SAGGI
DI
PROSA E DI POESIA
DEGLI
SCALDI SCANDINAVI.
V
E R V O R A
Saga
( ossiaNovella)scandinava (i).Angrim
, principe possente, aveva dodici fi-gliuoli, valorosi tutti, efatti chiari permolte opere gagliarde.Assembrati ungiorno in un’iso-la
, escintillando dagliocchi loroardore guer-riero, cercavano quale impresa fosse piùdegna dellorogran cuore.
Un
d’essi,ilqualesi
chia-mava
lorvard: h Seguiteme
, disseconvoce che pareva tuono ; volgiamo i passialla corte d’Ingo red’Upsalj sua figlia, la bellissima Ingehurde, ha daessere mia;secondatelamia impresa; seguite
me
: io viconduco ad acqui-star gloria ».La
primaverarinverdivalecampagne
quandoi dodici fratelli presero il
cammino
d’Upsal.Arrivati alcospetto d’Ingo, lo videro starein mezzo allasua famiglia, e attorniato dai prodi di
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( i4o )
quel
Regno
, quelli cheerano difesaed orna-mento del suo trono, lorvard, salutato il re',
domandò
la bella Jngeburde; e perchè il chie-dente scendeva daunaschiatta illustre, edegli stesso neavevacresciutolosplendore con egre-gie prodezze, il red’Upsal non osavadisdire l’aita domanda.Ma
incontanente uscì dimezzo ai guerrieri lalmar; egli era fortissimoditutti ealtiero, e cosi parlò alre: «Sirerammenta
ciòche ha fatto perteil braccio mio; ioho
difesoil tuoRegno
; io nehoallargato i con-fini; ame
spetta lahgliatua perdiritto;' ame
spelta perl'amore che le portodagran tempo.
La
negherai tu a un guerriero che li ènoto per darla a cotesti stranieri che vengono forsé per sola voglia di rapina (2)? »
Ingo, udito che ebbequeste parole, avvisò che non fossea farescelta fra i due guerrieri per non offendere nèl’uno nè Paltro. Ingebur-deistessa, èchiamata adirequal piùlepiaccia dei pretendenti;edessa tolselalmar,ornamento della suapatria.Alloralorvard pienodis<iegno sfidòil rivale, esfidòancora ilvaloroso
Odur
chestava al suo fianco; il giorno della batta-glia fu fermato, e i dodici fratelli andarono a provvedersidelleloroarmaturemigliori(3).
Era
sullorocammino
la casa del re Biartemar, il quale ospiziòidodicifratelli;eund’essi, chia-mato Agantir,contò all’ospite un sogno: egli aveva veduto uno sformo d’uccelli rapaci calare sul capo dei dodicifigliuolid'Angrim,
iquali postamano
alle frecce distrussero tutto quel-lo stormo.Apparveroappressodueaquile;Agan-DigltizedbyGoogle
( i4i )
tircombattè conuna: essafu spenta dalia sua spada^
ma
cadde nel tempo stesso aneli’egli straziato dai rostro edali’ugne de) 6ero uccel-lo*,4 suoifratellicombatterunocoll’ altra, evi fuuna grandestrage.Biartemarspiegòilsogno, e disse che peressosiannunziava lacadutadi molti guerrieriillustri (4).il giornostabilito per la battaglia i dodici fratelli si trovaron presti: il chiuso fataleera stato eretto inun’isola del lagoMeler; là den-tro stavanolalmar e
Odur
ad aspettar 1’ora d’impugnar1’arme.11legnocheportava a quel-laisola ihgliuoli d'Angrim
splendeva tutto per le lucentiloro armature; esso toccò il lido,ei dodici valorosi ne balzarono fuori frementi d’ardorguerriero.Gliocchi loro
mandano
fiam-me
, segno d’ ira implacabile (5).£
scorrono per l’ìsola terribili avedersi,eruotano i bran-di;e fannosuonare l’acciaro degli scudi, ad-dentandolo ferocemente: poi cozzanofuribondi cogli alti pini, che non reggonoalgrande im-peto,e crollanosradicati.
A
quella fiera mostradi gagliardia edi fu-rore scorseun brivido perlemembra d’Odur;
il quale, voltosi alalmar:
Amico,
gli disse, tu sai se ioho trematomai nellebattaglie...Ora
tremo . . .Mira come
è terribileilloro >aspetto: contali, son dodici , espiranotutti bramosìa di vendetta...
