VITTORIO
EM.
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V*
NAZIONALE t
1
BIBLIOTECA PROVINCIALE
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Palchetto
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STORIA ursi VERSALE
ANTICA E MODERNA
(QDSI^IS IDH S SUOI ^CONTmUATORX.
STORIA MODE]
TOMO LXXV.
ST.DELLA SCANDlNAVIA^rOL./.
NAPOLI
PALLA STAMPERIA DELL’IRIDE
STRADAMAGNOCAVALLON.“29.18ó9.
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DELLA
SCANDIIVAVIA
OSSIA
SVEZIA, DAAIHARCI
EAORVEUA
!
a AI? (DOiIE DALLA STAMPERIA
DELL’IRIDESTRADA MA&N0CAVALLO»•**39.
1839.
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INTRODUZIONE
ALLA STORIA DELLA SCANDINAVIA.
C^ue’
popoli che tengono la parte setlenirio*naiecieli’Europa, eche sonodetti Svedesi,
Norvegi eDanesi, ebbero a’passali tempi un solo
nome
: quello diScandinavi; efurono una sola nazione.Era
poi essaripartita in ungran- de numero di tribù;eiCapi diquelle ebbero ilnome
dire, ilquale signiBcava giudice al parere d'alcuniscrittori,'esecondo alcuni altri valevaquantodire condottiero.Insortediscordie fra quei Capi, e quelle diffinitési per via di guerre, o col mezzo del duello , che era usi- latissimofraquellegenti,accaddeciòchesuole,' cioè che alcuni preponderarono,gli altri furono sottomessi: indiivari aggregamenti, eil divi- dersi,e il suddividersi;efinalmentequella tri- pai;tizione che veggiamo a’dì presenti.
Ma
perchèledifferenzedeiCapi pocoo nulla sonosentite dai suggelli, perchè le divisioni territoriali che fa la Politica non possono to- gliere l’unitàd’un popoloquandoeglièlegato per Religioneeperlingua
, fortissimo enatu-
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rale cemento percui staogninazione, ipopoli scandinavi limaselo semprestretti insieme con forti vincoli: ond’è cheo fossero delti Fin- marchesi, o lullandesi
, o Goti, oWcslrogo-
ti
, o Norvegi, o Svedesi, vivesserolegali in alleanza,o venissero a guerra
,ebbero inogni
mudo
unatalecomunanza dicose traloro,che unaè veramente la loroistoria,• nèio vedreiil versodi ripartirla.
Gagliarde rimembranze rendonointeressante la Storia scandinava. Quelle pianure, ora pa- cificbee tranquille, eccbeggiaronodelle grida orrende di quelletorme senza numero cheper fame ivi si assembrarono o peravidità di pre- da, emossero tante volle ad invadere TFii- rupa: a quelle rupi fu aHìIalala nordica scure terribile onde
Roma
grande tremò.Da
quelle spiagge salparono quei legni chesilcarono tullii mari; epenetrando perle foci de’lìnmi nel ccMitro delle provincie
,apparirono improvvisa- menteoggetto nuovo-espaventevole ai pacìfici abitatori di lontane lene, i quali furono co- stretti o diopporre forza, odipiegare ilcollo al!’ardirede’Nor-man, de’Vesl-man, degliOst- maii, edividerecon loro il
campo
ela casa.Grande
ella èsenza dubbio nel generesuo la celebrità che per queste prodezze acquista- rono quelle genti: egl' istorici loio la pongo- no inluce, ela custodiscono gelosamente(i);(i)OlaiisVcrcllus ilicoclicla HovrcMx* punire .tfvrianicnieroloro rlifosano porreindiiMiiorlioj(ioti invasoliitiItoniausaronodallaSvezia;c rlicindiretto
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(7 )
ma
levati via questifatti famosi, niente altro die cose incerteedoscure cipresentalaparte antica di quest'istoria, laquale èsiintrecciata collefavole, die piu veramentepotrebbe dirsi mitologia.So
che la favolaè la culladi tutte leistorie,echeognipopolohacollocato isuoi fondatori tra gli Dei, o almeno traiSemidei, evestita lapropria origine di favoloso splendo- re5
ma
le altrenazionihannorelegatiquei pro- digi fanciulleschi Ile'più remotisecoli,
glihan-
no
ristretti iu brevi cenni, sì chelo storico non v’impiegache pochepagine;laddove uel-r
istoria degliScandinavi noi troviamo daper tulio lefavolea pienemanieiportenti; e in- somnial'infanzia di quella nazione duròtanto, che ha nel mille e Uugeiilodell’Era
nostra ve-diamo
collocatiiracconti fanciulleschi delle Val- kiiiee dellealtre deità appartenentialiamito- logiascandinava.E
non èmeraviglia che tanto durasse 1’età barbara e rozzaperque’ popoli, iquali noneb- beromezzo alcuno ondeacquistare incivilimento e coliura; per la lorovita selvaggia , perle loro imprese feroci stellerò sequestrali fuor del commercio d’ogni altra nazione; e per tutta
Europa
fugrantempo uno spaventoilsolono-me
di que’Nor-man
eWest-man,
i quali non eranoconosciuti senon comeaudacissimi ladro- ni di mare; ed era infatti sidolce la vita pi- raticaaquelle genti,el'avevano iutantoono-«xx-v-vw ixxxxxxx
della leggeconverrebbe fracassare ilcostoro capo con
la]>icli niuicbe.
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re, che nonvierapersonachesdegnasse d’ab- hracciarla: i giovanetti, ivecchi, ledonnevi sì rendevanoillustri; efin le figliedei reim- pugnatalascurescendevanoin unlegnoarmalo a corsa e-veleggiavano a terrerimote
, portan- do ovunqueil terroree la strage.
Talifuronogliantichi eroiscandinavi
;e de- gni di quella gloria selvaggia erano i
monu-
menti onde se netramandava ai posteri la me- moria.Un
masso enormestaccatodauna rupe, rotolato in mezzoalia pianura, ed ivilasciato rosirozzo, e appena segnatod’unnome
, èilmausoleo d’uneroe;un bucoscavatonelfianco d'un montericorda cheivi furiposta lapreda ricchissima, fruttodi lunghe efortunate corse.
Queste sonolesole vestigio che lasciaronodi sègli antichi Scandinavi: ond' è che quella istoria è tutta ingombra^di caligine, ecammi- na con piede mal fermo tra dubbiezze e con- getture, ed è più voltesommersainlacune va- stissime.
