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GLI SVILUPPI TEDESCO-OCCIDENTALI E IL PRIMO ACCORDO COMMERCIALE TRA L’ITALIA E LA BIZONA

Gli spazi della politica e dell’economia: la ripresa delle relazioni commerciali e la definizione dei rapporti bilaterali, 1948-

IV.1 LA RIPRESA DEGLI SCAMBI ITALO-TEDESCHI: LE PREMESSE

IV.1.5 GLI SVILUPPI TEDESCO-OCCIDENTALI E IL PRIMO ACCORDO COMMERCIALE TRA L’ITALIA E LA BIZONA

Il 1948 fu, come è noto, l’anno in cui l’ipotesi della divisione della Germania divenne rapidamente una realtà concreta. Nelle zone occidentali e in quella orientale le potenze di occupazione intrapresero una serie di decisioni che portarono nel giro di un anno alla formazione di

118

L’espressione indicava quel gruppo di funzionari inserito nei ruoli del ministero degli Esteri senza concorso, ma per motivi politici allo scopo di fascistizzare il dicastero degli Esteri. Cfr. capitolo II, paragrafo 2. Si veda anche M. CONCIATORI, 1943. La diplomazia italiana dopo l’8 settembre, in «Storia delle relazioni internazionali», 1990, 2, pp. 199-234; E.SERRA, La diplomazia italiana dopo il 1943 tra rottura e continuità, in H.WOLLER (a cura di), La nascita

di due repubbliche, cit., pp. 73-86; F. GRASSI ORSINI, La diplomazia fascista, Bologna, 1993; ID., La diplomazia

italiana dagli «anni del consenso» al crollo del regime, in A.VENTURA (a cura di), Sulla crisi del regime fascista 1938-

1943. La società italiana dal consenso alla Resistenza. Atti del convegno nazionale di studi, Padova, 4-6 novembre 1993, Venezia, 1996, pp. 125-148; D. IVONE, Raffaele Guariglia e la diplomazia epurata, 1944-1946. Un oscuro

capitolo della storia dell'Italia post-fascista, Napoli, 2002; A.VARSORI, Continuità e discontinuità nella diplomazia

italiana, in U.DE SIERVO,S.GUERRIERI,A.VARSORI, La prima legislatura repubblicana. Continuità e discontinuità

nell’azione delle istituzioni. Atti del Convegno Roma, 17-18 ottobre 2002, Roma, 2004, pp. 155-172; H.WOLLER, I

conti con il fascismo. L'epurazione in Italia 1943-1948, Bologna, 2004, (ed. or. Die Abrechnung mit dem Faschismus in Italien, 1943 bis 1948, München, 1996), p. 249; ID., Die Anfänge der politischen Säuberung in Italien 1943–1945. Eine

Analyse des Office of Strategic Services, in «Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte», 38, 1, 1990, pp. 141-190. Per una

valutazione dall’interno delle continuità e delle rotture cfr. il saggio dell’ex ambasciatore italiano S. ROMANO,

Diplomazia nazionale e diplomazia fascista: continuità e discontinuità, in «Affari Esteri», 1984, 16, pp. 440-454.

119 Guglielmo Arnò era stato l’osservatore italiano in Germania durante i processi contro le alte cariche del regime

nazionalsocialista. Cfr. capitolo II, paragrafo 2 e paragrafo 4.

