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LE CARATTERISTICHE DEL COMMERCIO ESTERO TEDESCO PRIMA DELLA NASCITA DELLA REPUBBLICA FEDERALE

Gli spazi della politica e dell’economia: la ripresa delle relazioni commerciali e la definizione dei rapporti bilaterali, 1948-

IV.1 LA RIPRESA DEGLI SCAMBI ITALO-TEDESCHI: LE PREMESSE

IV.1.1 LE CARATTERISTICHE DEL COMMERCIO ESTERO TEDESCO PRIMA DELLA NASCITA DELLA REPUBBLICA FEDERALE

Prima di ripercorre le fasi salienti della ripresa delle relazioni commerciali italo-tedesche, è necessario descrivere brevemente i meccanismi imposti dagli alleati al commercio estero tedesco subito dopo la fine della guerra13.

In seguito alle decisioni della Conferenza di Potsdam il commercio estero della Germania costituiva una materia di competenza esclusiva delle potenze occupanti14. Le norme che disciplinavano le importazioni e le esportazioni tedesche furono approvate dal Consiglio di controllo alleato nel settembre del 194515. Il regolamento prevedeva in primo luogo che le importazioni fossero limitate esclusivamente al fabbisogno necessario per la sussistenza (Subsistenbedarf)16. La traduzione tecnica di quest’ultima norma fu di comprare e di importare per ogni dollaro speso unicamente i generi alimentari ad alto contenuto calorico. In secondo luogo si decise che le esportazioni tedesche andavano compensate in dollari, la cosiddetta Dollarklausel. Quest’ultima rappresentò la caratteristica principale e sicuramente quella più controversa della condizione del commercio estero tedesco tra il 1945 e il 194917. La «clausola dollaro» (Dollarklausel) costituì un ostacolo alla ripresa delle esportazioni tedesche, agendo da freno alle importazioni dalla Germania per i paesi non in possesso di riserve in valuta americana18. I tre elementi fondamentali della politica della Dollarklausel consistevano nell’ottenere denaro

13 Per quanto riguarda l’Italia, il governo di Roma riprese il controllo del commercio estero nel febbraio del 1946.

Fino a quel momento i traffici commerciali italiani erano stati gestiti dalle autorità militari alleate e dalla Commissione di Controllo. Cfr. M.L.CAVALCANTI, La politica commerciale italiana, 1945-1952: uomini e fatti, Napoli, 1984; F. FAURI, La fine dell’autarchia: i negoziati commerciali dell’Italia dal 1947 al 1953, in «Rivista di storica economica», 3, 1995, pp. 331-366, qui pp. 331-332.

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Il riferimento storiografico principale per quanto riguarda questo argomento è rappresentato dagli studi di Christoph Buchheim e Werner Abelshauser. In particolare si veda W.ABELSHAUSER, Wirtschaft in Westdeutschland,

1945-1948. Rekonstruktion und Wachstumsbedingungen in der amerikanischen und britischen Zone, Stuttgart, 1974;

ID., Deutsche Wirtschaftsgeschichte. Von 1945 bis zur Gegenwart, München, 2001, pp. 105-118; C.BUCHHEIM, Die

Wiedereingliederung Westdeutschlands in die Weltwirtschaft, 1945-1948, München, 1990. Dello stesso autore cfr. Die Bundesrepublik und die Überwindung der Dollar-Lücke, in L. HERBST, W. BÜHRER, H. SOWADE (hrsg), Vom

Marshallplan zur EWG. Die Eingliederung der Bundesrepublik Deutschland in die westliche Welt, München, 1990, pp.

81-98; ID., Dal miracolo economico alla crisi dello stato assistenziale in Germania (Ovest), in G.E. RUSCONI, H. WOLLER (a cura di), Italia e Germania 1945-2000. La costruzione dell'Europa, Bologna, 2005, pp. 325-338; W. BÜHRER, Westdeutschland in der OEEC: Eingliederung, Krise Bewährung 1947-1961, München, 1997. Sulle restrizioni in vigore prima dell’introduzione della riforma monetaria si veda anche J.H.BACKER, Priming the German

economy. American occupational policies, 1945-1948, Durham, 1971; G.AMBROSIUS, Die Durchsetzung der sozialen

Marktwirtschaft in Westdeutschland, 1945-1949, Stuttgart, 1977; F. JERCHOW, Deutschland in der Weltwirtschaft,

1944-1947. Alliierte Deutschland-und Reparationspolitik und die Anfänge der westdeutschen Aussenwirtschaft,

Düsseldorf, 1978, pp. 471-483; W. ABELSHAUSER, Wirtschaftsgeschichte der Bundesrepublik Deutschland (1945-

1980), Frankfurt am Main, 1983, pp. 147-151; ID., Dall’economia di guerra al miracolo economico, in H.WOLLER (a cura di), La nascita di due repubbliche: Italia e Germania dal 1943 al 1955, Milano, 1993, pp. 195-210; W.KRIEGER,

General Lucius D. Clay und die amerikanische Deutschlandpolitik, 1945-1949, Stuttgart, 1987.

