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2. Iconografia e fonti

2.2 La barca Henu di Sokar

La Henu è una delle più antiche e caratteristiche barche divine.

18

P.T. §1712c (Utt. 610 = M375, N589), §1968a (Utt. 669 = P431, N347), §1998c (Utt. 674 = P312, M258, N409, Nt246), §2042a (Utt. 682 = N512), §2069a (Utt. 685 = N519)

19

Bleeker (1967), p. 59

20

Il significato del suo nome non è noto. Hassan riporta un’ipotesi di Brugsch il quale, nel suo “Dictionnaire Hiéroglyphique” sostiene che il termine Hnw avesse in origine il significato di “misurare la terra” e che durante la processione che compiva il giro delle mura di Menfi il grande sacerdote trascinasse, tramite una corda, uno strumento così chiamato21.

L’attestazione più antica del nome si trova, in forma ideografica, su una stele rettangolare22

appartenente ad una donna chiamata , Nj-sj-Hnw: la datazione varia tra la II dinastia e l’inizio dell’Antico Regno23.

Non sembra che la barca Henu fosse destinata alla navigazione: lo scafo poggiava infatti su una sorta di intelaiatura sorretta da quattro gambe, a cui erano legate delle funi; l’intera struttura poggiava su una slitta chiamata mfx24: questo termine, secondo Gundlach, deriva forse dal verbo fx: staccarsi, allontanarsi25; durante la festa di Sokar veniva trascinata26 con una corda legata alla slitta27.

Relativamente al sostegno a quattro gambe che sostiene la slitta, Bleeker28 nota come nel paragrafo 1013c (Utt. 483 = P334, M269, N415) dei Testi delle Piramidi le quattro gambe siano raffigurate come il segno per cn, fratello, cosa che lo porta ad ipotizzare un riferimento ai cosiddetti “Figli di Horo”: già nei Testi delle Piramidi ai Figli di Horo era assegnato il compito di sollevare nella barca di Sokar il sovrano defunto che si identificava

21

Hassan, S., Hymnes religieux du Moyen Empire, Le Caire 1928, pp. 5-14

22

Oggi al Musée des Beaux-Arts di Lione, n°1969.157

23

Kaplony, P., Kleine Beiträge zu den Inschriften der ägyptischen Frühzeit, Wiesbaden 1966, p. 105, tav. viii [1100]; Graindorge, C., Gabolde, M., La chronique des musées. Les salles égyptiennes du Musée Saint-Pierre, in: Bulletin des musées et monuments lyonnais 3 (1988), p. 58, n°3, fig. 7.

24

Gaballa, G. A., Kitchen, K. A., The Festival of Sokar, in: Orientalia 38/1 (1969), pp. 13 e seg.

25

Gundlach, R., “Schlitten”, in: L.Ä. V (1984), col. 657, 658

26

Nelson, H. H., Work in Western Thebes 1931-1933, Chicago 1934, p. 82

27

Nelle raffigurazioni di Medinet Habu, la barca Henu, posta sopra la slitta mfx, non era trascinata ma trasportata sulle spalle dei sacerdoti. Edwards nota però come re, principi, cortigiani e sacerdoti accompagnassero la barca sorreggendo 16 funi, relitto dei tempi più antichi in cui la slitta era trascinata sul terreno (Edwards, I. E. S., Shetayet of Rosetau, in: Lesko, L. H. (ed.), Egyptological Studies in Honor of Richard A. Parker, presented on the occasion of his 78th birthday, december 10, 1983, Hannover and London 1986, p. 33).

28

con Osiride (P.T. §1823, Utt. 644 = N313), mentre in epoca successiva saranno i portatori del defunto Osiride29.

Elemento caratterizzante della barca Henu sin dalle epoche più antiche era un’alta prua ricurva che terminava in una testa di antilope rivolta verso l’interno. L’animale era identificato con la barca stessa e la sua pelle serviva a fabbricare lo scafo30.

L’antilope bianca o orice, mAHD, giocava un ruolo interessante nel mondo magico-religioso egiziano; la Lista delle Offerte di Medinet Habu rivela che una delle forme di Sokar per la quale venivano compiute offerte era: skr m (g)Hstj = “Sokar (nel luogo delle) due antilopi”31, appellativo che doveva indicare il deserto o il reame dei defunti, di cui l’antilope era l’animale per eccellenza32

.