120 Roberto Chastel fu inviato come console a Francoforte sul Meno nel 1950.

121 Tutti i diplomatici citati erano formalmente accreditati presso organi controllati esclusivamente da anglo-

181 due stati separati122. Dopo l’ampliamento di poteri concesso dagli anglo-americani al Consiglio economico di Francoforte nel febbraio del 1948, le tre potenze occidentali (Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia) si riunirono a Londra (23 febbraio-6 marzo1948) per la prima delle conferenze sul problema della Germania senza la partecipazione dell’Unione Sovietica123. Il 26 febbraio Olanda, Belgio e Lussemburgo si unirono alle “tre grandi potenze” riunite a Londra per le consultazioni sulla Germania124. Due furono le decisioni particolarmente importanti che il gruppo delle “sei potenze” raggiunse sul futuro delle zone di occupazione occidentali: in primo luogo, l’approvazione dell’inclusione delle tre zone nei programmi d’aiuto del Piano Marshall (decisione ufficializzata il 1° giugno 1948 durante la seconda fase delle riunioni di Londra); in secondo luogo l’implicita dichiarazione, attraverso un comunicato studiato ad hoc per non rompere completamente i rapporti con l’Unione Sovietica, di costituire un governo della Germania occidentale125. La nuova

122 Poiché la ripresa delle relazioni italo-tedesche avvenne sostanzialmente con le zone e con i dirigenti tedeschi

occidentali, gli sviluppi della zona d’occupazione sovietica non saranno dettagliatamente esaminati nel corso dei paragrafi successivi. Secondo Ulrich Mählert, Stalin fin dalla fine della seconda guerra mondiale mirava ad una politica sulla Germania finalizzata all’obiettivo di una neutralizzazione militare della stessa. Da un punto di vista strategico- militare l’ex Reich non avrebbe più dovuto rappresentare un pericolo per l’Unione Sovietica e il suo sistema. Nello stesso tempo Stalin voleva impedire che l’enorme potenziale economico-industriale tedesco finisse interamente o in massima parte sotto il controllo delle potenze occidentali e capitalistiche. Tuttavia, continua Mählert: «questo fu esattamente ciò che accadde [tra il 1948 e il 1949]. L’obiettivo minimale era quello di una Germania neutrale, non ostile nei confronti dell’Unione Sovietica, una democrazia borghese nella quale i comunisti avrebbero dovuto partecipare alla gestione del potere. Su questa base si decise infine di mirare all’obiettivo massimale, che nel 1945 sembrava fuori portata: l’affermazione del proprio modello politico anche in Germania […]». Dopo che nelle zone occidentali la strada verso la formazione di un nuovo governo iniziò a prendere forma sotto la regia degli anglo-americani, la contraddittoria politica tedesca dell’Unione Sovietica, che cercava di realizzare una nuova Germania come stato neutrale e cuscinetto fra i due sistemi trasferendo contemporaneamente il modello sovietico nella propria zona di occupazione, entrò in crisi ed iniziò ad affermarsi l’idea di trasformare almeno la propria zona di occupazione in un “bastione contro l’occidente”. Cfr. U.MÄHLERT, La DDR. Una storia breve, Milano, 2009, (ed. or. Kleine Geschichte der DDR, München, 20075), pp. 17-49, qui pp. 17-18; H. WEBER, Geschichte der DDR, München, 1985, pp. 21-46. Cfr. anche B.BONWETSCH,G. BORDJUGOV, Stalin und die SBZ. Ein Besuch der SED-Führung in Moskau vom 30. Januar – 7. Februar 1947, in «Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte», 2, 42, 1994, pp. 279-303; F. ZSCHALER, Die vergessene Währungsreform.

Vorgeschichte, Durchführung und Ergebnisse der Geldumstellung in der SBZ 1948, in «Vierteljahrshefte für

Zeitgeschichte», 45, 1, 1997, pp. 191-223; J.LAUFER, Die UdSSR und die deutsche Währungsfrage 1944–1948, in «Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte», 4, 46, 1998, pp. 455-485; A. STEINER, Condizioni di partenza, sistema

economico e sviluppo. La storia economica della DDR alla luce dell’ultimo ventennio di studi, in M.MARTINI,T. SCHAARSCHMIDT (a cura di), Riflessioni sulla DDR. Prospettive internazionali e interdisciplinari vent’anni dopo. Atti

della LII Settimana di studio «Prospettive internazionali e multidisciplinari vent’anni dopo la caduta del Muro», Trento, 13-16 ottobre 2009, Bologna, 2011, pp. 221-229.

