟Arcivescovato. La fortezza del Salvatore, dove esisteva una cappella, era inclusa nello stesso territorio ma, come si è ricordato, ricadeva nelle terre dell‟Archimandrita con i conseguenti conflitti giurisdizionali tra le due prelature che riguardarono, peraltro, l‟intera area di San Raineri.

Tornando alla disamina del Fondo della Deputazione del Regno, un solo dato desunto dalle denunce fiscali è discordante con i limiti territoriali individuati; ci si riferisce al rivelo dei minori Giuseppe e Letterio Romeo che abitavano in un edificio collaterale al convento di Sant‟Agostino e denunciavano come secondo confinante Francesco di Giovanni, duca di Precacuore (o Crepacuore). Quest‟ultimo, però, riferiva di appartenere alla parrocchia di San Lorenzo. In effetti il convento di Sant‟Agostino era incluso nel settore urbano dipendente da San Lorenzo e non esisteva alcun altro convento sotto lo stesso titolo situato nella zona di pertinenza di San Nicolò dell‟Arcivescovado. In questa area l‟unico luogo sacro dell‟ordine agostiniano era il monastero femminile di Sant‟Elia, ma l‟ipotesi di una confusione tra le due sedi appare sinceramente molto remota. Altre considerazioni riguardano le proprietà del duca di Precacuore che non possedeva alcun immobile nel distretto di San Nicolò e il rivelo del marchese Gaspare Tettamanti108 che aveva, insieme a Giuseppe Romeo una casa confinante con la chiesa di Sant‟Agostino. Si tratta, ovviamente, dello stesso edificio in cui risiedevano i minori Giuseppe e Letterio Romeo, la cui abitazione era dichiarata collaterale al

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C. D. GALLO; Apparato, op. cit. , pp. 151-152 e G. BUONFIGLIO COSTANZO, op. cit. , p. 20a 107G. BUONFIGLIO COSTANZO, op. cit., pp. 21a-21b

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convento di Sant‟Agostino. Si deduce pertanto che la proprietà in questione non era inclusa nel territorio di San Nicolò dell‟Arcivescovato, bensì in quello di San Lorenzo. Trattandosi di minori sotto tutela è possibile che la parrocchia di appartenenza denunciata nel rivelo sia stata mal riportata dal tutore, Domenico Ruggeri, che abitava nel distretto di Santa Maria dell‟Itria (cioè di San Leonardo, di cui quest‟ultima era filiale) o, più semplicemente, che sia un errore manuale del trascrittore.

Un altro quesito nasce dalla disamina dei riveli. Ci si riferisce al palazzo in cui abitava Francesco Averna che asseriva di appartenere alla parrocchia di S. Nicolò dell‟Arcivescovado. L‟immobile confinava con la chiesa dell‟Annunziata dei Catalani. Quest‟ultima era ricordata dal Buonfiglio come l‟unico degli edifici religiosi ricadenti nella parrocchia di San Giacomo. Se la situazione fosse rimasta invariata tra l‟inizio del Seicento e la metà del Settecento, si dovrebbe individuare il confine tra le due parrocchie proprio nel muro divisorio tra l‟abitazione di Francesco Averna e la chiesa dell‟Annunziata. È un dato che sarebbe ammissibile per il criterio dell‟ingresso su un determinato percorso viario. Esso consentiva la divisione di uno stesso isolato in singole unità immobiliari appartenenti ad una parrocchia o alla adiacente a seconda della posizione dei rispettivi accessi. Tuttavia le notizie desunte dai documenti permettono di supporre alcune variazioni dei confini tra le due circoscrizioni limitrofe nel corso di un secolo e mezzo. La chiesa dell‟Annunziata dei Catalani è censita, infatti, nel volume 3459109 che raccoglie le denunce di beni immobili di proprietà ecclesiastica tutti facenti parte della parrocchia di San Nicolò dell‟Arcivescovato. Anche se l‟appartenenza a questa circoscrizione non è specificata per il caso particolare dell‟Annunziata dei Catalani, la logica induce a pensare che essa fosse inserita proprio in questo territorio. Un altro elemento che convalida questa supposizione è rappresentato dal rivelo del sacerdote Giuseppe Zaccone habitante nella chiesa della Santissima Annunziata dei Catalani della parrochia di San