Sfannogli è veroqua ecolà i sassi segnati dei caratteri runici;
ma
di quelle iscrizioni la Storianon si aiuta punto poiché illoro senso non èpiano mai; echipure riuscì a’diciferar- lo,conobbequelle essere tutteparoleesegniap- partenentialle artimagiche,nellequaligliScan- dinavi furonoversatissimi (i)je a chi preien-(i)Cileic.ir.tllerirunici servisseroallamagia, ovvero ad.allrcartimisliclic,nefafede quelpassodell’Edda- dovecdellor «Troveraiscioltelettereniniclie,gran- dissime leltnc,potentissime lettere, scritte da quel gran
(
9
)(lesse invece die quelli siano veri raonumenli destinati a servire memoria di qualchefatto io domanderò qual ragioneabbia indotto chistese r iscrizione a rendernedisperata lalettura col- rinvilupparnele linee a
modo
di laherinto.Posto adunque il difetto d’ogni
monumento
su cui poterestabilirsaldamentelaStoria scan- dinava e non valendo le cronache, lequali sono quasi tutte moderne, sebbene descrivano coseantiche, di qual cosapoterono mai gio- varsi gli storici tranneche delle tradizioni; e fu dessa la vanità e la perplessità diquelleche ridussequel perpetuo contraddirsi , per cui le .Storiedie abbiamodellecosescandinave riscuo- tono sì poca fede.
E
non acquistano esse già maggior creditosebbene faccianopompa
diuna scrupolosa esattezzacronologica nell'ordinarela seriedeire,onel distinguere ledinastie; imper- ciocché qual credenza otterrà l’asserzionediuno Storicoilquale da sennoesenz’ombra didub- biezza neracconta qualmente un certoRe
avea una figlia'bellissima che l’àveadata aguarda- re adueterribili draghi, chelamano
diquella era destinata achiavesse datomorteaque’mo- stri . . . con tu\to ilresto di quellastoriella ridicola? Quale credenzavorremodare a quel-r
altroche ne racconta a partea parte i pro- digi di stregoneria operali dal legislatoreOdi- no?O come
potremo riposaresullafededico;vecchio cheOdinosichiamòfragliDei,Dainofraipa- stori,Dualimofrainani,Asvidofraigiganti.V.i'Ope- raintitolataEdda.
i(if
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( 10)
lui che stende laStoria dei Giganti cheabita- ronolaScandinavia,descrive perminutoleloro misure, afTermaudo chelaloro
mano
era lunga un braccio; etemendo che al lettore nascaun qualche dubbio,concludechelasarebbeimpru- denza ilnegare questofatto (i)?Ecco
di quali racconti constano le antiche storieScandinave; e arenderle vieppiù intricate ed oscure s’aggiungeTauimo
apertamentepar- zialecon cuifurono dettate. Colpa n’è Tani- mosità gravissimaenazionaleche dividonoiDa-
nesi dagliSvedesi (a).Quindi è chedopo d’ avere veduto quanto fu scrittoe dal Puffendorfio
,edal Torffoeus
,
edalloSlurleson
,eda
Olao-Magno,
edaSasso grammatico, edal Messenio,e damolli altri Storici dellecosescandinave; dopo d’avere con non piccola fatica trovato il mezzodi tor via lecontraddizioni, gl’intricainentidicronologia e di fattichenasconodallacomparazionediquel- leStorie, formaiilproposito ditogliere*daesse quel tantosolamente chefosse certoechiaro
,
(i)Olaiis-Magniis
,ripetendoilracconto deiGiganti stesodalDenterò,diceche«illiitsauctorilatiimpuden- tissimumestnonassentire ».
(a)
È
ali’atioindegno della storica dignitàiltuonoin- sultanteconcuigliStoricisvedesiconfutaronoiDane-si
, eviceversa.
O
Danice saro (diceOlaus-Magnns, lib. 8,cap.t\o),qua impudentiaasserissreonesre- ges Danicistributasoh’isse?linonessendo minorile invettivedegliScrittori*danesi, bisogna.concludereche
aiaquesti cheaquellièdovutapocliissiiuafede,cche bisognauua grandecriticaper appurareilvero da toro intorbidalo.
/
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(
iO
e die facesse quindi alloscopomio; ilqualeò di dare una Storia compendiosa bensì
,
ma
sce-vera di dubbiezze, edistricala quantopotrò il più.
Per toccarpiù sicuramente questa mela,io intendo di scostarmi affatto dal metodoseguilo dagliStorici soprannominati
, ai quali essendo paiso die la storia diunpopolo stiatuttanella seiiede suoi re,evolendoadogni costo sten- dere non interrotta colesta serie, induraronola faticanon punto giovevole d’accozzare ignudi nomi
, ediederoin grossi erroriconfidando nei loro indoviiiamenti.
Ma
percliè lo storico, segnando la suavia nel mare del tempo, ha dovere diporvi alcuni' puntieminenti doveillettoresi soffermi e ri- posi, i quali punii sqgliono essere nelle storie ilvolgerede’regni eiìsuccedere delle dinastie, IOnonporrò giàinnon calequesto debito
;
ma
in luogo di registrare un grannumerodinomi inutili
,di sconosciuti re, sceglierò quelli die in qualche
modo
sirendetterofamosiperbontà 0 pei nequizia, per fortunati eventi operalte sventure. INon potendo uscire dai confini pre- scutti ad un
Compendio
, iodiscorrerò rapida- mente sui fatti incerti, opocorilevanti, onde avei
campo
disostarmi làdove allevicenderi- diiederanno riposalo racconto;eporròfraque- ste il libellarsi dei popoli
, leoppressioni loro ed 1gemili
, ovverole loro alte ingiustizie, e 1ciechi atti feroci
j porrò fra le vicende im- portanti ilsorgere e ilfiorire diqualche beni- gnospiritomandatodal Cielo a dirozzarelamol-
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( )
titudine, ovveroaproteggerla5nonlasceròan- dare senza nota lafunesta apparizione diquelle animescellerateche permaggiorecontristamento dell’umangenere ebbero favoredifortuna edal- tissima capacità;
ma
soprattuttoio terròdistese parole della sonàmafra le umanevicissitudini,dicoil mutamento dellaReligione. Io'dividerò quindila presente Storia in tre periodi: con- terrà il primo i secolinei qualigli Scandinavi furonoidolatri
jilsecondo comincieràdalpunto 10 cui, abolito del tutto il culto degli Dei ,
ebbe Cristo venerazione universale e non con- trastala-, r introduzione della Riforma luterana segnerà il principio del terzo ed ultimo perio- do. Questa partizione è domandata dal
modo
islesso con cui procede lastoria scandinava
5 e
vedremo difatio come ciascuna delle treparti abbia un suo carattere;poichélaprimaabbrac- reià lastoria de’tempi oscuri efavolosi ; sa- remo sempre frammezzoai prodigi, allestrane avventure, agl’incantamenti, talche perpoco
11 miostile non avrà 1’andare d’unromanzo.
Discorrendolaseconda, vedremo diradarsi al- quanto lanebbia iracconti meravigliosi sifa- ranno
meno
frequenti5avremo insomma piùso- lida materia, cheverrà ordinata con più chia- rezza;ma
solamente laterzaparte conterrà sto- ria veridica; e non sarà perquestomeno
me- ravigliosa,dovendoabbracciareiregnidiVasa,«l’Adolfo, di Cristina ediCarlo, iquali no- mi ricordano impresestupende, esfavilla una grande luce drammatica dall’ avvicendare dei lorocasi.