123 Cfr. H. G

RAML, Die Deutsche Frage, in K.D. BRACHER, T. ESCHENBURG, J.C. FEST, E. JÄCKEL (hrsg),

Geschichte der Bundesrepublik Deutschland, cit., pp. 281-374, qui pp. 373-374. Si veda inoltre la raccolta di documenti

ufficiali curata da B. RUHM VON OPPEN, Documents on Germany under Occupation, 1945-1955, London, 1955.

124 Ibid.

125 La conferenza a sei di Londra si svolse in due fasi: dal 23 febbraio al 6 marzo 1948 e dal 20 aprile al 2 giugno

1948. Durante la seconda fase, il 1° giugno 1948 fu confermato l’inserimento della Germania occidentale nell’Oece (l’Organizzazione per la cooperazione economica europea). Gli anglo-americani riuscirono a strappare l’assenso francese sui piani per le tre zone occidentali. Il relativo isolamento della piccola zona di occupazione francese si avviava alla conclusione. Tra aprile e giugno i sei confermarono il proposito di creare un ente internazionale per il controllo della Ruhr, che non doveva implicare la separazione politica della regione dal resto della Germania. Il proposito di promuovere la creazione di un governo tedesco occidentale avveniva attraverso la raccomandazione rivolta ai governatori militari delle tre zone occidentali di prendere contatti con i presidenti dei Länder occidentali affinché fosse convocata un’assemblea costituente per l’elaborazione di una Costituzione da sottoporre in seguito all’approvazione dei Länder. La condizione posta dalle potenze occidentali ai tedeschi trovava espressione nell’obbligo

182 sistemazione dei territori tedesco-occidentali non implicava tuttavia la fine del regime di occupazione. Il problema della sicurezza era affrontato attraverso la conferma degli anglo-franco- americani di non procedere al ritiro delle proprie forze armate dalla Germania e di continuare il controllo sul potenziale militare tedesco126.

Le reazioni sovietiche ai nuovi sviluppi internazionali sulla questione tedesca non si fecero attendere. L’otto marzo 1948 una nota dell’Unione Sovietica affermava come la stessa Conferenza di Londra rappresentasse una violazione degli accordi di Potsdam e costituisse un atto di smembramento della Germania allo scopo di includere le tre zone degli anglo-franco-americani nel blocco occidentale127. Il 13 marzo la stampa sovietica annunciava il riordinamento della Commissione economica istituita all’interno della zona controllata dall’Armata Rossa128. Non appena, infine, fu chiaro il senso e lo scopo delle discussioni di Londra, i rappresentanti sovietici decisero di abbandonare la Commissione alleata di controllo (20 marzo 1948), istituita tre anni prima, nel 1945, in seguito agli accordi della Conferenza di Potsdam come organo della suprema autorità in Germania129.

I rapporti tra le due “superpotenze” in merito al problema tedesco subirono un’ulteriore deterioramento in seguito all’introduzione della riforma monetaria il 20 giugno 1948. Il nuovo marco avviava la fusione economica delle tre zone occidentali e al contempo prefigurava la realizzazione di un’unica entità politica tedesca-occidentale. Pochi giorni dopo, il 24 giugno, la riforma valutaria fu estesa ai settori occidentali della città di Berlino. Questa scelta apriva, come è noto, una drammatica crisi nei rapporti internazionali tra Est ed Ovest. L’Unione Sovietica, infatti, mise in atto il blocco delle vie d’accesso terrestri alla città di Berlino Ovest, dichiarando di voler interrompere così la realizzazione della riforma monetaria nella parte occidentale della città,

di impostare l’impianto costituzionale sui principi federalisti. Per quanto riguarda questa fase della costruzione della Repubblica federale cfr. T.ESCHENBURG,W.BENZ, Der Weg zum Grundgesetz, in K.D.BRACHER,T.ESCHENBURG, J.C. FEST, E. JÄCKEL (hrsg), Geschichte der Bundesrepublik Deutschland, cit., pp. 459-514, qui pp. 459-462; M. GÖRTEMAKER, Geschichte der Bundesrepublik Deutschland, cit., pp. 45-50; H.J.YASAMEE, Großbritannien und die

