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Regnando Canuto il Grande

presentòuna voltaaigiudici,dieavevano avuto da luiseveroordine di far osservareleleggi,

eaccusò sèmedesimod'avereucciso perimpeto di collera un suo famiglio

, ponendo quel tri-bunale in graveimpaccio, e costringendoloa dicervellarsi per trovare un considerando sul quale fondarela sentenzad'assoluzioue.

Udendo

un giornoripetersi da'suoi cortigiani. eh' egliera poleiitissimo re, echetutto dovea piegare sc-urendo il suovolere, egli feceportare il trono sullaspiaggia del mare rasente leonde,e

co-mandò

aquelle di rispettarlo;

ma

leonde se-guirono il corsonaturale della marea, e sfer-zarono i piedidel

Re;

ondeegli,voltosi a’cor-tigiaiii: <1Vedete, disse,cheluttonon piegaa

» seconda delmio volere ».

Regnando

Canutoil

Grande

, perdettero af-fatto ilculto gl’idoli nellaDanimarca siperla

mano

eli’eglivipose, eperclièla verità del Vangelodiffondevaisuoiraggi a

mano

a

mano

che la crescenteciviltà sbandiva daquelle terre lanebbia dellabarbarie. Noi vediamo adunque che il niezzn'del .«ecolo duodecimo è segnato nella Storia dane.seperun fattopiù notabile as-sai che non sono le battaglie

, le rivoluzioni,

la f<ndazionedelie Monarchie.

Negliultimi anni della sua vita Canuto ce-dette isuoi Begiii a'hglinoii Araldo e Àrdi-Canuto (i): il primo ebbe I’Ingliilterra, il

(i)FurhìamatoHnrd-Knnt: >1che verrebbe aelirc Canutodifiìcdc,oCanutodalle impresediflìcili

,poiché talifuronoqiietlc<h’i-glifeceinRussia,dovegiovinetto guerreggiò,uiandatovidasuop.idi'C.

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secondolaDanimarca; eregnarono oscuramente ambedue, non lasciandoallaStoriaaltramateria, tranne alcuni atti crudelio stolti

, e la dappo-chezza ondesilasciarono uscire di

mano

lo scet-tro d*Inghilterra; nel qualpaese, dopo Ardi-Canuto, che sopravvisse adAraldo, iDanesi non ebberopiù alcuna dominazione.

Per lamorte di Ardi-Canuto la

Danimarca

ebbe un re norvego; e ciò in virtùd'una con-venzione fattada alcuni ottimati di Norvegia.

Bisognaconoscereondefosse originatoquel patto.

Dissi di sopra che il

Grande

Canuto aveva postosultrono della conquistataNorvegia un suo figliuolo naturale chiamato Svenone, e dissi ancora che i Norvegi non

amavano

quei re,

ma

chela mente di Canutoio rendevasicuro;

una dellesue caute misure fuquella di condor via dallaNorvegiaun gran

numero

digiovinetti, prole de'più potentiottimati: questiavevano in apparenza l'onoredi stare a guardia dellasua persona,

ma

in fatto eranoostaggi. Quindi Sve-none viveva senza rischio in mezzo ai malcon-tentisuoi. sudditi, i quali egli travagliava ed irritava colledurezze ecoi capricci di un ti-ranno. Egli poneva

mano

sulle persone dei sud-diti esili loro averi, oltraggiava 1'intera na-zionecon leggi ingiusteestrane, facendosi per quellesostenitored’ogniforastierocontro a’Nor-vegi:

ma

soprattutto a'Danesi eranodate gran-dissime prerogative.

Un

sol Danese poteva te-stificarein giudizio contro dieci Norvegi, esi doveva aver fedealsuo detto.IsoliDanesi ave-vano sicurezza di proprietà.11 Norvego doveva

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c Ii6 )

lìverire quegli odiati stranieri,e nonfacea caso se II’era retribuito con dispregi ed iosulti.L'ira della nazione toccò il colmo, e soverchiò la pazienza, il timore ed ogni rispetto.

Eyoar

, ilpossente ottimatecheaiutò Olao a salire sul trono, disgustatosi di lui, pose

mano

afarlo cadere, tolsel’incarico di balzare Svenoiiedal trono di Norvegia,e promise un re migliore a quel popoloj il(|uale,stringendosi intornoa lui, giurò di secondare la sua impresa.

