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LA RICERCA DI UNA CHIAVE DI LETTURA NELLA PROGRESSIVA EVOLUZIONE DELLA GERMANIA OCCIDENTALE

La riorganizzazione delle relazioni italo-tedesche dall’istituzione della Bizona alla riforma monetaria (1947-1948)

III.5 LA RICERCA DI UNA CHIAVE DI LETTURA NELLA PROGRESSIVA EVOLUZIONE DELLA GERMANIA OCCIDENTALE

Dopo la Conferenza di Londra sulla Germania (25 novembre-15 dicembre 1947) la Francia iniziò ad accettare le offerte americane di intavolare negoziati per la fusione della propria zona con quella anglo-americana, spianando in tal modo la strada alla futura creazione di uno stato tedesco occidentale163. L’idea del governo francese di trasformare la Germania in una federazione di stati minori del tutto autonomi e sovrani veniva a cadere e in cambio della sistemazione (non definitiva) della regione della Saar in conformità alle proprie rivendicazioni, la Francia si rassegnava ai progetti anglo-americani sul futuro delle tre zone d’occupazione tedesche164. Il graduale ripiegamento dei governi francesi non annullava le divergenze con il governo di Roma sul pieno reinserimento del mercato tedesco nel complesso economico dell’Europa occidentale. Nel marzo del 1948, anche per rafforzare l’appoggio francese al governo De Gasperi in vista delle prime elezioni politiche di aprile, il ministro Sforza affidava a Quaroni il compito di sfumare le differenze di posizioni sulla questione tedesca, emerse soprattutto durante la Conferenza dell’estate per gli aiuti del Piano Marshall. L’ambasciatore italiano a Parigi doveva trovare il «modo di chiarire» al Quai d’Orsay (il ministero degli Esteri francese) che il governo De Gasperi non era affatto insensibile ai problemi sulla Germania sollevati da Parigi165. Erano stati «motivi contingenti» a costringere l’Italia a non appoggiare la linea francese sulla Germania, ma – continuava Sforza –

162

Le stesse ricerche di Guiotto e Di Maio non intendono affermare il condizionamento esercitato da questi organismi nella politica estera dei rispettivi paesi, ma di mostrare piuttosto che le occasioni di contatti e i momenti di conoscenza reciproca tra politici cattolici italiani e tedeschi si ebbero anche al di fuori delle cariche governative e istituzionali. In determinati casi, tali ricerche hanno dimostrato come per il rapporto tra uno dei leader della Csu bavarese Josef Müller e alcuni deputati democristiani, i contatti erano precedenti alla nascita della Repubblica federale e quindi ai primi incontri bilaterali ufficiali.

163 F.R

OMERO, Storia della guerra fredda, cit., p. 60

164 Il piccolo ma ricco territorio della Saar era stato assegnato alla Francia al momento della ripartizione delle zone

di occupazione. A partire da quel momento la Francia cercò di separare economicamente la regione della Saar dal territorio tedesco. L’area saarese venne inserita nell’area del franco e nel novembre del 1947 fu approvata una costituzione regionale che prevedeva un governo autonomo della Saar nell’ambito dell’unione doganale con la Francia. Dopo l’istituzione della Repubblica federale la sovranità sulla Saar fu oggetto di aspre polemiche tra Bonn e Parigi nella prima metà degli anni Cinquanta. Per evitare il ritorno della regione alla Germania occidentale, la Francia propose di trasformare la Saar in territorio indipendente. Nel 1955 la popolazione saarese bocciava attraverso un referendum il progetto di rendere autonoma la regione e il governo di Parigi si “arrese” all’idea di un ritorno della Saar alla Germania. L’accordo del 27 ottobre 1956 sanciva il reintegro politico nella Repubblica federale della Saar a partire dal primo gennaio 1957. Cfr. [LIBRO IN Più VOLUMI] M.GÖRTEMAKER, Geschichte der Bundesrepublik Deutschland, cit., pp. 286-289; E.COLLOTTI, Storia delle due Germanie, cit., pp. 25-27.

