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IL RITORNO DELL’ITALIA: LA PRIMA RAPPRESENTANZA DIPLOMATICA IN GERMANIA

La riorganizzazione delle relazioni italo-tedesche dall’istituzione della Bizona alla riforma monetaria (1947-1948)

III.2 IL RITORNO DELL’ITALIA: LA PRIMA RAPPRESENTANZA DIPLOMATICA IN GERMANIA

Nell’estate del 1946 il governo italiano aveva ottenuto dagli angloamericani l’autorizzazione di poter inviare un rappresentante diplomatico nella Germania occidentale a partire dal primo gennaio 194750. Il ministero degli Esteri, in quel periodo guidato da De Gasperi, scelse di affidare la missione al Segretario di legazione di seconda classe51 Vitale Gallina, che mantenne l’incarico di rappresentare l’Italia in Germania occidentale fino alla fine del 194952

. Non sono chiari i motivi che spinsero i dirigenti degli Esteri a designare proprio Gallina quale primo futuro rappresentante italiano nella Germania occidentale (una designazione confermata da Nenni, durante la sua breve esperienza da ministro degli Esteri, 18 ottobre 1946-2 febbraio 1947). Si trattava di uno dei

47 M.G

ÖRTEMAKER, Geschichte der Bundesrepublik Deutschland, cit., pp. 37-40.

48

La conferenza interalleata di Londra dell’autunno del 1947 fu l’ultima alla quale partecipò l’Unione Sovietica. Cfr. H.GRAML, Die Deutsche Frage, cit., pp. 281-374.

49 Cfr. E.C

ONZE, Die Suche nach Sicherheit, cit., p. 37.

50

L’Italia non ricevette dall’Unione Sovietica alcuna autorizzazione per l’invio di diplomatici nella zona di occupazione orientale.

51 Cfr. la nota 66 al capitolo II per l’elenco completo dei vari gradi della carriera diplomatica.

52 Da un punto di vista gerarchico la sede di Francoforte rimase la principale anche in seguito all’apertura di nuovi

consolati italiani alla fine del 1947. A partire dal 10 agosto 1948 la sede divenne “Consolato Generale d’Italia a Francoforte sul Meno”. La rappresentanza guidata da Gallina costituì il nucleo della futura ambasciata italiana a Bonn.

110 funzionari epurati dall’Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo nell’aprile del 194553

. Il procedimento a carico di Gallina rientrava tra i casi meno controversi da affrontare poiché rispondeva completamente al secondo comma del’art. 12 del decreto legislativo luogotenenziale n. 159 del luglio 1944 che servì da legge per l’epurazione e che prevedeva la destituzione dalle amministrazioni dello stato di «tutti coloro che, anche nei gradi minori hanno conseguito nomine od avanzamenti per il favore del partito o dei gerarchi fascisti»54.

Gallina, infatti, aveva intrapreso la carriera diplomatica nel 1928 grazie alla già citata legge del 1927 per la quale erano stati reclutati senza regolare concorso alcuni tra i più zelanti «benemeriti della causa fascista» allo scopo di fascistizzare il ministero degli Esteri55. Dopo l’abolizione dell’Alto Commissariato e l’amnistia del 1946, Gallina era rientrato in servizio, ottenendo dopo pochi mesi il suo primo incarico diplomatico dell’era post-fascista. Probabilmente De Gasperi e gli alti funzionari degli Esteri al momento della nomina del rappresentante italiano da inviare in Germania non ritenevano possibile che gli sviluppi successivi avrebbero portato nel giro di soli due anni alla creazione di uno stato tedesco occidentale separato, ma immaginando, invece, una lunga fase di stallo tra gli alleati, e quindi un indefinito prolungamento dell’occupazione, optarono per un rappresentante di basso profilo (ma anche di incerti orientamenti politici)56. Una scelta destinata ad

53 Cfr. Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo III, Affari dell’epurazione del

personale delle amministrazioni dello Stato, fasc. 12-3: personale diplomatico, sottofasc.: Vitale Gallina.