Ad Eynar

si accostòKalv, che era unaltro potente otti-mate; equesti due capi della*'rivoluzione nor*

vega si recaronoinRussia. Viveva quiviun fi-glio di Sant’Oiao, chiamato

Magno,

il quale, quando vide rovesciato il tronodel padre, si trasse colà, aspettandovi miglior fortunaj enon l’aspettòinvano, poiché idue Norveghi an-daronoad Ifierirgli loscettro;eperchèera me-stierestrapparlodi

mano

altiranno

, promisero a ciòil lorobracciocon quellodituttigli

abi-.tanti della Norvegia.

Di fatto un gran numerodi questi, udendo awiciiiaisi il nuovo re, varcò le Dovrine, e andò ad inconirailosolennementenelle terre sve-desi ea giurargli fedele soggezione.

Magno

entrò quindi in Noivegia con felici auspicii. Al suo apparire il popolosi levòtutto in arme, e pro-clamòre di Noivegia

Magno

, il figliuolo di Sant’Olao. Quelle grida piombarono sul cuore di Svenone, il quale

, consigliato dalia compa-,gna dei tiranni. la paura, e non avendo più lo scudodel padre dielo rincorasse (Canuto

«ra mortoallt raallora ),lasciòcadérsi di

mauo

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(

”7

) ,

10-sceKro efuggi; onde non vi fu.bisogno df brandireun'arma perchè

Magno

avesse quel tro-no che nessutro-noglicotitrastava.Bensì nacque un contrastopoco appresso\

ma

gli ottimati nor-vegi sepperolevarlo viacon un’ottima negozia-zione, ia qualeacquistò al

Re

norvegoanche

11 tronodiDanimarca.

Quando

il fuggiasco Sve-iione, abbandonato iltrono di Norvegia, rico-verò sulle terredanesi, Ardi-Canuto (i) avvisò di poter pigliare possessodella Norvegia

come

eredità del padresuo:

armò

quindi una flotta,, la quale fece vela verso la Norvegia.Uditasi dagli ottimatidi quel Hegnola pretensionedel'

Re

danese, si recaronosulla flotta

, e trattaro-no una paceche fu stabilita suquesto patto, che

Magno

regnasse pacificamente in Norvegia

come

Ardi-Canuto in Danimarca; echeseuno di lorovenisse amorire senzalasciarefigli ma-schi, e rimanesse perciò vuoto il suo trono,

andasseilsuperstite adoccuparlo.Ilmercatoera piùvantaggioso alre

Magno:

poichéilDanese,*

guastocom’era per una vita dissoluta, aveva viso d’esserepocoatto alla generazione^e ve-ramente morìsenza lasciare alcun figlio: onde, avvenne che

Magno

posesulsuocapolacorona di

Dan

imarca, e acquistò senzasudore dueRegni' con grande contentamento d’ambedue le genti,

che sperarono d’aver pace eungiustogoverno. -Fallaci speranze. Poiché quando

Magno

si vide<

(i)Secondoalcuni storiciquesta pretensione nonfu ideala dalRe,madaglioUiinitidanesicheavevano un granpotere: essiguidaronolaflotta,essistipularono la convenzione,esegnaronolapace.

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( ) re putenteesicuru

, puse

mano

ad atti ingiù*

stie crudeli per vendicarelamortedel padre,

mettendo sotto i piedi il solenue giuramento die aveva fatto quandoarrivò ai trono di per-donare achiunque era macchiato di quel de-litto.

Uua

severa inquisizione additòun gran nu-merodi personeche operaronolacadutad'Olao;

suquelle piombòla vendettadel.

Re

spergiuro:

chi non potè sfuggirgli di

mano

, sentìquanto essa pesava.

Ma

i filidi quel processo terribile si stendevano troppo: gliottimati principali di Norvegia ne eranoimplicati^lo stesso

Kalv

com-parvereo: eraKalv uno dei due che andarono a cercar

Magno

in Russia, e lo guidarono al tronodi Norvegia;

ma

questo merito non gli valse: egli scampò fuggendodalla vendetta del

Re

, il quale s'avviava per questa strada al fine d’Aconee di Svenone.