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STORIA
DELLA SCAKDIKAVIA»
CAPO PRIMO.
Descrizione topografica della Scandinavia.
—
Caratfere,
costumi,Leggi,Religione, armidigliantichiScan*
dinavi.
P
rima di dare comincianienloallaStoriascan*dinava sta bene premettere la descrizione di quella terra, edelineare un quadro succinto dello statodei popoliche l'abitarononellean<
lidie età.
Due
penisole conalcuneisoleadiacenti com- pongono quella vasta regione clié daiRomani
lu della Scandinavia,edieoggiabbraccia itre Regni del Nord.
La
maggioredi quellepeni- sole tienealla Russia nelle tene polari,e si stende verso il mezzogiorno fra il Baltico e1’
Oceano:
il primo bagna isuoilidiorientali, il secondo glioccidentalijil.GattegateilSund
sono i mari die serrano dal lato meridionale questa penisola, la quale comprende laSvezia e la Norvegia, provincieseparate da una ca- tena di monti attinenti a quelli della Russia:
questi monti sparsinella grande penisolala ta- gliano per illungocon unalinea continuata, ela frastaglianoper traverso convarie dirama-
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C i4)
zionl.
La
Danimarca formal'altrapenisola: essa tiene alle terre alemannesettentrionali; e sidi- stendefra ilSunJ
, il Callegate 1’Oceano
, iquali mari la bagnano all'oriente, al setten- trioneed alloccidente. L’Alandia,l'Oelandia, la Gotlandia, il Roskild, c moltealtre isole minori, stanno dintorno alle sopra descritte penisole, edipendono daitre Regni.
La
Natura sottoquel cieloè poco generosa, non è punto ridente, ed è anziorrida inqual- ellelato, e gretta nel tuttojma
nell'aspetto suo irto eselvaggio essa ètanto più maestosa epiùgrande: i suoi monti, i suoi burroni, ìtorrenti, i laglii, le selve, son tutte cose in- finitamente fantastiche^ enon eran certo più romantici isiti che la
Musa
d'Ossian ebbe cari.Perchèilcaratterecompendiosodiquesta mia istoria non ammette descrizionitroppo minute, io additeròsolamente que' punti che più meri- tanod'essere notati. Fuoridelie pianure die giacciono inunapiccola partemeridionale delia Scandinavia, ilresto di quelpaese ètutto va- rioper balzedirupate che sorgonoin ogni pun- to,e per mollissimi fiumie torrenti che rovi- nandogiù dalle alturevannoaformareque'tanti laghi chenellaSvezia s'incontrano ad ogni pas- soi
ma
convienevarcare le Alpi Dovrine, e penetrare nella Norvegia, chi vuol trovare si- tuazioni meravigliose estremamente e poetiche.La
Natura, che altrove architettòi monti, e glischierò con un dato ordine, in Norvegia pare che li avessegittati acaso: quindiessiDigitizedbyGoogle
( i5 )
stannobizzanarnente accozzati,dirupati,direi quasi ammonticchiali, e tengono tutte quelle strane svariale ligurechelorovennerodallacom- binazione: quindi igrandi fenomeni, cheden- no accadere di forza làdove leleggi dellasta- tica son cotitiaslafe. 11 tempo e i geli distrug- gonoquel cemento chetenea sospesefuori del piombo le rupi; queste cadono: all’urlo im- menso i monti sono sgominati
,la terratrabal- la: quelli sispaccano e
mandano
fiumiimprov- visi questa siapre, e ifiumisono ingbioltiti dopo un brevissimo corso.Tali fenomeni, die pursi rinnovano a quando aquando,fanno ve- dere forse al geologo
come
possano essereav- venutetuttequellestranecombinazioni clie dan- no alla r^iorvegia un aspetto così stravagan-Ma
vi...
èin Norvegia un altro fenomeno ilquale fornisce grande materia di congetture e d’ipotesi alla geologia. L’ oceano ba scavato nei suoi lidi molti canali die vanno scorrendo deulioal paesequaranta, sessanta, e fin cento miglia. Quivisipuòben direche Nettunoscos- se con impeto orrendo ilsuo tridentej e do- vetteesserne dura la tempra, dacchémolti di quei prodigiosi bracci di mare sonoscavati nel vivo degli scogli. Il piùlungo èquello diCri- stiania, ilquale penetra dentio lenaperiitrat- todicento epiù miglia
j vengono dopoquelli di Droiitlieim,di Stravanger, di Hardanger,
(i)V.Viaggio inNorvegiadellosvedese signorVah- Icmbcrg.
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( )
di Soghefiord, ed altri moltissimi di
men
rile*vanle lunghezza.
E
s’accordano a farcompa-
rire vieppiùromantica la parte littorale della Norvegia quelletante isoleequegliisolotti che sono sparsi lungo il lido, e soprattutto quel*
l'altissima siepe discogli bruni e multiformi che seminanosporgersifuorj dell’ondeper fare a quelleed aiventi un perennecontrasto: di che viene quel continuo movimento tempestoso, e quelle tanteesìtemute correnti onde la
Nor-
vegia hacosì ben guardato il latooccidentale da ogniassaltonemico.E
non èmeno
sicura dallato orientale: quivi sorge la catena delle Alpi Dovrine, lequali hanno sì scabri ifian- chi, tantoeccelse le cime, dove le nevi si mantengono eterne, e le lorofalde sonotanto inaccessibili per i molti torrenti, che il ten- tarne il passo fu sempre una impresa disperata a chiunque volle da quellatoassaltare la Nor- vegia. Il solocacciatorenorlando osa inoltrare il piede non senzarischio fraquei cupi burro- ni e vede biancheggiar da pertuttomoltoos- same
umano
j erammenta iquattromila guer- rieri sciagurati chesecondandol’ordine di Car- loXII
ardirono inerpicarsi sulle Dovrine, e smarrita per quelle balzela via el’ardire e le forze, cadderotuttiquae colàspentidal fred- do edalla fame.Quellacatena dimontistende per ogni verso varie braccia,lequalipenetrandodentrolaSve- ziacla Norvegiavimantengonopura1’ariae serena,
ma
freddaassai]elavegetazione quin- di vipatisceuna guerra continua.Meno
rigidoDigitizedbyGoogle
( *7 ) èil clima nelleterrelitorali
, poiché quivi lo raddolciscono le esalazioni delmare;
ma
tantof
iiùfrequenti si fanno colà levariazioni del-
’almosfera; equesteaccadonosìsubite, esou
sì grandi, die l’agricolturanesoffreassaipiù cheper ilfreddo più rigoroso.
Dal finqui dettosipuòraccoglierechetanto
il
dima
quanto ilsuolo della Scandinaviafa>Toriscono assai pocolefatichedel coltivatore.