165 Cfr. Il ministro degli Esteri, Sforza, all’ambasciatore a Parigi, Quaroni, 4 marzo 1948, in Ddi, Ministero degli

Affari Esteri, Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici, Decima Serie 1943-1948, vol. VII (15 dicembre 1947-7 maggio 1948), Roma, 1997, doc. 376, pp. 454-455, qui p. 261.

141 «siamo oramai anche noi interessati a non vedere risorgere un pericolo germanico e che per conseguenza nostre tesi […] non potrebbero discostarsi molto da quelle francesi»166

. Dal punto di vista del governo italiano erano tre le questioni di massima sulla Germania che Quaroni doveva affrontare con i rappresentanti francesi:

«1) necessità salvaguardare nostri interessi economici per l’importanza che mercato tedesco presenta per noi e per la nostra stessa ricostruzione. Il che è del resto già stato ampiamente illustrato a codesta ambasciata; 2) necessità garantire nostra sicurezza. A questo proposito siamo disposti dare nostro appoggio a proposte ragionevoli tali cioè da assicurare il mantenimento della Germania in condizioni militari e politiche che le impediscano ripresa politica di espansione e di aggressione, e che al tempo stesso non risultino anacronistiche o irrealizzabili o controproducenti; 3) necessità tener conto funzione di equilibrio che Germania può tuttavia svolgere in Europa di fronte pressione slava. Questa esigenza è forse attualmente più sentita qui che costì per evidente diversa nostra situazione geografica, pur tuttavia sua importanza, anche dal punto di vista generale europeo, non potrà essere sottovalutata in Francia come in ogni altro paese occidentale»167.

La centralità economica del mercato tedesco costituiva un punto irrinunciabile per il governo italiano, su tale tema non esistevano margini di trattava. Sulle questioni politiche e militari si prometteva ampia disponibilità di ascolto e di appoggio per le proposte francesi, anche se in futuro, come si vedrà, l’Italia si attesterà rispetto alla Francia su posizioni favorevoli ad un riarmo tedesco. Il terzo punto accennava alla funzione stabilizzatrice della Germania di fronte alla pressione slava, un’espressione non ancora del tutto definita dall’Italia e che all’inizio del 1948 poteva riferirsi tanto alla Jugoslavia di Tito, quanto all’Unione Sovietica di Stalin. Si trattava di un concetto molto importante per il governo italiano, ma che troverà una piena elaborazione e definizione soltanto dopo le elezioni politiche del 18 aprile e l’inizio del blocco di Berlino168

.

Iniziava così una tattica diplomatica destinata a ripetersi diverse volte negli anni seguenti, anche dopo la nascita della Repubblica federale. Nel momento in cui l’Italia sembrava allontanarsi radicalmente dagli orientamenti francesi sulla Germania, il ministero degli Esteri incaricava l’ambasciatore a Parigi di stemperare le divergenze sottolineando la prioritaria importanza per il governo italiano dell’amicizia politica con la Francia.

Tra la fine del 1947 e la prima metà del 1948 i piani americani sull’intera «questione germanica» subirono una progressiva accelerazione culminata nel giugno del 1948 con l’introduzione della riforma monetaria, seguita dalla risposta sovietica attraverso il “blocco di Berlino”. A partire da questi eventi lo scenario rappresentato dalla formazione di una Germania ovest separata politicamente dalla zona d’occupazione sovietica divenne per i governi europei, italiano incluso, lo sbocco più sicuro dell’assetto tedesco. Il governo De Gasperi, nonostante l’approssimarsi delle

166 Ibid. 167 Ibid. 168

142 prime cruciali elezioni politiche fissate per il 18 aprile, seguì con attenzione l’evoluzione della situazione tedesca. Come è stato precedentemente esaminato, dall’istituzione in Germania di una struttura politico-economica compatibile con quella della sfera dei paesi a cui apparteneva l’Italia dipendevano le possibilità di ripresa degli scambi italo-tedeschi, considerati essenziali per la vita economica di importanti regioni, per il rilancio di tradizionali settori produttivi e per il pareggio nella bilancia commerciale169.