Le

quereleandavano le-vaudosid'ogni parte: già le voci diribellione sifacevano sentire, unasommossa pareva inevi-tabilei

ma

un

uomo

illustreimprese disalvare lasua patriadaquel guai, poseargine all' im-peto elo irenò:egli si chiamavaSigwaler, cioè poeta.

A

quei die inquella terra ipoetierano giusti, eranosaggi, ed avevanopetto gagliardo evalorosoal bisogno (i). Sul loro labbrose*>

deva lapersuasione ela verità,ed erano quindi avuti carida pertutto e venerati. Sigwater si presentò ai furibondo

Re

col viso sicuro

del-r uomo

giustoj e seppesi beuefar valere

Tin-(i)labattaglia stavano nelleprimeble,edanimavano

iguerrieri coi loro canti.

, : (

”9

) finito valoredell’eloquenza

, clie il

Re

si diede vinto, confessòd’avere errato, ed operò pron-tamente quantofu insua

mano

perrimediareal mal fatto: bandi un perdono generale, diede libertàa felli gemevaincatene,ricliiatnòi fug-giaschi, compensò generosamente chiaveva sof-ferto, e fece insorama

un’ammenda

cosi

com-piutaeleale, che il popolo norvego gli per-^

donò volentieriilpassato,e gl’imposeil

sopran-nome

di Buono.

È Magno

ebbecura di meri-taresempreppiùquel bel titolo

, governando i

suoi sudditicongrandeequità

,esegnando ogni atto coirimpronta d’un cuore compassionevole e moderato; laquale moderazione, amabilissi.

ma

di tuttele virtù, fuadoperata da luianche nel trattarele cosedifuori;ondeaglistranieri ancora parve giusto che fosse detto

Magno

il

Buono.

Le

pretensioni dellaDanimarca sull’ Inghil-terrafurono il primo affare eh’egli trattò ap-penastrinse loscettro danese. I consiglieriche glistavano intornoavevanoposto innanzi la ne-cessità di fareunaspedizione inquell’isola per<

sottomettere

Odoardo,

chesi era sottrattodalla soggezione danese.

Magno

aderì a quei consigli, e intimòal

Re

ingleseditornarealdebito vas-.

sallaggioj

ma Odoardo

risposechesentiva d’aver forza esenno per essere re assoluto, che isuoi

-sudditinon parevanodiscontenti delsuo gover-no, eche volevaquindi tenereloscettro,enon cederlo checolla vita. Questa risposta irritò i

Danesi asegno, che

Magno

avrebbepotuto co-mandare chesi levassero tuttiinarme: e1’

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( Ino)

•vriano fatto

, trattaiulo'^i d’andare a combattere gl'inglesi, controiquali vi eraanche una rug-gine antica;

ma

il buonoemoderalo re gitlò acqua suquel fuoco] e voltosi agli ambascia*

dori d’Odoardo, rispose: «

Tenga

ilre vostro lo scettrod’Inghilterra; ioterròquellodi Da-nimarcaediINorvegia

: questo ègià un carico sufficientejfaccia iddio ch’io possa sostenérlo, e chei miei popolisiano conientidi

me

m.

E

perfar vedere chequellacessione nonera con-sigliatada dappnchezza,

Magno impugnò

tosto la spada, econdusse 1’esercitodanese a coro*

battere i corsaridaliaVandalia,che infestavano imari e invadevanole provincie

, commetten-do uccisionie rapine. In quellaguerra era cer-tamentepiù fatica e

meno

gloria,

ma

doveva ridondarne una reale utilità ai suoi suggelli

,

onde piacque al buon re.

Quando Magno

ebbeterminata quella campa-gna, ecostrettele torme dei piratiarispettare la.navigazione ei lidi de’suoi

Regni,

dovette stareancora colle armi in

mano

per ridurre al dovere Svenone, ilquale, non contentodi te-nerela verga di luogotenentenellaDanimarca

,

aspiravaafarsire. Svenoneerafigliod’ Aslri-dei sorelladi Canuto il

Grande

, eperciò era statoaccolto generosamente da

Magno,

onorato del titolo di lari (i), fornitodi largo stipen-dio,efinalmente creato luogotenente reale;

ma

l'ingrato risposea tanta generosità con ispargere calunnie a denigrare il

nome

deire assente,‘mac*

~(i)

È

l’Earl degl’ Inglesi,cvaleConte.

