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Finedelregnod’AraldoI.

Regnoed espulsione d’

E-rico.1

Blodixc.

Aconc,altrofigliuolo diAraldo, occupailtrono.

Erico inIsvciia cercadi propa-gareilcristianesimo,edèvittima delsuobuon

vo-, lerc.

Regnod'AraldoinDanimarca.

Vicendedi Svcnone, figliod’Araldo.

Acone teniadi prop.1-gareilVangeloinNorvegia,maèdistoltodalle pa-rolearditediunidolatra.

MortediAcone.

Re-l>nod'AraldoGrafTel.

MacchinazionidiAcone.

>

Palmatok,Capodeipirati.

Guerra tra ilRe da-nese ed Acone,usurpatore deitrono diNorvegia.

Morted’Acone.

Olao Trigeson tiene il trono di Norvegia.

La

fermezza e la gagliardia d’animo, quaKtà principalicheresero

uomo

grandeAraldo

Aard-i’ager, eche segnarono d’unsol marchio tulle leimprese del lungo suoregno, non furono a lui scudo bastevole incontroaH’impetodelle cal-depassioni5 equelle cose soprallulto che ope-ròpigliando consigliodall’amore,lofecero sca-dere ingran parte dalla stima dei suoi sogget-ti. Il volgo si piaced’immaginare che un gran monarca siaun entesuperiore all’

umana

con-dizione,

ma

selovede piegareil collo al ma-nifesto giogo della passione d’amore, e ac-comunarsi così aigenereumano, Iotieneallora da

meno

assai; tantoché bisognanotutte le vir-tùd’un Enrico IV, eun popolofrancese, per-chè le tantedebolezze nelle qualicaddequel mo-narca

, spintovi dalla violenza de’suoi amori, non detraggano punto alla venerazione

, ed

ac-crescano raffetto, diròanzi la tenerezza, che la Francia gli dimostrò.

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)

Aral(ìos’invischiòinmolliamori cheIo svia-rono spessodal talamo con grande contrista-ziunedi

Gida

laaposasua,clienonpoteva

nem-meno

fingere d’ignorareisuoitorli: tanto quelli erano manifesti.

L’amore

die egli pose in una delie sue amanti, chiamata Senafrida

, fu del

tutto palese; ed essendo quellafemmina venuta amorte, Araldostettemolti giorni pressoil ca-davere

, bagnandolo d’un dirotto pianto

, ed

empiendolareggia di altissime querele.

Dallemolto amate femmine ebbeventi figliuo-li, ai qualipartì il suo

Kegno

, ingiugneiido però aiminori di stare sommessi al trono prin-cipale; epose su quello ilprimogenito, che era Erico, figliuolo di Raguilda, dilettissimo a lui fra tutti.

Un

solo fra i suoifiglinon eb-be parte in quelladivisione: eglisi chiamava

Acone,

estava in Inghilterra allaCortedel re Aldeslano; parleròdi luiasuoluogo: ora vuoi-si concludereildiscorso intornoadAraldo. Egli morì ottuagenarioversoilmezzodeldecimo se-colo, avendoregnato sessanl’anni.

La

sua tom-ba non fudissomigliante daquelle che si co-stumavano in queiretà; una gran pietra con iscrittovi un

nome

: .questo solo dicevanogli epitafiaque'dì

ma

quandoildefunto lasciava qualche cosa dietro asèoltre il

nome

, i su-perstiti ne tenevanofedele memoria; enasceva ìndi la tradizione, laquale eranecessaria per que'tempi rozzi adistinguere fra i molli

nomi

quelli degnidi rimembranza daquelli che sta-vano benedimenticatijladdove inqueste nostre età piùcivili tutte levirtù dichi giacenegli

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)

avelli insignistannoraccomandale albronzo ed al

marmo

con distese eornate parole

, onde

i superstiti sono dispensati dal faticarela loro memoria.

Araldo Iè

uomo

illustre nellestorie setten-trionali peravere fondato unavastaMonarchia.

Egli è vero cli’essa non potèduraregran tem-posalda eborente

, perchèil fondatoresul fi-nire delsuoregnoìufiacctii lasovranitàcol par-tirla a’suoi figliuoli

j

ma

quest’erroresuodà a conoscere ch’egli porseorecchioallavocedella Natura più cheai dettami della ragionedi Sta-to.

Onde

noi vorremo scusarlo, come furono scusati tanti altrimonarchi iquali prima d'Aral-doe dopodi lui causarono con partizioni con-simili la dissoluzionedi vastissimeMonarchie:

della qual cosa la storia di Francia, di Spa-gna, di Polonia

, di Russia

,presentano lumi-nosi esempli.