15C.B

UCHHEIM, Die Wiedereingliederung Westdeutschlands, cit., p. 1.

16 Ibid. 17 Ibid.; C.B

UCHHEIM, Die Bundesrepublik und die Überwindung der Dollar-Lücke, cit.

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160 convertibile – il dollaro – dalle merci tedesche vendute, nel comprare sui vari mercati mondiali solamente i beni necessari alla sussistenza della popolazione e, infine, nel non importare in nessun caso «merci superflue»19.

La conseguenza immediata della clausola dollaro fu, come scrisse Ludwig Erhard qualche anno più tardi, che: «[…] la Germania si trovava nella situazione paradossale di essere per eccellenza un paese “a valuta forte” nonostante la sua miserie»20. L’obbligo di pagare le esportazioni tedesche in dollari suscitò diverse proteste tra gli stati europei confinanti con la Germania. Paesi come il Belgio e l’Olanda che avevano subito l’aggressione nazista si videro chiudere le porte di un importante mercato di approvvigionamento21. Il rigido regolamento stabilito dagli alleati impediva inoltre ai paesi esclusi dal circolo delle potenze occupanti di ricevere consegne a titolo di riparazioni dalla ripresa produttiva tedesca, comprando le esportazioni tedesche sottocosto (con la Reichsmark) e non invece ai valori di mercato22.

Negli intenti delle potenze occupanti il regolamento del commercio estero tedesco definito nel settembre del 1945 doveva essere considerato come una procedura provvisoria, in attesa di un nuovo accordo per un piano di import-export per la Germania nel suo complesso. Poiché, in seguito, gli alleati non raggiunsero mai una soluzione con un consenso unanime, gran parte di queste regole rimasero valide fino all’istituzione della Repubblica federale, e per certi aspetti tecnici anche oltre, soprattutto per quanto riguarda le zone occidentali23.

Con l’istituzione della Bizona nel gennaio del 1947 e la formazione dell’agenzia bizonale per le importazioni e le esportazioni, la Joint Export Import Agency (JEIA)24, gli anglo-americani divisero le importazioni destinate alle loro zone di occupazione in due diverse categorie di merci: una tipologia “A” ed una tipologia “B”25. La categoria “A” comprendeva merci occorrenti per assicurare alla popolazione un minimo garantito di calorie, ed evitare così eventuali carestie o epidemie. La categoria “B”, invece, comprendeva le materie prime necessarie per la produzione destinata all’esportazione, le cui eccedenze attive dovevano servire a facilitare il pagamento delle

19

Ibid., pp. 24-25. Il testo conclusivo della Conferenza di Potsdam asseriva di garantire alla popolazione tedesca un tenore di vita medio simile alla media dei paesi europei (l’Unione Sovietica e il Regno Unito furono esplicitamente esclusi dalla lista dei paesi europei di riferimento).

20 L.E

RHARD, La Germania ritorna, cit., p. 261.

21

C.BUCHHEIM, Die Wiedereingliederung Westdeutschlands, cit., pp. 10-11.

22 Ibid.; cfr. anche J.G

IMBEL, The Origins of the Marshall Plan, Stanford, 1976, pp. 67-81. Come è noto, secondo Gimbel le origini del Piano Marshall vanno identificate nel modo di guardare al «problema tedesco» da parte della potenza americana. In particolare Gimbel ha sostenuto che il Piano Marshall era un piano di emergenza volto ad inserire la ripresa economica tedesca nel quadro di un programma generale di ripresa europea, allo scopo di rendere accettabile, da un punto di vista politico, la rinascita economica della Germania occidentale in Europa e negli Usa.

23 C.B

UCHHEIM, Die Wiedereingliederung Westdeutschlands, cit., p. 1.

24 Sull’istituzione della Joint Export Import Agency si veda il capitolo III, paragrafo 1. 25

161 importazioni di generi alimentari della categoria “A”26. Dopo l’introduzione della riforma monetaria (giugno 1948) i controlli degli anglo-americani durante la conduzione dei negoziati iniziarono ad essere rimossi a favore di una graduale restituzione di libertà di manovra ai dirigenti tedeschi27.