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( I2I )

chinandopertal

modo

d'indurreiDanesia poi*' resulsuocapola corona

, togliendola a

Ma-gnojed aveva già quasi ottenuto ilsuoscopo

,

consentendolola bontà delsuo beueiàliore,che non dava fedea chi gli parlava di quella tra*

ma

^

ma

il tradito reaprìfinalmente giiocchi, evide che le coseerano arrivateaun punto che non si trattava più di condannare un suddito ribelle,

ma

bisognava combattereun nemicofatto gagliardo; in ogni

modo

quellocheoccorreva fu fatto; resercito del ribellefu sconfino inte-ramente; eSvenone

, profugo

, esecrato, salvò lavita appiattandosi in un angolodell’ultima Finlandia.

Tranquillatelecose diDanimarca, il

Re

fu chiamato inNorvegia, dove eragiunto un

fa-moso

guerriero; ed era voce chefosse unpre- ^

tendente di quel trono. Costuisichiaaiava Aral-doSigurtson; vediamo la sua origine. Araldo era figliuolo di Sigurt ed’Asta: il padre di-scendeva dauncasatocheregnò finodai più ri-moti tempi in una dellepruviiicie alpestri della Norvegia primache Araldo Aardfagerle incor-porassetutte nelsuogranRégno,lamadre aveva sposato Sigurt, essendovedova d’AraldoGreske

,

del quale concepìOlao detto ilSanto.

Quando

Olao, dopole sue lunghe peregrinazioni e le varie avventure chedi sopra hodescritte, en-trò finalmentein Norvegia,etolse quello scet-tro,cercò dellamadre;e trovatala frammezzo ai monti nicchiata nella casa reale,

ma

dirò meglio patriarcaledel buonSigurt, alcui fian-co era divenuta madre di nuovi figli

, Olao

St. DELLA ScANDIK.T./, |6

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( )

ebbeper suatutta queHafamìglia,etolse con sèil maggiore dei figliuoli^ il quale c queil'A-raldodicuiadessosiragiona.Ilgiovinetto venne subello evaloroso assai, e fecemeravigliedi prodezza nelle varie battagliech’ebbe Olao con-troi Danesi, quando glifu tolto il trono eia vita•, spento quelsuo sostegno, Araldoriparò in Russia presso il re laroslaw

: quivi, bale-strato dallastessafortuna, viveva

Magno

figliuo-lod’Olao, ondeiduegiovinetti strinsero ami-cizia,eseguì poiciascuno il filodelle proprie avventure.

Abbiamo

veduto che

Magno

ccionò lesuecolfarsirgjscorriamoora quelle d’Araldo.

Ilgiovinetto norvegos’invaghì diElisabetta figliuola d’laroslaw; e non avendola potuta ot-tenere pernon avere nèricchezza nè

Regno

, si tolse viada quella Corte, eandò a cercare altrovemigliorventura.

Fu

a Costantinopoli, dove l’imperatrice Zoe, vista l’aria generosa del giovine,e iltagliogigantescodella sua per-sona

, si prese di lui; enon polendo sviarlo dal suo fermo volere d’andarad acquistar glo-ria, gli allestìuncorpo diguerrieri, coiquali egli guerreggiò conh'o i SaraceniinAfrica ein Barberia. dove pose insiemeun’immensa ric-chezza. Dall’Africa passò in Sicilia, e porse aiutoai

Normanni

, dai quali fu presentato ge-nerosamente, ed onorato.