Nicolò l‟Arcivescovato110

. Si tratta probabilmente della denuncia fiscale del cappellano o di un suo

aiutante che risiedeva nell‟alloggio annesso alla chiesa. Questa abitazione è descritta tra i beni della chiesa medesima, ad essa collaterale, in contrada delle Anime del Purgatorio; era composta da cinque camere, due cucine, due ammezzati e tre botteghe. Appare, pertanto, sufficientemente documentato a metà del Settecento il passaggio della chiesa dell‟Annunziata dei Catalani alla giurisdizione della parrocchia di San Nicolò dell‟Arcivescovato. Non è stato possibile contare su ulteriori riscontri offerti dalle denunce dei parrocchiani di San Giacomo. La constatazione di pochissimi rivelanti residenti in quest‟ultima parrocchia, che verrà esaminata nel capitolo ad essa dedicato, ha suscitato alcune perplessità. Le scarne notizie sugli abitanti in seno al territorio di San Giacomo hanno reso, infatti, più difficile individuare il confine tra le due circoscrizioni parrocchiali. Tenendo conto delle suesposte ragioni, nonché del criterio dell‟ingresso su un determinato percorso viario di cui si è ampiamente discusso nei capitoli precedenti, si propone la seguente delimitazione per la parrocchia di San Nicolò dell‟Arcivescovado. Il confine con il territorio di San Giacomo dovrebbe essere rappresentato dagli edifici prospicienti la strada che da piazza del Terzanà conduceva al piano dell‟Annunziata dei Catalani includendo la chiesa e l‟omonima piazza, fino a giungere nel piano della Matrice attraverso l‟ultimo tratto della via dei Calabresi. Qui si ricongiungeva al sinuoso percorso viario dietro la via dei Porzi,costituito dagli alloggi retrostanti a al convento di Sant‟Agata dei Minoriti e al monastero di S. Salvatore Philantropos, fino ad arrivare a piazza della Giudecca e, più oltre, alla fiumara Portalegni nei pressi della chiesa di San Bartolomeo dei Conciatori di Cuoio, inclusa in questo distretto. Il limite seguiva le mura urbane e, superato il bastione Don Blasco continuava lungo la cortina muraria comprendendo il piano di Terranova e la penisola di San Ranieri111, giungeva al Palazzo Reale, per proseguire con il primo

109

Cfr. ASP, Fondo Deputazione del Regno, vol. 3459, f. 96 110 Cfr. ASP, Fondo Deputazione del Regno, vol. 3454, f. 21

111 In realtà il monastero del SS. Salvatore, poi trasformato in fortezza apparteneva alla diocesi dell‟archimandrita, come ricordano il Pirro e il Buonfiglio. Fino a questa epoca il confine tra l‟archidiocesi e l‟archimandritato era segnato da una croce lapidea. (Cfr. R. PIRRUS, op. cit., p. 997 e G. BUONFIGLIO COSTANZO,

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tratto del teatro marittimo. All‟altezza del palazzo di Gaspare Marchetti, in corrispondenza della Porta detta Porticella o della Presentazione, il confine si addentrava nuovamente nel tessuto urbano risalendo fino a piazza del Tersanà ( o delle Anime del Purgatorio.)

Rispetto alla situazione descritta dal Buonfiglio all‟inizio del Seicento si erano verificate alcune lievi modifiche. La più significativa, già trattata, riguardava l‟annessione nel territorio di San Nicolò dell‟Arcivescovato dell‟ampio quartiere Terranova, precedentemente posto sotto la giurisdizione della parrocchia di Santa Maria delle Grazie, alias Santa Lucia delle Moselle. Altre piccole modifiche del confine territoriale erano subentrate lungo i margini occidentale e settentrionale, nel primo caso a vantaggio della limitrofa circoscrizione di Sant‟Antonio Abate che aveva acquisito l‟oratorio di Santa Maria della Neve sotto il titolo di San Mercurio, le chiese di Santa Maria della Sanità, sede della congregazione dei Curiali, e dell‟Agonia o dei Tre Re soggiogata al clero greco; nel secondo a vantaggio della stessa circoscrizione di San Nicolò che si era ampliata annettendo la piazza dei Catalani con l‟omonimo edificio di culto e la chiesa di San Bartolomeo dei Conciatori di Cuoio.

