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3. Luoghi di culto

3.1 Ro-Setau

3.1.3 La cappella Shetyt

Sin dall’Antico Regno il dio era chiamato skr m STyt, “Sokar (che risiede) nella cappella Shetyt”42 o “Sokar, signore della cappella Shetyt”, denominazione che continuò a

37

Hornung (1963), p. 94 anx m TAw tp rA.f ra nb jr.t.f pw sAw sSm.f

38

Hornung (1963), p. 94 Akr sAw iwf stA

39

tA skr

40

Helck, W., Zu Ptah und Sokar, in: Verhoeven, U., Graefe, E., Religion und Philosophie im Alten Ägypten, Leuven 1991, p. 163

41

Bleeker (1967), p. 52

42

cfr. p.e. la falsaporta Kairo 1709.1756 (Sethe, K. H., Urkunden des alten Reichs. Urkunden des ägyptischen Altertums I, Leipzig 1933, 85, I).

sopravvivere fino all’epoca greco-romana43

, talvolta assimilata dalle forme sincretistiche44, talvolta riferita esclusivamente a Sokar45.

Helck46 paragona la Shetyt ad un “forno di fusione” nel quale Sokar fondeva i metalli esercitando la sua attività di orafo come Efesto nel mondo sotterraneo.

Allo stesso tempo la caverna era considerata come la tomba del dio47, luogo di passaggio e di mutazione nel regno sotterraneo48. Aufrère49 collega il termine “Stjt” alla nozione di “StAw”, “difficile d’accesso, lontano, misterioso”, da cui deriverebbe anche il termine “StA”, “caverna, miniera, cava” e nota come gli ipogei reali finirono certamente per essere considerati essi stessi come delle caverne artificiali o miniere, come confermano anche Ch. Desroches-Noblecourt e Kuentz50.

Accanto alla caverna si legge:

43

Leitz, C., Lexikon der Ägyptischen Götter und Götterbezeichnungen, Band VI. OLA 112, Leuven, Paris, Dudley MA 2002, p. 674

44

Come in una statua in calcare da Saqqara, risalente al Medio Regno (cfr. Borchardt, L., Statuen und Statuetten von Königen und Privatleuten im Museum von Kairo. Nr. 1-1294. Teil 2. Text und Tafeln zu Nr. 381-653, Berlin 1925, pp. 81, 82 n° 526) e in una stele della XIII dinastia (cfr. Hein, Satzinger, (1989), ÄS 170): in entrambe l’offerta è dedicata a Ptah-Sokar “Signore della Shetyt”.

45

Come in una stele Stele di Tutmosis IV dedicata a Sokar, dove il dio è definito , “Sokar, il grande dio, signore della Shetyt”; (cfr. Hassan, S., The Great Sphinx and its secrets. Excavation at Giza 1936-37. Vol. VIII, Cairo 1953, tav. XLIII a.

46

Helck (1991), p. 163

47

Goyon, J. -C., Le Cérémonial de Glorification d’Osiris du Papyrus du Louvre I. 3079 (colonnes 110 à 112), in: BIFAO 65 (1967), p. 128, n° 176; Alliot, M. “Le Culte d’Horus à Edfou au temps des Ptolémées” , BdE XX 1/2, Le Caire 1949-1954, p. 517

48

Graindorge-Héreil (1994), p. 37

49

Aufrère, S., L’univers minéral dans le pensée égyptienne, BdE CV/2, Le Caire 1991, p. 65

50

“Questa immagine è così costituita dall’oscurità primordiale. L’ovale che appartiene a questo dio (Sokar) è illuminato dai due occhi della testa del grande dio (il serpente). I due piedi (di Sokar) splendono nelle curvature (dell’ellisse). Il grande dio (il serpente) egli sorveglia la sua (di Sokar) immagine. È udito un certo suono che proviene dall’ovale, dopo che questo grande dio (Ra) è è passato davanti a loro (Sokar e il serpente), come il rombo del tuono del cielo durante la tempesta”51.

Bleeker52 interpreta in questo modo il testo: la dimora di Sokar, che altrimenti sarebbe completamente oscura, è illuminata dalla luce degli occhi e dei piedi del dio, mentre la sua immagine è sorvegliata dal serpente. Dopo il passaggio del dio del sole, dalla caverna giunge un suono simile a quello di un tuono, a indicare che Sokar è stato “messo in moto” da questo incontro e “ricaricato” di forza, proprio come il cielo è carico di nuvole temporalesche. Sopra la caverna è posta una collinetta di forma piramidale che culmina con una testa femminile, alla quale è legato il testo: “Il corpo di Iside, che è sopra la sabbia di Sokar”53

. Secondo Bonnet54, la forma di questa collina ricorderebbe la struttura tondeggiante terminante con una testa di falco posta al centro della barca Henu di Sokar in alcune rappresentazioni del Nuovo Regno; Barguet55 ne mette in rapporto la funzione con quella dei templi a valle

51

Hornung (1963), p. 93: wnn ssm pn m sxr pn m kkw smA HD nwt jrt nTr pn m jrtj DADA nTr aA HAj rd.wj m kAb nTr aA sAw.f ssm.f iw sDm.tw Hrw m nwt tn m xt app nTr pn aAH r.sn mj Xrw hmhm.t nt Hr.t m nsn.s

52

Bleeker (1967), p. 68

53

Hornung (1963), p. 87: iwf s?t Hr.t Saj skr

54

Bonnet (1952), p. 723

55

dell’Antico Regno, luogo d’accoglienza situato ai confini del deserto, Grdseloff56

la paragona al padiglione divino che conteneva la Tenda della purificazione e quella dell’imbalsamazione.