A circa un anno di distanza dalla nascita della Bizona, il consolato diretto da Relli informava Roma che il peso della politica inglese in Germania diminuiva «a vista d’occhio». Su questo punto i diversi rappresentanti italiani in Germania non avevano dubbi170. Gli Stati Uniti assumevano rapidamente il ruolo di arbitro decisivo per la politica economica della Bizona. Era presumibile, secondo Relli, che la grande industria tedesca avrebbe ottenuto nuove concessioni dagli americani e che i programmi di radicali riforme politiche – come quelle contenute nel programma di Ahlen –, anche se incontravano la simpatia dei laburisti britannici, sarebbero stati accantonati171.

Tutti questi elementi dimostravano un’incompatibilità di fondo tra l’organizzazione economica e politica delle tre zone occidentali e la zona d’occupazione sovietica ad est. Il principio solennemente dichiarato a Potsdam, ma fin dall’inizio raramente attuato, di adottare un’uniformità di trattamento per tutta la popolazione tedesca stava per tramontare definitivamente. Il dato interessante è che nell’ottica del governo di Roma e dei rappresentanti italiani in Germania «il duello tra le due concezioni politiche ed economiche» non era destinato a gravare sulle possibilità di ripresa dei tedeschi, ma implicava nel breve periodo un «sicuro miglioramento» per gli stessi tedeschi attraverso l’afflusso di risorse che le due superpotenze avrebbero riversato nelle rispettive zone di controllo per attrarre la popolazione dalla loro parte172. Nelle prime valutazioni di Relli tale considerazione si accompagnava ad un giudizio politico ancora negativo sulle probabilità di democratizzazione del popolo tedesco:

«Il popolo tedesco – scriveva Relli – non intende prendere posizione né vuole ipotecare il proprio avvenire. Avendo compreso i vantaggi che può ricavare dai contrasti dei potenti, vuole usufruirne al massimo grado anche se ciò gli dovesse costare anni di pene e di sacrifici. Mancandogli una spontanea comprensione democratica, il tedesco non avrà altro terreno di rinascita spirituale che il nazionalismo e la rinnovata aspirazione alla potenza. […] Ciò che invece non è

169

Come affermava la relazione della Direzione affari economici: «l’intera economia di determinate regioni italiane, quali la Sicilia, la Calabria, la Campania, la Romagna, e l’Alto Adige, dipende in modo tutt’altro che trascurabile dallo sviluppo delle loro esportazioni ortofrutticole e vinicole verso la Germania […] è necessario pertanto che la Germania abbia una configurazione politico – giuridico – economica tale da consentire a tutti di trafficare con lei liberamente».

Relazioni economiche con la Germania, cit., cfr. capitolo II, paragrafo 3.

170 Cfr. il telespresso del Console Relli n. 784/86, del 31 dicembre 1947, in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950,

Busta 5 (1947), fasc. 1: Rapporti politici.

171 Ibid. 172

143 difficile prevedere è il vantaggio che ne verrà ai tedeschi anche quando si atteggeranno a vittime cercando compassione»173.

La persistenza tra i diplomatici italiani e in modo particolare tra i funzionari della Direzione affari politici di griglie interpretative basate sul postulato di una presunta antidemocraticità e di una innata bellicosità dei tedeschi indusse col tempo gli inviati italiani a soffermarsi soprattutto su quegli elementi che potevano confermare tale aspetto della vita politica tedesca, trascurando i segnali di discontinuità tra la Germania del dopoguerra e il Terzo Reich.