—
Ecco,eccoli anoi, diceva lalmar, ahsì son dodici appunto...Stassera noi vedremola magione d’
Odino,
ed essi vivranno econterannole vicendedelcom-
' battimento...Oli,
mio
fedele! ionon ho maiDìgitizedbyGoogle
C *^2 )
confidalosì poconel miobraccio.
Ma Odur
ripiglia lenaincontanente
; eilconsueto corag-gio torna adingagliardireilsuo petto '
—
£rri, egli grida, tocca ai dodici guerrieri a vedere stassera la magione d'
Odino;
enoi die siamo due soltanto, vivremo econteremole vicende del combattimento.— E
lalmarrincoralo,
ri-spóndeva; siano pur tremendii nostri nemiciy
andiamo ad incontrarli .
Tra
i figliuolid’Angrim, Agantirera cospi-cuo perr
altissima persona: tutta la sua testa sorpassavaquelle degli altri; eglistringeva la famosa tirvinga (6), spada d’enorme peso.lai-mar
misura coll’occhioquelgigante,e diceaOdur
: KUno
di noi combatteràcol tremendo Agantir:1’altrocogliundici suoifratelli: eleg-gi.—Risponde Odur;
Iocombatterò conAgan^
tir.Io vesto una maglia, finotravaglio di fab-bro islandese (^):essa èa prova d’ogni punta piùdura.
— Or
bene, ripiglia lalmar, poiché loscontrod’Agantirti sembrapiùtremendo, eglispettaame. Concedetti iomai chetu stassi avanti dime
nellebattaglie?—
Disse, etratta fuorila spada,volòad assalireAgantir.Odur
alloragridòagli altri:
—
Seavetecuore venitea combattere con
me;
iovi sfido tuttiquanti.—
Corsea lui primo lorvard
, ed ebbe morte;gli altri s’avanz:iruDOdopo sitibondi di vendetta;
ma Odur
sitenne gagbaidi simo Cadderotutti, edilsuoco ponon ebbe puntura alcuna.Allora quel forteandò làdovelalmat'ed Agantirave<r vano combattuto; essi giacevano, eunlago di sangueli circondava.— Oh)
lalmar1 esclamò;Digiiized byGoogle
(
43
)misero lalmar, tuse'pallido, latua spada è spezzata, lo scudosfasciato\ ahi!quanteferì*
te; tu non puoi reggerli, oh lalmar, tu
muo<
ri!
— E
aluilalmarrispondeva convocefioca e moribonda(8);—
Si, ilmio corpo ètrapas*sato dasediciferite:...rarmi sonoinfrante;...
ungran buio circonda lemiepupille
.... Ah
laspada d'Agantirèbene affilata
....
lasua puntaè acuta...il miopetto1’ha sentita...Iopossedeva cinque casali, possedevalieti cam-pi ..'. nonvolli godernein pace. .. eccomi inchiodato sullagleba di quest' isola deserta,
senza lena, uscitodi speranza, etutto guasto
dal ferronemico Il red'Upsalsiede
amensa allegro; potenti capì eguerrieri illu-stristanno d'intornoalui traidilettiela gio-ia
....
iovorrei camminare,...
mi alzoa stento....
e ricado.... La
figliadelRe
,
candida
come
laneve, mi accompagnòfino alla rivadel lago.... Ahi
!come
furono verele sue parole:— Oh
, mio lalmar, tu non tor-ni ame
più!(9)—
Giovani donne can-tavanosu per lebalze-..Quellevoci recava-nodilettoall'orecchiomio...Ma
ilvento gon-fiava la vela...BisognòpartireOdur,
levami dal ditoquest'anellod'oro (10), recalo allamia caraIngeburde: essolaprepari al tristo annunzio; tudille che nonmi
vedrà mai più!Già
1*avvoltoiovola in qua dalla sua cupaforesta. ...Vien 1'aquUa
con esso...Quell’ingordoavvoltoio tracanne-rà tuttoquestosangue...Quell' aquila enorme pasceràlemie membra.—
X
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)
Questi furono gli uliinii .ncceiiti di lalniar:
egli morì, epoco quindi lontano spirò Agantir.