Le
suericolledifatto, pigliate insomma,
non fannoal sostentamentodi quegli abitanti;ma
essi si dannoalla caccia, alla pesca, al com- mercio', e possono pertal
modo
sovvenirecol grano di fuora al difetto de’granai nazionali:così nelle etàcivili i popoli provveggonoalle loro necessità;
ma
nelle barbare vi provveg- gono barbaramente: quindi larapacità ela fe- rocia degli antichi Scandinavi. Cacciati dalia fame, s’assembraronocome
lupi in grossetor-me
,'ed avvisarono d’uscire dalleloroterre,e di stendersi sullealtrui: salparono dalle loro rive con rozzi legni , esenza periziaalcunasicommiseroall’oceano ;
ma
li faceva arditine- cessità, er ardire stava in luogo di arte nau- tica:r
oceanocon tutti gl’impeti suoi nonpo- tèributtarequegliaudacinaviganti,iqualiap- prodaronoa terreignote.Addomesticati quindi coiralto mare, trovarono facile1’abbordo ad ógnilido piùlontano; nessuna terra fu salva dalle lorodepredazioni; ecome crebbe1’abi- tudine diquelle, rorrore ne venne meno. L’in- vadere le provincie, e porla falcenelle altrui messi, furono spedizioni illustrij il correre a .
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( )
ruba pertutti i mari diventò unonestoeserci- zio; e finalmente futenuto un mestiere nubi-^
lissimo, un -campotutto pieno digloria edi alluri.
Tali furonoiprimiScandinavi:così vien de- scritta la loroetàdeiruro; equeglistoriciche ne ragionano,gli Scaldi chel'hanno cantata, non vi parlano di soavi amori pasturali, non di ruscellisòorreiiti illatteo diquercestillanti mele,non vi dipingono la felicità di una vita pacificaed innocente
,
ma
descrivono costumi tutto feroci,
trastulli d'arme, impresedi san- gue edi fuoco. Avvezzi gli Scandinaviad af- frontare ogni riscliio
, eadar provadi valore colmettere mille voltela vita a cimento, fa- cevanoquasiun commercioedelvaloree della vita;e spendendo quest’unico loro valsente,
procacciavano tutto quel cheloro faceva
me-
stiere:cibo, vesti ,moglie
,capanna ,gloria,
e ilcanto degliScaldi diela rendessefamosa.
Ogni
attodi sangueera bello: chi ne usciva aveva applauso; quelli che soccombevano, eb- bero dai posteritributodigloria; lasolamorte. naturale era stimata infame, inducendo essa il
sospetto che colui il quale cosi terminava la sua vita
, i'avesse guardata mollo ed avuta troppo cara, mentreera un debito il disprez- zarla; edal grandeuso d’averein conio d’o- nore il <lisprezzodella vita
,venne a que’Bar-
J)ari l’idea di sottomettere ogni litigio al giu- dizio dell'armi,nel quale giudizio raellevauogii Scandinavi un grande onore; e1’usavano e.ssi
comunemente,laddove nessunaltropopoloaquei
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( *9 ) dìconosceva il duello
; ed anzi
Mario
Io di- sprezzò, ederise
come
barbara usanzaquando, sfidato daquelCimbro
, rispose: « Selavita ti dà noia, valliad impiccare ».La
qualeri- sposta fu bella ed applaudita nelcampo
roma- no,e pressoiCimbriper locontrario fuavuta ba<isa ed indegna.Fierezza, durezza
, alterigia erano i carat- teri principali che stavanoscolpiti nel petto de- gli Scandinavi|emostravan essi una certa ge- nerosità perfino nelleimpresepiù scellerate.
Un
legno montato da gente senz’arme non era da loro assaltalo; eranoavidi della preda,
ma
la volevanoguadagnare5 epareva loro di gua- dagnarla uccidendo, od esponendosi all’ucci- sione.Queste ideeferoci
, questo selvatico naturale li rendeva non curanti affatto degli agi e,del lusso; vestivano pelli d’animali, calzavanosti- valetti iniessutidi scorza d’albero; e una tale calzatura non è ancora, dismessa del lutto in que’ paesi: i montanari
, clie1’usano tuttavia, sono chiamati birkeberiani (i).
L’armi
lorodi difesa consistevano in certi scudi intessuli di verghe, e coperti di coitecele 0 di'pellami;uguale era la materia e latessitura degli elmi:
ad offesaadoperavano picche, spiedi e spade*,
ma
l’armacomune
e la più favorita dello Scan- dinavoera lascure; ederala più terriUWe ve-co
Questaparolasignifica calzato discorza: e di- vennenome onorato quando que’montanari posero ilgrandeSverrei'sultronodiNorvegia.
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( 20 )
ramente:la conobberoa lorograncosto i Ro- mani,ela chiamaronosccurisnorica.
GiiScandinavi abitavano grandi capanne di legno, in meezoallequalisiaccendevail fuo- co: il fumousciva dalla porta; e non erano diverse lecase di que’tali chedagli storiciso- nodetti re, eche infatti eranocapi-tribù(i) rivestitideir autorità di giudici, e destinatia far osservareleleggi religiosee le civili.
Que-
steeranopoclie esemplici;alcuni delti brevi, che noi
chiameremmo
proverbi, erano tutto il lorocodice\e non bisognava un gran corpo di legislazione a quella gente
, la qualeavea
come
precetti impreteribili le usanze dei mag- giori; quindi è che mentre era loroconcessa la poligamia, nessunoprofittava di quella con- cessione, perchèle tradizioni lorodicevano che nessun de’maggiori avea usato d’avere piùdi una moglie. I reeranoelettivi*,
ma
perclièl’u- sanza voleva che fossero preferiti nell’elezione1 figliuoli del re defunto
, quest’ usanza fu a loro
come
legge inviolabileinognitempo:forse fu il grande amored’un’assoluta indipendenza quello cherendetteodiosa agliScandinavi qua- lunque manieradilegalità, ondepreferivanodi osservare liberalmentee dipropriavolontàidet- tami dell’abitudine.Poche erano pure le leggi religiose; prescri- vevano essesolennità diritinuziali,aspersione
(i)NeiteanticheStoriescandinave, emassimenelle.
Sagalaccollcdallo Snnrro, sitrovaspesso iltitolodi redatoachinonloera: vedi1’Edda.
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( )
•
deibambini,sepolluia o rogoai morti; e suprat»
tutto una grande veueraziune per que’checa- devanoin battaglia, e perquellieziandioche si davano dasè stessi la morte o con ferro
a
confuoco,ovverocolprecipitarsi dacerterupi sacre: edera quest’ultimo generedimortere- putatoil più glorioso.