All’inizio del 1948 gli americani avviarono una significativa riorganizzazione economico- amministrativa della Bizona. Nel gennaio l’ambasciatore a Washington, Alberto Tarchiani, inoltrava al governo gli aspetti tecnici della riforma e le probabili ripercussioni sul futuro della Germania occidentale. Tarchiani evidenziava il parallelo tra l’organizzazione federale degli Stati Uniti e quella nuova bizonale174. Il nuovo Statuto, presentato nei giorni 7 e 8 gennaio175 dai Governatori militari Lucius D. Clay (Usa) e Brian Robertson (Gran Bretagna), prevedeva un’unica amministrazione tedesca articolata in due Camere, Consiglio economico (Wirtschaftsrat) e Consiglio degli Stati (Länderrat), una Corte Suprema di nove membri, un Gabinetto con sei ministri, ciascuno a capo delle sei nuove Agenzie bizonali, ed una Banca Centrale indipendente rispetto al potere politico-esecutivo (la Bank deutscher Länder antesignana della Deutsche Bundesbank istituita nel 1957)176. Delle due camere quella più importante, il Consiglio economico, vedeva aumentati a 104 i suoi membri (nel 1947 erano 52) eletti con il sistema proporzionale e con la partecipazione di tutti i partiti177. Un’importante innovazione riguardava l’istituzione di sei Agenzie bizonali: per l’economia178, la produzione agricola e industriale, l’alimentazione, il

commercio, i trasporti, le comunicazioni179. In questi settori veniva concesso ai tedeschi una quasi completa autonomia ad eccezione del commercio estero, in gran parte ancora sotto il controllo della

173

Ibid. (corsivo mio).

174 Cfr. il telespresso di Tarchiani n. 920/349 del 28 gennaio 1948, in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950, Busta 13

(1948), fasc. 1: Situazione locale nelle quattro zone d’occupazione, Bizona.

175 Il nuovo Statuto fu ufficialmente firmato da Clay e Robertson il 5 febbraio 1948. Cfr. M. G

ÖRTEMAKER,

Geschichte der Bundesrepublik Deutschland, cit., pp. 139-140.

176 L’organizzazione decentralizzata e indipendente della banca centrale costituiva un pilastro dell’economia sociale

di mercato. Tuttavia in questo caso la decisione fu un’imposizione degli americani e non una proposta proveniente dal

Wirtschaftsrat. Cfr. C. BUCHHEIM, Die Unabhängigkeit der Bundesbank. Folge eines amerikanischen Oktrois?, in «Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte», 49, 1, 2001, pp. 1-30; M.RIEDER, Deutsch-italienische Wirtschaftsbeziehungen, cit., p. 407.

177 Ibid. 178

L’Agenzia economica per la Bizona (Verwaltung für Wirtschaft) era stata istituita già nel 1947, tuttavia attraverso lo Statuto alleato del gennaio 1948 fu riorganizzata e dotata di ulteriori poteri. Cfr.F.JERCHOW, Deutschland

in der Weltwirtschaft, 1944-1947. Alliierte Deutschland-und Reparationspolitik und die Anfänge der westdeutschen Aussenwirtschaft, Düsseldorf, 1978, pp. 441-446; C. BUCHHEIM, Die Wiedereingliederung Westdeutschlands in die

Weltwirtschaft, cit., pp. 34-35.

179

144 Jeia180. Nessuna delega di poteri veniva concessa da parte degli anglo-americani nei settori militare ed educativo. Inoltre era esclusa la possibilità del riconoscimento di una personalità giuridica internazionale al nuovo governo economico tedesco, il Wirtschaftsrat181.

Tarchiani informava Sforza che oramai negli Stati Uniti repubblicani e democratici concordavano sulla necessità di abbandonare la politica punitiva nell’occupazione della Germania per passare «nell’interesse europeo e mondiale» alla ricostruzione di un’area tedesca «economicamente sana»182. Il nuovo orientamento statunitense sulla Germania trovava il favore del governo e della Direzione affari economici degli Esteri che in quel periodo attraverso l’Ufficio commerciale a Francoforte iniziava a tessere i primi contatti con i responsabili alleati e tedeschi del commercio estero bizonale183.

In controtendenza con le letture sulla situazione tedesca provenienti da oltre atlantico, il console Gallina da Francoforte invitava il ministero degli Esteri a non sopravvalutare le possibilità degli americani nella ricostruzione della Germania. Si trattava, infatti, di intenti tutt’altro che semplici:

«è vero inoltre – sottolineava Gallina – che la situazione è sempre assai fluida e non è nemmeno del tutto sicuro ancora che dal carattere prevalentemente agricolo già proposto da Morgenthau gli anglo-americani riescano, date le riserve dei russi e l’opposizione dei francesi, a ricostruire un’economia tedesca a carattere prevalentemente industriale come è ormai nei loro ben noti piani […]»184.