Delresto Araldofugeneroso d’animo, e der gnodi salireall’altezza acui pervennejaveva eziandio una mente capace: ne siaprova suffi-ciente l’avere saputoconcepire l’idea d’undio unico eonnipossente, in

nome

delqualeAraldo pronunziò tuttelesue deliberazioni, le sue pro-messe.

Erico tenneiltrono delgrande Araldo\ nul-l’altrotenne di lui: chè dove il Padre

mo-strò un gran cuore eun’anima elevata e ge-nerosa, la bassezza

, ilsospetto, la crudeltà furono il marchiodel figlio} il quale sifece vedere anclieinclinatoalla volgare riverenzain cuierano avute learti magiche inquell’età

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rozza, ed ebbe quindi in grandestima la

mo-glie sua Guiiilda, che in quelle stolidezzeera versala assai.

E

non istavaquitutta la tristezza dì quellafemmina: da leituconsigliataed ac-cesa la ouerraO crudele che Erico lece ai suoi fratelli, sospettando che usurpassero troppa au-lorilà. Alcuni cadderoinsuo potere, ^ gli uc-cisedipropriamano: altri scamparono

j

ma

il

re crudele lece pagareil fioai loro congiunti, agli aderenti,agli amici, onde cascòingrave odio a tutti iINorvegi, egli fuimposto il

so-prannome

di Blofljxe^ chenellalinguanorvega vale quantodireScure sanguinosa.

Era

quindi mal sicurosultrono quell'iiuiegnore, quando giunse in i^'orugiaAcone, uno dei ventifigli d'Araldo

, quellodicui dissi giàchevivea in Inghilterra

, e che non ebbe parte nel

Regno

dei padre suo. Questo giovane era figliuolo di

Thora

di Mostur , una delle molte concubine d'Araldo(i)

j la quale fanciullino lo recòin Inghilterra, e lo commise alla cura d' Alde-stano (a). Quel retolsel'incarico; allevò Aco-ne con moltoamore; e

come

udì la morte d’Araldo eil tristo regnod’Erico

, fornitaal

(i)EdEricoequasituttiglialtri erano figliuolidi concubine:eppure ebberopartedelRegno;aque’ dìi figliuolinaturaliaveanodirittoallasuccessione^come ve-diamoper molli esempi.

(3)Trovasiinulcunc Storieunracconto strano assai intornoa questo fanciullo.DicesicheAldestanomandasse una spada d’oroadAraldo;echeavendo questi rice-vutoildonosenzabadarpiù che tanto, cadesseper quel-l’attosottolasoggezione delReinglese,attesele costu-manzed’Inghilterra;

ma

che rendesselaparigliail

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( 88)

giovinetto buona scorta, Io

mandò

inNorvegia a pretendere1'ereditàdel padresuo.

Acone

arrivò nelpunto

die

il ferrod’Erico eil velenodiGunildefunestavanolaNorvegia

,

sìche trovòfacilmente chiparteggiasse in suo favore; egli si presentòalpopolo, si disse fi-glio delgrande Araldo: i Norvegi videro che

r

asserzione delgeneroso giovinetto era confer-mata dailineamenti delsuovolto, evolentieri 10 proclamaronolorore.Ericosilevòinarmi,

ma

fu indarno: poichéisoldatidisertarono dalla sua bandiera, e fu quindi costrettoa fuggire.

Le

Orcadiglifuronoasilo: aveacovoinquelle isoleuna famosabanda dipirati!,ai quali Eri-coaccoppiòj nèpiù volse il pensieroallo scettrodi Norvegia, ilquale restònon contra-statoal giovineAcone. Tornerà aluiun’altra volta il miodiscorso; oralaragione della cro-nologia vuole che io intermetta il discorrere sulle cose della Norvegia per accennare quel che accadde intorno a queltempo nellaSvezia e nellaDanimarca.

7ego con mandarealtacorte ingleseilbambinoAcone, 11quale fu posto sulle giaocchia d’Aldcslano; e non avendolorespinto questiprontamentecadesseanch’ esso perlecostumanzediNorvegiasottolasoggezionediArai

-do, edipiù avesseobbligo d’allevareilfanciullo,e dar-gliStato; madiiconsidera che grandi animi furono AraldoeAldestano deverigettarequeste favole

,perle

quali que*duecapaci recompaiono duebalordi.Fa spe-cieveramentecheAraldo non'tenesse contodiAcone; ina questosipuòspiegare più naturalmente.Suppongasi cheThorafosseripudiatamentreera incinta,eche ri-coverasse pressoilgeneroso Aldestano: eccolo protettore delbambinoche dileinacque.