È probabile che in origine l’antilope sia stata giudicata un animale positivo: le testimonianze di epoca predinastica o tinita sottolineano sia la sua importanza dal punto di vista alimentare sia le sue virtù protettrici33. Nel contesto funerario di queste epoche, l’antilope veniva sacrificata per provvedere all’alimentazione del defunto34

. Venne adorata come divinità locale nel XVI nomos dell’Alto Egitto35

e posta nel suo emblema, ma più tardi fu soppiantata da Horo di Hekenu36.

Col passare del tempo aumentano le testimonianze che sottolineano l’aspetto totalmente negativo dell’antilope, che condivideva il destino di altri animali del deserto, patria di forze ostili. Diventata incarnazione di Seth e di Apopis, nemici giurati di Horo e di Ra, venne considerata come creatura malvagia che era necessario abbattere ritualmente.

29

Bonnet, H., Reallexikon der ägyptischen Religionsgeschichte, Berlin (1952), pp. 315 e seg.; Sethe, K. H., Dramatische Texte zu altaegyptischen Mysterienspielen, Hildesheim 1964, pp. 221 e seg.

30

Brovarski (1984), col. 1065

31

The Epigraphic Survey, Medinet Habu. Volume IV. Festival Scenes of Ramses III, in: OIP LI, Chicago 1940, tav. 221:13

32

Nei Testi delle Piramidi (§§ 1033, 1487, 1799) Horo ritrova suo padre nella Terra delle Antilopi; cfr. anche Kees (1941), p. 25 e Kees, H., Bemerkungen zum Tieropfer der Ägypter und seiner Symbolik, in: NAWG 2 (1942), pp. 71-88

33

Germond, P., L’oryx, un Mal-Aime du Bestiaire Egyptien, in: SdÉ 13 (1989), p. 52

34

Vandier, J., Manuel d’archéologie égyptienne I, Paris 1952, p. 605

35

Regione di Beni Hassan

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Brovarski ipotizza che, durante il Nuovo Regno, fosse sacrificata nel corso della festa di Sokar37; a tal riguardo, Gaballa38 porta ad esempio la raffigurazione nella cappella della tomba di Mose a Saqqara, databile alla metà del regno di Ramesse II39.

Fig. 7: Cappella di Mose, Saqqara. Regno di Ramesse II.

La scena mostra Mose, scriba del tesoro di Ptah, seguito da sua moglie, nell'atto di offrire una testa di antilope di fronte alla barca Henu di Sokar. Sulla destra è rappresentato un tabernacolo, nel quale si trova la barca, poggiata su un piedistallo. Accanto si trovano i cibi e le bevande offerte.

Sopra l'intera scena si legge una tipica formula Htp di nswt dedicata ad Osiride signore di Ro-setau, mentre tra Mose e la barca Henu ci sono 5 colonne di geroglifici incisi:

“Una pura offerta per il tuo Ka, Pt[ah-Soka]r-Osiride, che risiede nella Shetyt, il grande dio, signore di Ro-setau! Possa tu garantire un buon ricordo davanti al sole, una presenza

37

Brovarski (1984), col. 1065

38

Gaballa, G. A., “New Light on the Cult of Sokar”, in: Orientalia 41 (1972), pp. 178-179, tav. IV, V, VI

39

Anthes, R., Das Bild einer Gerichtsverhandlung und das Grab des Mes aus Sakkara, in: MDAIK 9 (1940), p. 93

duratura nelle bocche dei viventi, provviste e offerte di cibo ogni giorno davanti alla mia statua, il mio nome essendo stabile per sempre, inciso per l'eternità”.

L’offerta è elargita per la forma sincretistica Ptah-Sokar-Osiride, ma gli appellativi utilizzati, “che risiede nella Shetyt” e “signore di Ro-setau”, come vedremo più avanti, erano tradizionalmente riferiti a Sokar.

Gaballa fa risalire a tempi antichi il sacrificio dell'antilope e l'offerta della sua testa a Sokar o alla sua barca, ma la prima rappresentazione di questo rito è la scena nel tempio di Amenhotep III a Luxor40.