Tornò

aBizanzio,

e Zoe lo festeggiò

come

un

nume

, e pose in lui un amore troppogrande; poi, fosse gelo-sia, 0fosse altrodispetto, Todiòfieramente, e locacciò in un carcere in compagnia d’

un

enormeserpente. Araldo venne con quello alle

.Cìoogle

( 123 )

prese,el’ammazzò. Finalmente una

mano

igno*

taapersela sua prigione

; e guidatolo al ma-re, gliadditòuna nave dove egli sali. e dentro trovò isuoi tesori: la nave sal}.ò sul fatto. Araldo navigò finchefu inRussia,dove misefuori le suedoviziemeravigliose\lavista di quelle con la fama delle sue gloriepersua*

sero laroslaw d’accordargli Elisabetta(ij,e fu-rono celebrati splendidissimi gli sponsali.

Allora Araldo chiese nuova di

Ma^no

: e avendo udito

come

quelsuo amico teneva le corone di Norvegia edi Danimarca, s’avviò per andarlo a trovare. L’arrivodello straniero in Norvegia, e il fastorealeche io accompa-gnava, fece immaginarech’egli avesse in

ani-mo

di toglierequelRegno,la qualcosa uden-dosida

Magno

, chestava in Danimarca

, si

recò

come

dissinelsuo

Regno

di Norvegia per conoscere chi fossequel pretendente, equali diritti volessesfoggiare

j mariconosciuto invece l’amico, rabbracciò

, lo festeggiò, evolle in ogni

modo

che fermasselasua stanzaallaCorte di Norvegia.

Non

potèstare però lungamente laconcordiafraque’dueamici; poiché Araldo era

uomo

ambizioso assai, equando l'amhizio-neprende possessod’uncuore vuolestarvi so-la

, ebandisceogni altro affetto. L’amico,

rospite di

Magno,

non seppefrenare la voglia che lo ardevad’essereanch’egli re, etoltosi via improvvisamente dalla reggia di

Magno

,

(i)Questaprincipessa erasorelladiAnnamoglie d'En-rico1redi FranciaemadrediFilippoI.

»

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( )

andò atrovare Svenone

,quelnoto pretendente del trono danese, con esso si collegò, e lece appareccliiamenlidiguerra per sostenerele pre-tensioni che misefuori.Allora

Magno

inviò al

campo

nemico alcuni illustri Oitimali ai quali conferì pienezza di potere, e questiseppero di-suniredestramente i due alleali, con soffiare nell’orecchio d’Araldo unataleproposta. Siano parlilifra

Magno

ed Araldo il

Regno

del

pri-mo

ei tesori del secondo (i). Araldoaccettò la proferta,efermò persè la pace. 1 due ne-mici tornaronoad abbracciarsi,efuronore uni-tamente nella Norvegia, e unitamente tolsero piùvolte le armi per andare acombattere Sve-none, il quale noncessava d'adoperarsi per to-gliere il

Regno

diDanimarca. Vani sforzi: poi-ché

Magno

il

Buono

regnavasenzatimore avendo

il trono nelcuore de’suoi suggelli, ai quali diedeprovadella sua bonlà finchevisse,e

mo-rendoancora:poiché,lascialo ad Araldo il Re-gnointero diNorvegia

,

pregò isudditi danesi che volessero accettare Svenone per loro re.

Magno

non aveva altracosaa lasciare, giacché il cuorsuo generoso non gli permisemai d’ a-vernulla io-serho;e lastessagran dovizia

ve-(i)Io tralascioladescrizionediqueitesori;v'erano oioie^^taiiledapotersiiiiisùrarcollostaio,v’era l’oro, v“eraI’argento, ederanogittatiinverghe grosse,

chedodiciuomini nonvalevano asollevarle. Misericor-dia!sod’averdettonell’Introduzioneallapresente Islo-riachespessomisarebbe cadutodicontar cosedegnedi romanzo; maquesta

,seDio miaiuti,èsigrossa,che noncapirebbeneininenonelleMille eunanotte.

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( 1-^5 )

nuta a luiquando cedette mezzo il

Regno

ad Araldo, fututtadispensata:epocaerafraquelle maniliberalissime.

Egli mori in Danimarca;

ma

iNorvegi vòl-lero ilsuo corpoe per ragionee per forza,e

iDanesi dovettero cederlo ad

Eynar

, il qua-le, trasportatolo aDrontheim, loseppellìnella chiesa maggiore.GliScaldionoraronolasua me-moriacon versi,eil popolomostrò per chiari segni d’essereaddolorato veramente per la per-dita diquelbuon re.