54

Cfr. il decreto legislativo luogotenenziale n. 159 del 27 luglio 1944, in Acs, Pcm, Alto Commissariato per le Sanzioni contro il Fascismo, Titolo I. Sui processi d’epurazione all’interno del ministero degli Esteri si veda il capitolo II, paragrafo 2. La bibliografia di riferimento: M.CONCIATORI, 1943. La diplomazia italiana dopo l’8 settembre, in «Storia delle relazioni internazionali», 1990, 2, pp. 199-234; E.SERRA, La diplomazia italiana dopo il 1943 tra rottura

e continuità, in H.WOLLER (a cura di), La nascita di due repubbliche, cit., pp. 73-86; F.GRASSI ORSINI, La diplomazia

fascista, Bologna, 1993; ID., La diplomazia italiana dagli «anni del consenso» al crollo del regime, in A.VENTURA (a cura di), Sulla crisi del regime fascista 1938-1943. La società italiana dal consenso alla Resistenza. Atti del convegno

nazionale di studi, Padova, 4-6 novembre 1993, Venezia, 1996, pp. 125-148; D. IVONE, Raffaele Guariglia e la

diplomazia epurata, 1944-1946. Un oscuro capitolo della storia dell'Italia post-fascista, Napoli, 2002; A.VARSORI,

Continuità e discontinuità nella diplomazia italiana, in U.DE SIERVO,S.GUERRIERI,A.VARSORI, La prima legislatura

repubblicana. Continuità e discontinuità nell’azione delle istituzioni. Atti del Convegno Roma, 17-18 ottobre 2002,

Roma, 2004, pp. 155-172; H.WOLLER, I conti con il fascismo. L'epurazione in Italia 1943-1948, Bologna, 2004, (ed. or. Die Abrechnung mit dem Faschismus in Italien, 1943 bis 1948, München, 1996), p. 249; ID., Die Anfänge der

politischen Säuberung in Italien 1943–1945. Eine Analyse des Office of Strategic Services, in «Vierteljahrshefte für

Zeitgeschichte», 38, 4, 1990, pp. 141-190. Per una valutazione dall’interno delle continuità e delle rotture cfr. il saggio dell’ex ambasciatore italiano S.ROMANO, Diplomazia nazionale e diplomazia fascista: continuità e discontinuità, in «Affari Esteri», 1984, 16, pp. 440-454.

55 Ibid.

56 M. Guiotto spiega così la designazione di Gallina: «Non essendo ancora ammesse nella Germania amministrata

dai governi militari delle potenze occupanti rappresentanze di carattere diplomatico o consolare, fu richiesto dagli alleati di inviare un ufficiale. Il ministero degli Esteri decise di designare un funzionario del ruolo diplomatico- consolare, che rivestisse però anche un grado militare adeguato. Venne scelto Vitale Gallina, che giunse in Germania all’inizio del 1947 […]». Cfr. M.GUIOTTO,J.LILL, Italia-Germania, Deutschland-Italien, 1948-1958. Riavvicinamenti–

Wiederannäherungen, Firenze, 1997, p. 33. Tuttavia Gallina non era l’unico rappresentante diplomatico italiano a

rivestire anche un grado militare e soprattutto se nel 1947 gli alleati avessero realmente vietato l’invio di rappresentanti diplomatici, l’Italia non avrebbe potuto istituire nel corso dello stesso anno un consolato nella zona di occupazione britannica e un ufficio commerciale a Francoforte. Infatti alla guida del Consolato fu designato un diplomatico che non ricopriva alcun grado militare, il console Guido Relli e per l’Ufficio commerciale venne scelto un autorevole funzionario degli affari economici del dicastero degli Esteri, Aldo Morante. La nomina di Gallina non è affrontata dagli

111 incidere in modo negativo sulle capacità del governo di seguire gli sviluppi della scena politica tedesca occidentale.