La scena dalla cappella di Mose costituisce invece il primo esempio conosciuto di una rappresentazione del sacrificio dell’orice in una tomba privata.

Fig. 8: La barca Henu nei Testi delle Piramidi

La prua della barca Henu, oltre a possedere una testa di antilope, era decorata in modo elaborato con una serie di proiezioni orizzontali, talvolta interpretate come una larga stuoia. A poppa si trovavano invece due o tre remi di direzione41.

40

Derchain, P., Rites égyptiens I. Le sacrifice de l'oryx, Brussels 1962, pp. 10 e seg.

41

Eaton, K. J., The Festivals of Osiris and Sokar in the Month of Khoiak: The Evidence from Nineteenth Dynasty Royal Monuments at Abydos, in: SAK 35 (2006), p. 80

La forma originaria della barca Henu, così come è rappresentata nei Testi delle Piramidi, venne mantenuta per tutto il corso della storia egiziana, sebbene col tempo siano stati aggiunti degli ornamenti.

Nelle rappresentazioni successive all’Antico Regno talvolta si può distinguere, dietro la testa dell’antilope, la testa di un toro rivolta nella direzione opposta; in alcuni casi, accanto alla bocca dell’antilope, è rappresentato un pesce e sull’alta prua sono appollaiati sei falchi: il significato di questi animali non è ancora stato del tutto chiarito, ma è possibile fare delle ipotesi al riguardo.

Fig. 9: La barca-Henu, come rappresentata nel tempio di Sethi I ad Abido

Bleeker42, non trovando alcuna relazione tra il toro e Sokar, ipotizza che la testa dell’animale fosse attaccata alla barca Henu a causa della stretta relazione tra Sokar e Ptah; d’accordo con Kristensen43, afferma che Apis fosse il messaggero di Ptah quando agiva come mediatore tra quest’ultimo e il mondo.

Secondo Graindorge-Héreil44, invece, la testa di toro potrebbe essere collegata con l’iconografia della “barca terrestre” che appare nella terza ora del “Libro delle Porte”: la barca solare, che trasportava il dio Ra durante il suo viaggio notturno nell’aldilà, durante la terza ora era infatti trainata per mezzo di una lunga struttura con teste di toro, la quale

42

Bleeker (1967), p. 80

43

Kristensen, W. B., De goddelijke heraut en het woord van God, in: Verzamelde bijdragen tot de kennis van de antiche godsdiensten, Amsterdam 1947, pp. 127 ff.

44

rappresentava l’intero mondo degli inferi in cui avveniva il notturno ringiovanimento di tutti gli esseri45.

Quanto al pesce, secondo Graindorge-Héreil si tratta verosimilmente del pesce inet (la Tilapia nilotica)46, la prima funzione del quale era annunciare l’arrivo del nemico del re, il serpente Apopis, come riportato anche nel capitolo 15 del “Libro dei Morti”47

; per questo motivo sarebbe stato posto nella parte anteriore della barca. Il pesce-inet era inoltre una forma con la quale lo stesso Ra poteva essere identificato, anche se più spesso fungeva da guida del dio. Questo ruolo acquisì un’importanza particolare durante il mese di Khoiak, periodo consacrato ai pesci48.

Bleeker precisa che il pesce è un animale-tabù e che il suo determinativo è un segno che esprime orrore49. L’uomo diventava impuro mangiando pesce, considerato sin dai tempi più antichi una creatura sacra50.

Per quanto riguarda gli uccelli, sembrano essere il più delle volte dei falchi (che secondo la Graindorge-Héreil erano l’elemento iconografico originale51), ma talvolta somigliano piuttosto a delle rondini. Erano allineati davanti alla cabina, in numero talvolta pari a quello dei remi, cosa che secondo Bruyère52 sembrerebbe indicare che queste rondini rappresentassero l’equipaggio della barca, così come le anime dei defunti erano ammesse nella barca solare per far parte della compagnia di Horo.

