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nuta a luiquando cedette mezzo il

Regno

ad Araldo, fututtadispensata:epocaerafraquelle maniliberalissime.

Egli mori in Danimarca;

ma

iNorvegi vòl-lero ilsuo corpoe per ragionee per forza,e

iDanesi dovettero cederlo ad

Eynar

, il qua-le, trasportatolo aDrontheim, loseppellìnella chiesa maggiore.GliScaldionoraronolasua me-moriacon versi,eil popolomostrò per chiari segni d’essereaddolorato veramente per la per-dita diquelbuon re.

CAPO DECIMO.

SvcnonereinDanimarca.

Araldo,renorvego,glifa guerra,•— Araldotoglieaconquistar 1’IiigliiltcrrM

,e viintioreguerreggiando

Svenone imprendeaneli’ e-gliquella spedizione.

OlaoinNorvegiaottimore.

Magnosuofiglio,reinquieto, muoveguci'raalla Svezia.

S'innamoradiMargherita,ediventa quie-to.

Morted‘Ingo.

Ragvaldo occupa iltrono di Svezia:pessimore.

Ilpopololotoglie divita,e ponesultronoSverchero,ilquale è odiato ed ucciso per'lasuacondiscendenzaversounfiglioscellerato

Convenzionedi«lateilRegnodiSvezia alternataincnte aidiscendentidiKrico edaquelli diCarlo.

Otti-moregnodisant’Erico.

Suamorte.

Rigiiorii

Ca-.notoilSantoinDanimarca.

Suespedizionicontro gl’idolatri.

CrociatadiSigurt, principenorvego.

Legadivariiprincipiecavalieria distruzionedeli’ ido-latrianelleterre settentrionali.

Divulgatasi in Danimarca la voceche

Ma-gno il Buono, morendo, avea desideralodi la-sciare quella coronaaSvenone,iDanesisi ap-parecchiarotioadaccettarlo, e i suoi aderenti volaronointracciadiIni: egliagguantòdunque finalmente loscettrotanto desiderato

;

ma

uoa

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( 126 )

lo potècoaservare senzauna grande fatica: poi-ché, Araldo pretendendo d’avere ereditato da

Magno

il

Buono

colla Norvegia anchela

Da-nimarca, mosse adassaltareilnovello redanese per costringerloascendereda quel trono.

La

guerra fu lunga, fuaccanita; ela va-ria fortuna dell'armi spinseora in cimaed ora infondo quandol’uno equandol’altro diquei duepretendenti

;

ma

infineAraldo ideòdi vol-gerele sue armi alla conquista dell’ Inghilter-ra, eoffrì.pace a Svenone

; ilquale ebbe al-lora sicuro pos.sesso del

Regno

danese, e lo ten-ne con saggezza, eloprotessevalidamente dalle spesseincursioni che vifacevano primagli abi-tantidella Vandalia, corsari tuttiavidissimi e pienidicrudeltà.Svenone lidebellòpiù volte; e non diedeloropace finché non li vide con-dotti all’assolutaimpotenzadì nuocer più. As-sicurato cosìper difuoriil suo Stato, volsele cure ad ordinare 1’amministrazione didentro

,

e spalleggiòlagiustizia, il commercio, epose ordine allecose pertinenti al culto della cre-scente ReligionediCristo.IDanesifurono quin-di felici sotto il regnodi Svenone;e lo sareb-berostati'anchemeglio, senon gli fosse mai venuto incapo il pensiero d’andarea conqui-star l’Inghilterra: la (juale impresaavrebbe pur dovutoparergli sconsigliataquando vide il fine tristo d Araldo. Conterò succintamente l'andare el’esitodellaspedizit>ne no'rvegainInghilterra.

Araldo pretendeva che invirtù della conven-zionestipulata fra

Magno

ilBuono e Ardì-Ca-nuto, ilre norvego,avesse ereditato non pure

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( 127 )

li trono danese,

ma

quelloancoradell' Inghil-terra; questofu l’appiglio che Araldosfoggiò adonestare la suaspedizione;

ma

la ragione veradi quella guerrastavanell'animo suo am-bizioso., inquieto

, e nella g;-andepresunzione che avevadella sua prodezza. Al suo apparire sulle terreinglesi siaccostò a lui un certo

To-ste, conte di

Kent

; vantava aneli’egli diritti al regnod’Inghilterra, eda sèsolosi sentiva incapaceafarsi valerecontroGuglielmoil Con-quistatore

;

ma

il

Re

norvegonon vide osta-coli, e diede tostamente

mano

alleoperazioni militari. Questegli riuscironobene dapprima:

alcune castella furoi;oespugnate senza pena, e varii fatti d’arme aveauo postoin fuga il ne-mico;periqualifacilisuccessiAraldotenne che bastasse la suapresenza, e nonvi fossemestiere di combatter più

;

ma

»nemicisiassembrarono, ripiglian.iio lene,e furono di nuovo incontro all’esercito norvego, il quale, còlloalla sprov-veduta, rimase pienamente sconfitto,e il trop-po baldanzoso

Re

perdette la vita(i).