La rappresentanza fu istituita al centro delle tre zone occidentali, a Francoforte sul Meno, città dove si trovava la sede delle forze armate americane oltre a diversi uffici economici bizonali57. La missione italiana, come avvenne per la gran parte delle missioni dei paesi non appartenenti alle potenze di occupazione, fu aiutata finanziariamente dagli americani. Da questi ultimi il governo italiano ottenne l’edificio per la sede, gli alloggi per il personale e altre agevolazioni logistiche58

. La rappresentanza diplomatica guidata da Gallina giunse in Germania nel momento più critico attraversato dalla popolazione tedesca: l’inverno 1946-194759. Il dissesto finanziario delle zone occidentali gravava sulle possibilità di ripresa della popolazione tedesca e favoriva l’utilizzo dei più svariati mezzi di pagamento60. La moneta in circolazione – la Reichsmark – stava progressivamente perdendo la funzione di denaro e sovente nelle compravendite veniva sostituita da altre merci. Uno dei primi rapporti inviati a Roma da Gallina segnalava che:

«Il marco [la Reichsmark], anche per le piccole spese, viene ormai quasi sistematicamente rifiutato. Nelle transazioni gli stessi tedeschi ricorrono a mezzi impensati di pagamento e preferiscono normalmente gli scambi in natura. Sono diventate ad esempio moneta corrente le sigarette, anche per acquisti e servizi di una certa importanza»61.

studi di Di Maio e Niglia che introducono direttamente la Rappresentanza italiana a missione già iniziata, rinviando allo studio di M. Guiotto le motivazioni che spinsero il ministero alla scelta di Gallina. Cfr. T.DI MAIO, Alcide De Gasperi

e Konrad Adenauer: tra superamento del passato e processo di integrazione europea, 1945-1954, Torino, 2004, p. 89;

F.NIGLIA, Fattore Bonn. La diplomazia italiana e la Germania di Adenauer (1945-1963), Firenze, 2010, p. 22. Negli studi in lingua tedesca il volume di M. Rieder rimanda al testo della Guiotto, mentre Vordemann non prende in esame il ruolo dell’attività svolta da Gallina. Cfr. M.RIEDER, Deutsch-italienische Wirtschaftsbeziehungen. Kontinuitäten und

Brüche, 1936-1957, Frankfurt am Main, 2003, p. 397; C. VORDEMANN, Deutschland-Italien, 1949-1961. Die

diplomatischen Beziehungen, Frankfurt am Main, 1994.

57

I settori occidentali della città di Berlino furono considerati inadeguati e troppo periferici per l’istituzione della Rappresentanza. Le due missioni italiane in Germania, quella per i rimpatri, in via di esaurimento, e la nuova guidata da Gallina, rimasero indipendenti l’una dall’altra. Con il ministero della Guerra (Difesa) fu concordata, infatti, l’autonomia delle delegazioni e così la missione militare continuò a dipendere formalmente dalla Difesa, fino al termine dei propri compiti coincidente con il completo esaurimento dei rimpatri. Al termine delle operazioni di rimpatrio Gallina divenne il principale referente in Germania presso gli alleati. Notizie dettagliate su queste missioni sono presenti nella relazione scritta da Gallina e intitolata: Organizzazione ed attività svolta dalla Prima Rappresentanza Italiana in Germania

(Gennaio 1947 – Ottobre 1949), riservato n. 21928/3333, del 18 ottobre 1949, in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950,

Busta 42 (1950), fasc. 1: Rappresentanze diplomatiche e consolari italiane.

58 La vecchia sede diplomatica italiana a Francoforte sul Meno era stata distrutta alla fine della guerra durante un

bombardamento alleato. Ibid.

59 Come emerge da uno dei primi rapporti inviati a Roma, la situazione alimentare risultava particolarmente

difficile: «Teoricamente le calorie fissate per la zona americana sono di 1.500 per individuo; ma praticamente si riesce ad arrivare ad appena 1.000 calorie, mentre nella zona inglese e francese si raggiungono appena le 800. Nella zona russa esistono cinque misure diverse di tesseramento, ma la sola appena sufficiente è quella concesse a chi lavora nelle industrie interessanti la Russia». Cfr. il telespresso n. 457/205 del 28 febbraio 1947, in Asmae, Dgap, Germania, 1946- 1950, Busta 8 (1947), fasc. 2: Rapporti con altri Stati.

60 Cfr. S.R

EICHARDT,M.ZIERENBERG, Damals nach dem Krieg. Eine Geschichte Deutschlands 1945 bis 1949, München, 2009, pp. 70-82.