Quanto
allorosapere non possiamo farcene che una meschina idea, seconsideriamo cheil genere selvatico della loro vita non richiedeva molti lumi, ovverosebadiamoallatotaleman-
canza di monumenti che valgano a farfedeche gliScandinavi avesser scienze;nègiovano pun- to glisforzi che fannoquegli sturici perpoter attribuire cognizioniscientifiche all'antica età scandinava, laquale a detta lorofu peritissi-'
ma
,nell’astronomiasoprattutto: perchè ivo- lumirunici chesi adduconoaprova non con- tengono pure una parola che possa riferirsia soggettoscientifico;ellaècosafattaormaichia- ra che quei caratteri o serbano in sèoccultimonumenti
dell*inutile artemagica,ovvero ne dannostorieromanzesche,e poesiespecialmente inbuondato.Furono
di/faltoaccarezzatigran- demente fra gliScandinavi i novellatori edi poeti, even’ebbequindiun grandissimo nu- mero; essi erano chiamali Scaldi, valeadire uomini dimente straordinaria (i), ed avevanoil debitodi scrivere la storia edicantaregli eroi. In quantoalle storieo nonfurono scrit- te mai, ovveroneandaronosmarritiivolumi
,
,(>)Y.SturlesoEu
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( 22 )
seiido chequei racconti chesono rimasti eche vennero raccolti daSnoiro Siurleo e dal Soe-
mundo
(i)non sono nulla più die romanzi:essisonochamati Saga*, esulloro valoreionon voglio dare alcun giudizio.
Non
parleròneppu- redellapoesia degli Scaldi, poiché troppadi- stanzaètra ildetto dichi laesalta
come
cosa sublime, c quellodichiladispregiacome
rapso- diavuota affatto di sennoe di poetico fuoco:ondeio, che non so accostarminè aquelli nè a questi,tolgoinvece ilpartito d’offrire allet- toreun saggio sidiquella prosa chedi quella poesia. Vaieranno speroquestisaggi meglio di quellocheio potessidireadare un’ideadiquan- tosapesserofare giiScaldi scandinavi novellando epoetando (2).
Porròfinea questoquadroschizzato appena dell’antico stato dellaScandinavia qolfareuna parola eziandio intornoaigiganti^sulqualpun- todirò solamenteesserefermaopinione di tutti i piùgravi storicidi quella terra chei primi uomini ondefupopolata avessero statura gigan- tesca, efossero dotati d’una grandebellezza diforme e di forze meravigliose(3).Questaas- serzione vorrebbeessere sostenuta da unaqual- che provaconcludente; esariabello il vedere laNatura gittareottimi iprimi semi della spe-
wwwv»»
(i)V.illibroislandesechiamato Edda.
(3}Questisaggisitroveranno inlinedelpresenteTO7 lume.
(3)Vediin OlaoMagno una descrizione esatta dei Giganti scandinavi.
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( )
eie
umana
in una lena dove appunto sirichie- devaperfezione^
vigoria a combattere contro lostrano rigore delclima, eT ingratitudine del suolo.Ma
lasciando starel'opinione mal certa che nelle etàrimole la grande penisola setten- trionale fosseabitata da unarazzad’uominigi- gantesca, fatto sta chebeilo in ognimudo
a vedersi, equasi straordinario, èil tagliodei presentiabitatoridiquella Contrada,echeuna cosamaschiaèveramentelagagliardia delleloromembra,
leloro occupazioni, i lorodiletti,e laloro sobrietàrigorosa: qualitàquestechefan- no perdonarea quella nazione ilsuo grandeg- giare intorno alla propriaorigine, edanno a leisoprattutto il dirittodi parlare delle giurie avite; sìcheseidiscendenti degliHarald,de- gliOlaus, dei Gotrik, degli Sverrer edei Gustavi, vanno alteri di que’gran nomivun tale vanto non riesce vuoto per loro;e non è ridevole quantoè ilrammentare Catoni,Fab<
bricie Bruti, agli abitatoi'i diun'altraterra.
CAPO SECONDO.
• I
Originerfeìpopoliscandinavi.
—
Saga diThorede’suoi figliuoli.—
ConquistadiOdino.—
Sueistituzionionde formare un Regno polente. Suadivisione delRe- gno.—
Suamorte.È
unacosatuttapienad'incertezza l’origine de’popoli scandinavi : eccoquello che se ne racconta.Quasitutti gli storici settentrionali vogliono che
Magog,
figlio'di Giafetoenipote diNoè,
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( ^4)
peregrinasse poco dopo il diluvio con alcuni suoiseguaci dall'Armeniaal Settentrione, e chefermasse il piede nelle valli della grande penisola; e perchè'tanto ilviaggiodiquel pa>
triarcaquantorisuofar altopaionopartitipoco ragionevoli, un grave storico(i) giustificala condottadel nipotedi
Noè
condire ch'eglidi- lettavasi grandemente delle osservazioni astro- nomichey e che fu tirato verso il Settentrio- neda un grandesideriodimirare davicinola stella polare.Ma
aldottissimaRudbekio non piaceil far discenderelasuanazionedaMagog
:egli affer-ma
inveceche quelle terre sipopolarono sola- mentequando iBabilonesi, distruttala famosa loro torre, sisparsero pertuttigliangoli della terra.Le
provech'egliadduce nellasua Atlan- ticaasostenere questa ipotesi non dimostrano altracosa fuor chel'ingegno acuto e bizzarro nellostesso tempodiquei celebre erudito (3).Inogni
modo,
o. fosseMagog
queglicheori- ginò i popoliscandinavi, o fosse una colonia babilonese, o purfosse una tormadiGermani
,
ovverodiTartari, come pretendonoalcunialtri eruditi, certoècheintornoaquella primaetà lastoria ètuttaoscura;eperfino iraccontifa- volosi sono ignudi affatto di verosimiglianza, sonsenzafilo.
Vediamo
non ostante di trarre fuori daquella nebbiaun qualchenome
, edai(1)V,PuffendorGo,Hisl.rcrumsvevicarum.
(a)Visse altempodiCristina,e fudaleiprotetto molto.
.( ^5 )
puerili racconti cerchiamodisceverarnealcuno chemeriti d’essereriferito.
Narrano alcuneCronache, ealdettolorosi
accorda la tradizione,*narrano, dico, |aSaga ossia laStoria diuncertoThor. Costui abitava una vallepresso alle sponde dei golfodi6ot«
nia,edera potentissimoinquei dintorni;avea due figlied una figlia:
Nor
eGor
eranoino-mi
der maschi; la femmina si chiamòGoa.
Thor
oltreall'essere le, ossiacapotribù, era altresìrivestito deliasuprema dignitàsacerdo- tale: la'qual cosa non erainusitata per quei tempi.Avendo
eglidunque una^'volta ordinato unsolennesagrificio, siradunaronotuttiisud- diti, iservi,ifigliuoli:lasola figlianoncom- pajrvej chiamatalalungamente, edaspettatalain- vano, furisolutodiandarneintracciaiilpadre consultò gliDei per sapere aqual terra sido- vesse voltar i passi,
ma
gliDei nondisseroal- cuna cosa. Alloraidue fratelli preseroil par*titodi cercareper maree perterra la sorella perduta:
Gor
sipose inmare,Nor
s’avviò per terra; edopoaver questi superatemontagneal- tissime, scese in un’immensa pianura : quivi trovò varietribù, genti armigere, collequali dovette venireallemani per ottenereil passo^ e giuntoin ultimo allaterra di Hedemarken^, inteseche regnava colàun
uomo
potente,chia- mato RolfudellaMontagna
: era dessoappuntoil rapitore di
Goa
j il quale, udito l’arrivo diNor
, si apparecchiòaduellare affinchèl’armi decidessero,secondoilcostumedialloradiquel- la ^ente, s’egli dovesserestituire o tenere labl.