I dodici figli d' Agl'ini furono sepolti in quel*
l’isola con tuttele loroarmi, fra le quali era laspadadi Agantir,lafamosa tirvinga.Ilcorpo di lalmar fu trasportato a Sigluna presso
Up*
sai. . .Ingeburde, morto il suo caro,odiò la vita,e si trafisse il senocon unferro.
Ervora, figliuola unicad’Agantir,era fan-ciulla rinomata per la rara bellezza del corpo, epiù ancora per ilcuor suo forte e bramoso di gloria guerriera.Quella valorosa volleavere la famosa tirvinga•, e cercò molte contrade,e vennein ultimosulla sponda del lagoMelerj quivii paesani leadditarono l’isola dove ripo-savanoi dodici figliuoli d’
Angrim
, e la navi-garonoa quella sponda ;
ma come
la barca vi siaccostò, apparvero stranevisioni. Irematori esclamano:—
Ahi!chespettriorribili!Oh
che buio si spande per questisola e voltano in-dietrola prora\
ma
l’intrepida fanciulla balza sullido, e si caccia dentrola nebbia,cheera scurissima.
Uu
pastore guidava in salvolasua greggia: Ervoraloarresta, losaluta,e doman-dava...Ma
s’udì all'improvviso uno scoppia tremendo; il terrenomandò
fiamme, eil pa-store a fuggire, ela fanciulla impavida a rat-tenerlo; e:•— A
die tremi? diceva alui con tuono fermo;vieu con me.—
Eglilerispose:—
-II pastore canta suite vette quando il sole di-scendenelmare
ma
quando ilcieloè fatto bru-no, guida a ricovero la suagreggia. Quella che vedi colà òla mia capanna, iotel'offro.DigilizedbyGoogle
( i45 )
vieni ériposerai.
— No,
risposelaforte don
--zella: ioseguo il mio
cammino
; cerco il ter-reno'doveriposano i figliuolid’Angrim,dimmi
dov’è.-—
Fanciullaaudace! die équello'elio -clumantli‘!Ah.
tunonsaicheorrendispettri.sor-gono da quel terreno
; perdi lànessuno passa più ... Dirizza l’occhio a quella parte.
..Non
vedi'?...Girne!si avvicinano!fuggiamo.
—
T’
arresta, ripigliò Ervora; additami il terre-no ciie ricopre i figli d’Angrira, ed'abbi in premioquest’anello d’oro.— Ma
ilpastorenon ascolta: il grandespaventolo ha portato via.Allora Ervora. andòinnanzisola finché trovò una terra piena di tombe, e vide uscirne
fiam-me
; e udìlevarsi un gran compianto; onde conobbe d’esserearrivata là dove tendeva, e gridò: «Oh'Agantir,
sorgi; Ervora é quella che ti chiama', Ervora l'unica figlia tua.Mo-strami dovestia sepolta quellaspada tremenda elle i sotterranei spirititemperaronoedonarono ai ^gagliardissimoSvalutamè. ..
Oh
scuotetevi,
anime generose, udite la mia voce, iorvardo,
Eiwardo
, Rani, Agantir1 sorgete daquesta terra colie vostre spade, cogli scudi, colle asteinsanguinate...
Oimè,
lallronon sono.che polvereque’figliuoli d’Aiigrim, al cospetto dei quali i più valorosi guerrieri tremavano.La
prolechiarissima d'Etvorre giace ne)silenzio e nelle tenebre.Oh
Ervardo! oh larvardo...!se queste fiammecessino dal darvi crucio ad-ditate a
me
le onorate vostrearmi.Oh
Agan-tir,
dammi
quella tua tirvinga lampeggiante,chefu battutacon opera d'incanto ».
St.sella ScANDlN. T,I. 7
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^46
)Mf-nlire così Ervora parlava,aperfasìla ter-ra, Biosliò voragini pienedi fuoco5 e dal luo-go dove giaceva Agantir, user questa voce: M Sta qui sottoilmìo ossamelaspada che
die->1 de morte a lalmar;spada rremica degli
scu-» di, chenespaccòe ne furòtanti.Eccola ora
» qui arroventata da questo fuoco quella
Ire-» mjenda tirvinga, acuiniuna femminaosò