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3. Luoghi di culto

3.1 Ro-Setau

3.1.2 Il Libro dell’Amduat.

Nel Nuovo Regno, il collegamento diretto più importante tra Sokar e Ro-Setau, inteso come luogo dell’aldilà, si trova nel Libro dell’Amduat, dove, sulla porta all’ingresso del reame di Sokar, corrispondente alla quarta e quinta ora della notte e situato nella regione settentrionale

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Barguet, P., Essai d’interprétation du Livre des deux chemins, in: RdE XXI (1969), p. 9; Coche- Zivie, C. M., Ro-setau, in: L.Ä. V (1984), col. 304, 305

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ÄS 145 del Kunsthistorisches Museum di Vienna

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Hein, I., Satzinger, H., Stelen des Mittleren Reiches II, einschliesslich der I. und II. Zwischenzeit, in Corpus Antiquitatum Aegyptiacarum. Lose-Blatt-Katalog Ägyptischer Altertümer. Kunsthistorisches Museum Wien, Ägyptisch-Orientalische Sammlung, Lieferung 4, Mainz/Rhein 1989, ÄS 145

dell’Occidente, si trovava l’iscrizione: “La via segreta di Ro-Setau, la porta del dio, attraverso la quale egli20 non passa, sebbene loro21 sentano la sua voce”22.

È probabile, come afferma Bleeker23, che con Ro-Setau non si indicasse soltanto il nome dell’ingresso del reame di Sokar, ma piuttosto il dominio nel suo complesso.

E’ stato proposto che la quarta e la quinta ora della notte, che lo descrivono e che devono essere considerate come un’unità, originariamente formassero una rappresentazione completa del reame dei defunti, che più tardi venne inserita nella serie di 12 ore della notte24.

Fig.1: Rappresentazione della V ora dell’Amduat, dalla tomba di Thutmosi III, Valle dei Re, Luxor.

Le due ore, in effetti, differiscono notevolmente dal resto delle regioni dell’Amduat, le quali sono raffigurate come pascoli fertili attraverso i quali scorre un Nilo sotterraneo che può essere solcato dalla barca di Ra. Il dominio di Sokar è invece un immenso deserto, descritto

20

il dio del sole Ra

21

Sokar e i suoi sudditi

22

Bleeker (1967), p. 46

23

secondo il quale il nome del santuario finì per diventare il nome del reame della morte, o di quella parte di esso nota come la quarta e quinta ora della notte (Bleeker (1967), p. 53).

24

come un brullo territorio sabbioso25 dove prevale l’oscurità e in cui la barca del sole non può più navigare e deve essere trascinata con delle corde26.

Il dominio di Sokar è sigillato ermeticamente e percorso da un sentiero a zig-zag, pieno di fuoco27 e ripetutamente sbarrato da porte custodite da molti serpenti muniti di gambe e ali.

Fig. 2. Rappresentazione della V ora dell’Amduat, dalla tomba di Thutmosi III, Luxor.

Il dio del sole non può percepire Sokar e gli esseri divini che lo circondano, può solo parlargli. Nel testo verticale della V ora si legge:

25

Il terreno su cui avanza la barca è talvolta segnato da punti, che tradizionalmente indicano il suolo sabbioso e il deserto.

26

Bleeker (1967), p. 64; Hornung, E., Das Amduat, die Schrift des verborgenen Raumes, ÄgAbh 7, Wiesbaden 1963, pp. 72-86

27

Che poteva avere la doppia funzione di dissetare e torturare, e che ricordava uno degli epiteti di Sokar: “dio del soffio caldo”, cfr. Graindorge-Héreil (1994), p. 355

“Questo grande dio28

è trascinato lungo le buone strade della Duat nella metà superiore della caverna segreta di Sokar, che è nella sua sabbia. Invisibile e impercettibile è l’immagine segreta della terra che contiene la carne di questo dio29

.

Oltre i passaggi segreti che attraversano le due ore, è scritto: “Le strade segrete di Ro-Setau. I doppi cancelli del dio. Egli, il dio del sole, non vi passa attraverso; è la sua voce che loro sentono”30.

Nella scena principale della IV ora sono rappresentate due divinità, Thot (accanto al quale si legge la scritta wTs.w, “colui che solleva”) e un altro dio che, a giudicare dalla testa di falco, potrebbe essere Horo o Sokar (definito Aw-a, “colui il cui braccio è esteso”); sopra le loro braccia, stese fino a toccarsi, è disegnato un occhio Udjat.

Sopra l’occhio è scritto il nome di Sokar. Thot sta offrendo l’occhio a Horo-Sokar31

, compito che gli spettava, in accordo con il mito della lotta tra Horo e Seth, nel quale Thot, dopo aver guarito l’occhio ferito di Horo, glielo rendeva32.

28

Ra

29

Sokar. Cfr. Hornung (1963), I, p. 75: sTA nTr pn aAH r wAt.w mAa.w n.t dwA.t m Hr qrr.t StA n.t skr Hrj Saj.f iwtj mAA iwtj ptr sSm pn StA n tA Xr iwf nTr pn iw jmj.w nTr pn sdm.sn Xrw Ra Dwj.f r hAw nTr pn.

30

Hornung (1963), I, p. 64 wAt.w StA.w n.t rA-sTAw rwtj nTr n apj.nf sn Hrw.f pw sDm.sn

31

Hornung (1963), I, fig. 306, 307, 308

32

Fig. 3. Scena dalla IV ora dell’Amduat, dalla tomba di Thutmosi III, Luxor.

L’occhio Udjat, “l’occhio sano”, in maniera notevole, come nota Bleeker33

, è chiamato Sokar e viene offerto nel mondo sotterraneo a un dio che, con la stessa correttezza, potrebbe essere chiamato sia Horo che Sokar. Ciò potrebbe indicare che qui Sokar riceveva la sua propria vita, e dal momento che questo gesto era compiuto nell’aldilà, Sokar era caratterizzato come un dio che “risiedeva” nella morte e che possedeva in potenza la vita rinnovatrice.

Nella quinta ora è raffigurato uno scarabeo emergente da un oggetto a forma di campana, accompagnato dalla didascalia grH, notte, o kkw, oscurità. Bleeker interpreta la scena come il sorgere del sole nel buio della notte34.

La caverna di Sokar è posta sotto questa scena: ha una forma ovale, è contrassegnata come “la sua sabbia” e resa a puntini. Il testo che l’accompagna infatti dice: “la carne di Sokar, che è nella sua sabbia”35. Sokar, a testa di falco, tiene le due ali di un gigantesco serpente che ha una testa umana con barba in una delle sue estremità e tre teste nell’altra. È chiamato “il grande dio, che spiega le sue ali, che hanno le piume di molti colori”36 e la sua funzione

33 Bleeker (1967), p. 66 34 loc. cit. 35

iwf skr Hrj Saj.f. Carne significa corpo, e qui in particolare indica il corpo del dio defunto (Bleeker (1967), p. 66)

36

consiste nel proteggere l’immagine di Sokar37

. La caverna ovale è sostenuta dal dio della terra Aker. Il suo compito è di “sorvegliare il corpo segreto”38

e “la terra di Sokar”39.

Fig. 4: Rappresentazione della V ora dell’Amduat, dalla tomba di Thutmosi III, Valle dei Re, Luxor.

Con ogni probabilità, era qui rappresentata la STj.t, una cappella/caverna appartenente a Sokar, considerata la sua vera e propria dimora40; forse con lo stesso nome era indicata anche la cappella posta nella barca Henu41.