61 Cfr. il rapporto di Gallina senza numero del 14 febbraio 1947, in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950, Busta 10

112 I primi anni del dopoguerra sono stati sovente descritti come gli “anni delle macerie” (Trümmerjahre). La letteratura di questi anni incentrata sui reduci di guerra, sulle famiglie distrutte e in generale sulla distruzione della Germania è stata definita Trümmerliteratur. Per le squadre di donne che contribuirono alla rimozione delle macerie per collaborare alla riedificazione degli edifici crollati a causa dei bombardamenti fu coniata la parola Trümmerfrauen62. Come è noto il cardinale di Colonia Joseph Frings dette involontariamente il suo nome ad una nuova attività, fringsen, quando alla fine del 1946 durante un sermone disse implicitamente che rubare carbone per tenere al caldo la propria famiglia non era, date le circostanze, una grave colpa. In tale contesto il mercato nero diventò per larga parte della popolazione tedesca uno strumento essenziale di sopravvivenza63.

Gli obiettivi politici della missione italiana in Germania affidata a Gallina prevedevano una duplice e parallela azione diplomatica. Come si è visto nel precedente capitolo, in questo periodo gli interessi del governo di Roma verso la Germania erano diretti alla ricerca della ripresa degli scambi commerciali italo-tedeschi, ritenuti strategicamente fondamentali per il rilancio dell’economia nazionale. La paralisi delle relazioni economiche con la Germania costituiva una preoccupazione condivisa ai più alti livelli dal governo italiano. Il Presidente del consiglio De Gasperi ad aprile sollevò il problema direttamente al Presidente Truman, collegando apertamente la stabilizzazione politica interna al risanamento economico-finanziario. Quest’ultimo dipendeva a sua volta da tre diversi fattori, tra cui la ripresa delle esportazioni verso la Germania:

«in un momento di gravi difficoltà – scriveva De Gasperi il 28 aprile – mi rivolgo a Voi, signor Presidente, di cui ricordo la particolare benevolenza dimostrata all’Italia e a me personalmente durante la recente visita in America. Il mio paese attraversa, per varie circostanze, una crisi di fiducia che porta alla svalutazione della moneta. Il Governo da me presieduto sta facendo ogni sforzo per risanare il bilancio dello Stato, incoraggiare la produzione, mantenere l’ordine. Io sto anche tentando di dare al governo una più larga base parlamentare, assicurando maggiore influsso ai partiti che vogliono in Italia la stabilità e la libertà del regime democratico. Cercheremo con ogni mezzo di aiutarci da noi, ma è troppo evidente che le nostre forze non bastano. Fino a tanto che l’Italia non potrà di nuovo contare sul turismo,

sull’emigrazione e sui noli marittimi e riprendere le sue esportazioni verso la Germania, il pareggio nella bilancia commerciale non è raggiungibile»64.

62

Cfr. M.FULBROOK, Storia della Germania, 1918-1990. La nazione divisa, Milano, 1993, (ed. or. The Divided Nation, London, 1991), pp. 144-152.

63 Ibid.; S.R

EICHARDT,M.ZIERENBERG, Damals nach dem Krieg, cit., pp. 70-82.

64 Lettera di De Gasperi al Presidente Truman del 28 aprile 1947, in M.-R.D

E GASPERI (a cura di), De Gasperi

scrive. Corrispondenza con capi di stato, cardinali, uomini politici, giornalisti, diplomatici. Volume II, Brescia, 1974,

p. 93, (corsivo mio). Qualche mese prima, il 2 marzo, De Gasperi aveva sottolineato l’importanza delle relazioni commerciali italo-tedesche in una lettera destinata all’influente senatore repubblicano Arthur H. Vandenberg: «[…] Infine – scriveva De Gasperi – molti interessi riguardanti riparazioni e relazioni commerciali legano l’Italia al futuro della Germania. Sarebbe giusto che l’Italia cobelligerante potesse per tali ragioni partecipare alle trattative circa la Germani. L’appoggio dell’America a tale richiesta verrebbe altamente valutato come il primo pratico frutto di cooperazione internazionale […]». Cfr. Il presidente del Consiglio al senatore Vandenberg, 2 marzo 1947, in V. CAPPERUCCI,S.LORENZINI (a cura di), Alcide De Gasperi. Scritti e discorsi politici, volume 3, Alcide De Gasperi e la

113 Il compito della Rappresentanza guidata da Gallina consisteva nel sollecitare le autorità alleate della Bizona alla riapertura dei traffici tra Italia e Germania e contemporaneamente nel sondare la volontà e le possibilità dei tedeschi circa il ripristino dei rapporti economici italo-tedeschi65.