DELLA
ScAMDlW. T./. aDigillzedbyCoogle
T
( 26 )
rapita fanciulla;
ma Nur
, conosciuto1'animo forteed ardito di Rolfo, venne secoa patti :concesse
Goa
\ edavuta in compensola sorella del rapitore, fuspento fra loro ogni sdegno, lutanti'Gor
, cheaveva fattoindarno una lun- ghissima navigazione per molti mari, tornòai lidi dellagrandepenisola-, etrovato nellavalle diSoknedal il fratello, formarono insiemela determinazionedicontinuare iloroviaggionde procacciare venturaj econclusero il pattoche ciascuno tenessepersètutteleterrechegliriu- scisse di conquistare.Gor
tornòquindi inma- re, es'impadronì di tuttele isolescandinave daluigià discoperte nelprimosuo viaggio.Nor
alTincontro pigliò possessodiquel paesechegiace fra rOceano
ela grancatena delle AlpiDo-
vrine; quivifulegislatore, fure,fusommo
sa- cerdote;emorto, ebbeonori divini.La
terra dalui conquistata fu dal suonome
detta Nor- vegia(i); ein quella contradaNor
è tuttavia unnome
venerato econosciutodaogni persona.Perquesto raccontosivedecomefinodaitem- pi più rimoti si dispiegasse fra gli Scandinavi quel carattere loro irrequieto, e quelnaturale talentod’occupareleterrealtrui.Altre novelle stanno per lestorie di quell’antica etàj ed io ne accenneròalcune,
ma
cortamente: poichéalmio
vederenonmeritano molte parole nèlecon- troversieche stannofra glistorici"danesie gli svedesi intorno alfattodiquell’Ericoantico re di Svezia, il qualespurgò,diconogliSvede-
(1)Nor-veigh,Viaggio diNor.
I
( 27 )
si, il
Regno
suo dalla genie piùtrista, efat- taneuna colonia, lamandò
apopolareleterre danesij nèmerita lungodiscorsola novella di Oslen redi Svezia esuccessore di Tlior, il
quale, a punire iNorvegi che avevano ucciso il re loroGethar,
mandò
un cane a sedere su queltrono, e forzò quellanazioneafareomag- gioai nuovo re. Queste emolte altrenovelle vieppiùstolideancorarendono vuotoaffattoquel tratto di storia cheprecede laconquista d'Odi-no
j ilqualetrattoappare rotto inoltree inter- vallato piùvolte per multelacune di varii se- coli; e suhfors^ quelliitempi nei qualis'hanno asupporre avvenuteleprimemigrazioni deipo<polisettentrionali onde è parola in tuttele al- tre istorie;
ma
non trovandoiosuquestopun- to alcunragguaglio certonellepaginedegliSto- riciscandinavi, escofuori del buiodi que’se- coli, evengo ai giorni nei qualiOdino
com- parve nelle contrade della Scandinavia.Qual nome
portasse(questoconquistatoreavan- tid’assumere quellodOdino
nessun storicolo sadire, enonèdettoaltrosenon ch’egli era il capo d*uuatribùchiamata degli Azar, la quale avevastanza sullerivedel Tanai. Allor- chéPompeo
guidò lelegioniromanea soggio- garetuttal’Asia, quel capo-tribù vide dinon poter sostenere1’impetodelvincitore; chinòilcapoaliafortuna di
Roma
, eguidòlasuagente in altre contrade acercarvi miglior ventura.Giunto nella grande penisola del
Nord
, e ve- dutaquellagranvallech^stainmezzoallaSve- zia, e che formaoggilaprovìnciad’Uplandia,DigitizedbyCoogle
( ^8 )
gli piacque il lerreno ubertoso, il lago Maelar amenissimo, il cielo mite: divisò di fermare in quel silolasua stanzajecominciòadiscac- ciarnegli antichi abitatori, facendo valere quel- lamedesima ragioneallaqualeavevacedutoegli stesso, e pose le basi d'un nuovo Stato
;
ma
pei renderlopiùsaldo non lovolle fondare in tuttosulla violenza, e ricorseancoraall'ingan- no. Istruttoch'era in tutte quellearti sottilie que'tanti spedienti ciarlataneschi on.deera co- stituita la scienzamagica nelleetàbarbare, co- minciòad operare apparenti prodigi:sìchegli Scandinavisemplici accorreanod’ognibandaa prosternarsidinanzi a luì
, affermandoeh'egli era
Odino
\ed eraOdino
il maggioredei loro Dei. L'accortogiocolieresecondòquell'errore;eavendo notatochegliScandinavi tenevanola credenza della metempsicosi, dichiaròloro che nelle sue
membra
era trapassatal'animadeldio Odino. Fermata questa opinione,poco gli co-
stò il por
mano
aduna vergaassoluta,epotè quindi darealsuogovernoquellaforma che più gli piacque:ma
eglipossedeva mente sublime per fondare Statie dettareCostituzioni: quin- dinon pose anorma dell'opera sua un voler capriccioso,ma
volse tutto lostudioarende- re tali i suoi provvedimenti religiosiecivili , che potesseroconfarsi benecoll'indole dei po- poli scandinavi ecoilorocostumi.Vediamo
dun- queinOdino
illegislatore,Vistitutored'un;i Religione, e lasciamostare tuttequelle storie che lodipingono unostregonemaraviglioso;la- sciamo stare la novella deidue tene-,Gbogle
(
^9
)va per consiglieri,e cheglipredicevano l’av- venire
j non perderò 1’opera mia a descrivere quella nave stupenda eh’ egli portava in tasca
f
)iegata
come
un fazzoletto, e clicspiegava e anelava in-mare quando gli cadeva bisogno5
non gitteròtempoa raccontareinquante torme eglipotessetrasmutare lasua persona:questie consimili assurdi prodigi, chealarga maiu»soiu?
attribuitiad
Odino
dagli Storici (i) scandinavi,
non onorano la memoria di luij
ma
si l’ono- rano le suesaggie istituzioni.Quando
egliebbeconosciutoilnaturale delle gentiscandinave, avvisò alloralareligioneele leggiconvenienti aformarne unpopolo chedo- vessediventare il terrore di tutti gli altri.E
innanzi tutto pose pensiero a procacciare che quelle gagliarde tribùnon distruggesseroilgran •
capitale della loro forza col disunirsi: il che facevanofrequentemente. Istituìquindi certefe- ste solenniallequali tuttedovean convenirele genti scandinave, edoveano mescolarsi, edal- legrarsi insieme fraternalmente:iltempodiquel- le festericorreva nel solstizio invernaledicia- scun anno;
ma
pertor viaquell’indifferenza e quel gelocheTabiteidineinducedi suanatura,volle cheogninoveanni quelle festefossero ce- lebratecon una
pompa
nuovae straordinaria.Avendo
riposto nellearmi il maggior nervo del novello Stato, e conoscendo per esperienza'(')Cbiamassevederedescritteminutamente le virtù magichediOdinoleggaSlurleson,Olao,e tutti infine glistoriciautiebidellecose scaudinave-
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(
3o
)
come r
esito di quelle non dipende tutto dal valoree dalla forza, percjiè lafortuna vipone spessolasuamano
, fecedellafortuna unadea, allaquale assegnò solennisagriilziclieeranodetti Disa-blote,come
adireSangue
allaFortuna.Pertal
modo
, attribuendo allosdegnodiquella dea tutti i cattivi eventi roiliiari, eadditando una via di placarla,provvedeva afTìncbèisuoi guerrierinoncadessero scoraggiali altornareda qualchespedizione infelice.