Westintegration der Bundesrepublik 1948-1951, in L.HERBST,W.BÜHRER,H.SOWADE (hrsg), Vom Marshallplan zur

EWG, cit., pp. 535-560; R.GIRAULT, Der kulturelle Hintergrund der französischen Integrationspolitik, Ivi, pp. 561- 576; H. AUERBACH, Die europäische Wende der französischen Deutschlandpolitik 1947/48, Ivi, pp. 577-591; H.P. SCHWARZ, Die Eingliederung der Bundesrepublik in die westliche Welt, Ivi, pp. 593-612.

126 Il Military Security Board era l’apposito ente alleato istituito per il controllo sul potenziale militare tedesco

occidentale. Cfr. T.ESCHENBURG,W.BENZ, Der Weg zum Grundgesetz, cit.

127

Ibid. U.MÄHLERT, La DDR, cit.; H.WEBER, Geschichte der DDR, cit. Il governo italiano fu informato degli sviluppi della politica sovietica in Germania da un lungo rapporto dell’ambasciatore Brosio. Cfr. il rapporto di Brosio n. 732/156 intitolato Aspetti generali e contingenti della politica sovietica in Germania, 3 aprile 1948, in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950, Busta 15 (1948), fasc. 5: Atteggiamento dei Quattro di fronte al problema tedesco.

128 Ibid.

129 Il rappresentante sovietico della Commissione alleata di controllo Sokolovskij chiese di sottoporre alla

Commissione le decisioni prese dai sei a Londra. Al rifiuto degli occidentali l’Unione Sovietica decise di abbandonare la Commissione che in seguito non venne più convocata. Cfr. Ibid.; H.WEBER, Geschichte der DDR, München, 1985, p. 159; U.MÄHLERT, La DDR, cit., p. 35.

183 puntando, però, al contempo all’inclusione dell’intera Berlino nella propria sfera di influenza in caso di ritiro delle forze alleate occidentali130.

Il governo e la diplomazia italiana svolsero il semplice ruolo di spettatori degli avvenimenti tedeschi e dell’escalation internazionale. L’Italia rimase sostanzialmente all’oscuro dei dettagli dei piani anglo-americani sul futuro della Germania. I rapporti provenienti dalle ambasciate italiane a Londra e a Washington nella prima metà del 1948 annunciavano la decisa volontà di quei governi di accelerare i programmi per la formazione di un’entità politica tedesca ad Ovest separata dalla zona di occupazione orientale, ma restavano piuttosto vaghi sui particolari e sui tempi precisi di quei progetti131. Il governo italiano era al corrente degli obiettivi generali degli alleati occidentali, ma non conosceva le forme, i tempi e i dettagli dei piani per la realizzazione di quegli stessi obiettivi. Anche i rappresentanti italiani nella Bizona e nella zona di occupazione francese non furono in grado di fornire al governo di Roma maggiori informazioni rispetto ai comunicati degli ambasciatori accreditati presso i governi delle grandi potenze132.