Le posizioni italiane sulla Germania (revisione del programma di Potsdam, ripristino di un’unità economica e politica tedesca, libertà di scambi economici con la Germania)66 si andavano caratterizzando in senso filotedesco, ma erano del tutto ignorate nella Bizona. In generale la popolazione tedesca era all’oscuro della recente evoluzione politica italiana e pertanto non poteva essere al corrente degli orientamenti dell’Italia sulla questione tedesca. Da questo punto di vista per il popolo tedesco il tempo si era fermato all’8 settembre 194367

. Il governo italiano scontava la mancanza di canali di collegamento diretti con i territori della Germania occupata. Le prime missioni avevano registrato la presenza tra i tedeschi occidentali di un vivo interesse per l’Italia, ma la natura del personale – di estrazione militare – e il limitato raggio d’azione, circoscritto alle attività di rimpatrio, avevano impedito di stabilire contatti adeguati al perseguimento degli interessi italiani in Germania. All’inizio del 1947 un rapporto della missione rimpatri aveva comunicato a Roma la richiesta di alcuni direttori di quotidiani pubblicati nella Bizona di ricevere maggiori informazioni sugli sviluppi della situazione italiana:

«Nell’attuale delicato periodo, della storia politica ed economica della Germania, l’Italia è completamente assente. Completamente ignorati sono dalla totalità dei tedeschi gli sforzi che l’Italia compie per la sua ripresa politica ed economica così come sono completamente ignorati gli orientamenti politici italiani nei riguardi del futuro assetto della Germania. Vari giornali tedeschi hanno chiesto a questa Missione di poter pubblicare qualche notizia riguardante l’Italia ed hanno conseguentemente chiesto di fornire loro il materiale onde trarne notizie ed orientamenti […] assolutamente privo di qualsiasi direttiva in merito mi sono limitato a fornire a qualche giornalista locale quelle pubblicazioni italiane

65

Dall’autunno del 1946 operavano in Germania anche le due missioni per il recupero delle opere d’arte e dei beni industriali asportati dai tedeschi durante l’occupazione dell’Italia dopo l’8 settembre 1943. In questo caso le delegazioni erano coordinate dal ministero degli affari Esteri in collaborazione con i ministeri dell’Istruzione e dell’Industria e Commercio. Ad un gruppo di ingegneri fu affidato il compito di individuare e recuperare le attrezzature industriali mentre esperti di belle arti coordinati dallo storico dell’arte Rodolfo Siviero si occuparono del recupero dei beni culturali. La sezione interessate dei beni industriali terminò la sua attività alla fine del 1948. Infatti, a causa delle difficoltà oggettive inerenti l’individuazione e l’identificazione del materiale industriale prelevato, il dicastero degli Esteri nutrì sempre ben poche speranze circa questo aspetto dei recuperi. Sul recupero delle opere d’arte si veda E. COLLOTTI,R.MARIANI (a cura di), Gli acquerelli di Hitler. L'opera ritrovata. Omaggio a Rodolfo Siviero, Firenze, 1984; A. HINDRICHS, Die Deutsche auswärtige Kulturpolitik in Italien. Das Erste Nachkriegszeit, in M. MATHEUS

(hrsg.), Deutsche Forschung und Kulturinstitute in Rom in der Nachkriegszeit, Tübingen, 2007, pp. 35-66.