È

detto che Araldooperassemeraviglie di prodezza in quellafatale hattagiia, nella quale dovette fare più da combattente che dacapitano;poichégli Inglesi, riconosciutolo altaglio gigantesco delia sua persona

, si affollarono intorno a 1ui ed eglistette solo incontroungrandissimo

numero

(i) Leggesiinalcunestorieche Aratilo, partendo di Norvegia, ponendotuttalalìdénzainsant’Olao.fu tra-scuratonell’ordinare ladfesa cI'olTesa, e dimenticò perfinolearmipropriesullenavi.

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( 128 )

di nemici, esostenne illoroimpeto colla ga-gliardia d'un iione. Il suocorpo strappato di

mano

agli Inglesi fu trasportato inNorvegiay dove glifudato onoredisepoltura

,enon più,

cheì Norvegi non si contristaronopunto, pen-sando cheseAraldo fu valoroso ed intrepido guerriero,fu altresìreduroeviolento;equanto alla gran dovizia chelo rendevacospicuo, essa lo avrebbe anche fatto caro ai suoi sudditi, seilcuor suo misero non gli avesseimpedito di seguitareil bell’esempiodatogli da

Magno

;

ma

Araldo tennestrettamente i suoi tesori, e non allargòla

mano

se non qualche raravolta per beneficaregli Scaldi,iquali egliaccarezzò sempre perch’egli stesso sipiccava d’essere poeta, e perchè sperava che mettessero in fama il suo nome.

Quando

Svenone udì ja caduta d’Araldosi cacciòin capo di fare egli meglio quella spe-dizione, ediede

mano

agrandi apparecchia-menti di guerra, invitando a quella Olao, fi-gliuoloe successored’Araldo’.Olao, giovane saggioe prudente, disse die 1’impresa gli pa-reva disperata^ e ricusò di pigliarvi parte: on-de Svenone andò soloalla suaspedizione (i), e la Norvegia evitò il disastivi d’una nuova guerra.Questo gli valse ilsennoeilcuor retto

(i)Laspedizione‘diSvenoneinInghilterraiunacosa narrataassaiconfusamenteeiniliveriii modi dagli sto-rici. alcunide’qualipretendonochelaflottadanese, ri-stelegrandiforzedi mareediterramesseinpunto da GuglielmoilConquistatore, voltasseleprore versola Da-nimarca,cche rimpresa fossecosiabbandonata.

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( 129)

e tranquillo d’un buon re, quale era

Olao

il Pacifico: talefu ilsoprannome che glifudato, però chei suoi pensieri furonosemprevólti a procurare i beni della paceai sudditisuoi, i

quali

, sentendo

come

dallearti

,dalla coltiva-zione, dal commercio,eda tutte le istituzioni che appartengono alla civiltà, nasceva un ben essere vero, e non mai prima gustato, applau-dirono ad Olao che aveva indotto tutta quella fel icità, esdegnarono leusanze ferocie le glo-rie selvaticheche prima aveano avutosi belle e sicare: tantoché i Norvegi in quell’ età fe*

cero un gran passo ad uscire dalla barbarie.

Il primo atto

umano

operatodaOlaofuquello di abolire laschiavitù

^la qualeimpresafu co-stosa assai ad un re giusto cheavea sacro il dirittodi proprietà, evedendo di togliere al cittadino una partedell’avere colfrancheggiare il suo schiavo, volea in ogni

modo

che fosse compensato quel danno. Eglipose ancora

otti-me

provvisioni a favorire il commercio, nella quale veduta adattòemunì ilporto diBergen,

fabbricò alcuni villaggi dovel’agricolturalo

ri-chiedeva, enel centrodi due provincie popo-losefondò le città di Stavangeredi Konoell.