La guerra, l’occupazione alleata e le mutilazioni territoriali suggerivano al console Gallina un tempo minimo di circa 10 anni per raggiungere verso il 1958 solo una parziale ricostruzione del sistema economico tedesco, e in ogni caso il livello produttivo toccato negli anni Trenta non sarebbe stato mai più eguagliato. La Germania si avviava a perdere per sempre il profilo di paese esportatore; secondo il rappresentante italiano, una «corretta» lettura delle condizioni socio- economiche delle zone di occupazione doveva convincere il ministero degli Esteri, e in particolare

180

I controlli della Jeia iniziarono ad essere progressivamente attenuati dopo l’introduzione della riofrma monetaria per essere sostanzialmente aboliti nel novembre del 1949. Cfr. L.ERHARD, La Germania ritorna, cit., pp. 96-101.

181 Telespresso n. 920/349, cit. 182 Ibid.

183

Sulla politica europea degli Stati Uniti, Tarchiani sottolineava la presenza del contrasto tra il generale Clay, fautore della rinascita economica europea incentrata sulla Germania occidentale, e John Forster Dulles più incline ad un rafforzamento della Francia. Riportava Tarchiani che: «Il dissidio tra Dulles e Clay dura oramai dalla Conferenza dei ministri della scorsa primavera a Mosca: Dulles sosteneva che la politica europea degli Stati Uniti doveva basarsi sulla Francia, Clay sulla Germania. Dulles è del parere che il timore di un ritorno aggressivo della Germania è ancora così forte in Europa che non sarà possibile ottenere la cooperazione delle altre Nazioni europee senza dal loro l’assicurazione che la Germani non avrà più il controllo dell’industria pesante della zona Ruhr-Westfalia. Clay invece oppone che la produzione non aumenterà mai se la Ruhr sarà tolta ai tedeschi e che l’occupazione e il controllo inter- alleati devono costituire per tutti la migliore garanzia contro un ritorno aggressivo della Germania». Ibid. Si veda anche T.A.SCHWARZ, The United States and Germany after 1945: Alliances, Transnational Relations, and the Legacy of the

Cold War, in «Diplomatic History», 9, 4, 1995, pp. 549-568.

184 Cfr. il telespresso di Gallina n. 183/45, del 19 gennaio 1948, in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950, Busta 18

145 la Direzione affari economici, a rinunciare al mercato tedesco e a rivedere al ribasso le stime dei futuri scambi fra Italia e Germania, poiché:

«[…] dissestata economicamente dalla guerra, colpita e paralizzata dall’invasione, dall’occupazione e dai prelevamenti in conto riparazioni, gravemente mutilata nelle sue risorse del suolo e del sottosuolo incamerate già in altre economie, la Germania potrà nella migliore delle ipotesi e non prima di 10 anni, dati gli immensi bisogni interni immediati, ricostruire un sistema economiche che raggiungerà forse il 60 per cento di quello anteguerra […] Il volume delle esportazioni, a sua volta non potrà superare il 50 per cento del 1938, se la percentuale viene riferita all’intero territorio tedesco anteguerra. Nei riguardi dell’Italia poi tale percentuale potrebbe scendere anche al di sotto del 50% se il più basso tenore di vita a cui sarà costretto il popolo tedesco non gli consentirà di acquistare prodotti ortofrutticoli italiani nella stessa misura del passato […]»185

.