66 Per un’analisi dettagliata dell’elaborazione di queste posizioni cfr. il capitolo II paragrafo 3. 67

Il volume di Tiziana Di Maio sui rapporti tra i partiti della DC e Cdu-Csu riporta che nell’estate del 1946 il presidente dell’Unione cristiano-sociale Josef Müller (uno degli esponenti politici cattolici della Baviera che si era tenuto lontano dal regime nazionalsocialista) ricevette da un osservatore tedesco, temporaneamente residente in Italia, un resoconto sulla situazione generale italiana alla fine della guerra. Il documento, riporta Di Maio, tracciava un quadro abbastanza ottimistico delle condizioni economiche e sociali della popolazione italiana. In particolare l’autore del rapporto faceva notare la migliore sorte toccata agli ex alleati dopo il 1943. Si tratta di un precedente importante, ma circoscritto, come ambito di diffusione, al contesto dell’ambiente politico cattolico bavarese gravitante intorno alla figura di Josef Müller, e redatto, inoltre, da un osservatore che non ebbe in seguito alcuna continuità di rapporti con l’Italia. Cfr. T.DI MAIO, Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer, cit., pp. 124-131.

114 che a mio giudizio potevano fornire qualche utile spunto per i giornali tedeschi e qualche articolo è infatti già apparso sui giornali bavaresi […] penso però che l’importanza dell’argomento meriti un attento esame da parte di codesto Ministero. Il carattere dell’attuale Missione Militare [per i rimpatri] non è certo il più adatto per fornire alla stampa locale quegli elementi direttivi e quelle notizie, che in rapporto alla politica italiana, possano servire ad influenzare l’opinione pubblica tedesca»68.

Le fonti sull’attività diplomatica svolta da Gallina durante la prima metà del 1947 dimostrano che le finalità politiche richieste da Roma furono completamente disattese. Il rappresentante italiano cercò di stringere buoni contatti solamente con le forze militari di occupazione degli Stati Uniti, trascurando tanto gli sviluppi politici e sociali della Bizona, quanto le riforme economico- istituzionali introdotte dagli americani a favore della nuova classe dirigente tedesca.

Il ruolo delle nuove e vecchie formazioni politiche, i dibattiti sulla politica economica da adottare in Germania, la graduale affermazione dei leader di partito o la semplice registrazione dei successi di questi ultimi furono ignorati dalla missione italiana. Nei primi anni del dopoguerra esistevano in Germania correnti e stati d’animo anticapitalistici molto diffusi. Intellettuali e politici rivendicavano una qualche forma di socialismo o di collettivismo e l’allontanamento dal capitalismo era in quegli anni condiviso da comunisti, socialisti della Spd e anche dall’ala sinistra della nuova Cdu69. Soprattutto nella zona di occupazione inglese, quella maggiormente

68 Cfr. il notiziario n. 8889 del colonnello Attilio Bruno, 18 gennaio 1947, in Asmae, Dgap, Germania, 1946-1950,

Busta 8 (1947), fasc. 3: Stampa. Il ministero degli Esteri, tradizionalmente restio a stanziare fondi per quei funzionari non direttamente dipendenti da Palazzo Chigi, rispose di non avere alcuna risorsa per poter soddisfare le richieste del colonnello Bruno (era considerato inoltre un compito di pertinenza diplomatica che stava per essere svolto dalla missione di Gallina): «Quest’Ufficio [la Direzione affari politici] si rende perfettamente conto dell’opportunità che l’Italia sia presente nella stampa tedesca, specie come testimonianza dei suoi sforzi ricostruttivi nell’attuale clima democratico, ma è d’altra parte nell’impossibilità di rispondere, sia pure solo in parte, in quanto manca, nel modo più assoluto dei fondi necessari per l’acquisto della documentazione in parola». Cfr. il telegramma n. 8/352 del 25 febbraio 1947, in Ibid.

69

La Christlich-Demokratische Union (Cdu) e la Christlich-Soziale Union (Csu) si costituirono indipendentemente l’una dall’altra tra il 1945 e 1946, introducendo una significativa discontinuità nel panorama politico dei partiti tedeschi di orientamento cristiano. Dalle ceneri e dall’esperienza del vecchio Zentrum cattolico nacque l’idea di un partito borghese, moderato e interconfessionale. La riflessione sull’ascesa del nazionalsocialismo, e in particolare sugli elementi che avevano indebolito la Repubblica di Weimar e favorito Hitler, contribuì alla creazione di un partito politico che riunisse protestanti e cattolici prima divisi politicamente. Nel corso del 1947 iniziò l’ascesa di Konrad