Chiamò

di fuora architetti e muratorieartefici d’ognimaniera , affinchè fosserodisegnate

co-mode

case,efabbricate efornite ancoradi op-portunemasserizie: per tal

modo

furono presto levativia tutti quei luridi abituri che somi-gliavano piuttostocovili di fiere che

umani

al-berghi. Tali eranolecure di

Olao

ilPacificoj iNorvegifuronoquindifelici,esidolsero

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( i3o )

demente quandola mortelo tolse, poiché al-lora tornarono da capo leguerre di dentro e di fuori.

jNacquero prima discordie perlasuccessione

;

e quandoquelle cessarono coll’elezione di

Ma-gno, figliuolo d’Oiao(i), bisognò mettersi in arme, ed intraprendere disastrose spedizioni per secondareil genio guerrescodei nuovo re.

Magno

avea sortito un naturaleaffatto oppo-sto a quello del padre suo: Tambizione, l’in-quietezza, la ferocia,erano il marchio del suo cuore: egli non viveva da re,

ma

da solda-to (a)j al

campo

erano tuttele sue delizie; i

suoi cari erano lutti al

campo

; quindi i citta-diniramavano poco;

ma

i militari lo porta-vanoin palma.di mano,e disprezzavanolapace per farsi gratial guerriero loro re.

Fu

trovata ragione di giieria per molestare gli abitatori delle isolescozzesi; equando quelliebbero pie-galo ilcapo a luti’i suoi voleri, si che cessò ri battagliare lontano,

Magno

volse le sue ar-mi contro i vicinijeintimata guerra iniquaad Ingo,il buon re di Svezia, invasequel

Regno

:

egli Svedesi stavanoapparecchiati a patir gra-vi oppressioniper quella guerra, quando a un

(1)Magnobarefoodossia deipiediignudi, fu chia-mato cosiptrchùavendovissuto lungaiuvtile frai mon-tanari. diScoziatolseilloro vestire,equeicalzariche non copronoadalloilpiede.

(2)Piegato uni voltadaisuoiamici chenon volesse esporre tantolaprofiriapersona nelle battaglie,risjiose:

<clononvoglioche iposteriparlino di t\iagno perchè

vissemolto, maperchè gnerreggiù daforte , eriportò

molte viterie ».

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( i3i )

tratto essa cessò;gl’invasori sgombraronoi

Ma-gno divenne mitee offrì pace. Quel felice mu--lamento nacf|tie dall’avere il guerriero veduta una figlia d’Iiigo, ed essersene subilameuie

in-\aglillo; egli la

domandò

per pegno della pa-ce, e rottenne. Gli Svedesi henedirojioT av-venturosa bellezza della giovinetta reale; eal

nome

di Margberita, cb’ ella portava, aggiun-sero quello diFredkulla, cbevale

donna

del-lapace.

Per tal

modo

il regno d’Ingo, cbe gli Sve-desi cbiamavano il

Buono

, continuò ad essere pacifico. Era Ingo del numero di quei re cbe indusseronellaSvezia 1'età dell’oro,

come

di sopra bo giàdello,

ma

ilteni[)ofelicepert|uella terra cessò colla morted’Ingo. Egli non lasciò alèun figlio maschio, onde fu posto sul trono un ottimate, cbiaraato Ragvaldo: la sua ^ler-sona era gigantesca, nelle sue

membra

era la forza d’un tt-ro;

ma

queste qualità non fanno un buon re,eRagvaldo avea invecetuttequelle cbe valgono a formare unre pessimo: altiero

,

ambizioso; crudo, violento, sprezzatole delle leggi; quindi il popolo Ioodiò , lo spense

, e

pose sultrono Sverebero, ottimate distinto per equità

, per un cuoregeneroso, eper mansue-tudinedi costumi. Svereberoparea fattoper es-sere un ottimo re: e veramente da prima fu avuto caro dagli Svedesi;

ma

quell’amoresi raffreddò a poco a poco, e finalmente si con-verti in odioper colpad’unfigliuolo scapestrato in cuinon adoperò nè1’autoritàpaterna né la realey e permiseche menasseuna vita

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( »3a )

ratacorrendole provincie coll’armi in

mano

, e commettendo ruberie.estupri e uccisioni e attiviolenti d’ogni maniera: perla qualcosa gli Svedesi sdegnali fieramentetolsero divita il figlio colpevoleeil padre indulgente.

Allorafu divisione di voleri per l’elezione del nuovore: poiché alcunivoleano Carlo fi-gliuolo di Sverchero, ealcunialtri chiedevano Erico,

Uomo

illustre persangue, epiù per la suaspecchiata giustizia. Erico fu l'eletto;

ma

nel darea luila corona fu stipulato che, mor-to lui, ravrebbeCarlo,ovvero un suo discen-dente, eche le due Case regnerebbero alter-natamente: il qual patto fu osservato per du-genl’ anni.