Odino
vide chegli Scandinavi, spruzzatoritutti della morte, ave- vanoidea di premio egastigo oltre il termine della vita: propose quindi un luogo di pena doverelegò i tristi,eimmaginò
unsuo para- diso destinatoa coloroche -morivano da forti ; promise cheiviavrebberobevutol’idromelenel cranio de’loronemicijed affermòchequel luo- go di gioiaera allègrato dallacompagnia delle Valklrie,leggiadrissimee celestifanciulle.Que-
steidee si attagliavanoperfettamentealtalento feroce di quellagente materiale
,ealla natura deli’uomo.
Avvisò ancora di riunire in una
mano
sola tutti i poteri; ediede al capo delloStatogli attributi del sacerdozio, ponendo poi neldetto suo un’ autorità senza confine, con dichiarare che peril suo labbro gliDei manifestavano il loro volere.
Volle chela giustizia fosse amministratadai più saggi,dai più costumati
;
ma
lasciòalpo-P
olo 1’arbitrio di farne la scelta , e guarentì integrità dei giudizii, ordinando che fossero pronunziatiinpubblico.Igiudici salivano su di
( 3i ) .
alcunluogoelevato,edivi,sedulisopraalcune pietre disposte a semicerchio
, udivano alco- spetto delpopololeragioni dei contendenti,e al cospettodel popolo pronunziavano le sentenze.
Veggonsituttaviaper le regioni scandinaveque’
sempliciedantichissimi tribunali,cheiltempo ha rispettati.
Erano
diquesta temperatutte lealtre istitu- zioni religioseecivili poste dallegislatoreOdi- no;e chibramassediconoscerneilresto,veggaivolumidiMessenio, diRubdekio,diVerelio, diReringschoeld(i);
ma
veggasoprattuttol’Ed-
da, collezione ricchissimadi scritti.antichimessa insieme dalSemundo
edalloSnorroSturleo (2).Ma Odino
, quantunqueadoratocome
unnume
dagliScandinavi, mostròd'essereuomo
coll'in- vecchiareyeconaccogliere nel petto infiacchito pergliannituttiquegli umaniaffettidai qualiun
conquistatore, un legislatore, un granre, deve essereaffatto esente. Egli cadde nei fallo in cui moltialtriGrandi cascarono dopodilui:per amorede'figli suoi, de' congiunti, degli amici, divise tra diloroil
Regno
che aveafon- dato.Seming
, ilprimo de'figliuoli, ebbela
Norvegiaj a Skiold, che era il secondo, fu data laGolia, laSelandaelealtreisole
; die-
dea Heimdalsuo congiùnto la Danimarcaje donòlaSvezia al caro suo amicoNiord, sa-
(1)Odino provvideeziandio atiinchèlabellarazzade- gliScandinavinonpati.ssedeterioramento,e diedeper- ciò alcuniordiniopportmiissimi,ondefosseconservata.
(a)Laparte prosaicaèstata raccoltadalloSnoiro,
e la poetica dalSemundo.
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( 3 »)
lutandolo red'Upsal: con questo
nome
furono cliiamali in appressoi re svedesi^finoall'anno ino8,
in cui piacque ad Qlaodismettere quel titolo perdirsi invece re diSvezia.Poiché
Odino
ebbe così miseramente partito ilsuo granRegno
, chiamòdintorno a sèilBore de' suoi guerrieri; annunziò loroessere giuntoiltempoincuieglidovearitornare nel suoYa- Ihally dissed'andare ad attendere colà tutti quelli cheavrebbero data la vita daforti; e quindi, traBttosi il petto, moii. Gli Scandi*
navigl'innalzarono un tempio magnificoy per quanto il concedeva larozzezza di quell' età : egli dovettenuliameno essere costrutto benso- lidamente, poiché esso sta tuttavia; e voltato in chiesa cristiana, serveora agliabitanti del villaggio chiamalo Samla Upsala, il quale
è
situato a unmezzo miglio fuori della cittàdi Upsal.f 33 )
CAPO TERZO.
Divisione della ScandinaviainmoUissimipiccoliRegni.—
Storiad'alciitiidiqueiregoli.
—
S'iibdagerreinNor- vegia.—
SultoiiicttctuttalaScandinavia,malatiene poco tempo.—
Undingored'UpsaleAddingorefn Dauiraana sidannoscanihitvoliiiente provail’amici- zia,ilprimo coirannegarsiinuntino diratafià,il secondo*conappiccarsi.— Snanvita, giovineeroinada- nese, conquistailRegno d’UpsalaRegnerò.—
Pro- dezze-d’Aidaiio in tuttalaScandinavia.—
Alfnnere diDanimarcaacquistalamanodiAlvida, figliadel Rede'Gol», uccidendo duedraghi.—
Agalherlo è appiccato per avereammazzatolasorellad’Alfoue, travestitosidadonna.—
RegnodiProtoneIli,detto l’AugustodelNord.—
Sueleggi.—
ProtoneIV.La
morteOJino
fecesorgete molliambi- ziosi a pretendered'aver parteinquello Sialo, di coilostessofondatoreavevagià toltol'unità;equellaprimadivisioneavendoindottobacchez- za, i pretendenti prevalsero, onde la Scandi- navia fu divisanuovamente, esuddivisa ancora colprocedere del tempoper
modo
, chelaSto- rianon puòdar contoneppure delnumero, non chedeinomi»edelle impreseminutediqueitanti piccoli rechela tenneroper un gran tempo.Iocaverò dalla folla quei tali chevannodi- stintiperqualcheverso; enominerò prima
Rig
re dellaScania,poiché costuifornìqualche ma- teria'alla Storia colle imprese guerresche che operòper conquistare le provincie d’Allandia;nominerò
Umblo
eDan
Mikillali: il primore-gnando
in Upsalintraprese di sotlonvelteie la penisola cimbrica, e tratto abuon termine il suo disegno diede quel
Regno
alsuofiglioDan
:DigitizedbyGoogle
(34 )•
questisposòOlufa figliuoladel
Re
di.Selanda, e perquesta viagiunsea riunirealsuoRegno
quella provincia; farò menzione di Freyer; lo stato diquestoRe
non sisadovefosse, lesue imprese uon sonoconosciute;ma
gliScandina- viloposerofra gli Dei, onde èforzasupporre eh'egli fosse obuon re, o valorosoguerriero;
o capacepolitico, ovveroun qualche granne- gromante, vale adire astutissimociarlatano.