Le fonti a disposizione evidenziano tuttavia una generale identità di vedute della diplomazia italiana sull’improbabilità dello scoppio di una guerra tra Stati Uniti ed Unione Sovietica a causa dei contrasti sulla sistemazione della Germania133. Il console a Zurigo Maurilio Coppini134 già alla fine di marzo in un rapporto segreto riferiva a De Gasperi che le reazioni sovietiche alla «Conferenza dei sei» di Londra non miravano alla guerra con l’Occidente, ma ad una soluzione di compromesso:

«Sono perfettamente dell’avviso – scriveva Coppini il 22 marzo 1948 – che non sia né opportuno né tanto meno esatto sottovalutare l’importanza e la forza dell’Armata sovietica e dei suoi eventuali alleati; la valutazione deve essere fatta però in confronto alla capacità degli Stati Uniti, allo slancio di ripresa ed alla possibilità sua di neutralizzare e di annullare entro un periodo più o meno lungo di tempo l’inevitabile iniziale successo dei russi in Europa. Questa

130

U.MÄHLERT, La DDR, cit., pp. 35-36; W. BENZ, Berlin, in K.D.BRACHER, T.ESCHENBURG,J.C. FEST,E. JÄCKEL (hrsg), Geschichte der Bundesrepublik Deutschland, cit., pp. 447-458; R.FRITSCH-BOURNAZEL, Mourir pour

Berlin? Die Wandlung der französischen Ost- und Deutschlandpolitik während der Blockade 1948/49, in

«Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte», 1, 35, 1987, pp. 171-192; M. GÖRTEMAKER, Geschichte der Bundesrepublik

Deutschland, cit., pp. 40-43.

131 Si vedano i rapporti inviati a Roma nella prima metà del 1948 dall’ambasciatore a Washington Tarchiani,

dall’ambasciatore a Londra Tommaso Gallarati Scotti e dall’ambasciatore a Parigi Pietro Quaroni in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950, Busta 14 (1948), fasc. 2: Reazioni al fallimento della Conferenza di Londra; fasc. 3:

Conversazioni di Londra a «tre»; fasc. 4: Conferenza di Londra a «sei». Si veda inoltre la Busta 15 (1948), fasc. 5: Atteggiamento dei Quattro di fronte al problema tedesco.

132 Ibid.; Busta 15 (1948), fasc. 6: Costituzione Stato Germania Occidentale e Statuto di Occupazione. 133

Cfr. il rapporto di Brosio n. 732/156, cit.; e i rapporti di Quaroni, Tarchiani e Gallarati Scotti della primavera del 1948 in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950, Busta 14 (1948), fasc. 3: Conversazioni di Londra a «tre»; fasc. 4:

Conferenza di Londra a «sei»; fasc. 5: Atteggiamento dei Quattro di fronte al problema tedesco.

134 Il Console italiano a Zurigo Maurilio Coppini era uno dei diplomatici italiani in missione fuori dalla Germania a

cui De Gasperi aveva direttamente richiesto di seguire gli sviluppi della situazione tedesca per conto della Presidenza del consiglio. Cfr. capitolo III, paragrafo 4.

184 valutazione è fatta con tutta certezza dal Governo sovietico che non ha, a mio avviso, nessuna intenzione di giungere ad un conflitto armato ma tende a creare le premesse per giungere ad un accordo bilaterale con gli Stati Uniti»135.

Le scarse informazioni in possesso del governo italiano sulla strategia delle grandi potenze circa il futuro della Germania erano compensate da un continuo aggiornamento sull’attività degli organi tedeschi addetti all’amministrazione economica della Bizona. Nella primavera del 1948, grazie all’attività dell’Ufficio commerciale, gli sviluppi e gli ampliamenti di poteri che investirono il Consiglio economico di Francoforte furono costantemente registrati e comunicati a Roma. Un passaggio molto seguito fu l’avvicendamento, avvenuto il 2 marzo 1948, del direttore dell’Agenzia economica bizonale, la Verwaltung für Wirtschaft136. L’elezione di Ludwig Erhard (su proposta del partito liberale) alla guida dell’economia della Bizona al posto del dimissionario Johannes Semler (Csu), costituì una svolta non solo per l’attività del Consiglio economico di Francoforte, ma anche per il futuro ordinamento della politica economica tedesca-federale137. Poco dopo l’assunzione della nuova carica, Erhard organizzò un consiglio scientifico (wissenschaftlicher Beirat) composto in gran parte dai più importanti esponenti della «scuola di Friburgo»138 e divenne promotore di una