Erico salìsul tronocon gran contentamento degli Svedesi, ai qualiera grato perchè avea sposata Cristina figliuola d’Ingo il

Buono

; e meritava d’ esserlo maggiormente per le belle sue virtù: lasciostarechela Cliiesa loba ve-duto degnod’essere posto nel numero de’suoi Santi: ioparlo d'Erico rebuono, legislatore saggio, amico e conciliatore della pace; parlo d’Erico non

meno

prode guerriero, il quale, necessitaloa brandii Tarme, fece portentidi valore, emori con quelle in

mano

, dopo d’a-vere gloriosamente tenuto fronte solo un gran pezzo contro dieci combattenti.

La

giustizia di quelre fu la cagione ondegli venne addosso ringiusto assalto in cui perdette la vita. Egli avea poste leggi severecontro leviolenze,le ra-pine ed altri atti feroci, che tenevano discosto quel popolo daciviltà,efaceva infliggerele

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( i33)

nacciate pene ai trasgressori inesorabilmente ,

non punto curando chespessotraquelli vi fos-serodei più putenti ottimati:questi vollero ven-detta; e.chiamatearmi difuori, sifeceroforti ad assaltareil buon re (i).

V’hachipretendecheJEìricosirendesseodioso colla guerrache fece in Finlandia per dister-minare l’idolatria, che s’era ricoveratain quel-la provincia; aggiungono alcuni cheparve li*

Tannico un suodecretocol quale dichiaròche nessun idolatra potessegoderelaprotezione delle leggisvedesi. Ionon verròad esaminaresequel decreto

, il quale certoera severo,fosseanche ingiusto;

ma

in quantoallaspedizionefatta da Erico in Finlandianeiranno ii54i dico ch’essa non potè renderlo odioso: poiché inquell’età la Religionedi Cristo avea già piglialo tanto piede nelleterre settentrionali, che potea dirsi ia dominante, egl’idoli non aveaiio più culto sennon furtivo frai più rozzi abitatori delle provincie montane.

La

propagazione del Van-gelo,lo sterminiode’suoi nemici, era nel se-colo duodecimo ungrido generale per le con-trade d’Europa; ei popoli del

Nord

lo ripe-tevano aneli’ essi

jeaveano a gloriail parteci-parealle crociatechesibandivanocontro i Sa-raceni, ed a quelleche

moveano

contro gl’ido-latri scandinavi.

(i)ItPufTemlorGodiceche que’ribellifurono spalleg-gialidaEnrico Scatticro rediDanimarca;ma nessuno tturicodanese hamesso questonomenella seriedeire danesi.

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( i34 )

Leggiamo

che Svenone

, principe danese, ( unocle’mollifigli iliSvenoneEstriJson

)ppse insiemeun corpo di mille e cin(|uecenlo guer-rieri, e liguidòalla volta diPalestina per ac-costarsi alle armi di Goffredo (i): nel tempo stesso Canuto, fratello di Svenone, guerreg-giava nellaVandalia permetterea terrale im-magini diTlior e di

Odino,

che ancorasi ado-ravano da quel popolo feroce esalvatico ; e quando per lamorted’Araldo,Canuto fuchia-matoal trono danese, s'infervorò ancora più nella propagazione delVangelorovesciandogl’ i-dolinella Livonia e in varie provincie della Kassia; e tassando i suoi sudditi per offerire tributoai ministri dellacristiana Religione.

È

siccome le grandi virtùdi questo re lo rende-vanocaro ai suoi, e illustre presso gli stra-nieri, resempio suo fu

sommamente

efficace ,

erecò un gran giovamentoallaChiesa cristia-na,e soprattuttoalsacerdozio.Pascale II lo co-nobbe, epose Canutore diDanimarcanel

nu-mero

de’ santi.

La

novella Religione avea messe radici, e veniva innanzisoffocando la mala pianta

del-1’idolatria

; egiiatti di venerazionea Cristo erano solenni. Guerrieriillustriere potenti pel-legrinavano dalsettentrione a

Gerusalemme

per adorare ilsuo sepolcro.Raguildaregina di Sve-zia aveafatto quel viaggio pietoso, Erico suc-cessore disanCanutotolsequell’esempio.Skopte, potenteottimatedellaNorvegia,

dopo una

lua-(i)IlTassocantò quella spedizione.

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( ^35

)

ga navigazione sirecò a

Roma

, € rese

omag-gio al

Capo

della Chiesa cristiana.