Si sono già espresse riserve riguardo all‟inserimento dell‟oratorio di Santa Maria della Neve sotto il titolo di San Mercurio nel territorio di Sant‟Antonio Abate invece che in quello di San Nicolò dell‟Arcivescovato, così come accadeva all‟inizio del Seicento. Tuttavia Placido Carnabuci, il procuratore, non lascia adito a dubbi: egli ne specificava l‟appartenenza al quartiere, o sìa

parrochia di S. Antonio Abbate, mentre la sua abitazione ricadeva nel distretto di San Nicolò

dell‟Arcivescovato. Placido Carnabuci, infatti, gabellava una casa nella strada Nuova, proprio all‟incrocio con la via Cardines, intestata ad Antonio Ruffo Moncada, principe della Floresta112

. L‟alloggio, di due vani e bottega, era valutato cento onze. La parrocchia denunciata nel rivelo della chiesa di San Mercurio era, pertanto, con certezza quella cui apparteneva l‟edificio di culto per il quale il Carnabuci svolgeva le funzioni di procuratore.

L‟isolato entro il quale ricadeva l‟edificio, in ogni caso, si trovava al confine tra i due distretti; è possibile, pertanto che lievi variazioni dei confini intercorse negli anni abbiano determinato un inserimento a fasi alterne nell‟una o nell‟altra circoscrizione113. Un‟ informazione discordante

giunge dal rivelo dei fratelli Piccolo, Alberto, Placido e Diego, rispettivamente decano, canonico e sacerdote. Essi possedevano un corpo di case e botteghe114 in piazza della Giudecca, confinante a sud con i beni di Carlo Chiarello, a nord con la strada pubblica, a ovest con il vicolo pubblico, a est con la piazza della Giudecca. Il primo appaltato sopra le botteghe, composto da un porticato prospiciente la calata di san Mercurio e da sei vani con cucina, era affittato a Caterina Inga (142, 24 onze), vedova di Francesco, che risultava censita con un nucleo di otto persone, nella parrocchia di san Nicolò dell‟Arcivescovato. Tuttavia, in mancanza di altri dati, sono state ritenute attendibili, con le dovute cautele suesposte, le affermazioni del Carnabuci. Analoghe perplessità derivano dal rivelo della chiesa e monte di San Bartolomeo dei Conciatori di Cuoio, prossima all‟omonimo bastione, inclusa dal Buonfiglio tra gli edifici religiosi appartenenti al distretto di Sant‟Antonio Abate, ma registrata dal corrispettivo rivelo115 tra i luoghi di culto inseriti nella circoscrizione di San Nicolò dell‟Arcivescovato.

si ritiene che, almeno come semplice beneficio, l‟archimandrita conservasse ancora la giurisdizione ecclesiastica sulla punta della falce, fino al limite una volta segnato dalla croce lapidea.

112 ASP, Fondo Deputazione del Regno, vol. 3431, f. 418v

113 Stato delle Anime della parrocchia di San Nicolò dell‟Arcivescovato, risalente al 1788, in cui è inserito il quartiere di San Mercurio. Cfr. Archivio di San Nicolò dell‟Arcivescovato. Il documento, in fogli sciolti, è contenuto all‟interno di una carpetta in cartone che arreca l‟intestazione Registrazione battesimi e matrimoni, n° 1, anni 1783-1842.

Rivelo di Francesco Insigneri, parrocchiano di San Nicolò, abitante nel piano di San Mercurio, cfr.ASP, Fondo Deputazione del Regno, vol. 3427, f. 260v; rivelo di Domenico De Simone, parrocchiano di san Nicolò, abitante in contrada San Mercurio, nel cortiglio di Pitonti; cfr. ASP, Fondo Deputazione del Regno, vol. 3436, ff. 367v-368 114 Asp, Fondo Deputazione del Regno, vol. 3450, ff. 140v-179

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Secondo il perimetro individuato, ricadevano nella parrocchia di San Nicolò dell‟Arcivescovado i seguenti edifici religiosi:

 San Giovanni Evangelista nel Regio Palazzo  S. Lucia dei Greci

 S. Maria della Candelora. Confraternita di Gentiluomini  SS. Elena e Costantino. Oratorio degli Orefici ed Argentieri  Chiesa di S. Demetrio o di S. Omobono dei Sartori

 San Bartolomeo dei Conciatori di Cuoio  Chiesa e monastero di Santa Chiara

 Chiesa e monastero di S. Elia delle Monache Agostiniane  Chiesa e convento di S. Gerolamo dei Padri Domenicani  S. Maria Alemanna

 Chiesa di S. Angelo dei Rossi con il Monte dei Pegni e Conservatorio di Uomini e Donzelle  Chiesa e monastero di S. Caterina Valverde delle canonichesse di S. Agostino

 S. Trinità ed ospedale dei Peregrini

 S. Sebastiano compagnia dei Fornai (ex Santa Barbara)

 S. Giovanni della Nazione Fiorentina ((ex S. Michele Arcangelo)  S. Andrea dei Pescatori

 Chiesa e Convento di S. Maria del Carmine, detta del Piliero  Seminario dei Preti

 Chiesa di S. Carlo e Convento dei Trinitari Scalzi  S. Pietro Ospedale dei Preti

 Chiesa delle Anime del Purgatorio  Chiesa dell‟Annunziata dei Catalani  Chiesa di S. Filippo Neri Oratorio dei Preti  S. Rosalia confraternita dei Palermitani  S. Nicolò Compagnia di Cuochi e Pasticcieri  S. Giorgio Compagnia dei Maestri Tessitori  Chiesa di S. Domenica

 Chiesa e Convento di S. Filippo dei Padri Trinitari

 S. Maria del Graffeo, Collegiata del Clero Greco detta La Cattolica  Convento e chiesa di Santa Restituta degli Agostiniani Scalzi

Gli edifici civili che ricadevano all‟interno del perimetro individuato erano i seguenti:  Palazzo Reale ( di fronte si trovava la statua di Don Giovanni d‟Austria)  Magazzini di Scala e Porto Franco

 Quartiere dei Granatieri  Forte San Salvatore  Cittadella

 Torre della Lanterna  Lazzaretto

 Cimitero della Spina

Le Porte incluse nel territorio di San Nicolò dell‟Arcivescovato che si aprivano lungo le mura o nel teatro marittimo erano le seguenti:

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Nel teatro marittimo:

 Porta di Valles

 Porta della Vittoria (o dei Greci, o del Seminario o della Conceria)  Porta dell‟Assunzione (o del Campo)

 Porta dell‟Annunciazione (o del Tersanà o Pescaria)  Porta della Presentazione (o Porticella)

Le principali strade, contrade e piazze all‟interno di questa circoscrizione parrocchiale, desunte dalle dichiarazioni fiscali erano le seguenti:

 Strada Austria (o Nuova)  Strada Cardines

 Strada (e piazza ) della Giudecca  Piazza del Palazzo Reale

 Piazza del Campo

 Piazza del Tersanà (o delle Anime del Purgatorio)  Calata delle Quattro Fontane

 Strada (o contrada) dei Calabresi  Strada dei Bianchi

 Contrada del Fosso  Contrada dei Carrari  Contrada del Paraporto

 Contrada del Carminello (o di S. Pantaleo)  Contrada di Santa Domenica

 Vinelle di S. Sebastiano  Piano di S. Mercurio

 Contrada di S. Caterina Valverde  Piano dell‟Annunziata dei Catalani  Strada di S. Nicolò dell‟Arcivescovado  Piano della chiesa della SS. Trinità

Nella seguente tabella sono riportati tutti gli edifici religiosi e civili, le porte urbane e i monumenti cittadini116 ricadenti nel distretto parrocchiale di San Nicolò dell‟Arcivescovato. Il simbolo (*) nella prima colonna specifica se l‟edificio, accompagnato da una sintesi delle principali vicende costruttive, è censito dai riveli del 1748, con il riferimento al volume e ai fogli in cui si specifica la parrocchia di appartenenza. Accanto è annotata la circoscrizione parrocchiale, desunta dalle denunce fiscali, se essa non coincide con San Nicolò dell‟Arcivescovato. La seconda colonna indica