135 Cfr. il rapporto di Coppini n. 3130/130, segreto, 22 marzo 1948, in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950, Busta

12 (1948), fasc. 1: Informazioni fiduciarie sulla Germania da Zurigo. Tra i rappresentanti italiani all’estero più attenti ai problemi sull’assetto della Germania solo De Michelis (console a Basilea), il 16 aprile 1948, scriveva in tono allarmato a Roma: «Che la guerra alla fine possa essere evitata, nessuno lo crede più a Berlino; si è arrivati alla conclusione che nel migliore dei casi essa possa essere differita di cinque anni. Ma in un modo o nell’altro dovrà scoppiare, anche se nell’immediato futuro si dovesse raggiungere un accomodamento provvisorio […]». Cfr. il telespresso n. 16/13776/c del 16 aprile 1948, in Ibid.

136 Cfr. la documentazione conservata in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950, Busta 14 (1948), fasc. 1: Situazione

economica.

137

Fin dall’istituzione del Consiglio economico di Francoforte i socialdemocratici della Spd diedero la priorità al ruolo politico dell’opposizione, lasciando la guida delle principali agenzie bizonali del Wirtschaftsrat a personalità dei partiti borghesi o, comunque, da questi ultimi appoggiati come nel caso di Ludwig Erhard (proposto dal partito liberale). Cfr. W.ABELSHAUSER, Wirtschaftsgeschichte, cit., p. 46; W.BENZ, Vorform des »Weststaats«, cit., pp. 402- 406; ID., Währungsreform und soziale Marktwirtschaft, in K.D. BRACHER,T. ESCHENBURG, J.C. FEST, E. JÄCKEL

(hrsg), Geschichte der Bundesrepublik Deutschland, cit., pp. 421-446, qui pp. 421-429; M.GÖRTEMAKER, Geschichte

der Bundesrepublik Deutschland, cit., p. 141-146; H.A. WINKLER, Dal Terzo Reich alla Repubblica di Berlino, secondo volume di, Grande storia della Germania. Un lungo cammino verso Occidente, Roma, 2004, (ed. or. Deutsche

Geschichte vom Dritten Reich bis zur Wiedervereinigung, in, Der lange Weg nach Westen, Bonn, 2002), p. 145.

138

Scuola di economisti fondata da Walter Eucken (1891-1950) a Friburgo nella seconda metà degli anni Trenta, conosciuti anche come «ordoliberali» dal nome della rivista “Ordo” fondata da Eucken nel 1936. Esiste oggi un’ampia letteratura sulla scuola economica di Friburgo, sull’ordoliberalismo e le influenze di Eucken su Ludwig Erhard e nella formazione di quella che in seguito, alla metà degli anni Cinquanta, sarà definita da Alfred Müller-Armack «soziale

Marktwirtschaft»: economia sociale di mercato. Si vedano le opere di Eucken: W. EUCKEN, Die Grundlagen der

Nationalökonomie, Jena, 1940; ID., Grundsätze der Wirtschaftspolitik, Bern 1952. Cfr. anche W. ABELSHAUSER,

Dall’economia di guerra al miracolo economico, in H.WOLLER (a cura di), La nascita di due repubbliche, cit., pp. 195- 210; ID., Deutsche Wirtschaftsgeschichte seit 1945, Bonn, 2005, pp. 89-105; B.LÖFFLER, Soziale Marktwirtschaft und

administrative Praxis. Das Bundesministerium unter Ludwig Erhard, Stuttgart, 2002; R.PTAK, Vom Ordoliberalismus

zur Sozialen Marktwirtschaft. Stationen des Neoliberalismus in Deutschland, Opladen, 2004; A.NÜTZENADEL, Stunde

der Ökonomen. Wissenschat, Politik und Expertenkultur in der Bundesrepublik 1949-1974, Göttingen, 2005, pp. 25-62.