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)

Erico re d’TJpsal, soprannominato

T

Avven-turoso,

come

disopra Fiodello (i), lasciò quel

Regno

al suo figliuolo, che aneli’essosi

chia-mava

Erico colsoprannome di Sieiikil-Mildo, valea dire Ben-nalo. Questo

Re

abbracciò il

Vangelo, chiamò inIsvezia missionari affinchè desserooperaalpropagamentodellaReligione di Cristo,pose a terra gl’idoli, efece demolireil

gran tempioch’essi aveano ad Upsal.

Ma

que-ste cose parverogrande empietà alpopolo, che era idolatra tuttavia quasi tutto: nacque una sollevazione, e il

Re

caddevittimadelsuo zelo.

E

non si mostrò

meno

pertinace il popolo danesenel tenere il cultode'padrisuoi. Aral-dosei vide,eavvisòdiseguire ildettamedella ragione di Stato, e non cozzare coll’opinione del popolo: mantenne quindi ilculto degl’idoli, estette avversoalla Religionenovella per non avere avverso

Tanimo

de’suoisoggetti;

ma

non regnò tranquilloper tuttoquesto

, poiché Sve-iione suofiglio

, giovane ambizioso, ribellatosi alpadre, gli tolseil

Regno

ela vita ancora,

come

affermano alcunistorici. Svenone era cri-stianoprima chesalissesuitrono;purnon ostan-te, fatto re, poseogni suopotere nell’ estir-pare del tutto la nascenteReligionediCristo, onde gratificarsi ilpopoloidolatra; efu in pu-nizione di queirapostasia,dice Sasso

Gram-matico, che vennesul suo capo quella lunga e orrendaserie disventure cheloresepernloTti anni miserissimo: imperocchéegli soffrìdura

pri-(i)Segliersel.

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9

» )

gionia nella Vanclalia, e non se ne riscattò chea grandissimo prezzo

; tornato appena nel suo

Regno

, ne lodiscacciò Erico, il re di Svezia su nominaloi andòper aiutoin Norve-giaj ed ebbe il meritato dispregio: si vólse supplicante al

Re

d’Inghilterra, efurespinto;

tantoché, dismessa ogni speranza di riavereil

suo Regno. visseoscuronella Scozia fino ache la morte d’Erico suo fieroavversariogli apri la stradaa tornare inDanimarcae ariaverelo scettro, ilquale egli tennepoi conquell’arte cheaveva imparala alla scuola dellasventura, non perseguitando piùi Cristiani, enon mole-stando neppure gl’idolatri: in che stava gran-dissimo rischio.

E

veramenteeraduraoltre ognicredere l’im-presa dell'estirpare i'idolatrìa inquelleterre, poiché il popoloravea cara assai

,e i conta-dini soprattutto,e amavanosoltanto queireche Se ne facevano sostenitori, disamand(di,anzi odiandolifortequando toglievanoilnuovo cul-to, evoleano diffonderlo: onde avvenne che mollire tornarono ad atU d’ idolatria per con-servare il

Regno

ela vita(i).Volgiamo l’oc-chio nuovamente alle cosedi Norvegia, e ve-dremo che a questo mezzo dovetteappigliarsi

Acone

se volle manteneresul capo la corona.

Acone

, allevato,

come

di sopra ho detto,

in Inghilterraalia Corted’Aldestano, ed essen-do staloammaestrato nelladottrina del

Vange-(i)Lochenonavrebberocertamente praticato se fos-serostativerainrntcbuonicristiani.(^Notadel R,Rev.")

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( )

10, imprese a spargerla nellaNorvegia: alcuni pochilocompiacquero, e furonogli ottimati

, i quali tengono al trono

;

ma

il popolo ebbe in tantodispetto il disegnodel

Re

nuovo, clie si levarono gridadi ribellione, esi parlava di volere piuttostoErico con lasua scure sangui-nosa.

È

già era voce di richiamarlo

,

quando

un certo Asbierno,

uomo

antico, possente e popolare , si- presentò: legrida e il freme-re pazzo tacqueroincontanente-, ilvecchiopar-*

lò promettendoche ildio

Thor

non cadrebbe, onde la moltitudine, commettendosi tutta ad Asbierno, se gli strinseintorno; edegli, trat-tosi dinanzi al

Re

, così gli disse: «

Tu

ve-nisti a noi sconosciuto ; dicesti esserefigliuolo delgrande Araldodaibei capelli:iltuo aspetto disse chetu dicevi vero: noi ti abbiamo ac-colto, e ti abbiamodato

mano

a salire sul tro-no del grande Araldo dai bei capelli.