Nella mitologia egiziana legata alla creazione, la montagnola che appariva all’inizio dei tempi dalle acque del caos rappresentava la nascita dell’ordine dal disordine, ed era quindi un potente simbolo di creazione, e ancora di rinascita dal caos della morte57.

Bleeker sottolinea anche che la raffigurazione con la testa di Iside richiamasse la concezione della dea come un falco posto sopra il defunto Osiride, in modo da essere da lui fecondata58; secondo la leggenda osiriana, dopo che la dea Iside ne ebbe riunito le membra, il corpo di Osiride fu deposto nella shetyt, sotto la protezione di Sokar59, che era dunque il dio responsabile della resurrezione di Osiride e della trasmissione del suo potere a Horo60.

Anche questa scena simbolizzerebbe quindi l’essenza di Sokar, dio che genera vita nella morte, che possiede la vita in potenza61.

Secondo la Graindorge-Héreil62, invece, la forma piramidale della caverna la potrebbe associare qui ad una fornace, riferimento all’epiteto di Sokar “dio dal soffio caldo”.

56

Grdseloff, B., Nouvelles données concernant la tente de purification, in: ASAE LI (1951), p. 133, n° 1 e p. 134

57

Wilkinson, T. A. H., Before the pyramids: early developments in egyptian royal funerary ideology, in: Hendrickx, S., Friedman, R. F., Cialowicz, K. M., Chlodnicki, M. (eds.), Egypt at its origins. Studies in Memory of Barbara Adams. Proceedings of the international conference “Origin of the State. Predynastic and Early Dynastic Egypt”, Krakow, 28th August – 1st September 2002. OLA 138, Paris 2004, pp. 1133, 1134; lo studioso sottolinea anche come, sin dagli albori della storia egiziana, persino la sepoltura più semplice fosse contrassegnata sulla superficie da una bassa montagnola, e che questa consuetudine dovesse valere anche per i sovrani; a tal riguardo cita una scoperta fatta durante gli scavi del German Archaeological Institute a Umm el-Qaab ad Abydos (cfr.: Dreyer, G., Zur Rekonstruktion der Oberbauten der Königsgräber der 1. Dynastie in Abydos, in: MDAIAK 47 (1991), pp. 93-104): nella tomba del re Djet è stata individuata una montagnola nascosta tra la camera sepolcrale e la sovrastruttura visibile, incorporata nella tomba in modo da aggiungere ulteriore potere rigenerativo per lo spirito del re, in aggiunta alla collinetta che segnava la superficie della tomba.

58

Cfr. per esempio Moret, A., Rois et dieux d’Egypte, Paris 1911, tav. X

59

Cfr., p.e., le rappresentazioni nella sala di Ptah-Sokar nel tempio di Sethi I ad Abido, nelle quali è raffigurata la fecondazione di Iside ad opera del seme di Osiride: Hart, G., Egyptian Myths, London 1993, tr. it. di C. Lamparelli, Miti Egizi, Rocca San Casciano, Foggia 1994, p. 58

60

Graindorge-Héreil (1994), pp. 30, 31

61

La somiglianza della caverna di Sokar con una fornace è ulteriormente suggerita dai numerosi riferimenti alla presenza di fuoco nel suo dominio:

“Le acque, delle quali gli dei portano il lutto nel mondo inferiore, alcuna barca passa su di loro. Quelli del mondo inferiore non s’impadroniscono della loro acqua, che è in questa necropoli, giacché la loro acqua è di fuoco per coloro che sono (nella necropoli)”63.

E ancora:

“Il cammino segreto del paese di Sokar, che Iside attraversa per essere dietro suo fratello. Esso è pieno di fiamme di fuoco che vengono dalla bocca di iside. Né gli dei né i defunti comminano su di esso; il cammino segreto del paese di Sokar, gli Occidentali trascinano questo dio (Ra?) senza che gli dei, i trasfigurati e i defunti camminino su di lui. Esso è pieno di fiamme di fuoco della bocca di wAmmty”64.

62 Graindorge-Héreil (1994), p. 355 63 Hornung (1963), pp. 95, 96 64 Hornung (1963), pp. 90, 91

3.1.4 La funzione di Ro-Setau: conseguenze del passaggio della barca solare nel dominio