Que'pellegrini tornandoacasa ricchi d’oro e di reliquie, espargendo voce dei veduti mi-racoli , invogliarono i popoli settentrionali di navigare alla Terra-Santa. Così lanuova Reli-gione

, presentandosi a que' barbari vestitadi grandezza e diprodigi, fecechel’anticacadesse allatto indispregio.

£

non fu

men

bella agliocchi degli Scandi-navi ridea delle crociate; essa si confaceva molto al loro talento, efu sostituita alle mi-grazioni e alle corse piratiche.Gliottimati po-tenti raccoglievano i loroservidori, armavano quanti legni potevano, efacean vela.

Le

storie descrivono molte di quelle spedizioni ; io par-lerò della più rinomala, di quella ch’ebbe per condottiero Sigurt, figliuolo di

Magno

redi Norvegia,diquella che parvecospicuaalTasso e la cantò, accomodandola secondo che lasua ragionepoetica gli suggerì;

ma

io, non legato da quellaragione, diròpianamenteiparticolari di quellacrociatacomesileggono nellacronaca di Snorro einaltre storie: ecco in sostanza quello chesiracconta.

Sessanta legni, usciti dai portidi Svezia, di Nor\egia ediDanimarca condiecimila uomini tutti in arme, s’eranocollegati per navigare di conserva

, e

domandavano

un capo. Sigurt (i)^

(i)Tirqtìatomutòquestonome, quod versu dicere nonest, iaquello diGernando} affattoda lui imma-ginato.

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( >36 )

giovine d’un gr-an cum-ee sitibondo digloria, tolsequel comando.

La

flottascandinava, le-vatasulle antennelacroce, salpò l’annoiloj^ e prima si volseverso Inghilterra, doveErico, figliuolodi GuglielmoilConquistatore, festeg-giò grandementeil Principe norvego, einvocò prosperi successi a tutti que’ Crociati

5 quindi fu navigalo perl’Atlantico, efurono'incontrate più bandedi corsari saraceni.Sigurtvenne con quelli a battaglia, ne pigliò alcuni, ed inseguì gli altri.; i quali

, giunti alle terre di Lusi-tania, si chiusero nel castellodi Cintra;

ma

il Principe norvego espugnò il castello, tolse

i tesori di que' ladroni, e dato battesimo

adii

lo volle, tagliati a pezziquei che noi vollero, seguitòla sua navigazione. Giuntoa Gibilter-ra, dovette combattere con una forte

mano

di Saraceni perottenere il passo; quel combatti' mento non usci tantoabene; la flotta scandi-nava scappò dalleunghie saracine a

grandissi-ma

pena, e graffia^ assai

;

ma

Sigurt si ri-cattò di quello scacco assaltandoun’altra ban-da di corsariche avea covo in una delle Ba-leari; que’ miseri non avendocuoredi scostarsi dal tesoro che avean radunato in una caverna

,

sichiusero là dentro a guardarlo: eSigurt

,

fatto ungran fuoco sulla bocca,lisofl'ocò tutti coi fumo, tolse il tesoro, e ripigliato ilfilo del suo viaggio, toccò laSicilia: laqual terra era tenutadai

Normanni

discendenti di Rollon, quelfamoso norvego che fondò,

come

contai di sopra, lo Stato della

Normandia

in Fran-cia. Ruggero, cheerailcapodi que’

Norman-Di(iij'l;!,Google

.( *37 )

ni, accolse festosamente iCrociali scandinavi

;

e Sigurt, ricevuti onori

sommi

e presenti e lieti auguri

, partì colla suaflotta dalla Sicilia, e giunse in Asia nell’anno ilio. Quivi l’arrivo de’Norvegi recò un’allegrezza infinita: poiché Baldovino, fratelloe successore diGoffredo-, aveagran mestiere d’aiuto onde non caderecon tutti i suoi sotto il fascio dì quella impresa, la qualecominciava a pareretroppovasta e di-sperata;

ma

Sigurt rincorò iCristiani, sfoderò tosto la spada, sconfissei Turchiinvarie bat-taglie5 erialzate cosilecadutesperanze

, partì colla suaflotta dalla Sicilia, e giunse in Asia nell’anno ilio. Quivi l’arrivo de’Norvegi recò un’allegrezza infinita: poiché Baldovino, fratelloe successore diGoffredo-, aveagran mestiere d’aiuto onde non caderecon tutti i suoi sotto il fascio dì quella impresa, la qualecominciava a pareretroppovasta e di-sperata;

ma

Sigurt rincorò iCristiani, sfoderò tosto la spada, sconfissei Turchiinvarie bat-taglie5 erialzate cosilecadutesperanze