Ora

tu nerimuneri col togliere anoiinostri Dei,che sono gii Dei più grandi e più antichi del mon-do(j);

ma

sappi cheinostri padri, grandi e fortiedassennati, adoraronoi nostri Dei, che,

11 grande Araldodai bei capelli adoròi nostri Dei: noi vogliamo adorarei nostriDei,e vo-gliamoche i nostri figliadorino i nostri Dei, affinché siano grandi eforti.

Tu

, figlio del grande Araldo dai bei capelli, adora ancor tu

i nostri Dei; tene preghiamo; e sarai gran-de, e forte, eamato; e noidaremoperlegli

(i)Cosiladiscorrevano queimiseri avvoltinelle te-nebredellaidolatria.(iSota delli.Rev.)

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)

averi nostri eil nostro sangue.

Che

sepersisti a voler portarqui nuoviDei, noi tivolteremo

il tergo, edaremo i nostri averi eil nostro sangue percolui che vorrà proteggere gli

Dei

dei nostripadri ».

Le

parole d’Asbierno, e ilfremere del po-poloplaudente.a quelle, atterrirono

Acone

, il

quale fu costretto a venerare solennemente il

dioTlior.

Frattanto Gunildemoglie d’Erico, la fattuc-chiera di cuisopra lioparlato, avendo saputo cheil popolo norvego s’era sollevato contro Acone, avvisòdi cogliere quell’opportunità per metteresul tronoAraldo suo figliuolo (i); e posta insieme una flotta, la guidòai lìdi nor-vegi;

ma

essendo arrivata allorchéla solleva-zioneera già caduta, non trovòalcun favore.

Volle non ostante tentare uncolpo, e mise a terra una

mano

d'arditi, i quali,trovato Aco-nesolo, glipiombaronoaddosso: egli combat-tè contro tutti, ne uccise molti,erespinsegli altrialle navi,

ma

l’ardore del combattimento lotrassetantoinnanzi,chefusaettatodaquelle, e perdettela vita tenendo inpugno una lumi-nosavittoria. INorvegi lopiansero,e gli Scal-di cantarono lesuelodi.

Allora lastregaGunildesceseaterra; e po-'tèmetterela coronadi Norvegia sulcapo

d’A-(i)Lestorienonparlano piùd’EricoBlodykedopo d'aver dettoche discaccialo dal llegno ricoverò nelleOr*

cadi,ed ivisidiedeallapirateria:forsequellasi con-faccvaalsuo natuialc più cheilregno.

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)

raldo suo6gliuolo,soprannominato Graffel (i);

ma

tenne essa tuttoil potere, egovernò ilNur>

\egi con una verga di ferro

, perseguitando a mortequelli die avevano favoritoAcoiie. Molli poteronosottrarsi colla fuga allira diGuniide, e fudiquel

numero

Olaonipoted'Araldo

Aard-fager, il qualesi rifuggiò in Russia, dove lo accolse Vladimiro il Grande.Quest’Olao

com-parirà sulla scena a suo tempo: ora vediamo

come

fini il regno di AraldoGraffel, o piutto-stodi Guniidela fattucchiera.

Una

delle famiglie proscritte dallainiqua fem-mina fu quelladi Sigurt, ottimate valorosoe possente,cheaveva multocontribuitoal discac-ciamento d’Erico Blodyke. Sigurtfu messo a morte, e con essoi suoi figlij

ma

non tutti:

ve n’erauno tristoil quale sichiamava

Acò-^ue

^ quelsisalvò, giurò vendetta,enon giurò snvano. Acuneeraunodi que’malvagi che alla cuoia della sventura noa migliorano,

ma

in-tristiscono, eindurano al male il loro cuore sempreppiù; egli ricoveròalla Cortedi .Dani-marca, equivi poseprimamentedissensione fra il

Re

e il figliuol suo: quindi suggerì alpadre di togliersid’attorno l’impaccio diquelfiglio ri-belle, collospedirlo aconquistarelaNorvegia; emostrò essere facilequell’impresa per 1’odio

(i)Alcunestoriedicono cheAcone spirando perdo-nasse cristianamenteainemici, epronunziasse ilnome diGraflclfra quelli;echeper ciòiNorvegiaccettassero quel giovane nipote d’AraldoAardfagerper lorore;era dettoGraffel,cioèpellegrigia,perchèusò d’indossare unacasacca dipelligrigie.