In italiano si veda il saggio di R. PETRI, Le scelte di politica economica nella Germania occidentale, in M.CAU,

185 politica economica apertamente liberista139. In particolare, Erhard e i suoi collaboratori furono contrari ad un’eventuale applicazione all’interno della Bizona delle politiche economiche di stampo keynesiano come strumento per il ripristino dell’equilibrio economico e produttivo. L’ottica adottata considerava, infatti, inscindibile la relazione logica che univa economia libera e democrazia da un parte, ed economia di stato e dittatura dall’altra140. Il 21 aprile del 1948, sette settimane dopo la sua elezione, Erhard tenne il discorso d’insediamento davanti ai rappresentanti del Consiglio Economico; la linea programmatica del nuovo direttore dell’economia bizonale non presentava incertezze sui punti centrali per uscire dalla crisi e dal mercato nero: solo la riforma monetaria e il Piano Marshall, dichiarò Erhard, potevano assicurare il rilancio economico della Bizona141.

Morante e Relli furono i rappresentanti italiani in Germania più attenti alle conseguenze derivanti dalla nomina di Erhard. Nella prospettiva dell’Ufficio commerciale il nuovo direttore del «ministero economico della Bizona» (come spesso veniva definita la Verwaltung für Wirtschaft) grazie «al moderno liberalismo professato» avrebbe facilitato da parte tedesca l’opera di ripresa delle relazioni economiche e commerciali italo-tedesche142. Politicamente, il console Relli individuava, invece, nell’elezione di Erhard il segnale del tramonto delle idee di «ispirazione laburista» all’interno della Bizona, a vantaggio di una politica economica di chiaro «indirizzo liberista»143.

Negli stessi mesi in cui aumentava la tensione tra Est e Ovest sul futuro assetto della Germania, gli americani garantirono al governo De Gasperi i primi successi commerciali con la Bizona attraverso la sospensione del divieto sull’importazione di generi ortofrutticoli della lista “A”. Tra il 6 e il 10 aprile del 1948, pochi giorni prima delle elezioni politiche italiane, una delegazione guidata dal Direttore generale della Jeia, l’americano William John Logan, si recò a Roma per discutere a Palazzo Chigi di un allargamento dello scambio di merci con la Bizona144. In seguito ai

139 W.B

ENZ, Währungsreform und soziale Marktwirtschaft, cit., pp. 424-432; M. GÖRTEMAKER, Geschichte der

Bundesrepublik Deutschland, cit., pp. 152-156; W.ABELSHAUSER, Deutsche Wirtschaftsgeschichte, cit., pp. 120-129; A.C.MIERZEJEWSKI, Ludwig Erhard. Der Wegbereiter der Sozialen Marktwirtschaft, München, 2006, pp. 104-117.

140

Ibid.

141 W.B

ENZ, Währungsreform und soziale Marktwirtschaft, cit., p. 430.

142 Cfr. il rapporto di Morante n. 11601 del 29 aprile 1948, in Asmae, Dgae, Versamento “B”, Busta 72.

143 Si veda il notiziario economico tedesco di Relli n. 3952/283 del 21 maggio 1948, in Asmae, Dgap, Germania,

1946-1950, Busta 13 (1948), fasc. 1: Situazione locale nelle quattro zone di occupazione: Bizona. In agosto il console Relli confermava la sua opinione sull’affermazione degli indirizzi liberisti nella Germania occidentale, anche perché appoggiati dagli Stati Uniti: «Come ebbi altre volte occasione di osservare, la sempre maggiore parte che gli Stati Uniti prendono agli eventi europei e germanici in particolare, lascia prevedere un’evoluzione della vita economica di questa