Le pessimistiche previsioni sul futuro economico della Germania formulate dal principale rappresentante italiano nella Bizona sorpresero il ministero degli Esteri, senza tuttavia destare apprensione. Le osservazioni di Gallina divergevano, infatti, dalle coeve analisi dell’Ufficio commerciale e della Direzione affari economici, secondo i quali la struttura economica della Germania (almeno nelle tre zone di occupazione occidentale), nonostante le distruzioni belliche, recava in sé quasi intatte enormi possibilità di rinascita e di sviluppo186. Per gli esperti di economia del ministero degli Esteri la ripresa economica tedesca (occidentale) e la riattivazione degli scambi fra Italia e Germania dipendevano esclusivamente dalla volontà politica e soprattutto dagli orientamenti degli Stati Uniti. È interessante sottolineare l’opposta individuazione delle cause che ostacolavano tra la fine del 1947 e l’inizio del 1948 la ripresa delle relazioni economiche italo- tedesche. Se per gli esperti di economia la causa principale era individuata nei tempi e nelle scelte della politica, per il rappresentante e osservatore “politico” Gallina il maggiore intralcio alla ripresa degli scambi era costituito da problemi di natura economica (il grave indebolimento del complesso produttivo tedesco).

In seguito al rapporto di Gallina, Sforza chiese a Tarchiani di effettuare ulteriori sondaggi presso il Dipartimento di Stato per avere conferme dall’amministrazione Truman sugli obiettivi americani circa la ricostruzione dell’economia tedesca187

. L’ambasciatore a Washington riconfermò le valutazioni inviate a Roma a gennaio e aggiunse: «[…] gli americani [sono] convinti oramai che la ricostruzione economica germanica è una delle premesse essenziali per la ricostruzione economica europea e per l’arginamento dell’espansionismo sovietico in Europa, sono decisi a subordinare a

185 Ibid. 186

Si veda capitolo II, paragrafo 4.L’inizio dell’attività dell’Ufficio commerciale, in collegamento con la Dgae, sarà analizzato nel prossimo capitolo.

187 Il 4 febbraio 1948 il Segretario generale degli Esteri, Fransoni, invitava le ambasciate italiane a Londra, Mosca,

Parigi e Washington a redigere dei rapporti completi sull’atteggiamento del governo dove erano accreditati «di fronte al problema dell’assetto della Germania». Cfr. il telespresso di Fransoni n. 16/03772/c, del 4 febbraio 1948, in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950, Busta 15 (1948), fasc. 5: Atteggiamento dei quattro di fronte al problema tedesco.

146 questo tutti gli altri problemi»188. Il 26 febbraio Sforza ribadiva in un comunicato destinato alle ambasciate delle tre potenze occidentali che: «[…] non sarà mai abbastanza ripetuto agli inglesi americani e francesi che Germania è per noi, particolarmente in quanto insostituibile mercato approvvigionamento e sbocco, problema di vita dal quale non possiamo prescindere per ristabilire nostra economia su basi solide e durature»189.

Le sedi incaricate di seguire gli sviluppi della «situazione tedesca», soprattutto le rappresentanze in Svizzera in diretto collegamento con De Gasperi, fornivano continue prove a favore di un’imminente ripresa economica della Bizona190

. Il Consiglio economico di Francoforte divenne presto l’organo amministrativo tedesco bizonale più osservato dalla politica estera italiana, «malgrado le denominazioni – spiegava a De Gasperi Paolo de Michelis dal Consolato di Basilea – la nuova istituzione è un vero e proprio ministero, presieduto da un capo di governo»191.

Anche le analisi formulate da Relli sugli sviluppi della «questione germanica» divergevano da quelle di Gallina. La missione diplomatica nella zona di occupazione inglese andava caratterizzandosi per una diversa capacità di lettura e interpretazione del contesto internazionale post-bellico. Le probabilità di riuscita del programma del Consiglio economico di Francoforte erano, secondo il console italiano a Bad Salzuflen, in rapporto diretto con la decisione americana di perseverare nell’opera di potenziamento dell’economia tedesca192

. Nelle tre zone occidentali il principale mutamento introdotto dalle riforme angloamericane era correttamente individuato nella crescente partecipazione della nuova classe dirigente tedesca alla rinascita economica della Germania193. Se l’Italia intendeva assicurarsi una parte nella ricostruzione della Germania occidentale attraverso la ripresa delle relazioni economiche e politiche, era necessario instaurare