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' 9! )

die i Norvegi portavanoal governo di Gunil*

de. Persuaso il

Re

danese da quel consiglio,

pose in punto una flotta,e commiseil coman-doal figliuolo, commettendo poi questo alla tutelad’Acone.

La

spedizioneusciabene. Aral-doGraffel cadde in potere dei Danesi , efu messo amorte: Gunildesi salvò colla fugaj

ma Acone

operòaflincltéilPrincipe danesenon gli desse briga: una frecciaaccoccatada

mano

ignota lospense nelbello dellavitaedella glo-ria(i).

Acone

allora agguantòloscettrodi Nor-vegia.

Il

Re

danese,acui fu annunziata la morte del figliuolo, pose

Acone

luogotenente in Nor-vegia, la qualeeglidichiarò suggettaal]a

Da-nimarca, detraendone però alcune provincie

,

che furono ceduteadAraldo Graenske. Questo principe discendeva dal ceppo reale d’Araldo Aardfagerje daluivenne Olao,queglichetenne poi iltronodiNorvegia,echefu dettoilSantoj

ma

stiamosul nostrafilo,e torniamo adAcone.

Quel traditore, sentendosigagliardo a mante*

nere

P

usurpato

Regno

, non badòal

Re

dane-se

, ericusòdi sottomettersi a soggezione.

On-de Svenone sipose inarmi, eandò a combat-tere ilribelle;

ma

la sua impresa ‘ebbe un si-nistroesito; e perpoco non perdetteancorail proprio

Regno;

seijonclièSigvaldo,

Capo

d’una banda dipirati, si offerì a soccorrerlo: egli

(i)Alcuni pretendonocheAconespegnesseil Princi-pe danese consentendolo ilpadre, fatto«naturato dal malvagioconsigliere.

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(

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)

accettò quel validosostegno, pose ipiratisotto le sue bandiere, e tornò a trovare il traditore in Norvegia.

Udremo

appresso l’esito diquella spedizione: ora vuoisi dire una parola intorno a quei pirati ealla loro istituzione, cheè co-sa degna d’essere ricordata.

J\el decimosecolo un certoPalmatok, auda-cissimo ditutti i corsari scandinavi, tolse ad ordinare la pirateria

, ondeessa diventò quel gran flagello dal quale furono tribolate le na-zionid’

Europa

perlo spaziodi dugent’ anni.

Non

rileva lo spendere parole a mostrareda qual parte della Scandinavia uscissePalmatok, ovvero qualfosse la sua condizione: basta il dire eh’egli aveva una mentecapace, un cuo-re accomodatoalla grandezza, alla generosità;

equesto apparivainmezzoagiistessiatti fero-ci: la Natura

insomma

1’aveva gittate nella stampa d'uneroe,

ma

la suatristaposizionelo fece corsaro.

La

famadellasua gagliardìa straor-dinaria,e soprattutto delbuon esitochesolevano avere le suecorse, trassedintornoa lui presso chetuttiicorsariscandinavi

, i quali vedevano utilità per sè stessi;e gloria nei seguitarlo e ubbidirlo. Egli tolse d’essere loro

Capo

; e radunatili inuna delle isoledanesi (i), quivi pose provvisioni eleggi atte a rendere potente eterribile quellaRepubblicadipirati.Eglinon ammettevase non chiaveva compiuto ranno di-ciottesimo. Chiunque avesse una qualchevolta

(i)SecondoTorfeo questaRepubblica era stabilita a JosburgonellaA'^andalia.

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sfuggito ilduellonon poteva appartenerea quel-la Repubblica. Palmatok volevache ognuno si obbligasse congiuramentodinonmescolarsi con femmine. Egli prescrissechenegliassaltisi do-vesse osservare un’obbedienzacieca e silenzio;

qualunque diloro venissea cadere prigioniero, doveva morire da forte, enon pronunziare pa-role sommesse, nè supplicar mai.Tutto il bot-tino dovea porsi ai piedi delCapo; a luisolo spettavala partizione.

Le

corse doveanoessere pensate dal

Capo

; egli vimetteva ordine, ed

qualunque diloro venissea cadere prigioniero, doveva morire da forte, enon pronunziare pa-role sommesse, nè supplicar mai.Tutto il bot-tino dovea porsi ai piedi delCapo; a luisolo spettavala partizione.

Le

corse doveanoessere pensate dal

Capo

; egli vimetteva ordine, ed