Ricorderò la fine tragica di
Domalder
, il quale regnava inUpsal; quandoessendo trava- gliatoquelRegno
da una gran fame, ilpopolo avvisò di placaregli Deisdegnati sagrificando il suo re: laqual cosa peraltro nonera fuori d'ordine perlecostumanze deipopoliscandina- vi,e ne vedremo altriesempli. Faròeziandio parola diSigtrug, diGram
edi Suibdager,iqualiregnarononello stesso tempo: ilprimo ad Upsal, ilsecondonelle provincie danesi, il terzo aDronteim
, in Norvegia.'Le cronache nondiscordanogranfattoneldarela storiadelle dissensionie delfineche ebberoquesti re:ecco pressoapoco quelloche se nedice.
Gram
, valoroso edardito giovine, s'inna- moròdiGroa
, figliadiSigtrug, eladomandò
alpadre;
ma
questi tra che per essere d’ani-mo
pacifico emite noninclinava puntoastrin- gere parentela colbellicoso Danese, e tra che preferiva il fratello delRe
diFinlandia, che purer aveva domandata,rigettòl’inchiestadiGram. Ecco
ragione d’aspraguerra; edi tali guerresivede unnumero
grande scorrendole Storie scandinave.DigilizedbyGoogle
( 35 )
Sigtrug prima,dipigliar
Tarmi
consultòTorà*colo d’Upsal; e quelrisposedaoracolo, vale a direingannevolmente:tanto cheSigtrugten>
ne sicuro ilbuon successodella guerra , entrò in campagna, ecadde sotto lascuredi
Gram,
il quale presentò a
Groa
lamano
bagnata del sangue, di suo padre.Groa
la strinse; eTatto (sebbeneindegnissimoancheperquei tempife- roci)futosto punito, poiché
Gram
,andatoin Finlandiaaguerreggiare col pretendentediGroa,
quivi gli piacqueSigua figliuoladi quelre,e ladomandò
in isposa, dimenticogià di Groa.11
Re
di Finlàndia promise didareaGram
la figliuola a pattochetogliesse di làilsuoeser- cito; alloraGram
levòtosto ilcampo,
fidando nell’impromessa;ma
ilFinlandesenon latenne;e
come
appena sivide sollevatodall'invasione, sposòla figlia ad Erico resassone. FrattantoGram
guerreggiava inIsvezia con Suibdager, ilqualeavea mossodallaNorvegiaavendicare lamorte di Sigtrug suocongiunto; ed avendo colàudito parlarsi degli splendidi sponsalicheil
Re
sassonecelebrava collafanciullapromessa asè, volò làdovesi banchettava afesteggiare quellenozze, efece chelo sposo, il padre, iconvitati,provasserotuttilatemperadella sua scure: tolsequindi la sposa, eandò altrovea
domandar
ragione di nuovi oltraggi: poiché <Suibdagervendicator,
come
hodettodisopra, della mortedi Sigtrug, avvisando d*adoperare il drittodella rappresaglia, era entrato inDani- marca, edttveaquindi rapitolasorella diGram
DigilizedbyGoogle
I
(
36
)ed una suabambina.
Gram
venne abattaglia con quel rapitore;ma
ìi numero grande dei nemicilooppresse,e morìcombattendo.Suib- dagervittorioso restò signore dellaDanimarca edella Svezia, ediluttieziandiogliStaticom- ponentila Scandinavia, sestiamoaldetto di.alcuni Storici^
ma
il regno di quel Norvego fu breve; egli caddepermano
d'Addingo,fi- gliuolo diGram
,cheio sconfissein unabatta- glia navale.
Addingoera giovane dotato d’un granva-
’lore,e della scienzamagica ancora, comeaf- fermano alcunistorici.
Quando
egliebbe ven- dicatoil padre uccidendo Suibdager, nonpose learmi,ma
levolsecontro Difusuccessoredi Suibdager nelRegno
d’Upsai; edopo molto variarediguerresca fortuna, lospense Allora gliSvedesi elessero are loroilfratellod’Dffo, chiamato Undingò: questinontenne dietroagli odiiavviati,ma
strinseinvecealleanzaconAd- dingo^ed acciocchélaloro unionefosse anno- dataindissolubilmente,fermaronocongiuramen- tó unpatto barbaro estrano. Quel patto ob- bligava ciascunodiloroad uccidersi come ve- nisse a udirela morte dell'altro. Pocostante quindi accadde cheUndingo
ebbe lafalsa nuo- va che l'amico era caduto permauo
diUluida sua figlia: ondeavendosacra la fede delpat- tofermò il fiero proposito didarsi morte^ senonché
lo raddolcì un poco, togliendo d'an- negarsi in un tinodi ratafià: la qual cosa u- dendoAddingo, fece anch'egli senzapor lem-DigìtizedbyGoogle
( 37 )
poinmèzzo il debito suo,esi appiccò(i).
IDanesi elessero perre loroProtonefigliuo- lod'Addingo: Tanimo dicostui eragagliardo, ebolliva d’ambizione,
ma
non era punto ge- nerosoj ben diversa fu la sorella di luiSuan- vita, fanciulla
magnanima
eforte. Io conterò gli egregi fatti di leicome
si raccolgononelle cronache scandinave,ma
non terrò da quelle tutta r aria meravigliosa per cui lastoria di Suanvita diventa un pretto romanzo.Avendo
IJndingo re d’Upsal cessatodi vivere, affoga- tosicome vedemmo
nelratafià, Regnerò,figliuol suo, chiamato al tronodal voto degli Svedesi, vi sarebbesalito,<se non sifosse opposta la matrigna di lui e con calunniarlo, e conna- sconderlo
, e con faremille altre iniquemac- chinazioniondeallotrianareilgiovinettodaquel regnoeh’ella voleva tenereper sè.
Ma
lafama diceva gran cosediRegnerò.La
Naturaloavea dotato d'una bellezza singolare; l’animo suo era gagliardo evirile; ed egli poi ih quantoa sè l’aveva adorno displendidissime virtù.Que-
ste voci,epiù meravigliose ancora,sparse dal- la fama, arrivarono all’orecchiodi Suanvita, la quale per fama s’innamorò, efeceil pro- posito
magnanimo
di mettere il giovinetto Re- gnerò sul trono d’Upsal.II
modo
ondequesta fanciulla portò a termi-me
quelsuoaltodivisamento, ilsuo errareso- letta per desertie per montagne onderiutrac-(i)Mcsscntosidiscostaaltjuantodaglialtri scritto- rineiraccontarequestofatto,
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