Tradizionalmente, la rondine era la messaggera della luce del giorno, era presente durante la cerimonia della conferma del potere reale, e difendeva la barca solare dalle azioni nemiche53. La rondine era infatti considerata come l’anima di Ra, eterna e quotidiana come il sole. Nel Nuovo Regno, la fusione di Ra e di Osiride nell’aldilà permise di stabilire un’equazione tra i due miti solare e osiriano e la rondine, spesso posta sulla prua della barca solare, era

45

Hornung, E., Tal der Könige, München 2002, tr. it. di U. Gandini, La valle dei Re, Torino 2004, p. 93; Graindorge-Héreil (1994), p. 19

46

Graindorge-Héreil (1994), p. 20

47

Naville, E., Das ägyptische Totenbuch, Berlin 1886, I, cap. 15, tav. XIV-XX

48

Wassef, C.W., Pratiques rituelles et alimentaires des Coptes, Le Caire 1971, p. 53

49 Bleeker (1967), p. 80 50 Kees (1941), p. 63 51 Graindorge-Héreil (1994), p. 26 52

Bruyère, B., Rapport sur les fouilles de Deir el Médineh (1935-1940), Le Caire 1952, p. 108

53

incaricata di pilotare la nave nella Duat. D’altro canto, nei vari esemplari del “Libro dei Morti” e nell’iconografia delle tombe, la rondine era spesso posta anche su una montagnola di sabbia o sul tetto di una tomba, come un’anima che sorgeva come nuovo sole dal sepolcro, dove risiedeva il corpo del defunto assimilato a quello di Sokar-Osiride54.

La rondine aveva anche l’abitudine di allontanarsi verso il deserto la sera e di ritornare la mattina nella valle del Nilo: seguiva quindi il sole e si comportava come una messaggera che riferiva quotidianamente il trionfo di Horo su Seth e la vittoria dei defunti sulle tenebre55.

Nei Testi delle Piramidi, come già visto, sulla barca era rappresentato un falco. In tempi più recenti viene invece raffigurata sulla barca una piccola cappella a forma di collinetta, dalla quale emergeva una testa di falco: è chiamata Shetyt; il Papiro Jumilhac, che però è di epoca tarda, la mette in relazione con la tomba di Osiride, affermando che le membra del dio fossero poste nella Shetyt o nel “padiglione divino”56.

E’ possibile che in origine la cappella Shetyt fosse una cripta sotterranea: il nome evocava l’entrata della caverna di Sokar, ed era probabilmente percepita come un passaggio verso il mondo sotterraneo, luogo di mutazione57.

Qual era la funzione della barca di Sokar? Nei Testi delle Piramidi il suo compito consisteva nel trasportare in cielo il re defunto, che in questo modo, identificandosi con lo stesso Sokar, era in grado di risorgere. Il fatto che Horo fosse strettamente collegato con questa barca, fa supporre a Bleeker58 che la funzione funeraria sia secondaria e che si tratti primariamente di una barca solare.

La Henu giocava inoltre un ruolo importante nel rituale di Sokar e nella grande processione che faceva il giro delle mura di Menfi59: assolveva un ruolo simile a quello della barca Neshemet, la quale facilitava la resurrezione di Sokar-Osiride, salvaguardandola; nelle feste osiriane del mese di Khoiak, la Neshemet proteggeva Osiride dai suoi nemici: essa era primariamente una “barca del cielo o del sole”, perché l’ascensione al sole e alle stelle, che essa garantiva al re, aveva luogo dopo la resurrezione di quest’ultimo in seno alla barca Henu. 54 Bruyère (1952), p. 106 55 Graindorge-Héreil (1994), pp. 24, 25 56

Vandier, J., Le Papyrus Jumilhac, Paris 1962, p. 117

57 Graindorge-Héreil (1994), p. 37 58 Bleeker (1967), p. 59 59 Gaballa, Kitchen (1969), pp. 25, 26, 53

La Neshemet presentava inoltre una testa di antilope a prua, cosa che richiama strettamente la Henu.

Ci sono ottime ragioni per supportare l’ipotesi di Bleeker e ritenere che la Henu fosse, sin dalle origini, una barca solare. Vedremo a breve come questo legame si renda evidente non solo dalla sua funzione ma anche dal suo aspetto e ciò può essere fondamentale per comprendere la natura e la funzione originaria di Sokar. Un esame delle altre due imbarcazioni connesse col culto del dio, confermerà ulteriormente questa idea.